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21 gennaio 517
Domenica 27 Luglio 2014
Intoccabile
Brucia, bastardo! Brucia!
Sento il calore delle fiamme sul viso, osservo le lingue di fuoco che ricoprono il corpo dell'immondo essere che mi sovrasta. Brucia come merita ogni singolo Risvegliato, brucia come la Bestia che ti ha preceduto e come la sua progenie assassina. Brucia, soffri e poi muori. Continua pure a ignorarmi, se ti aggrada: resterò qui, in piedi davanti a te, a guardarti mentre ardi, a sorridere mentre crepi.
La bestia reagisce, come se leggesse nei miei pensieri. E' veloce, ma io di più. Non distrarti, Annie. Questo mostro è dannatamente veloce, quest'ultimo colpo ti ha quasi preso. Devi dare a Kailah un altro pò di tempo, devi...
Dannazione. DannaaaaaaaaaaaaAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!
Volo.
Soltanto per pochi istanti, sufficienti a provare qualcosa di spaventoso, emozionante e innaturale. E' questo che prova una rondine? O un'aquila? O un prigioniero gettato giù dalle mura?
Atterro.
Nnggh!
Sbatto la schiena, le braccia, le gambe, la testa. Stupida, stupida. Perché ti sei fatta colpire? Rotolo tra i rami secchi, milioni di chiodi mi si conficcano in ogni dove. Milioni di graffi. I vestiti si riempiono di foglie, di rami, di neve. Se sopravviverò sarà grazie a quest'ultima: la sento ovunque, soffice e ovattata. Rotolo ancora, finisco impigliata tra i rami. Durerà poco, sento che non mi reggono. Non ho le forze per cadere come si deve. Mi aspettano due, forse tre metri di caduta. Un altro volo senza ali. Stupida, stupida.
Cado nel vuoto. Il corpo non risponde. Batto con la schiena. Il dolore è intenso, come se mi avessero spezzata in due. Annaspo, boccheggio, non riesco a respirare. I polmoni, chiamati al loro dovere, non rispondono. Non pervenuti. Per quanto ne so, al loro posto potrebbero esserci un mucchio di foglie e dei rami appuntiti.
Fruscii nel bosco, intorno a me. Sento una presenza che si avvicina rapidamente. Odore di morte, di putrefazione. Un Risvegliato che ha fiutato l'ennesima preda. Osservo il suo volto sopra il mio, sento i suoi artigli appena sotto il diaframma, pronti ad affondare nel tenero innesto dell'armatura. La sua bocca insanguinata si schiude lentamente. Osservo il sangue rappreso tra i denti marci e taglienti, i densi filamenti della sua bava infetta. Se una singola goccia di quella roba colasse sulle mie labbra, adesso, il mio destino si compirebbe nel giro di poche ore. Non penso affatto di essere immune. I denti si fanno più vicini, l'artiglio comincia lentamente a scavare. E' successo altre volte, ma la paura è sempre la stessa. Immensa, totale, assoluta. Troppa persino per piangere. Forse, per lui, non sono intoccabile. Di colpo sento mancare il controllo sulla vescica. Il bisogno di piangere aumenta insieme alla vergogna e all'umiliazione.
Poi mi riconosce, serra i denti e si ritrae. Lo sento mentre si allontana, il fetore si dilegua, l'aria pulita torna a riempire i miei polmoni. Singhiozzo, piango e rido allo stesso tempo: sono intoccabile.
"Si."
No. Questa voce.
Provo a sollevare la testa, senza riuscirci. Sento che è qui intorno, vicino a me. Ho paura. Ho tanta paura. Chiudo gli occhi. Capisco che è sopra di me.
"Annie".
"Vai via! Vai via!" Vorrei urlare, ma non ho fiato. I miei polmoni sono vuoti, spenti. Non riesco a respirare. Mi rannicchio come un verme. Cos'altro vuoi da me mostro, uccidimi e basta, facciamola finita.
"Annie".
D'un tratto, si volta verso qualcosa. Un rumore tra gli alberi.
"Sono in due!" sento gridare. E' una voce che conosco. La figura china su di me si alza lentamente, voltandosi verso i nuovi arrivati.
No. No. No. Non venite qui. Andate via. Andate via.
"Potete aiutarmi?"
No. Non credete a quello che dice. Non avvicinatevi. E' tutto inutile. Non mi esce un fiato, come quegli incubi in cui ti scopri muta. Vorrei che lo fosse, magari lo fosse: la mia realtà è oltre ogni incubo, ormai.
Osservo impotente, mentre uno di loro - Richard, credo che si chiami - si avvicina. La guarda con circospezione, ma non può sapere. Non può neppure immaginare. Sento che dice qualcosa. Provo ad alzarmi. Devo avvertirli, prima che...
"Non è un corpo. E' una ragazza. Ed è viva".
Mi puntello sulle braccia, cerco di tirarmi su. Forza, Annie. Puoi ancora...
"Vedete? E' ancora viva..."
"Fà silenzio", mormoro. Ma il suono che esce dalle mie labbra è quasi impercettibile.
Osservo impotente, mentre un Risvegliato viene attirato all'interno della radura. Richard e gli altri pensano che abbia intenzioni ostili nei confronti di quella che ai loro occhi è soltanto una ragazza indifesa. Come potrebbero pensare altrimenti? Come posso avvertirli prima che sia tardi? Per quanto mi sforzi, non riesco a urlare. Mi agito, ma l'oscurità mi rende quasi invisibile. Per quanto ne sanno potrei essere un Risvegliato anch'io.
Richard avanza davanti ai miei occhi brandendo la spada. Assisto impotente mentre il Risvegliato lo colpisce, gettandosi a peso morto contro di lui. Osservo Malcolm e Pax mentre tentano di aiutarlo. E in tutto questo osservo la vera bestia, il male in persona, mentre osserva impassibile la scena. Lo sguardo fisso, freddo, distaccato. Tutto, meno che umano. Potrebbe attaccarli, ucciderli in qualsiasi momento. Ma non lo fa, non ancora. Aspetta che abbiano la meglio sul Risvegliato, che si avvicinino di loro iniziativa. Quando lo fanno, provo ad avvertirli. "No", mormoro, "non venite qui. Andate via. Mettetevi in salvo, finché potete...".
Pax sembra riconoscermi. "Annie, che è successo? Che ci fai qui? Il campo...?" Si avvicina a me, mentre Malcolm si ferma a parlare con il mostro. Scuoto la testa.
"Andate!", esclamo con tutte le mie forze non appena Pax è davanti a me. "Andate via. Scappate, presto!"
Ma è tutto inutile. Pax non capisce, non può capire. Neanche quando il capriccio amorale del mostro decide che è giunto il momento di fare a pezzi Malcolm davanti ai nostri occhi.
"Stai scherzando? Non ti lascio qui". Poi si alza in piedi, affrontando a testa alta il suo destino.
E' inutile... Non posso salvarlo in alcun modo. Lo sento pronunciare quella che sarà la sua ultima frase. Chiudo gli occhi, ma non serve a molto. Sento il mostro mentre lo fa a pezzi. Sento il mostro mentre si muove. Sento il mostro mentre si accinge a pascersi delle sue prede.Entrambi possiamo sentire gli echi della battaglia in lontananza, entrambi sappiamo che non verrà nessuno. Ha tutto il tempo del mondo. Gli altri non troveranno neppure le ossa. Mi tappo le orecchie, cieca e sorda come negli incubi peggiori. E ancora la mia realtà me li fa rimpiangere, quando inizio a sentire l'odore della sua bava disgustosa, poi quello della carne bruciata. La carne dei miei compagni. Sento il mio corpo che tossisce furiosamente, invaso da conati da cui esce soltanto aria.
La testa mi scoppia, l'odore nauseabondo scava nella mia memoria facendo riaffiorare ricordi che vorrei dimenticare. Holov, la prigione, la casa di Mirai. Quella notte maledetta. Il terrore, l'umiliazione e il dolore atroce. Prego gli Dei di farmi morire qui, distesa sulla neve, a pochi chilometri da dove sono nata, da umana e non da Risvegliata. Singhiozzo, piango e rido al tempo stesso, perché non so pregare. Perché non voglio pregare. Perché non riesco a persuadermi che un dio benefico e onnipotente abbia potuto creare tutto questo o farlo accadere, scegliendo volutamente di non intervenire. Andate a fanculo maledetti, fulminatemi adesso e facciamola finita.
Poi, finalmente, perdo i sensi.
21 gennaio 517
Mercoledì 16 Luglio 2014
Il fianco destro del fronte
La notte è buia, la luce della luna insufficiente. Se non fosse per la torcia di Malcolm non riusciremmo a vedere granché. Tremo al pensiero che questi Risvegliati, così come li chiamano tutti, riescano a vederci molto meglio di noi. Ma il Sergente Rock ci ha dato una missione, e spetta a noi portarla a termine.
Malcolm dice che un Risvegliato non è poi più pericoloso di un Nordro: entrambi non parlano la tua lingua e vogliono farti a pezzi. Anzi, c'è chi dice che i Nordri siano peggio perché sono più veloci. Per me non è così. Non c'è niente di più spaventoso che avere a che fare con un Risvegliato, sentire la sua puzza disgustosa, i suoi lamenti osceni. E mentre ti trovi a guardare gli occhi spenti di quella carcassa disumana non puoi fare a meno di pensare che un giorno era un povero cristo, magari un soldato come noi. Che compito ingrato che ci è toccato. Giusto qualche giorno fa, alla Rocca, Malcolm diceva che a quelli che sono venuti prima di noi, che hanno combattuto la guerra delle lande e tutte le altre guerre, è senz'altro andata meglio. Finché non è arrivato un soldato che gli ha ricordato che la maggior parte di loro si sono Risvegliati. Lo scudo di alcuni di loro lascia pochi dubbi in proposito: soldati contro soldati, e chi non è già morto rischia di diventarlo presto.
"Fate piano", esclama Richard. "Credo di aver visto qualcosa".
Un bravo soldato, Richard. Per il momento è solo un soldato scelto, ma si capisce che ha ottime possibilità di carriera. Soltanto poche ore fa, al campo, è stato eccezionale ed è riuscito ad avere la meglio su due di loro. Al tempo stesso non è uno che si vanta dei suoi risultati, e questo mi piace molto.
Malcolm ed io lo seguiamo, mentre avanza lentamente nella boscaglia. Eccone uno, proprio davanti a noi. Richard ci fa un segno eloquente con la mano: sappiamo che erano in tre, occhi aperti, non facciamoci fregare.
Il Risvegliato non ci mette molto a fiutare la nostra presenza: a quanto pare è uno di quelli armati fino ai denti che ancora ricordano come usare la spada. Per nostra fortuna, il tempo non è stato clemente con la sua: dubito che quell'ammasso di ruggine riuscirà a perforare una delle nostre armature.
Richard rompe gli indugi: "Per il burgravio di Uryen!" tuona, mentre si avventa sull'abnorme. "Per la Rocca di Tramontana!" gli faccio eco, avvicinandomi da un'altra direzione, seguito da Malcolm. Lo affrontiamo in tre contro uno: ed è una fortuna, perché questo Risvegliato scalcia come un mulo. Grande è la soddisfazione quando uno dei miei fendenti lo coglie di sorpresa, incuneandosi sotto la gorgiera dell'elmo e frantumandogli il cranio.
"Bel colpo, Pax!" esclama Richard. "Il tuo primo abnorme, se non erro". Il primo o forse il secondo, penso: dipende se quei brocchi con l'armatura contavano come tali. Ma in fin dei conti cambia poco. Un Risvegliato è un Risvegliato: che sia abnorme oppure no, quello che dobbiamo fare con lui non cambia di una virgola.
D'un tratto la soddisfazione è portata via dal suono secco di un albero che si schianta. Venti, forse trenta metri alle nostre spalle, dove abbiamo lasciato Rock e gli altri. Sentiamo la voce del Sergente, gli ordini che impartisce ai soldati che sono rimasti con lui. Li ho conosciuti da poco, ma ricordo già bene i loro nomi. Bohemond, Jude, Annie, Kailah. Quest'ultima l'ho anche votata qualche settimana fa. Spero che non muoia, mi sta simpatica: a quanto ne so non è neppure della zona, ma è venuta lo stesso a combattere con noi.
"Non preoccupatevi del Sergente Rock, lui sa cavarsela: vediamo di fare lo stesso. Ne mancano ancora due. Annuisco a Richard e mi affianco a lui: prima li troviamo, prima possiamo tornare dagli altri.
"Attenti!" esclama Malcolm. "Sopra di noi!"
L'avvertimento si rivela provvidenziale. Richard rotola via d'istinto, evitando per un soffio l'impatto di una sagoma scura che cade letteralmente giù dal cielo. "Eccone un altro!", urla Malcolm roteando la spada e preparandosi a colpire.
Quello che accade dopo mi fa accapponare la pelle: il Risvegliato solleva una mano, bloccando a mezz'aria la spada di Malcolm grazie a un grappolo di artigli che non avevo mai visto prima. Subito dopo, con l'altra mano, affonda all'indirizzo del ventre attraverso l'unico punto non coperto dallo scudo. Malcolm balza all'indietro, l'armatura sembra riuscire a fare il resto. Non lo ha preso. "Fate attenzione", ci dice tossendo, "lo stronzo ha buoni riflessi".
Faccio un sospiro di sollievo, mentre mi accingo a sfruttare il momento. La mia spada non riesce a raggiungerlo, lo scudo mi salva da un'artigliata al viso. Questa bestia è un osso duro. Toglierlo di mezzo da solo non sarà facile, ma devo guadagnare tempo per far rialzare i miei compagni. Finto al corpo, lo sorprendo alla gamba: salta all'indietro. Faccio per inseguirlo, ma Richard mi ferma: "Non avere fretta, Pax. Facciamolo insieme, come prima". Giusto. Senza fretta. Insieme. Io e Richard ci affianchiamo, aspettandolo con lo scudo alzato, mentre Malcolm si prepara a prenderlo di sorpresa da un lato. Non siamo soli, in questa foresta di Risvegliati. A pochi metri, dietro di noi, sentiamo gli ordini di Rock e le grida dei nostri compagni che stanno combattendo la battaglia della loro vita. Noi non saremo da meno.
D'un tratto, la creatura spicca un balzo poderoso all'indirizzo di Richard. Sento il rumore dello scudo che si schianta, simile a quello di un'esplosione. Guardo Richard, aspettandomi il peggio: grande è la mia sorpresa quando lo vedo sorridere.
"Bel tentativo... ma ti è andata male!" Richard abbandona la spada, afferrando lo scudo con entrambe le mani: il Risvegliato tenta invano di divincolarsi, i suoi artigli restano saldamente conficcati nell'umbone ormai distrutto. "Fatelo a pezzi!"
Io e Malcolm non ce lo facciamo dire due volte: la testa del Risvegliato si schianta sotto alle nostre spade come un melone maturo.
"E sono due!", esclama Richard. "Ne manca..."
D'un tratto qualcosa colpisce con uno schianto gli alberi appena sopra di noi. "Eccolo!" grida Malcolm, indicando un gruppo di rami.
"Attenti, potrebbero essercene degli altri. Questo sembra arrivato adesso".
Ci avviciniamo con circospezione. Il nuovo arrivato si muove appena, come se il forte impatto lo avesse stordito in qualche modo. Poi, dopo qualche secondo, perde l'equilibrio e cade a terra, scomparendo dietro un gruppo di cespugli.
"Forse ci ha detto bene", esclama Malcolm. "Magari ha sbattuto la testa sul tronco dove è atterrato".
"Adesso lo scopriremo. Ma teniamo gli occhi aperti,sono certo che ne manca ancora uno diverso dal nuovo arrivato".
Avanziamo nella boscaglia in direzione dei cespugli. Io sono il primo a scorgere qualcosa. Una sagoma, china su un'altra sagoma.
"Sono in due!" esclamo. Malcolm avvicina la torcia. Con nostra grande sorpresa, sembrano tutto fuorché Risvegliati.
"Potete aiutarmi?" chiede la sagoma in piedi. La voce è indubbiamente femminile. Man mano che la luce di Malcolm la illumina, ci rendiamo conto che si tratta di una donna avvolta in una specie di mantella.
Io e Malcolm guardiamo Richard, che sembra perplesso quanto noi. "Milady, il bosco è molto pericoloso. Allontanatevi subito da quel corpo".
La donna scuote la testa. "Non è un corpo", dice poi. "E' una ragazza, ed è viva".
D'un tratto, la sagoma a terra ha un sussulto. La guardiamo mentre prova a sollevarsi, puntellandosi sulle braccia.
"Vedete? E' ancora viva..."
Richard avanza di qualche passo, tenendo la spada puntata. "Mi hai sentito? Chiunque tu sia, allontanati subito da lì. Sei stata morsa?"
La donna scuote la testa. Ma non accenna a venire nella nostra direzione.
Malcolm si avvicina a Richard. "Mi sa che è impazzita, o paralizzata dalla paura. Che facciamo?"
Richard fa per rispondere, ma non fa in tempo: una terza sagoma, alle spalle della ragazza, si palesa nell'oscurità. Richard scatta in avanti, levando la spada in direzione della minaccia. "Scansati!" urla alla ragazza, gettandola a terra con una spinta. Appena in tempo. Il Risvegliato dietro di lei ghermisce l'aria con uno dei suoi artigli, poi sferra un'altro colpo, stavolta in direzione di Richard. Che alza prontamente il braccio sinistro.
Ma senza più avere alcuno scudo.
Gli artigli della creatura squarciano l'armatura: Richard urla di dolore. Io e Malcolm balziamo in avanti per aiutarlo, ma non prima che il Risvegliato possa sferrare un'altro attacco. Stavolta con la mano dominante.
Richard cade all'indietro, sovrastato dal peso e dalla forza della creatura. Io e Malcolm facciamo del nostro meglio per scrollarglielo di dosso, colpendolo entrambi alla schiena. "Mollalo, stronzo!" urla Malcolm. Ma è tutto inutile. Resta lì, come una mosca intrappolata nel miele, mentre continuiamo a colpirlo con tutta la nostra forza. E ognuno dei nostri colpi è intervallato dal suono freddo degli artigli sull'armatura e dalle urla di Richard.
Sono soltanto pochi istanti, ma sembrano un'eternità. E quando finalmente Malcolm riesce a colpire con un fendente pieno quella testa piccola e sfuggente, staccandola dal collo e mandandola in mezzo ai cespugli, sappiamo entrambi che per Richard non c'è purtroppo più nulla da fare.
"C... ch...chhh..."
"Non parlare. Risparmia le forze".
"G.. ghhh... gghg..."
"Tieni duro. Adesso ti riportiamo al campo".
Malcolm ha ragione: dobbiamo tornare. Se c'è anche solo una piccola possibilità che non sia infetto, dobbiamo coglierla. Mi volto per in direzione della ragazza, e mi accorgo che è in piedi, davanti a noi. A quanto pare lo spettacolo non le ha fatto né caldo né freddo. Malcolm ha ragione, dev'essere in stato confusionale.
"Quest'uomo ha dato la vita per te", le dico. "Fai in modo che.."
"Mi. Ha. Toccato".
".. Come, scusa?"
"Mi. Ha. Toccato. E. Mi. Ha. Gettato. In. Terra".
Poveretta, neanche si rende conto. Scemo io a cercare di dialogarci. Osservo l'altra sagoma, che continua ad avvicinarsi. Soltanto adesso noto che ha la mia stessa armatura. Un soldato di Uryen, una... ragazza. Aspetta... Annie?
"No... Andate... in salvo..."
Corro verso di lei. "Annie, che è successo? Che ci fai qui? Il campo...?"
Mi guarda con gli occhi sgranati e il viso solcato dalle lacrime.
"Andate... Andate via! Scappate, presto!"
Sembra sconvolta. Vorrebbe urlare a squarciagola ma la sua voce è flebile, poco più forte di un rantolo. Deve aver battuto la schiena cadendo.
"Malcolm, vieni qui, presto: è una dei nostr..."
Di colpo l'aria intorno a me si riempie di un suono simile a quello di una coperta che si strappa.
"Malcolm?"
Sollevo lo sguardo, incredulo. Vedo Malcolm che si porta le mani sull'elmo slacciato, mentre una linea rossa si disegna lungo il suo collo. Poi, con un rumore sordo, la testa, il corpo e l'avambraccio cadono a terra insieme. In piedi, di fronte a lui...
No, non... non è possibile.
"Nooooo! Nooooo!" Annie continua a urlare, di fianco a me. "Scappa! scappa!".
"Stai scherzando? Non ti lascio qui".
Scuote la testa, disperata. Fa di tutto per protestare. Fatica sprecata, ho preso la mia decisione. Non lascerò indietro nessuno. Se devo morire, almeno non morirò da vigliacco.
Raccolgo la spada e la punto verso quella... cosa... che ha ucciso Malcolm e che si accinge a voltarsi verso di me. Osservo quelle appendici mortali, lunghe e sottili, che ha al posto delle braccia. Nere e lucide come la pece. Sembrano le zampe... no, le chele di un insetto.
"Fatti sotto", esclamo. "Potrebbe anche non andare come pensi".
Ed è l'ultima cosa che dico.
22 novembre 516
Martedì 15 Aprile 2014
Di nuovo sulla breccia
Avrei voluto essere in prima linea, come è mio solito.
Ma con Stefen moribondo non era un lusso che potevo permettermi.
Almeno non fino a quando non fosse stato assolutamente necessario.
Sono l'unico a essere stato prima su di una barca, l'unico a poterla pilotare al buio in queste acque.
Se crepo io, crepano tutti.
Comunque, sembra essere fatta.
Sulla riuscita della missione ci avrei scommesso.
Non avrei scommesso sul portare la pelle a casa, invece.
Meglio così.
Adesso però mi tocca pagare un giro alle Case della Gioia.
Per fortuna non a tutti.
Stefen lo vedo sulla buona strada per ricevere un'onorificenza alla memoria, che del resto è l'unico tipo di onorificenza a cui potrà mai aspirare uno come lui.
Il mezzo prete penso proprio che passerà, e credo anche la ragazza.
Quindi me la caverò con poco.
Ma con Stefen moribondo non era un lusso che potevo permettermi.
Almeno non fino a quando non fosse stato assolutamente necessario.
Sono l'unico a essere stato prima su di una barca, l'unico a poterla pilotare al buio in queste acque.
Se crepo io, crepano tutti.
Comunque, sembra essere fatta.
Sulla riuscita della missione ci avrei scommesso.
Non avrei scommesso sul portare la pelle a casa, invece.
Meglio così.
Adesso però mi tocca pagare un giro alle Case della Gioia.
Per fortuna non a tutti.
Stefen lo vedo sulla buona strada per ricevere un'onorificenza alla memoria, che del resto è l'unico tipo di onorificenza a cui potrà mai aspirare uno come lui.
Il mezzo prete penso proprio che passerà, e credo anche la ragazza.
Quindi me la caverò con poco.
10 novembre 516
Sabato 22 Marzo 2014
Incidenti di percorso
Ricominciamo, mi dice.
Come sei entrato?
Glielo ripeto per l'ennesima volta: attiro poco l'attenzione, i suoi uomini non sono gli stessi di una volta. E' una mezza verità, in fondo. Questo villaggio la guerra l'ha vista poco, ma gli elementi migliori ci sono comunque andati a rimettere le penne. Che poi è il motivo per il quale adesso comanda lui.
Zodd mi ride in faccia, poi annuisce a uno dei suoi scagnozzi. Chiudo gli occhi mentre l'ennesimo sganassone mi colpisce al volto.
Vuoi perdere qualche dente? Guarda che lo so che sei un Mago. O pensi che sia stronzo?
Certo che lo penso. Sarebbe capace di buttarmi giù dalla montagna pur di tenere il punto. Il problema è che lo farebbe anche se gli raccontassi come sono entrato davvero, quindi dovrò fare in modo di essere convincente e sperare in bene.
Gli ripeto per la terza volta come non è andata. Se non mi credi, aggiungo, fai quello che devi. Conosco le tue regole e le ho rispettate: niente trucchi, niente cazzate, niente merda nella tua città.
Non è la mia città, mi corregge. E' della Signora. Annuisco. E tu, continua, non saresti degno neanche di leccare la terra che tocca, figuriamoci di sgattaiolare di nascosto vicino a dove vive.
Annuisco. Forse questa è la volta buona: o l'ha bevuta o non ha più l'ansia di saperlo. In entrambi i casi a me sta bene.
Eppure sei entrato, continua, e non hai visto l'ora di andare a ficcare il naso dove erano già stati quegli altri furfanti dei tuoi amici. Ma Zodd ti ha inculato, di la verità.
Annuisco. Gliene devo dare atto, è uno stronzo astuto. La tagliola da cinghiali nascosta nel buio non me l'aspettavo. Primitivo ma efficace, proprio come lui. Lo osservo gongolare, mentre mi guarda la gamba.
Hai avuto culo, mi dice. Un paio di centimetri più in alto e avrebbe spaccato l'osso, tranciandotela di netto. E a quel punto... Sarei potuto scappare, penso: ma non sarei comunque andato lontano.
Gli ripeto che non avevo alcuna intenzione di fregarlo, che tra noi c'è sempre stato un buon rapporto.
Quale rapporto? Mi chiede. Tu pensi che io sia stupido e tenti di fregarmi, ma io con i figli di puttana come te ci sono cresciuto: siete il mio pane quotidiano.
Sospiro. Gli chiedo cosa vuole fare, lui sorride e mi dice che me lo farà sapere a breve. Dopo che ti sarai rimesso, andrai a fare un lavoretto per mio conto. Faccio cenno di sì con la testa, rassegnato.
Molto bene. Toglietegli quella roba dal piede.
I denti di metallo si schiudono, provocando un fiotto di sangue nerastro assieme a un dolore atroce. Fatico per non svenire, mi accascio sulla sedia con un rantolo. Zodd mi dà una pacca sulla spalla.
Aah, il mio buon Thomas. Com'è che ti chiami davvero, poi?
Dust, mormoro. Damon Dust.
Non mi dire! E pensare che ci conosciamo da mesi e non me l'avevi ancora detto. Sospiro.
Adesso ti lascio riposare, mi dice. Appena ti rimetti vieni a cercarmi che parliamo di affari. Ah, e non ti venga in mente di disturbare la Signora. Intesi?
Annuisco.
O di andare a spassartela al Castello di Seta. Intesi?
Annuisco.
... E serve che ti dica che succede se torni in quella casa?
Scuoto la testa.
Ben detto! Ti saluto.
Aspetta, gli dico un attimo prima che oltrepassi la porta. Si volta con un sorriso di finta compassione che puzza di presa per il culo lontano un miglio. Se non altro è di buon umore, è il momento giusto per chiedergli qualcosa.
Che c'è?
Gli dico dell'acqua e di quanto possa essere importante. Una piccola concessione che a lui non costa niente e che potrebbe determinare la riconoscenza di Uryen. Un ottimo affare per tutti.
Pensavo di venderla... ma è pur vero che di mercato ce n'è assai poco. Se farai le cose come si deve, potrei persino pensarci.
La porta si chiude, i due scemi che mi siedono accanto si mettono a giocare a carte. Guardo le loro facce, si capisce benissimo quando hanno il punto e quando invece non hanno un cazzo.
Vuoi giocare? Mi dice il più fesso dei due a un certo punto. Perché no? Rispondo. Due o tre piatti dovrebbero bastare per convincerli a ridarmi la lanterna.
Ho già capito che sarà un inverno di merda.
Come sei entrato?
Glielo ripeto per l'ennesima volta: attiro poco l'attenzione, i suoi uomini non sono gli stessi di una volta. E' una mezza verità, in fondo. Questo villaggio la guerra l'ha vista poco, ma gli elementi migliori ci sono comunque andati a rimettere le penne. Che poi è il motivo per il quale adesso comanda lui.
Zodd mi ride in faccia, poi annuisce a uno dei suoi scagnozzi. Chiudo gli occhi mentre l'ennesimo sganassone mi colpisce al volto.
Vuoi perdere qualche dente? Guarda che lo so che sei un Mago. O pensi che sia stronzo?
Certo che lo penso. Sarebbe capace di buttarmi giù dalla montagna pur di tenere il punto. Il problema è che lo farebbe anche se gli raccontassi come sono entrato davvero, quindi dovrò fare in modo di essere convincente e sperare in bene.
Gli ripeto per la terza volta come non è andata. Se non mi credi, aggiungo, fai quello che devi. Conosco le tue regole e le ho rispettate: niente trucchi, niente cazzate, niente merda nella tua città.
Non è la mia città, mi corregge. E' della Signora. Annuisco. E tu, continua, non saresti degno neanche di leccare la terra che tocca, figuriamoci di sgattaiolare di nascosto vicino a dove vive.
Annuisco. Forse questa è la volta buona: o l'ha bevuta o non ha più l'ansia di saperlo. In entrambi i casi a me sta bene.
Eppure sei entrato, continua, e non hai visto l'ora di andare a ficcare il naso dove erano già stati quegli altri furfanti dei tuoi amici. Ma Zodd ti ha inculato, di la verità.
Annuisco. Gliene devo dare atto, è uno stronzo astuto. La tagliola da cinghiali nascosta nel buio non me l'aspettavo. Primitivo ma efficace, proprio come lui. Lo osservo gongolare, mentre mi guarda la gamba.
Hai avuto culo, mi dice. Un paio di centimetri più in alto e avrebbe spaccato l'osso, tranciandotela di netto. E a quel punto... Sarei potuto scappare, penso: ma non sarei comunque andato lontano.
Gli ripeto che non avevo alcuna intenzione di fregarlo, che tra noi c'è sempre stato un buon rapporto.
Quale rapporto? Mi chiede. Tu pensi che io sia stupido e tenti di fregarmi, ma io con i figli di puttana come te ci sono cresciuto: siete il mio pane quotidiano.
Sospiro. Gli chiedo cosa vuole fare, lui sorride e mi dice che me lo farà sapere a breve. Dopo che ti sarai rimesso, andrai a fare un lavoretto per mio conto. Faccio cenno di sì con la testa, rassegnato.
Molto bene. Toglietegli quella roba dal piede.
I denti di metallo si schiudono, provocando un fiotto di sangue nerastro assieme a un dolore atroce. Fatico per non svenire, mi accascio sulla sedia con un rantolo. Zodd mi dà una pacca sulla spalla.
Aah, il mio buon Thomas. Com'è che ti chiami davvero, poi?
Dust, mormoro. Damon Dust.
Non mi dire! E pensare che ci conosciamo da mesi e non me l'avevi ancora detto. Sospiro.
Adesso ti lascio riposare, mi dice. Appena ti rimetti vieni a cercarmi che parliamo di affari. Ah, e non ti venga in mente di disturbare la Signora. Intesi?
Annuisco.
O di andare a spassartela al Castello di Seta. Intesi?
Annuisco.
... E serve che ti dica che succede se torni in quella casa?
Scuoto la testa.
Ben detto! Ti saluto.
Aspetta, gli dico un attimo prima che oltrepassi la porta. Si volta con un sorriso di finta compassione che puzza di presa per il culo lontano un miglio. Se non altro è di buon umore, è il momento giusto per chiedergli qualcosa.
Che c'è?
Gli dico dell'acqua e di quanto possa essere importante. Una piccola concessione che a lui non costa niente e che potrebbe determinare la riconoscenza di Uryen. Un ottimo affare per tutti.
Pensavo di venderla... ma è pur vero che di mercato ce n'è assai poco. Se farai le cose come si deve, potrei persino pensarci.
La porta si chiude, i due scemi che mi siedono accanto si mettono a giocare a carte. Guardo le loro facce, si capisce benissimo quando hanno il punto e quando invece non hanno un cazzo.
Vuoi giocare? Mi dice il più fesso dei due a un certo punto. Perché no? Rispondo. Due o tre piatti dovrebbero bastare per convincerli a ridarmi la lanterna.
Ho già capito che sarà un inverno di merda.
12 settembre 516
Venerdì 25 Ottobre 2013
Stanotte
E così, dopo tutto, sembra che questa Guerra me la perderò.
Kailah mi sta dicendo di tenere duro, mentre fruga nel suo zaino alla ricerca di qualcosa... Probabilmente uno degli intrugli di Luger che sarò il primo a sperimentare e che non servirà a nulla. Dal giorno in cui questa maledetta storia è cominciata devo ancora vedere un poveraccio che sia sopravvissuto al morso di un infetto. Quante possibilità ho di essere il primo? Dicono che la speranza sia l'ultima a morire, ma è meglio non farsi troppe illusioni: mi resta ciò che rimane del giorno e, forse, una notte.
Stanotte.
Brian ha la testa bassa, scuote la testa. Non hai niente da rimproverarti, soldato, nè avevi modo di evitarlo. Forse, con quei tuoi fendenti disperati, hai evitato che la stessa cosa capitasse a Engelhaft o a Kailah. Una volta, quando combattevamo un'altra guerra, mi dicesti di aver perso la fede. Negli uomini, negli Dei... Forse è davvero così, o magari è soltanto sepolta sotto litri di sidro di quart'ordine o tra le vesti sgargianti di Kalina la Rovina insieme a quella di molti di noi.
Anche Mikhal, vedo, non ha una bella cera: sa che è a lui che spetterà il compito di avere pietà di me. Non preoccupatevi tenente, non ho intenzione di tornare a tormentarvi con gli occhi e la bocca cucita come quei mostriciattoli che vedevano a Holov. Però devo confessarvi che due mesi fa, se mi avessero detto che sarebbe toccato a voi, avrei rosicato. Non avete fatto una grande impressione, all'inizio. Ma la spada la sapete maneggiare, e questo merita rispetto. Sarà una cosa veloce, senza rancore.
Kailah, Bohemond, Engelhaft e Sven: è un peccato, proprio ora che avevamo rotto il ghiaccio, che stavamo cominciando a legare. Hanno imparato in fretta, e questi pochi mesi d'inferno li hanno resi soldati esperti e capaci. Saremmo diventati un bel plotone, e sarei stato fiero di diventare il loro Caporale, prima o poi. Kailah dietro, con l'arco e gli incantesimi; io e Sven in prima linea, a spaccare teste, con Bohemond e Brian al nostro fianco a guardarci le spalle e a tenere i lati. Ed Engelhaft al centro, a coprirci con la balestra e a curare le nostre ferite: ma guai a chi avesse pensato di avere vita facile incrociando l'arma con il suo bastone. Che squadra, ragazzi, che sarebbe stata.
E' buffo, ma per quanto mi sforzi di pensare ai vivi non riesco a togliermi dalla mente due facce che adesso non ci sono più, e che mi hanno preceduto più o meno allo stesso modo.
La prima è quella di Deben Bonne. Il Reietto, il Fifone, il Mangiaerba... non c'era giorno che non gli trovassimo un nuovo soprannome. Lento, metodico, compassato con la spada, prudente fino al punto di sembrare pavido. Tutto, tranne il Caporale che ti aspetti di trovare quando sei chiamato a combattere una Guerra. Eppure, grazie alla sua prudenza, molti degli uomini che componevano il suo plotone di allora sono ancora in piedi. Ancora per poco, nel mio caso. Stanotte. Non so come sarà, dopo, ma se mi sarà possibile proverò a cercarlo per scusarmi delle volte in cui ho parlato male di lui alle sue spalle.
La seconda... Annie. Ricordo quando arrivasti alla Rocca, i capelli raccolti, lo sguardo arrabbiato, un mantello di stoffa per ripararti dalla neve che ancora cadeva. "Comodo così, a Guerra finita..." ti disse lo stronzo che si trovò a darti il benvenuto. Niente di più falso: non furono mai comode le cose per te, ad Uryen. Non parlavi molto con gli altri soldati. Quante volte mi avrai rivolto la parola, in sette mesi? Meno di sette, probabilmente. Eppure io ero lì quando scoppiò la rissa con gli ausiliari che ti vide protagonista; ed ero lì quando alzasti la voce contro il Sergente Maggiore Varchmann e rimediasti una settimana agli arresti e un sacco di botte; ricordi cosa ti dissi, in quell'occasione? "Quell'occhio nero ti dona... sembra che te lo sei fatto apposta". Che frase ridicola, avrei voluto morire subito dopo averla pronunciata. Un'altra mi avrebbe senz'altro preso in giro, ma tu ti limitasti a non rispondere. Quella bravata ti costò due mesi sulle Falesie, in compagnia di avanzi di galera del calibro di Klaus Berger e Aaron Stevens. E ti tenne lontana da Mar quando successe il casino che portò alla morte dei tuoi genitori. Anche loro vittime di questa peste maledetta.
Quando Mikhail ti scelse per la missione a Holov pensai che avrei dovuto tenerti d'occhio, ma in fondo fui anche contento: e quella freccia perfetta che scagliasti contro quel cinghiale mi convinse che eri pronta, che ce l'avresti fatta. E invece guarda come è finita, Annie. Dove sarai, ora? Forse morta, o forse costretta a vagare senza meta per questa Landa desolata, con gli occhi spenti e cerchiati di nero. "Sembra che te lo sei fatto apposta". A me, tutto sommato, andrà un pò meglio: me ne vado con gli amici, magari dopo una bella mangiata.
Stanotte.
Riconoscimenti:
Tonight, Tonight, Smashing Pumpkins, 1995, Virgin Records (Lyrics) (Youtube)
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