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Kailah Morstan
diario di viaggio
Kailah Morstan
 
creato il: 13/01/2012   messaggi totali: 85   commenti totali: 91
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20 settembre 517
Lunedì 28 Agosto 2017

Funerea campagna

E' calata la sera. Lavoro da molte ore per rinforzare porte e finestre di questa casa, utilizzando tutto il materiale che sono riuscita a trovare: assi di legno, pezzi di mobilio sfasciato, resti di infissi. Razionalmente lo so che è inutile, se l'armata di non-morti che abbiamo visto passare qui vicino deciderà di venirci a bussare, eppure non riesco a restare senza far nulla.
Anche Engelhaft si è dato da fare: ha scoperto un vecchio cerchio protettivo intorno a queste quattro mura, una specie di sigillo di Kayah che dovrebbe impedire al Male di penetrare al suo interno. Si è chiuso in preghiera, ribattendone i segni, con la speranza che possa funzionare ancora e proteggerci questa notte.
Ma Karc è vicino, oltre il fianco della collina. Se dicessi che riesco a sentire la puzza di morto fin qui mi si potrebbe rispondere che è tutta suggestione, quindi non lo dirò, ma il senso di minaccia è fortissimo. Quanti Risvegliati ci saranno, a Karc? Cento? Duecento? Mille? Ventordicimila?
Troppi, poco ma sicuro.
E quel che è peggio, c'è qualcuno che li comanda: non sono una moltitudine di involucri morti e senza più cervello, ma un esercito di soldati che non sentono la fame, il freddo, la paura, il dolore.
Annie ha visto due "persone", in mezzo alla moltitudine di Risvegliati, ne ha percepito la presenza: forse si tratta di individui che, come lei, sono stati in qualche modo trasformati dal contatto con un Demone. Lei "sente" se si avvicinano, un po' come è stato per lo "Strillone", oggi pomeriggio. Chissà se anche loro riescono ad avvertire la presenza di Annie, e a che distanza. I poteri di Annie crescono velocemente, come pure la sua reattività al Potere Magico. Di solito con il Potere Magico funziona così, che chi è in grado di "percepire" può essere a sua volta "percepito".
Pianto qualche altro chiodo, va, e confido che Engelhaft reciti qualche altra preghiera. Male non può fare.



Sono la prima a esserne meravigliata, ma inizio ad orientarmi molto bene in queste terre sciagurate. Tornarci a distanza di un anno mi ha permesso di assimilarne la conformazione. Logan è una guida formidabile, un grande maestro: le sue parole disegnano il paesaggio, svelano le cicatrici della guerra e del tempo, danno un significato alle tracce e ai nomi dei luoghi.
L'antica diga fatta crollare per allagare le campagne e spazzare via i nemici, lo Skogg, le paludi e la zona delle cave dove riposa l'Antico Profeta. Il frutteto contaminato, che soltanto un anno fa ci ha dato di che sopravvivere alla fame, e che adesso è incolto, morente. L'Altare, coi suoi alberi contorti e inginocchiati in preghiera. E poi l'Angelo di Pietra, non molto lontano da qui... nomi che fanno pensare ai popoli antichi che abitavano su questo altopiano, e da cui trapela una religiosità ormai perduta.

C'è una crudele ironia se si pensa che i luoghi di culto più antichi, i sepolcri degli antenati, siano oggi diventati la peggiore delle minacce. I Cairn del Cariceto di Amedran, il Cimitero di Cantor, e chissà quanti altri: questo morbo ha trasformato il rapporto con la morte, con i nostri stessi morti. Al rispetto si è sostituita la paura, la degna sepoltura ha ceduto il passo ad una brutale decapitazione, al riposo nella pace di Kayah ecco che subentra un triste ed eterno vagare nella funerea campagna.
Persino il pudore è stato profanato da questa maledizione. Le carni marcescenti, la puzza di decomposizione, le ossa giallastre che trapelano tra gli squarci della pelle. La decomposizione dei corpi, sorte penosa e umiliante che aspetta tutti dopo la morte, un tempo era nascosta da una decente sepoltura. I morti, avvolti nei sudari, erano deposti nella terra e lì potevano lentamente disfarsi, senza che questo marciume fosse esposto alla luce del sole. Non c'è nudità peggiore di un corpo che si fa carcassa putrida. Un corpo che ha vissuto, ha respirato, che è stato cullato da una madre e amato da una sposa, da uno sposo... un corpo che si svelava soltanto davanti agli occhi benevoli dell'amore, e che altrimenti, pudico, restava avvolto dagli abiti.

Tomba di famiglia - Morstan

Ricordo - con un certo senso di colpa - le rare visite al cimitero dove è sepolta mia madre.
I Morstan hanno una cappella di famiglia, in marmo bianco, decorata con vecchie statue che raffigurano angeli in preghiera. Lì dentro riposano i miei antenati.
C'è un cancelletto che chiude la cappella, con una catena ed un lucchetto di cui mio padre custodisce la chiave. Il marmo è bianco ma il cancello è scuro. Da bambina mi faceva paura il cigolio di quel cancello e mi chiedevo a che scopo chiudere a chiave una tomba di famiglia.
"Ci sono ladri che profanano le tombe alla ricerca di gioielli" mi spiegò Enrik. "Serve a quello il cancello"
"Temevo che fosse per paura che i morti scappassero via..."
"I morti non scappano, ma i morti ricchi a volte indossano gioielli"

Eppure l'idea dei morti prigionieri di quella cappella umida, l'idea di mia madre prigioniera in quella cappella umida, non mi faceva dormire.
Mia madre è rinchiusa lì dentro, immobile, circondata da morti di cento anni prima. Il suo viso bellissimo e morbido poco a poco è rinsecchito, le guance scavate, le labbra si sono ritirate rivelando un ghigno scheletrico. Al posto degli occhi due pozzi neri e marcescenti.
Lei, che in vita possedeva una grazia naturale, sempre attenta a non mostrarsi spettinata, che persino all'ultimo, malata e sofferente, insisteva per indossare le camicie da notte più belle e ricamate... non ha potuto far nulla per evitare il decadimento del suo corpo mortale, la sua trasformazione in un mostro orrendo.
Ma nessuno l'ha vista disfarsi, almeno questo dolore le è stato risparmiato. Il suo corpo è stato chiuso intatto nella tomba e nessuno ha mai potuto profanare il suo pudore. Bella addormentata, indisturbata, nella pace di Kayah.
A noi che le volevamo bene è stata data la consolazione di piangere sulla sua tomba e poterla ricordare per sempre com'era quando se n'è andata.
Quanta crudeltà c'è invece in questi cimilteri che si spalancano, vomitando cadaveri feroci e assassini per le campagne, nei villaggi, tra i familiari in lutto. Non è giusto che il conforto del pianto sia sostituito dalla paura, dal terrore.
Sono passati molti anni ormai, ma non riesco ad immaginare nulla di più doloroso di rivedere mia madre mentre vaga bacollante e scheletrica in mezzo ad altri Risvegliati. Staccarle la testa, bruciarla, abbatterla come un mostro.

Che cosa stiamo diventando?
Una civiltà che combatte i propri morti, che li brucia, che ne ha paura. I cimiteri, non più luoghi di preghiera e di raccoglimento, sono fonti di contagio da cui si propaga questa terribile maledizione.
Chissà quando, chissà dove, moriremo tutti. E se la guerra e la piaga perdureranno, quando verrà il nostro momento, avremo le teste mozzate dal collo, saremo bruciati e abbandonati lontano, senza neanche il conforto di un cipresso o di una pietra con il nostro nome sopra.
Peggio ancora, vagheremo forse noi stessi, nemici dei viventi, terrorizzando chi ancora respira. Avanzeremo tra l'ortica e l'erica, trascinando i piedi, mentre un gemito sibilante farà vibrare il nostro petto svuotato. Mostri, non-morti, l'identità svanita, il corpo sbrindellato, denti e artigli fin troppo affilati.

Insomma, a Karc c'è un cimitero, ma non andremo lì a portare fiori.
Forse nemmeno riusciremo a raggiungere il villaggio, troppo brulicante di mostri che un tempo furono uomini. Le tracce del carretto con gli schiavi di Zodd vanno in quella direzione, ma temo che non ci siano possibilità di salvarli. Staranno brancolando insieme a tutte le altre belve impietose, o al massimo chiusi in qualche gattabuia di Ghaan, in attesa di essere sottoposti ad esperimenti che nemmeno voglio immaginare.
I nostri nemici non hanno rispetto nè per i vivi nè per i morti. Spezzano sigilli, giocano con forze antiche che non possono controllare, trascinati da un delirio di potenza che li abbaglia ed impedisce loro di scorgere il mondo su cui finirebbero per regnare: un mondo di morti, di mostri, di marciume e oscurità.
Non è che il nostro schieramento sia poi così innocente, lo so, ma non è il momento per fare autocritica. E' il momento di inchiodare assi su assi, barricare porte e finestre, pregare che i sigilli di Padre Engelhaft funzionino e che la colonna infame di non-morti risparmi, almeno per questa notte, la "casa che butta giallo".
Al sorgere del sole decideremo che fare.

La casa che butta giallo (immagine)
scritto da Kailah , 22:36 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
15 settembre 517
Lunedì 3 Luglio 2017

Quando dire sì, quando dire no.



Annie apre gli occhi, dopo giorni di sonno profondissimo. Siede sul letto, ancora non sa di trovarsi a Skogen. Ansima, si guarda intorno, poi il suo sguardo incontra il mio. "Ho fatto un sogno", dice.
Il bianco dei suoi occhi, già prima iniettato di sangue, è diventato nero. L'iride, un tempo azzurra, adesso è rossa e sembra brillare debolmente.
"Ti senti bene?"
La mia amica annuisce, si alza in piedi e sgranchisce le gambe. I segni delle ustioni sono quasi scomparsi, trasformati in sottili linee viola che le percorrono il viso. Sono io a restare senza parole, mentre la guardo.
"Ho qualcosa di strano?" domanda, leggendo lo sgomento nel mio volto. Annuisco. "I tuoi occhi... sono diversi"

Il sidro è dolce, alla festa di addio degli Elsenoriti. Ho studiato tutto il giorno, sento gli occhi stanchi e un piacevole torpore. Quando il Principe si avvicina per salutarmi sorrido e gli porgo la mano. "Se tu maga, tu non può non venire nostra isola"
Annuisco, con piacere. Poi ecco lui mi guarda e domanda: "Io volere sapere se tu questa notte volere essere mia principessa".
... mia principessa.
Farfuglio qualche scusa sgrammaticata, ma lui insiste: "Tu innamorato? Tu futuro marito che aspetta casa?". "No", ammetto, "io pensa uomo impossibile". Impossibile... non saprei descriverlo meglio. E a quanto pare per Aiden un "uomo impossibile" non è una ragione sufficiente a rinunciare.


Quando usciamo dal Tempietto di Kayah, al cimitero, Annie trema, per un attimo barcolla. Si allontana di qualche passo dalla cappella, raggiunge il torrente e tossisce sangue nero. Dice che sta bene, che è stato solo un capogiro. Sistema il cappuccio in modo che le nasconda il viso, quindi procediamo verso quello che qui chiamano il tempio della mantide: la casa di Mirai.
Una casa apparentemente innocua, in legno, vicina al Castello di Seta.
Già a una certa distanza avverto la magia che vibra: ad ogni passo verso la casa, la magia reagisce e si espande verso di me, trasmettendo un senso di sicurezzza e piacere.
Dir... Bes...
Le rune si formano sulle mie labbra senza quasi che io me ne renda conto. Intorno alla casetta si materializzano colonne di marmo rosa, tutte scolpite con bassorilievi elaborati. Sulla porta e sulle pareti della casetta appaiono dei glifi luminescenti, di lontano si avverte un vago ronzio, il fremere come di infiniti insetti.
Dovrebbe spaventarmi tutto questo, eppure mi sento accolta, specialmente con Annie accanto.

Aiden è silenziosissimo quando viene a chiamarmi.
Più che un principe sembra un ragazzino che non vede l'ora di fare una gran marachella: usciamo nel coprifuoco di Skogen senza fiatare, trattenendo il riso. Ma dobbiamo fare poca strada, il suo "castello" è una casupola abbandonata vicino a quella in cui siamo ospitati.
E' più che sufficiente per noi.
Per fare una principessa non serve un castello: a quanto pare basta un Principe.
Dimentico in un istante Conrad, che mi voleva soltanto per potersene vantare, ed anche Alyster scompare nel nulla che è. Non dimentico chi non è mai stato, nè mai sarà... eppure riesco a sospingerlo dolcemente in un angolo, lontano dai baci e delle carezze dell'elsenorita. Finalmente capisco il senso di tutto questo affannarsi: Aiden sa essere rispettoso, divertente, senza fisime e senza pretese. So che lui e la sua gente sono pirati molto pericolosi, eppure è da lui, da un pirata di Ilsanora, che imparo una buona volta cosa significa..... .
Domani si ricomincia ad avanzare, soffrire e combattere. Ma adesso esiste soltanto questa notte, bel ricordo di sua isola e mio continente.


La casa mi attrae, il suo richiamo è sempre più intenso.
Ho una voglia fortissima di allungare la mano e sfiorare la colonna che ho davanti, sentire se il marmo così ben scolpito è freddo, se è tiepido, se è reale. Osservo i bassorilievi dall'aria antica, un altro passo e potrei toccarli. Altri pochi passi e potrei raggiungere la maniglia della porta. Aiden c'è riuscito, l'ha provata ad aprire... ma quella porta per lui era chiusa. Qualcosa mi dice che per noi, per me e soprattutto per Annie, quella porta si aprirebbe.

Ma no. Evitiamo.
"Tutto ok Annie?"
La mia migliore amica annuisce: vede anche lei quello che sto vedendo io. Le colonne sommerse nel suo sogno, il richiamo. "Bentornata a casa..." la voce della Mantide.
"Torniamo indietro, dai"
Un passo dopo l'altro, le colonne si fanno diafane e svaniscono, la magia si ritrae verso le mura della casetta, l'aria torna quieta.
"Una trappola, secondo me era una trappola" mormoro ad Annie appena prendiamo fiato. Lei annuisce.

Turbate, torniamo da Engelhaft e dagli altri.
Non è vero che non bisogna mai chiudere gli occhi... ma di certo è importante riaprirli in fretta, appena serve.

Io & Annie (blog)
scritto da Kailah , 14:50 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
11 settembre 517
Sabato 3 Giugno 2017

La lingua dei maghi e la lingua dei furfanti

Judoc. HEL Annie DIR YSH
Così è iniziato il mio dialogo con il druido elsenorita Judoc.
Ieri, mentre eravamo nel canalone sotto la Sacra, l'ho sentito pronunciare rune identiche a quelle che ho studiato io. Così mi sono detta che forse poteva essere un modo per comunicare, una specie di lingua universare tra maghi, sufficiente a esprimere qualche concetto tra persone come noi che vengono da paesi diversi. Ha funzionato.
Certo, non è che con qualche runa si possa fare chissà quali chiacchierate, ma è comunque utile per comunicare direttamente, quando non c'è l'interprete.

Milo sta ancora aspettando quelle sette corone
Ed ecco invece il mio esordio con Zodd. Un'altra lingua in codice, frasi che di per sè hanno poco senso e che solo chi ha la chiave può interpretare: un vecchio credito legato a chissà quale storiaccia passata, grazie al quale siamo riusciti ad ammorbidire il capo di Skogen.
A modo suo, Zodd è un galantuomo. Io l'ho sempre sostenuto, sin dall'altra volta che siamo stati qui, ed anche oggi non sono stata smentita. Appellarmi a lui, anche a costo di rendermi un po' ridicola, ha risparmiato a me e a Mangusta (per non parlare di Annie) l'offesa di venire denudate pubblicamente, con la scusa del controllo di eventuali ferite prodotte da Risvegliati. Con Giada non ho fatto in tempo, sono stata presa alla sprovvista, ma spero che la mia amica non me ne voglia: tra l'altro non c'è stato più modo di parlarle, si è messa subito al lavoro per far credere a Zodd che sarà lui a farla finire al Castello di Seta. Brava, coraggiosa Giada.

Abbiamo il problema Logan. Sarà sottoposto a una specie di ordalia dopodichè, se sopravviverà, dovrà compiere una missione per conto di Zodd, nella quale potremo aiutarlo. Infine si sarà conquistato la benevolenza del nostro ospite.
Ho grande fiducia in Logan e spero che riesca a superare la prova: purtroppo in questa prima fase potremo fare pochissimo per aiutarlo, se non pregare per lui. Già domani sapremo di che si tratta, speriamo non sia una missione impossibile... ma confido che Zodd non voglia sprecare un uomo come Logan: gli conviene di più tenerselo vivo e sfruttarlo in una missione in cui magari non vuole rischiare i suoi soldati.

Se riusciamo a tenerci buono Zodd, avremo un alleato nell'indagare il Culto della Mantide.
C'è un'altra lingua infatti, qui a Skogen, che non conosciamo: la lingua delle maledette streghe preistoriche, la lingua di Mirai. Ha lasciato un cartello, inciso su un legno antichissimo, con uno strano scarabocchio sopra. Engelhaft dice che è roba vecchia legata ai culti della tenebra. Mirai ha casa qui a Skogen e il pensiero di poterla esplorare non mi dà pace: magari lì dentro potremo trovare la chiave per decifrare quel che le è accaduto.... e quel che ha fatto alla nostra Annie.

Non ce lo dimentichiamo, è stata Mirai a ridurre Annie a questo modo.
Ho visto la pancia di Annie, insieme a Judoc. Accidenti, non va proprio bene, fa paura: ha due buchi, in basso, che sembrano narici, e delle striature violacee che la percorrono tutta...
La povera Annie è miracolosamente ancora viva, dopo il gran botto di ieri, e a quanto dicono i nostri medici le ustioni si stanno rimarginando molto più in fretta del normale. Un po' ci contavo, devo ammettere.... EX HEL dice Judoc: si cura da sola.
Ormai dorme da più di 24 ore, respira debolmente, non sembra soffrire. Erano settimane che non dormiva davvero, ma era sempre in uno stato vigile, anche la notte. Chissà se sta sognando, chissà cosa può sognare una persona nelle sue condizioni.

Ah, ma Mirai deve pagare con gli interessi per quel che le ha fatto, non ci sono santi. Deve pagare. E non importa se "poverina" è posseduta da chissà quale Demone Shanti preistorico o che ne so io: Mirai era già un'odiosa egocentrica viziata da persona normale, non le sarà parso vero di diventare un mostro e poter soddisfare i suoi capricci con antichi immensi poteri.
Il Culto della Mantide... tsè. Ma chi crede di essere: la mantide non è altro che un grosso insettaccio scarafaggioso, e come tale andrà schiacciato sotto al nostro stivale.

Mirai strega preistorica (blog)
scritto da Kailah , 05:15 | permalink | markup wiki | commenti (1)
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