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Jana Weiser
 
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26 novembre 517
Venerdì 23 Agosto 2019

Hail to the Chief



"Ecco là... altro pupazzo!"

"Io taglia testa, che non sai mai: testa tagliare, rimorsi non avere!".

"Rimorsi... E neanche morsi!"

"AH AH AH! Buono scherzo, questo tuo."

L'unica cosa positiva di questo freddo micidiale è che sembra infastidire sia i Kreepar che i Risvegliati. I primi ormai non si vedono quasi più, la maggior parte di loro è interrata nelle tane sotterranee che hanno accuratamente riempito di cibo: due giorni fa ci è capitato di scoperchiare per caso una delle loro orribili dispense mentre scavavamo i nostri giacigli... davvero un brutto spettacolo.

Quanto ai morti che camminano, tutti quelli che commettono l'errore di marciare durante la notte diventano statue di ghiaccio. E visto che alla maggior parte di loro il cervello non funziona, queste lande si sono riempite di pupazzi di neve. Per fortuna non ci sono bambini, altrimenti sarebbe un problema impedir loro di conficcare carote e bottoni dentro quei visi putrefatti e sbiancati. Anche perché, stando a quanto ci hanno detto, con lo scioglimento dei ghiacci torneranno per l'ennesima volta in vita. A meno che...

...SZOCK!

"Bel colpo! Tu barbiere nato!".

"Tu parla ancora un pò, così tua lingua diventa pupazzo e io taglia pure lei!".

... A meno che non vengano decapitati, come Aiden ha ordinato di fare. Decapitare pupazzi di neve e parlare la lingua del Continente anche quando siamo tra noi, così da poter comunicare con gli indigeni anche senza di lui. O di me. Due compiti che Tasso e Istrice stanno svolgendo con il massimo dell'impegno e tanta buona volontà.

Tra pochi giorni saranno quattro mesi esatti dal giorno in cui mi è stato ordinato di prendere parte a questa spedizione. Un incarico del Comandante Barun in persona, come mi è stato detto dal mio sergente. "Un'opportunità unica per un soldato semplice come te, specie considerando che non sei più nel fiore degli anni... E che parli la lingua di questi merdosi".

Già, questi merdosi. Tha Flath an dha Foireann: un giovane principe in cerca di gloria e la sua ciurma, un manipolo di fedelissimi pronti a dare la vita pur di riportarlo a casa tutto intero. Un traguardo che si allontana ad ogni passo che facciamo, considerando qual è la nostra meta. Ma a Aiden, come sempre, questo non sembra importare: eccolo lì, dieci metri davanti a me nonostante non abbia la minima idea di dove andare, intento a scrutare l'orizzonte alla ricerca del suo prossimo duello mortale.

"Tu sicuro di strada? Perché innanzi, solo nebbia".

"La nebbia è un buon segno", dico mentre scruto per l'ennesima volta la Mappa del Problema. O per meglio dire, lo schizzo grazie al quale siamo riusciti ad arrivare fin qui: poco più di uno scarabocchio, se paragonato a quel capolavoro di cartografia che ci ha mostrato Kailah, ma più che sufficiente per chi, come me, ha girato queste lande quando erano ancora vivibili. "Il posto che stiamo cercando è quasi interamente coperto di nebbia".

"Aspetta... C'è qualcosa, tra nebbia".

"Altri pupazzi di neve", esclama Malaminn, sbuffando. "Tasso, Mangusta, c'è altro lavoro per voi". Fino a pochi giorni fa era quella che parlava peggio, ma sta facendo grandi progressi: è l'unica ad aver capito come funzionano i verbi e dove mettere gli articoli.

Aiden è rimasto fermo, scrutando la nebbia. Quando lo raggiungo e alzo gli occhi verso dove guarda, capisco che non sono pupazzi.

"Mappa di Kailah parlava di colonne: ci siamo?"

Annuisco. "Ci siamo".

Incredibilmente, io ci sono già stato. Era un giorno imprecisato dell'estate di 3 anni fa, la Compagnia dei Randagi era stata ingaggiata per uno strano spettacolo organizzato da un Dominus di queste parti in omaggio al luogo di sepoltura dei suoi presunti antenati. Ricordo che pensai che era un bene che fossero morti, altrimenti lo avrebbero certamente fatto a pezzi: solo un pazzo o un idiota può organizzare spettacoli nei luoghi di sepoltura. Ironia della sorte, magari si sono risvegliati e lo hanno fatto a pezzi davvero. Fatto sta che la compagnia aveva bisogno di soldi, quindi ci prestammo a prendere parte a quello scempio. Ma non tutto il male viene per nuocere: se non altro so che quello di fronte a noi è l'ingresso.

"Chief e la Mantide", esclama Aiden mentre facciamo gli ultimi passi verso quella costruzione antica e imponente. Li vuole entrambi: il guardiano e la sua regina, così se li immagina. E' convinto che, se ci dimostreremo degni del primo, la seconda si risolverà a concederci udienza. E magari anche altro, stando a come funzionano le storie che crea la sua fervida immaginazione. Al tempo stesso, non si può negare che Aiden possieda un talento straordinario nel trasformare le sue più ardenti fantasie in realtà: come si fa a non affezionarsi a una persona così testarda da convincere persino un Wyrm a trascinarsi fuori dalle pagine del Khal-Valàn per venire a svolazzare sopra la sua testa? Forse è davvero un predestinato, come sembrano essere convinti i suoi: non mi resta che augurarmelo, vista la situazione.

La mappa di Kailah aveva ragione: c'è qualcosa che non funziona in questo luogo. Le linee sono storte, i colori e le proporzioni sono alterate: sembra di guardare attraverso tanti boccali colmi di birra. O dopo esserseli scolati tutti.

Nel giro di qualche minuto siamo di fronte all'ingresso. Nessun Risvegliato ostacola la nostra avanzata. Judoc scuote la testa a ogni passo, in evidente segno di rassegnazione: sa bene di non poter dissuadere Aiden, ma è fin troppo chiaro che vorrebbe trovarsi in qualsiasi altro posto del Continente. Tuttavia, l'espressione con cui osserva le colonne che si fanno via via più vicine tradisce tutta la sua curiosità.

"Questa costruzione non sembra opera di uomini", esclama Malaminn, guardandosi intorno. Non mi sento di darle torto: chissà qual è la vera storia di questo posto. Chissà cosa ha spinto gli antichi popoli a costruirlo in questo modo... Sempre che sia stata opera loro.

"Prima io", esclama Aiden, giunto di fronte all'entrata, serrando le mani sull'elsa delle sue falcate. Sappiamo tutti che una parte di lui vorrebbe sfidare l'entità che sappiamo difendere questo ingresso in singolar tenzone: per fortuna, stavolta non c'è Kailah o qualche altra fanciulla del Continente da impressionare. Ne abbiamo parlato a lungo, e siamo tutti d'accordo che Aiden metterà da parte il suo istinto temerario e farà tesoro della ineffabile tattica di guerra del sommo Balor, il leggendario guerriero dal sangue per metà umano e per metà divino che guidò le armate Fomori contro Macha, Agath e Nèmai, le temibili figlie di Ernmas:

Lear achrann tri.

Tantissimi contro tre.

L'ingresso sembra deserto. Qualsiasi cosa sia ad atterci là dentro, non farà un passo finché non varcheremo quella soglia.

Guardo Judoc: "Senti qualcosa, per caso?" A quanto pare, è in grado di sentire i pericoli imminenti.

"Altroché", mi dice con una smorfia. "Ci attende grande battaglia".

Ecco: perfetto.

"Tabhair dom do! Ruthar aghaidh!" Grida Aiden, sguainando le lame.

"Sibh Céile, Muid Cèile!" Gli fanno eco tutti: e via a correre. Mentre estraggo la spada e mi precipito all'interno, diretto verso morte certa, rifletto sulla profonda inadeguatezza di questo scairt nei confronti dell'avversario che stiamo per affrontare: se capisse la nostra lingua, si farebbe di certo un sacco di risate.

Avanti, dunque: ruthar aghaidh, attacco frontale!


Slaine - Immagine
scritto da Slaine , 02:04 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
1 Novembre 517
Mercoledì 13 Giugno 2018

Samhain



Keynes - Immagine

La manciata di metri che ancora mi separa dalla sommità del promontorio è particolarmente faticosa. Ogni roccia di quest'isola reagisce alla mia presenza, ogni passo che faccio è accompagnato da un lamento costante che risuona nella mia testa. La sacralità della città che un tempo mi diede i natali oggi non conta più: la terra per cui combatto è la prima a volermi morto. Avanzo lentamente, lasciando che i suoi anatemi ancestrali travolgano i miei sensi. Non è l'isola a bramare la mia fine, ma la natura stessa: è questo il messaggio scandito dal Vento del Nord mentre sferza il mio mantello con la furia vendicativa di un'amante tradita.

L'acqua del lago reagisce al mio arrivo, increspandosi e facendosi torbida. Mi torna in mente la leggenda del Khal-Valan che narra di come Isnamroth, poco prima di condurre i suoi uomini contro le armate di Kurgoth, si fermò a riposare presso le rive di un lago: fu l'impossibilità di vedere il suo riflesso in quelle acque limpide a fargli capire che sarebbe morto di lì a poco. Chissà se in quella circostanza vide anche lui una macchia indistinta o se, distrutto dai rimorsi per aver ucciso suo fratello e abbandonato sua figlia nelle mani di un fabbro forestiero, non era più in grado di riconoscere il suo stesso volto.

Cammino sul crinale volgendomi verso oriente, incrociando con lo sguardo i raggi del sole. Di fronte a me, silenziose e inerti, si stagliano le valli e le lande di Feith. Allargo le braccia e respiro, lasciando che il richiamo riecheggi silenzioso. Non sono che un semplice soldato, oggi come allora: per questo sono nato e così morirò, così come tutti i miei compagni hanno fatto prima di me. Il vessillo che porto sulle spalle è lo stesso che avevano loro... lo stesso di sempre.

I primi corpi divorati dalla progenie reietta di Shaalaren si accingono a immergersi tra le rive del fiume: le file ordinate in cui si dispongono ricordano le parate militari in onore del Duca. Alcuni di loro erano soldati, altri artigiani, pastori o pescatori. A differenza di quanto accade a sud, nessuno di loro è stato ucciso dal morbo: sono morti per mano o per decisione umana. Per loro il Risveglio non è che l'occasione di rispondere a chi li ha sterminati rivolgendogli contro le sue stesse armi. Vederli avanzare dipinge un accenno di soddisfazione su quello che un tempo era il mio volto e, senza che me ne accorga, diventa parte del richiamo. Posso vederli sorridere, persino da qui: ciò che per me è durato un singolo istante, per loro durerà fino alla morte. Al tempo stesso, quel ghigno vuoto sui loro volti spenti mi riempie di tristezza.

Più in profondità, tra gli abissi del fiume, posso sentire la presenza di alcuni sventurati discendenti della fiera stirpe dei Mermaen, che nelle ere ancestrali dominavano i Mari del Nord e terrorizzavano le genti delle coste: tra poco il Continente avrà notizia del loro Risveglio.

La guerra, quella vera, sta per tornare. L'esercito che ho di fronte marcia senza tamburi, fanfare o vessilli, eppure riesco lo stesso a sentire la sua musica: la Melodia del Risveglio, pronta a opporsi a questo aborto che chiamarono Creazione.

[...]

L'odore della prescelta di Vaalafor si fa sempre più vicino: sfortunatamente, non è venuta sola. Tendo l'arco del Duca: cinque avversari sono parecchi, questa potrebbe essere la mia ultima battaglia. Eppure, a questo punto non ho scelta: manterrò attivo il richiamo, a costo di morire sulle rive di questo lago. E se il destino vorrà spingere il mio sangue nero a intorbidire le sue acque stizzite, farò in modo di mescolarlo a quello della mia rivale.


Annie Volvert - Immagine 4

Avanti, soldato! Sei arrivata fin qui, adesso mi devi dimostrare quanto ci credi. Questa è la frase che mi ha rivolto il Sergente Rock quando lo incontrai per la prima volta, al termine di una corsa a perdifiato su una collina di fronte alla Chela che sembrava non finire mai. Ricordo che arrivai quarta, sconfitta da tre cadetti che sembravano avere il doppio del mio fiato: io ero stremata al punto di non riuscire a respirare, ma Rock pretendeva che facessimo anche a botte... Biath, lo chiamava: gara di corsa e poi combattimento, uno dopo l'altro. Ricordo ancora i loro nomi: Robert, Packo e Mardin, che fu quello contro cui me la dovetti vedere io. "Che fortuna!", esclamò, pensando che avrebbe avuto vita facile. Ce la misi tutta per fargli vedere quanto si sbagliava: anche troppo... io mi feci malissimo al ginocchio, lui si portò i segni dei miei denti sul braccio per due settimane. Rock fu costretto a prenderci a calci, per separarci.

Fu Boar, il quinto ad arrivare, ad aiutarmi a tornare giu. Voleva portarmi in spalla, il fesso: "guarda che ce la faccio..." Lo so che ce la fai, ma che figura ci faccio io? Chissà perché adesso mi vieni in mente proprio tu. Stupido Boar, con tutto il tempo che hai perso con me avresti potuto farti almeno dieci amici in più. Quante volte ti avrò rivolto la parola, in sette mesi? Meno di sette, probabilmente. Eppure, tu eri lì quando... quando...

Oh Dei, non ricordo più un cazzo. Questo promontorio è dieci volte peggio di quella collina, ad ogni passo sento come se la terra mi urlasse in testa. Si, ho capito: fa male anche a me! Non l'ho chiesto io di essere così... O forse sì. Forse il sangue di Mirai ha letto dentro la mia testa che non vedevo l'ora di dimostrare quanto ci credevo e se n'è fregato, dei miei no, grazie, sto bene così, mi piace il ghiaccio, tu non me lo rompere... proprio come faceva Boar. E adesso è morto. Come Gannor, e chissà quanti altri. Ho perso il conto dei compagni che non ce l'hanno fatta... e la colpa è anche di quell'idiota che sventola il mantello sopra di noi sentendosi una specie di Dio.

Ti credi invincibile, vero? Lo so bene, come ti senti. Sono arrivata fin qui per farti vedere che ti sbagli, adesso ti dimostrerò quanto ci credo. Io non posso batterti ma i miei compagni si, hanno solo bisogno di qualcuno che ti tenga un pò impegnato. E tu sei lì, in cima alla collina, pronto a urlare "Che fortuna!" mentre mi scagli addoss...

AAAAAAhhhh! La testaaa... che botta pazzesca... Eppure... non sento niente. E' soltanto il rumore dell'elmo. Sento il vento tra i capelli... Devo fare presto. Le rocce sono scivolose. L'acqua dietro è torbida. Un'altra freccia... Devo coprire la testa... Mancata! Volevi piantarmela in gola questa, eh?

Le urla della terra nella testa si tacciono per un attimo, lasciando spazio a una voce di donna:

"Puoi farcela!"

Claire?

L'arco gigante sparisce, rimpiazzato da spada e daga... come me! La spada saetta nell'aria, pronta a colpire... la vedo! E' più lenta di quello che pensavo. La schivo e la lama si schianta sulle rocce, spaccandosi in mille pezzi.

Posso farcela! La mia spada fende l'aria intorno al mio avversario, mentre lui fende la mia armatura, e credo anche quello che c'è sotto. Ho qualcosa che non va a una gamba... e anche il braccio destro lo sento un pò strano. Ok, forse non posso farcela, dopotutto... Ma la freccia di Kailah, cioè di Luger scagliata da Kailah, sta sfrigolando, e l'odore che arriva alle mie narici mi dice che possiamo farcela! Scommetto che adesso non ti senti più così fortunato, eh? Resterò qui a prendere i tuoi colpi fino a quando non ti scioglierai.

Poi vedo la daga a un palmo dal collo, e capisco che ho due alternative: o lo faccio, o non lo faccio. Quello che Ireena mi ha detto di non fare mai, perché è una cosa che potrò fare una volta soltanto, e poi... mai più.

Se non lo faccio, tra un istante quella lama mi trapasserà la gola. Non vedrò più Colin... e Kailah, e Bohemond, e Sven, ed Engelhaft.

Però... se lo faccio... poi saranno loro a non vedermi più. E io non voglio... non voglio che non mi vedano più. Non ancora!

Se proprio devo morire, voglio che mi ricordino così.

Non lo faccio!

La lama della daga mi scivola sul collo, quindi si perde alla mia sinistra, come inghiottita dal vento. Ce l'ho fatta! Avevi ragione, Claire: sento forte la tua presenza nelle profondità ancestrali della grotta sotto ai miei piedi. Aiutami, dammi un pò della tua forza per... resistere... ancora un pò.

Poi sento... Sento i passi, le voci, i corni di Ghaan che risuonano solenni nell'aria sotto di noi. L'odore di Khzar al di qua del ponte, l'isola che gli urla contro come ha fatto con Keynes e con me. Non va bene, accidenti. Devo dirlo a qualcuno... prima che...

... Colin-


Keynes vs Annie - Immagine
scritto da Keynes, Annie , 00:58 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
21 ottobre 517
Giovedì 12 Aprile 2018

Promesse



La sua assistente personale.

La frase da cui Myrna mi ha messa in guardia: l'offerta a cui ho promesso di dire no ad ogni costo, insieme al corredo di vantaggi volti a impreziosirla. Un lavoro presso la Curia; un salario mensile; la possibilità di stringere rapporti con le personalità più importanti di Trost.

E' la tua occasione per dimostrare a tutti quanto vali, Irina.

No, non a tutti: soltanto a lui. Un ricatto subito da molte persone in difficoltà negli ultimi mesi: uomini e donne, giovani e anziane, meglio ancora se sposate o fidanzate: il Camerlengo ama farsi beffe delle convenzioni anche all'interno delle sue camere segrete. Tra i molti assistenti che hanno visto aprirsi le porte della Curia vi sono persino alcune vesti bianche, che egli ritiene di aver "salvato" da quell'aberrazione mentale chiamata fede.

Padre Mansell mi ha più volte spiegato come quell'uomo fosse la mia nemesi. Allo stesso modo in cui tu riesci a tirare fuori il buono dall'animo umano, lui riesce a soffocarlo. Tu sei la salvezza, lui è l'oblio: Tu hai un grande cuore e un animo gentile, mentre lui è un contenitore vuoto. Ma non devi preoccuparti: fino a quando tu resterai fedele a te stessa le persone come lui non potranno toccarti, né avranno mai alcun reale potere su di te.

Per Padre Mansell il Camerlengo era un male necessario, una delle innumerevoli prove che la città era chiamata a superare se voleva sopravvivere a questo periodo spaventoso. Diceva sempre che i veri avversari di questa guerra erano gli uomini, non i dèmoni o gli Dèi; che in guerra il coraggio e la pazienza erano infinitamente più importanti della forza e delle armi; che le battaglie più importanti erano e sarebbero state quelle volte a preservare la nostra essenza e la nostra integrità.

In quel periodo Myrna cominciò a lavorare al Nosocomio: oltre ad allontanare i sospetti dalla nostra casa, quell'occupazione le consentiva di prestare un'opera di bene. In quei mesi ebbe modo di conoscere la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze a cui poi fu offerta l'opportunità di lavorare presso la Curia. Nessuno veniva costretto, se non dalle circostanze in cui versava. Quando Hans Vale scoprì che era fidanzata, toccò anche a lei: la sua assistente personale. Rifiutare le profferte di un anziano non è cosa da poco, specialmente quando la città in cui vivi è un'isola circondata da un oceano di Risvegliati: ma lei lo fece, scegliendo di far proprie le parole di Padre Mansell... Aggrappandosi alla speranza che, qualsiasi cosa fosse accaduta, avrebbe avuto modo di preservare la propria integrità.

Con grande sollievo di Myrna, il Camerlengo accettò di buon grado il rifiuto: anzi, la sua stima per lei crebbe ancora di più. Padre Mansell non era affatto sorpreso: ci spiegò che quell'uomo mirava a indurre il cambiamento, non a imporlo con la forza. Chiunque fosse dotato di forti princìpi non aveva nulla da temere... a patto di non sbarrargli la strada.

Poi arrivarono la povertà e la fame. La nostra bottega non era più sufficiente a garantirci un sostentamento adeguato. Padre Mansell si trovò costretto ad accettare incarichi particolarmente duri e a compiere scelte difficili, che spinsero alcuni dei suoi alleati a voltargli le spalle. Myrna fu costretta ad abbandonare il Nosocomio per trovare altri lavori: il Camerlengo la teneva in grande considerazione, ma la sua generosità era riservata a chi sceglieva di accettare le condizioni. La sera in cui prese la decisione mi confidò di averlo fatto anche per allontanare da sé quella continua e costante tentazione.

I venti gelidi della guerra degli uomini continuavano a soffiare senza sosta, dentro e fuori le mura di Trost.

La nostra salvezza arrivò dai soldati di Ghaan: uomini e donne che, in numero sempre maggiore, sfidavano i pericoli della Landa di Clough alla ricerca di erbe, nozioni e ricette dimenticate. Io e mia sorella cercammo di fare del nostro meglio per fornire qualche risposta: in poco tempo, la nostra casa si riempì.

In quel periodo ho imparato a conoscere gli Innalzati: anime in pena straziate da una infezione che non li uccide, pascendosi nel contempo della loro umanità. Esistenze condannate ad estinguersi prematuramente come una candela accesa da entrambi i lati ma che proprio per questo brilla di una luce intensa, abbagliante e meravigliosa. Una fiaccola che ero in grado di vedere soltanto io e che proprio per questo non potevo, non potevo lasciar spirare. A poco a poco, avvicinandomi a quella luce, ho capito quanto il mondo intorno a noi fosse in procinto di cambiare per sempre. Myrna ha compreso presto l'importanza di quello che stava accadendo ed ha acconsentito a mandarmi presso la Quarantena... a patto che le facessi un'unica, grande promessa.

"Quando ti chiederà di diventare la sua assistente personale, tu dovrai dirmelo subito... e, quale che sia la nostra situazione, rifiuterai".

Ho fatto quella promessa perché ero certa di poter mantenere l'impegno: quell'uomo non aveva alcun potere su di me. Sono stata paziente, sono stata coraggiosa. Ho lavorato con lui e ho fatto in modo che vedesse quello che vedevo io. Parlavamo due lingue molto diverse, ma proprio per questo aveva bisogno di me per comprendere appieno quello che stava accadendo.

Poi, un giorno, Padre Mansell è stato arrestato. Ci aveva detto che stava raccogliendo notizie importanti, informazioni che avrebbero potuto cambiare il corso della guerra degli uomini: ci aveva avvertito che avrebbero tentato di fermarlo e di non perdere la speranza se gli fosse accaduto qualcosa.

Oggi, dopo tante settimane, si presenta una incredibile opportunità di agire. Gli Dèi hanno messo nelle mie mani la possibilità di influenzare l'esito di questa guerra degli uomini, aiutando queste persone a liberare Padre Mansell... o almeno a recuperare le informazioni che aveva raccolto. Sono forti e motivati, ma non possono farcela da soli. Devo farlo, anche se a Myrna non piacerà. E' l'unico modo per favorire questa impresa senza essere costrette ad abbandonare la nostra casa, la trincea che ci siamo scavate in questi lunghi mesi di attesa, incubi, sogni, speranze e delusioni. Ayza non avrebbe dubbi: non li avrò neppure io. La stessa determinazione traspare da Annie, come una sfavillante vampata di luce. Anche lei ha già deciso: dobbiamo andare. Qualunque cosa accada la affronteremo insieme, con il coraggio e la pazienza di cui siamo dotate. Perdonami, sorella mia, se tra poche ore romperò la promessa che ti ho fatto... Questa volta sarò io a proteggerti.

Ayza ripeteva sempre che i legami più forti si stringono sul campo di battaglia: amici, alleati, a volte persino nemici. Io non so chi vincerà questa guerra degli uomini, ma forse possiamo ancora fermarla prima che sia troppo tardi.

Ireena Volkov - Immagine
scritto da Ireena Volkov , 03:36 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
3 ottobre 517
Sabato 25 Novembre 2017

Tardi



Cento metri non sono molti: posso farcela. Sono l'unica che può arrivare sul posto senza rischiare di tirarci addosso un'orda di risvegliati affamati. La vita di quelle persone dipende da noi. Non ci interessa chi sono o quale bandiera portano, se abitano questo Continente da generazioni o se sono sbarcati ieri: le loro urla sono l'unica cosa che abbiamo bisogno di sentire. Per questo siamo corsi qui: controvento, in direzione opposta a quella della nostra missione. Avanzo veloce tra arbusti radicati nel fango e cespugli galleggianti, alberi dai rami adunchi e zolle di torba. Poche ore fa non sapevo neanche dell'esistenza di questo pantano, eppure mi sento come se fossi a casa: riconosco le tracce dei Kreepar, capisco se una tana è piena, vuota o abbandonata. Penso che con un altro pò di pratica potrei persino viverci, in questo posto. Forse dovrò viverci, un giorno, quando perderò il controllo e mi trasformerò in qualcosa di simile a quello che i miei compagni chiamano lo Strillone. Ma i suoni che faceva quella creatura non erano strilli: erano singulti di dolore.

Logan non ha detto nulla per fermarci: non ha aperto bocca fino a quando non ci ha visti prendere una decisione, quindi ci ha portati più vicino possibile. Cento metri. Una scelta che potrebbe compromettere l'intera missione. Perché lo ha fatto? Io un'idea ce l'ho: ha capito che, dopo quello che è successo a Mag, abbiamo bisogno di salvare qualcuno. E' questo che fanno i soldati, dopo tutto. Salvano vite umane. Avanti, avanti: non sento più combattere, non sento più urlare. Forse hanno trovato un riparo. Forse...

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"Li senti ancora?"

"Si, stanno combattendo".

"Brutto segno, lo sai".

Certo che lo so: alle mandrie non sopravvive quasi nessuno. Finché non ne vedi una non te ne rendi conto, specie se hai fatto l'abitudine a vivere in mezzo ai Risvegliati. "Sono solo una ventina di brocchi", dissi la prima volta che ne vidi una, quando non sapevo ancora niente. I compagni che erano con me pagarono cara la mia ingenuità: li ho visti morire uno ad uno, impossibilitati a reggere l'urto di quella specie di marea umana che si abbattè contro i loro scudi. Furono travolti in un attimo, senza neppure riuscire a menare il primo fendente. E io in mezzo a loro, spettatore invisibile di quella tragedia, mentre tentavo inutilmente di impedire a quei denti e a quelle unghie di farsi strada tra le loro armature.

"Dove sta l'Innalzato?"

"Cento metri davanti a noi: si sta avvicinando alla mandria".

"Li vuole salvare?"

"Penso di si, adesso sta correndo..."

"Bene, andiamo ad aiutarlo: magari con lui riusciamo a sbaragliarla".

Osservo le tracce che ci precedono. "Non è da solo: saranno almeno in sei".

"Meglio ancora: hai paura?"

Scuoto la testa. Sono curioso, però: non è uno dei nostri, ma ha un'impronta interessante. Se riesce a schermare addirittura cinque compagni vuol dire che ha raggiunto un livello di controllo simile al mio. Voglio conoscerlo. Poi a un tratto vedo qualcosa, attraverso la nebbia, e mi fermo.

"Che c'è? Ci siamo?"

Scuoto la testa. "Ci sono i suoi compagni. Lì, su quella collinetta".

"Quanti?"

"Almeno quattro"

"Se ci vedono, non ci faranno passare: non ci conoscono, penseranno che vogliamo attaccare o catturare il loro innalzato...".

Annuisco. "Giriamogli attorno".

Darkham mi guarda: "...Non rischiamo di arrivare tardi, cosi?"

Sospiro. "Dai rumori che sento, temo che sia già tardi..."

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Sono arrivata tardi. Lo capisco quando metto piede sull'ennesima collinetta che mi separa dal combattimento e sento le mie orecchie riempirsi di quegli abominevoli suoni meccanici di masticazione. Lo sento nei rantoli soffocati di chi prova invano a gridare aiuto, mentre mi arrampico mani e piedi su quell'ultimo scivolo di terra e fango. Lo vedo con i miei occhi non appena riesco a buttare lo sguardo oltre la sommità, assistendo impotente a uno spettacolo ancora peggiore di quello che segnò la morte di Mag.

Uno di loro è a terra, le carni trafitte dalle unghie e dalle ganasce di non meno di quattro risvegliati. Un altro è prossimo a esalare l'ultimo respiro, mentre due infetti sono intenti a litigarsi le sue interiora. Un terzo giace riverso al suolo a una decina di metri di distanza con la faccia affondata nel fango e due cadaveri ambulanti che, dopo avergli strappato l'armatura, lo stanno divorando dalla schiena: forse è scivolato, o magari ha provato a fermarli per dare modo ai compagni di mettersi in salvo. Un quarto, o quello che resta di lui, sta rapidamente sparendo nelle fauci del gruppo più grosso. Ma i miei occhi non guardano nessuno di loro: sono inchiodati allo sguardo vitreo di una ragazzina che non può avere più di quindici anni e che vomita sangue dalla bocca mentre un singolo, orribile risvegliato banchetta oscenamente con il suo sterno.

Sono arrivata tardi. "Maledetti!" urlo mentre brandisco la spada e mi getto contro quell'abominio della Tenebra. Un singolo colpo mi è sufficiente per mandargli la testa in frantumi. Nessuno degli altri fa caso a me: continuano a mangiare, incuranti della mia lama che li stermina uno dopo l'altro. Questa orda morirà qui, adesso. Poi però guardo la nebbia, e sento di non essere sola. Non capisco bene... La nebbia mi disturba, per non parlare della scena che si è appena consumata davanti ai miei occhi. Altri risvegliati, forse... magari un'altra orda in arrivo. Meglio tornare ad avvertire i miei compagni, devono mettersi in salvo.

"Aa... aaa..."

Oh, Dei: è ancora viva. Mi avvicino osservando quel corpicino martoriato, quella veste di lana bianca che s'interrompe in una poltiglia di sangue rossa, sopra la quale una cascata di capelli biondi incornicia un viso che mi ricorda quello di Astea Trent. Chissà come ti chiami, penso mentre mi avvicino.

"Aaa... uu.. ooo"

Perdonami. Non ce l'ho fatta a salvarti. I suoi occhi puntano nel vuoto, senza riuscire a vedermi. Non riesco a vedere l'iride... Forse è cieca? O magari è semplicemente una conseguenza del martirio che ha subito. Prego che Ilmatar possa accoglierla al suo fianco, poi sollevo la spada e faccio quello che mi hanno insegnato.

Dovrei perquisirla, lei o i suoi accompagnatori: purtroppo non c'è tempo: l'unica cosa che riesco a raccogliere è un rotolo portadocumenti nei pressi di uno dei cadaveri. Sono arrivata tardi.

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"Siamo arrivati tardi, eh?".

Annuisco. "Non ce l'hanno fatta: stanno esalando l'ultimo respiro".

"Lui è lì con loro?"

"Si. Credo che li stia uccidendo uno a uno: è agitato, è...".

"Cosa?"

"E'... una donna, credo".

Dharkan mi guarda: "una donna?"

"Si, lo sento dall'impronta che ha".

"Una donna che ne tiene sei?"

"A quanto pare..."

"Sposatela! E insieme risanerete questo posto..."

Ridacchio. "Pensavo di aver già sposato te..."

"Non sono mica geloso".

"... Sta piangendo".

"Davvero?"

"Poveretta... è chiaro che avrebbe voluto salvarli".

"Altruista, disciplinata e sensibile. E' perfetta per te...".

"La pianti? Guarda che ti faccio sbranare..."

"A proposito... Ma secondo te perché ha lasciato gli altri dietro? Come te lo spieghi?"

"E' comprensibile. Neppure io mi butterei mai dentro una mandria con sei, è troppo rischioso".

"Capisco. Lei sa che siamo qui?".

"Non so... non penso: è sconvolta, ha dieci risvegliati davanti e ci sta un'altra orda dietro di noi... Neanche io capirei niente, penso".

"E' carina, almeno?"

"Non ne ho idea... Mica la vedo, da qui."

"Speriamo!"

"Speriamo..."


Khzar e Dharkan - Immagine

scritto da Annie , 04:17 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
25 agosto 517
Martedì 8 Agosto 2017

Magnifiche sorti e progressive

"E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce".



Avevo in programma di andare a letto presto, così da svegliarmi nel cuore della notte perfettamente riposato. Invece, come sempre in questi casi, l'emozione non mi ha fatto chiudere occhio: ho passato le ultime quattro ore contando pecore, ammassando al di qua della staccionata un gregge pressoché infinito nella fatidica attesa di questo momento. Raggiungo in silenzio il grosso finestrone che dà luce al dormitorio. Prima della guerra c'erano sicuramente delle vetrate a tener chiuso questo portone sull'abisso: i due pannelli di legno che ci sono adesso arrivano sì e no alla vita di chi si sporge, ma se non altro consentono di godersi al meglio il panorama.

A Uryen l'ultima torcia si è spenta da un pezzo: la manciata di teste dure che si è rifiutata di scappare verso lidi migliori dorme insieme al pugno di temerari che ha addirittura scelto di venire o tornare a vivere qui. Poveri idioti, chissà cosa vi tiene incollati a questo posto: le puttane del porto? Il costo ormai ridicolo dei terreni? Le suggestive metafore del Burgravio, che promette da mesi la prossima rifioritura di questi aridi luoghi? Non ha importanza: quale che sia il vostro sogno, la maggior parte di voi non vivrà abbastanza per vederlo trasformarsi in realtà. La Morte che Cammina, i Kreepar e chissà cos'altro impediranno alle vostre speranze di germinare in questo freddo deserto dimenticato. Al posto vostro non ci penserei due volte a levare le tende, se solo potessi: peccato che sia a Greyhaven che a Surok vi sia un cappio che aspetta con ansia di gettarmi le braccia al collo. Che sia un bene oppure no, al momento non ho niente da perdere a restare tra queste montagne del cazzo: del resto, se proprio mi tocca morire, il morso di un Risvegliato o lo stomaco di un Kreepar non mi sembrano sorti peggiori del trattamento che i Magistri asserviti al Sacro Collegio riservano ai maghi indisciplinati. A tal proposito, chissà cosa si prova una volta che l'infezione raggiunge il cervello: con un pò di fortuna potrei persino diventare un abnormis... A quel punto si che mi piacerebbe fare ritorno a casa.

Se la città tace, qui alla Rocca è l'esatto contrario: gli spalti e il cortile interno sembrano illuminati a giorno. I rumori che sento mi fanno ben pensare che tanto i soldati di Greyhaven quanto i miei commilitoni non hanno ancora finito di gozzovigliare: la festa di Pyros? La morte di King? La più bella del Reame? Quali magnifiche sorti! Le feste mi mettono sempre allegria, tanto più quando sono inutili e fuori luogo: a Pyros non può fregar di meno di questo posto, King s'è portato appresso mezzo esercito e la più bella del Reame è una creatura del Khal-Valàn dotata di tre corpi, due facce e una testa di cazzo... Quella di Ali Shark, la stronzetta che mi pestò assieme ai suoi amici perché avevo a suo dire "infastidito" Annie. Chissà dove la stanno curando, mi piacerebbe vedere come se la passa: spero che il corpo sia ancora buono, così quando andrò a darle quel che si merita mi basterà metterle un cuscino in faccia.

Pensare ad Annie mi riporta al presente. La cosa positiva di questi bagordi è che, se dovessero beccarmi, mi basterà fare la parte del soldato semplice che sperava di racimolare un pò di avanzi di vino e cibo decente dalle tavole imbandite riservate a "scelti", caporali, sergenti e ufficiali: del resto lo sanno tutti che chi si arruola da queste parti lo fa per non morire di fame. Poi ovviamente c'è chi viene promosso e chi no, come sempre: a me non sono bastati quindici mesi di servizio tra Uryen, Alma Mater e Angvard, contrariamente a quanto accaduto a preti, paladini, e maghette dal pompino facile. Lo stesso vale per Annie, malgrado la famiglia massacrata, la prigionia a Ghaan e la trasformazione: qualsiasi stratega con un briciolo di cervello non esiterebbe a valorizzarla e gratificarla al massimo, invece qui non hanno saputo fare di meglio che mortificarla ed emarginarla rischiando di farla impazzire. Chi dobbiamo ringraziare per tutte queste scelte? Barun, Luger e il Prevosto, tre vecchi rincoglioniti che sembrano non veder l'ora di seppellire la terza generazione di poveracci pronti a morire al posto loro. Stavolta però si trovano a dover fare i conti con un senso dell'umorismo che non sono in grado di comprendere: all'inferno ghiacciato non c'è più posto, i poveracci rimbalzano fuori dalle tombe in compagnia degli insetti ingrassati dai loro predecessori. Qualche soluzione a portata di mano la avrebbero pure, ma sono troppo lenti e timorosi per portarla a compimento.

Per questo, stanotte, ho deciso di forzare un pò la mano. Farò del mio meglio per trasformare le magnifiche sorti finora ottenute in questa guerra in un progresso significativo per il nostro esercito. Perché è una guerra degli uomini, questa, come ripete meccanicamente quella mummia imbalsamata del prevosto. Uomini, certo, purché dotati del Potere necessario per fare quello che va fatto, e della voglia di sporcarsi le mani.

E non solo quelle.

Les-Ex-Ysh!

Pronuncio le rune prima di scendere le scale, più o meno nel punto dove invoco solitamente il mio occhio astrale. Stanotte Luger è dal Burgravio quindi non dovrebbe accorgersi di alcunché, o quantomeno di percepire differenze sostanziali con il mio cavallo di battaglia: nella peggiore delle ipotesi penserà che mi è venuta voglia di farmi una sega spiando qualcuna e rimanderà la punizione a domani, quando sarà troppo tardi. Scendo le scale a passo svelto, oltrepassando agevolmente i soldati di guardia e tenendo il sacchetto di reagenti rasente al muro. E' una vera fortuna che nessuno qui alla Rocca conosca esattamente quello che sono in grado di fare, altrimenti sarebbe stato facile impedirmi di agire in questo modo. Raggiungo con facilità la porta delle segrete, ai lati della quale si trovano gli unici veri ostacoli tra me e il mio obiettivo: due soldati scelti con altrettante picche che non hanno alcuna intenzione di festeggiare.

Non mi resta che lanciare il secondo incantesimo della nottata, nella speranza che la sorte mi assista in questa fase cruciale del piano.

Bes-Kor-Rem!

Con questo ho sempre avuto qualche problema: faccio del mio meglio per indirizzarlo verso entrambi i soldati e augurandomi che almeno uno di loro ne subisca gli effetti. I miei sforzi vengono apparentemente ricompensati, di lì a poco il più giovane dei due si volta di scatto verso la porta:

"Che cos'era?"

"Cosa?"

"Quel rumore... non lo hai sentito?"

"Non mi pare, no..."

"Rieccolo! Hei, c'è qualcuno, lì dietro?"

"...Per me veniva da fuori..."


Con mio grande scorno, il siparietto provocato dalla mia allucinazione auditiva si risolve rapidamente in un nulla di fatto. Lo sapevo, cazzo! Al primo colpo non mi crede mai nessuno: non mi resta che provare ancora.

Bes-Kor-Rem!

Mentre soffio il composto di muschio e incenso in direzione delle mie vittime sento che il Potere Magico mi sta abbandonando: a breve dovrò fare affidamento sulla mia forza di volontà. Osservo la nuvoletta grigia dirigersi verso il volto delle guardie, consapevole che potrei non avere una terza possibilità.

"Hei, ma che cazz..."

"Eccolo! L'hai sentito?"

"Si, ora si..."

"Ti sentiamo, coglione! Chi sei?"


Osservo speranzoso la scena: i due si scambiano qualche occhiata, poi mormorano qualcosa. Avanti, ragazzi... Non fate cazzate: ricordate che ci sono anche dei Risvegliati lì sotto. Quello che fanno di lì a poco è una autentica gioia per gli occhi: la porta spalancata e le aste puntate, avendo cura di mantenere la giusta distanza...

"Chiunque tu sia, non muoverti e fatti vedere!"

... Non muoverti e fatti vedere? Ma che razza di ordine è? Al diavolo, non avrò mai un'occasione migliore di questa: mi getto di scatto verso la cima di quelle scale che sprofondano nell'ombra, chinandomi quel tanto che basta per passare sotto alla punta delle picche... Il mio corpo è pervaso da acute fitte di dolore mentre colpisce la roccia e gli stipiti, tuttavia i rumori escono attutiti, mimetizzandosi naturalmente sotto alle loro parole e ai cigolii dell'anta che finisce di aprirsi.

"Fanculo... non c'è nessuno!"

"Quasi ci speravo, che fosse uno di quelli... almeno ci toglievamo il pensiero!"

"Già... chiudi, va..."


Prima di tirare il fiato attendo di sentire lo sferragliare delle chiavi, quindi il tonfo sordo della spranga di ferro che si chiude. Neanche a farlo apposta, l'aura di invisibilità che mi circonda svanisce in un istante, lasciandomi nudo come un verme, disteso sulle scale luride e puzzolenti che conducono alle segrete della Rocca di Tramontana.



Sono dentro. Adesso non mi resta che trovare la ricompensa che mi spetta per tutto questo disturbo. Per prima cosa, però, è meglio fare un pò di luce.

Ak!

Mentre mi alzo e raggiungo la porta della cella che mi separa dal laboratorio di Luger ripenso con soddisfazione alle ultime parole che mi è toccato digerire:

"Apprezzo la tua disponibilità, ma non ho modo di acconsentire. E' risaputo che i soggetti di genere maschile non rispondono quasi mai bene a questo tipo di esperimenti. Lo stesso dicasi per quelli dotati di Yoki, per i quali il pericolo aumenta a dismisura... Il che ti rende doppiamente inadatto".

Doppiamente inadatto... Vecchio bastardo. Ti atteggi a luminare in questa scienza solo perché hai avuto la fortuna di inciampare nel cranio di una creatura sconfitta da gente ben più coraggiosa e capace di te. Pensi che io non sappia a chi vorresti offrire questa opportunità e che non abbia capito le reali motivazioni che ti spingono a farlo? Giovani donne mutilate o rese invalide dalla guerra che hai provato ad irretire con l'illusione di una cura e che si sentiranno per sempre in debito con te... Sei soltanto un lurido satiro bugiardo: doppiamente bugiardo, anzi. La sola esistenza dell'Angelo Nero è sufficiente a smascherare la prima delle tue menzogne; quanto allo Yoki, i testi che ho letto prima di venire a svernare in questo buco sono di ben altro avviso. Sia come sia, mi auguro che a breve avremo modo di scoprire chi ha ragione. Raggiungo la porta, un'occhiata alla maniglia mi è sufficiente per capire cosa devo fare: contrariamente alle allucinazioni, è una delle mie specialità.

Bes-Ins-Ter-Xot!

Il sangue alla testa mi conferma che sono in riserva, ma la porta si apre. Scommetto che questo non te l'aspettavi, eh sapientone? La stanza è invasa dall'odore di merda e di Risvegliato. Mi guardo intorno deluso: mi aspettavo sigilli, glifi, permanenze protettive... Niente del genere. Meglio così. E' il momento di mettersi a caccia del tesoro.

Gor-Ak-Dir!

Aaah... era un pò che non andavo sotto in questo modo. Orecchie ovattate, vista annebbiata... La testa mi scoppia: la luce adesso comincia persino a darmi noia: quando la spengo temporaneamente, stringendola nel palmo della mano, vengo avvolto da un buio impressionante. In compenso, un numero incredibile di sagome inizia rapidamente a disegnarsi intorno a me. Incredibile, cazzo... A momenti è tutta viva, questa stanza. Credevo che sarebbe stato facile, invece è come cercare un ago in un pagliaio. Nessuna traccia del Risvegliato, del resto so che lo tiene chiuso a chiave nella stanza interna... Meglio così. Passo alcuni istanti a guardarmi intorno, scartando mentalmente le sagome più ovvie, quindi brancolo a tentoni verso quelle che mi sembrano più simili a...

... a cosa, esattamente? Cosa sto cercando? Che forma ha?

E soprattutto, sono davvero certo che sia qualcosa di vivo?

Non è il momento per i dubbi, William: ricorda cosa sei venuto a fare, ricorda per chi lo fai. Pensa alla faccia che farà Annie quando scoprirà che non è più la sola. Pensa a tutto quello che potr....

Aaargh!

...Cazzo! Una fitta lancinante al ginocchio mi trascina bruscamente a terra: la tempia picchia duramente sulla pietra, mentre il ripiano che devo aver urtato mi rovescia addosso gran parte del suo contenuto: boccette, bicchieri e altra roba di vetro. Se soltanto non fossi così ridicolmente nudo... Spero che almeno non sia lo scaffale dei veleni. Attendo con pazienza che il senso di stordimento passi, quindi provo a rialzarmi: niente da fare. Il corpo, in più punti dolorante e trafitto da decine di schegge di legno e vetro, non accenna a muoversi. Chissà se sono paralizzato da qualche sostanza che mi è entrata nel sangue, per la botta che ho preso o per la volontà che mi sta abbandonando sempre di più.

Dannazione: questa stanza mi odia. Comincio a capire perché non ci sono cassaforti, glifi o altre precauzioni: è talmente stracolma di stronzate vive che non riuscirò mai a...

A un tratto scorgo un bagliore strano appena sotto la mia guancia e il cuore mi rimbalza direttamente in gola. Non posso crederci... Mi puntello sulla fronte, quindi sui palmi, sollevando a fatica la testa per osservare la lastra di pietra che credo di aver appena... rotto? Con la tempia. No, non è rotta... si è solo spostata, lasciando intravedere un intenso bagliore di vita sotto di lei. A quanto pare è una sorta di nascondiglio. Sollevarla mi costa qualche unghia, ma...

Non credo ai miei occhi, eppure non ho alcun dubbio: quello che cerco è qui, di fronte a me. Lo spettacolo, attraverso lo sguardo privilegiato di questo incantesimo, è indescrivibile: è come specchiarsi in un gigantesco, infinito cielo stellato.

Ho pensato innumerevoli volte a cosa avrei fatto qualora fossi riuscito ad arrivare fin qui: cosa aspettarmi, cosa sperare... come agire. E' buffo, perché in questo momento nel mio cervello non v'è traccia di quelle elucubrazioni. Non ricordo un solo frammento del mio piano, eppure so perfettamente come deve andare. Giro la lastra di pietra tra le mani: prima in avanti, quindi lateralmente, così da fare in modo che il massiccio angolo inferiore punti dritto al centro dell'ampolla nascosta all'interno di quel buco... quindi mollo la presa, dando l'occasione al destino di compiere il suo corso. L'aura di luce magica nascosta nel palmo della mia mano torna a sprigionarsi quando mollo la presa, per poi estinguersi di scatto non appena il cristallo va in frantumi.

Sento gli schizzi e i frammenti piovermi sul viso, sulla bocca, dentro gli occhi: un istante dopo sono faccia a terra, avvinto da una forza spaventosa che mi schiaccia contro il pavimento. Il mio corpo inizia lentamente a bruciare, come se qualcuno mi stesse iniettando della lava... o forse è ghiaccio? Non riesco a distinguere. Il dolore è pazzesco, indescrivibile, eppure non mi riesce di urlare né di muovermi. Un ultimo pensiero razionale attraversa la mia mente: e se avessi... Cerco invano di trattenerlo, ma neppure questo mi è concesso. Non posso far altro che giacere su questo talamo di pietra, immobile e impotente, mentre ogni singola goccia del mio sangue viene violentata da questa tempesta di fiamme gelate.

Annie, è così che lo hai vissuto anche tu? E' questo il prezzo da pagare per poterti raggiungere? Per poterti capire? Per poter eguagliare la tua condizione? Per poter ambire a un potere di ordine superiore? Se così fosse, vorrei poterti dire che lo sto pagando volentieri, ma in realtà non è così. Maledizione... non pensavo che fosse possibile provare un dolore simile. Forse... forse la verità è che non sono abbastanza forte per diventare anch'io essere superiore... un eletto... un Angelo Nero. Forse sono io il bugiardo... ho mentito a tutti, persino a me stesso... O magari, ora che sento la morte così vicina, scoprirò che non esiste alcun bugiardo, soltanto un oceano scintillante di menzogne che ci attira e ci sospinge verso le più atroci sventure.



... Qualsiasi cosa... Purché abbia fine...

... Voglio morire...

... Aiuto... Qualcuno mi aiuti...

... Vi prego....

William Deed - Immagine
scritto da William Deed , 04:10 | permalink | markup wiki | commenti (10)
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