La partenza
Rigel, 26 Luglio 517
Domani si parte. Ho passato la giornata a preparare l'equipaggiamento e ad allenarmi con il martello, ripassando alcuni colpi con l'aiuto di sir
Orion. Durante la cena,
Lucius Mahen è stato particolarmente silenzioso: confesso che non me l'aspettavo. Erano giorni che
Lucius Mahen si preparava per compiere questo viaggio:aveva passato tutto il pomeriggio a discutere con sir
Marcus Darrel, e nei giorni precedenti si era spesso allontanato dalla caserma: stando a quanto sosteneva il fratello, una notte aveva persino dormito fuori. Speravo mi rivelasse alcuni dettagli della nostra missione, ma a quanto pare non gli è consentito farlo... o forse ha semplicemente preferito tenerli per sé.
Lo scontro
Conosco Lucius da quasi due anni, ma non è uno che parla molto con gli altri: non con me, almeno. Durante l'allenamento ci siamo trovati spesso l'uno contro l'altro, e se non ricordo male conservo ancora in discreto vantaggio su di lui in termini di scontri vinti: eppure sir
Orion lo ha sempre considerato più forte di me. Ricordo distintamente una conversazione avuta con il nostro addestratore quando, al termine di un allenamento di qualche mese fa, mi recai da lui a domandare il perché di questa sua convinzione: "il motivo è forse dovuto al fatto che
Lucas Mahen presta servizio in questa fortezza da più tempo di me?" rammento di avergli chiesto, quel giorno.
"Non è quello", mi rispose sir
Orion alzando le spalle. "è che lui mi sta più simpatico: tu sudi troppo. Se non hai altro da dirmi, chiudi la porta quando esci".
Quando tornai nella mia cella ero furioso: ripensai a quella risposta per tutta la notte. Il mattino seguente, quando mi svegliai, avevo in testa un solo pensiero: far mangiare la polvere a
Lucas Mahen durante l'allenamento mattutino; grande fu la soddisfazione quando, al momento degli scontri, sir
Orion chiamò proprio me e lui.
Il primo scontro durò alcuni minuti, al termine dei quali
Lucas Mahen venne sbattuto al tappeto da una mia spallata, per poi trovarsi il mio martello di legno a pochi centimetri dalla faccia. "Uno a zero", disse sir
Orion: sembrava piuttosto impressionato.
Il secondo scontro durò molto più del precedente per via di una maggiore attitudine difensiva mostrata dal mio avversario, che comunque non servì ad impedirmi di costringerlo per la seconda volta al tappeto afferrando il suo scudo e spingendolo a terra. "E' fatta", pensai asciugandomi il sudore: avevo vinto entrambi gli scontri.
"Davvero impressionante", disse sir
Orion, visibilmente soddisfatto: "due a zero" aggiunse poi, facendo cenno a entrambi di continuare.
Quel gesto lasciò stupiti molti di noi: normalmente il primo ad aggiudicarsi due scontri veniva considerato vincitore. "Che seccatura" pensai, alzando gli occhi per guardare il mio avversario, e fu in quel preciso istante che compresi il reale significato delle parole del nostro addestratore.
"Tu sudi troppo". Era vero: i due lunghi scontri effettuati dopo l'allenamento mattutino avevano messo a dura prova la mia resistenza. Il sudore che grondava dalla mia fronte e la stanchezza che avvertivo alle gambe e alle braccia sarebbero stati di lì in avanti degli avversari temibili come e più di
Lucius Mahen, che non mostrava invece alcun segno di fatica. Da quel momento in avanti sarei stato più lento e più debole del mio avversario: tutto ciò che gli sarebbe servito per battermi senza troppi problemi.
Salutai nuovamente il mio avversario, cercando di pensare a una buona tattica per limitare i danni con lo sguardo posato su sir
Orion, attendendo il suo segnale per mettermi in guardia.
"Sapete che vi dico? Ho cambiato idea", esclamò a quel punto il nostro addestratore. "
Ramon è il vincitore dello scontro.
Lucas, da bravo perdente, laverà le scodelle".
Evito di scrivere ciò che accadde dopo: l'unica cosa realmente importante è che quel giorno feci la conoscenza con il mio più grande difetto, che a tutt'oggi costituisce il principale oggetto di studio dei miei allenamenti quotidiani. E di questo non posso che ringraziare sir
Orion, che riuscì a farmelo capire risparmiandomi persino la figuraccia di fronte alle vesti bianche, che probabilmente avrei meritato per aver messo in dubbio la sua parola. In qualche modo, quella grazia inattesa finì per farmi riflettere su un altro importante difetto: la mancanza di umiltà.
Sono passati mesi da quella vicenda: il
Ramon di allora avrebbe probabilmente chiesto con insistenza maggiori dettagli al confratello con cui avrebbe dovuto di lì a poco affrontare il suo primo viaggio, costringendolo a interrompere il suo pasto e a sbilanciarsi quantomeno sulle motivazioni alle quali era dovuto quel tranquillo e imperscrutabile silenzio: ma il
Ramon di oggi è diverso. Si sforzerà di tenere gli occhi sul suo piatto, senza rivolgere domande sconvenienti a chi è stato nominato capo della spedizione.
Per adesso.
Rigel, 27 Luglio 517
La partenza avviene all'alba, dopo una funzione religiosa officiata da
Padre Martin:
Lucius sembra tranquillo, anche se continua a non dirmi una parola sulla nostra missione. Stando a quel che mi ha detto suo fratello sugli ultimi avvenimenti operati dal gruppo di persone con le quali ci siamo prestati reciproco aiuto durante il mese di maggio, il nostro compito consiste nello scortare qualcuno; probabilmente si tratta di una di quelle persone o di qualche prigioniero a loro collegato. Del resto lo stesso
Mahen|Lucius, insieme a
Bernard, aveva ricevuto in precedenza un incarico similare: evidentemente si tratta di persone piene di nemici, magari gli stessi che hanno ucciso
Valiant e gli altri paladini. Confesso che non mi dispiacerebbe mettere le mani addosso a quelle persone: spero soltanto che
Lucius abbia un buon piano, visto che saremo soltanto in due.
La prima sorpresa della giornata arriva pochi minuti dopo la nostra partenza, in corrispondenza della nostra prima tappa: la stazione di posta di Rigel. E' lì che
Lucius lascia una pergamena sigillata, in cambio della quale riceve un carro coperto sufficiente a contenere quattro, forse cinque persone; quando la tira fuori, noto che ne ha almeno altre due all'interno della sua bisaccia. La cosa si fa interessante.
"Niente male", commento indicando il carro non appena
Lucius congeda il capo: "chi lo pilota quello?"
"Che domanda è?" risponde Lucius, saltando a cassetta. "Ho sempre sognato farlo"; e dicendo questo mi fa cenno di salire, per poi condurre il carro verso la porta sud della città.
"A quanto pare si tratta di trasportare qualcosa" tiro a indovinare pochi istanti prima di uscire dalla città. I miei tentativi di "sbirciare" all'interno non erano andati a buon fine: la zona coperta, chiusa su tutti i lati da una incerata totalmente opaca, non è visibile neppure dalla cassetta.
"Si
tratterà di trasportare qualcosa", precisa Lucius. "ora come ora, il carro è completamente vuoto".
"L'hai preso spazioso, in ogni caso: deve trattarsi di qualcosa di grosso".
Prima di rispondere, Lucius ferma il carro: a quanto pare vuole dirmi qualcosa prima di raggiungere le guardie alla porta. Era ora! Finalmente comincia a parlare!
"Hai detto bene, qualcosa di grosso", ripete Lucius: "non ti nascondo che non appena questo carro verrà riempito potrebbero cominciare i guai".
"Beh, io li adoro, i guai: tu dovresti saperlo meglio degli altri" esclamo, felice di essere messo al corrente di qualcosa.
Lucius annuisce: "la scazzottata di via dei falchi. Mio fratello mi ha raccontato".
"Non ringrazierò mai abbastanza tuo fratello per quella volta" commento scuotendo la testa, ripensando all'accaduto.
Lucas Mahen era l'unico testimone di quello che era successo, e la sua testimonianza fedele degli eventi si rivelò fondamentale: grazie alla sua deposizione, che gli costò l'inimicizia con diverse guardie, la mia punizione venne notevolmente ridotta.
"Ha fatto quello che avresti fatto anche tu. E poi, sai una cosa?", aggiunge spronando i cavalli e avviandosi verso la porta sud, "il modo migliore per dimostrargli la sua riconoscenza è fare esattamente quello che il fratello ti dirà di fare!". Lo guardo per un istante, poi scoppiamo a ridere entrambi. Dopo poche decine di metri scende dal carro per recarsi a parlare con le guardie, che pochi istanti dopo ci fanno cenno di passare.Forse avevo sopravvalutato la sua serietà, ora che ci penso è persino più giovane di me...
...Ora che ci penso, forse non ce l'ha neppure, un piano.
La cascina abbandonata
E' tardo pomeriggio quando arriviamo a quella che sembra essere la nostra meta: si tratta di un casolare immerso nel bosco, in una zona che sembra decisamente tranquilla.
"E' qui che dormiremo?" commento incuriosito, senza peraltro mostrare alcun fastidio: in fondo, ho visto posti ben peggiori.
Lucius scuote il capo: "no, qui è dove prendiamo la prima parte del nostro carico. A proposito, avrò bisogno del tuo aiuto: è piuttosto... pesante".Ed è così che arriviamo alla seconda sorpresa della giornata.
"Una... bara?" chiedo, decisamente sorpreso alla vista di quel metro e mezzo abbondante di legno scuro.
"Come sei lugubre: è semplicemente una cassa rettangolare. Fai attenzione a non scoperchiarla, non è inchiodata".
A giudicare dal peso, la bara è indubbiamente piena. La curiosità di sbirciare dentro è grande ma decido di trattenermi: in fondo sono qui per imparare qualcosa, anche se speravo di non avere a che fare con le casse da morto prima ancora di incominciare il viaggio. Non che sia superstizioso, intendiamoci... E' solo che di solito cerco di non andarmele a cercare.
Nel giro di pochi minuti la "cassa" è sul carro, pronta per essere trasportata. Lucius ha un pò di problemi a convincere il cavallo a ripartire, evidentemente il suo grande sogno di pilotare carri non è supportato da una perizia all'altezza della situazione.
"Dove la portiamo?" chiedo non appena riusciamo finalmente a muoverci: sono proprio curioso di sapere in quale cimitero andremo a scavare.
La risposta di Lucius è immediata: "a Rigel".
"A... a Rigel? Stiamo tornando indietro?"
"Già. Ma non preoccuparti, è solo per stanotte: domani partiamo".
"Mi stai prendendo in giro, vero?" dico, incredulo.
Mi ero sbagliato: dopotutto, forse il piano c'è. Tuttavia, non so come mai, comincio a pensare che si tratti di un piano particolarmente idiota.
Rigel, 28 Luglio 517
Una notte passata a fare i turni a guardia di un carro con una cassa da morto al suo interno non è certo un'impresa di cui andare fieri; ma questo è niente, se si pensa che il carro si trova nella medesima stalla della stazione di posta all'interno della quale è stato fino al giorno prima. E persino questo è niente se ripenso a quello che è avvenuto poco dopo lo scoccare della mezzanotte: qualcosa è senza dubbio andato storto, e anche se Lucius mi aveva preannunciato guai non mi aspettavo che li avremmo incontrati così presto. Beh, se non altro adesso ho la certezza che dentro quella bara non c'è un cadavere: a quest'ora il mio naso ne avrebbe di certo avvertito la puzza. Avvilito per l'impossibilità di poter valutare l'entità del danno, ripenso con un sospiro a quanto era successo soltanto poche ore prima.
Poche ore prima
"Come sarebbe, dovete perquisire il carro? Ho avvisato la guardia che era qui questa mattina, e mi ha detto che non avermmo avuto problemi a rientrare a quest'ora di notte senza temere alcuna perquisizione". Lucius sembrava visibilmente spazientito.
"Sono spiacente", continuava la guardia, inflessibile. "Il nostro compito è quello di controllare tutti i carri che entrano nella città di Rigel".
La conversazione era durata per alcuni minuti, al termine dei quali Lucius si era trovato costretto a ricorrere alla seconda delle tre pergamene contenute nella bisaccia. La guardia non sapeva leggere, ma per fortuna il suo compagno aveva modo di sopperire a tale mancanza: "qui c'è scritto che siete in missione per conto del capitano
Marcus, e che il vostro carico è sotto la giurisdizione della chiesa. D'accordo allora, non controllerò il vostro carico... Ma controllerò il vostro carro, se non vi dispiace".
A nulla valsero le proteste di Lucius. Ah, se solo me l'avesse detto prima di varcare la porta! La possibilità che un carro coperto con insegne diverse da quelle del Conte possa passare per le porte di
Rigel senza essere controllato - e tassato di conseguenza - sono prossime allo zero. Qualche speranza potevamo averla con una carrozza appartenente alla Chiesa, ma non certo con un carro preso alla stazione. "Sarebbero 3 Corone di Bronzo per quella cassa da morto, piena o vuota che sia", sentenziò la guardia dopo aver dato un'occhiata, "ma visto che siete in missione per conto di sir
Marcus, non vi farò pagare". Ma ormai la frittata era fatta, e qualcosa mi diceva che quell'inaspettata generosità non era sufficiente a rimettere il conto in pari.
I due carri
La prima sorpresa della seconda giornata arriva poco dopo l'alba quando, dopo esserci preparati, Lucius spunta nuovamente dalla stalla della stazione di posta con il carro coperto.
"Un momento", esclamo tra me e me: quello
non è lo stesso carro. Personalmente credo di avere un buon occhio per queste cose, ma non sono neanche sicuro di averlo utilizzato per rendermi conto della forse troppo evidente differenza. Non dico nulla e salgo a cassetta, aspettando il momento giusto per far notare la cosa.
"Lo so, speravo potessero essere più somiglianti" mi anticipa Lucius, non appena siamo lontani da orecchie indiscrete, "ma non preoccuparti: se pure dovessero capire che il carro non è lo stesso non farebbe alcuna differenza".
"Capisco" risposi, cominciando a capire. "E scommetto che anche in questo carro c'è una cassa simile a quella che abbiamo preso ieri..."
"O magari", continuò Lucius, "c'è proprio la cassa che abbiamo preso ieri..."
Questa volta usciamo dalla porta ovest: a quanto pare la nostra reale destinazione segue il verso del fiume
Dymiras. Ancora una volta le guardie si limitano a osservare i simboli sulle nostre vesti: "l'unica cosa che non si paga è andarsene", amava dire mio padre: sante parole.
Lasciate le guardie alle spalle riprendo a parlare: "devo supporre che qualcuno abbia, diciamo cosi',
eluso la tua sorveglianza e scambiato le casse?"
Lucius alzò le spalle. "Nel giro di pochi minuti raggiungeremo il carro che abbiamo utilizzato ieri: è un carro in tutto e per tutto simile al nostro: nessuno può sapere dove si trovi la cassa vera, e anche se fosse nessuno conosce il suo contenuto: tu ne sei la prova, in fondo. Da quel momento in poi basterà procedere a qualche decina di metri di distanza per costringere chiunque voglia attaccarci a una scelta rischiosa...".
"O ad attaccare due carri contemporaneamente", concludo. Più ci penso e più il piano mi sembra sensato. Estremamente semplice, ma sensato: Lucius si aspetta "problemi" da parte di gente in grado di cogliere di sorpresa un carro guidato da due Paladini, l'idea più ovvia è quella di fare in modo che ve ne siano due e che i nostri nemici non sappiano dove si trova l'oggetto del loro desiderio. Questa particolare precauzione mi fa pensare che si tratti di qualcosa che possa essere sottratto o distrutto in modo relativamente facile, ad esempio con un'imboscata o con un agguato: stando così le cose, la scelta della cassa fa naturalmente pensare che si tratti di una persona.
"Quello che stiamo trasportando.... è
vivo?" chiedo a un certo punto.
Lo sguardo di Lucius non sembra sorpreso: "Il contenuto non cambia di una virgola la nostra missione".
"Me ne rendo conto", rispondo con una punta di nervosismo, "ma mi piacerebbe davvero saperlo: ad esempio, potrei trovarmi nella condizione di dover prendere delle frecce per non farle finire su quella cassa e lo farei più volentieri sapendo che stiamo trasportando la cassa piena e non quella vuota... Non mi va di giocare a
asso vince, donna perde se la donna che perde esiste davvero... come ad esempio quella con i capelli scuri che è venuta ospite in fortezza negli ultimi tempi". Subito dopo la mia frase guardo Lucius negli occhi: a prescindere dall'ardita metafora, ormai le carte erano in tavola.
La sua risposta non si fa attendere. "E' una storia che conoscevi fin dall'inizio, a quanto pare".
In parte aveva ragione: il sospetto era nato qualche giorno prima, quando Lucas era venuto da me a lamentarsi per il comportamento di quella che chiamava "la matta": "è del tutto inammissibile che faccia come le pare, che prenda in giro noi e il lavoro che facciamo. E come se non bastasse, le hanno dato la stanza di Valerie...". Povero Lucas: oltre al danno, anche la beffa: forse sir
Marcus non era al corrente della cotta che il mio amico s'era preso per la paladina, ma il "segreto" era di fatto noto alla maggior parte degli ospiti della fortezza. Il dolore che noi tutti abbiamo provato è senz'altro stato ancora più intenso nel suo caso, e l'arrivo della "pazza" a profanarne la cella ha senz'altro avuto l'effetto di aggiungere altra paglia al fuoco. "A quanto ho capito ha fatto qualcosa di importante che ha messo in pericolo la sua vita. Vedrai che sarà lei la prossima che andrà scortata fuori dalla città". In effetti, le ipotesi di Lucas avevano senso: era già successo due volte, prima con quel soldato dall'accento strano e poi con tutti i suoi amici.
Ma il sospetto era diventato certezza soltanto il giorno prima, quando avevo visto Lucius tanto preoccupato al pensiero che le guardie potessero apire quella cassa: in fondo, che problema c'era? Si trattava di guardie, non certo di criminali. L'unica spiegazione plausibile è supporre che quella cassa contenesse qualcosa di veramente inspiegabile: e di certo non riesco a pensare a nulla di più inspiegabile di una bara contenente una persona viva.
Quando rispondo affermativamente alla sua domanda Lucius mi guarda, e stavolta leggo nei suoi occhi qualcosa di molto simile a un'espressione di rimprovero: "in qualsiasi istante puoi saltare giù ed entrare nel retro del carro, aprire quella cassa e guardarci dentro: io non te lo impedirò; e se ci troverai una ragazza dai capelli scuri, e vorrai parlarci e magari chiederle il suo nome, io non te lo impedirò. Ma quando poi tornerai qui e ti rimetterai seduto e mi chiederai nuovamente se in quella cassa c'è quello che hai appena visto, io non ti risponderò, così come non intendo risponderti ora".La sua risposta ha l'effetto di farmi vergonare della mia domanda. Ha ragione da vendere, non sarà continuando a fare domande stupide che imparerò qualcosa da questo viaggio: devo pensare meno a fare le pulci al suo piano, e più a guadagnare la sua fiducia o il suo rispetto: dopotutto, sono qui per assisterlo nella
sua missione.
Il carro su cui ci trovavamo soltanto un giorno fa spunta improvvisamente davanti a noi: "adesso si che siamo in ballo", penso. D'un tratto mi sento orgoglioso di trovarmi lì e di compiere questa missione a fianco di Lucius: e qualcosa mi dice che, a prescindere da quello che succederà, sapremo tener fede ai simboli che portiamo e faremo in modo di non demeritare.
Campagne di Lorain, 29 Luglio 517
"E' una cazzata cosi' grande che potrebbe persino funzionare". Così aveva detto sir Orion quando il
capitano Marcus gli aveva illustrato l'idea di Lucius, o almeno è ciò che il mio compagno di viaggio mi dice mentre consumiamo il pasto, prima di pregare e di metterci a dormire. A circa cinquanta metri da noi, seminascosta da un gruppo di arbusti e alberi a basso fusto in tutto e per tutto simile a quello in cui ci trovavamo anche noi, posso scorgere la luce soffusa di un altro fuoco da campo.
"Chi sono?" avevo chiesto soltanto qualche minuto prima. Dopo una giornata passata a mangiare la loro polvere avevo visto che erano in due come noi, e che si davano il cambio alla guida del carro ogni due o tre ore: una cosa era certa, dalle spalle non davano l'idea di essere qualcosa di diverso da uomini d'arme.
"Non indossano alcuna uniforme", aveva precisato Lucius misurando le parole, "ma sono soldati". La risposta si rivelò inaspettata: avrei giurato che si trattasse di guardie.
"Assoldati dal
capitano Marcus per aiutarci? Stento a credere alle mie orecchie!", esclamai: di certo doveva trattarsi di gente fidata, se erano stati chiamati a far parte di una missione per conto della chiesa... Eppure l'idea che fosse il denaro la fede che spingeva quelli che nel peggiore dei casi sarebbero stati i nostri due angeli custodi mi aveva quasi fatto andare di traverso il pollo che avevo faticosamente cucinato.
"Ho detto soldati, non mercenari: la loro fedeltà non è in discussione".
Con quelle parole, Lucius aveva messo la parola fine a quella conversazione. Faccio per rimettere a posto le scodelle, quando i miei occhi si soffermano su quella cassa:
è lì dentro da ore, penso. Non un lamento, non una richiesta in un'intera giornata di viaggio. Probabilmente aspetta che i miei occhi si chiudano, per poi uscire a fare i suoi bisogni. Mangiare, bere...
bere; Lucius ha fatto tre o quattro pause oggi, chiedendomi di restare seduto: è probabile che si sia assicurato che non fosse morta di sete, e gli avrà dato dell'acqua. In ogni caso non dev'essere un viaggio comodo, no di certo.
"Cosa fai?" mi chiede Lucius, osservandomi mentre preparo un piatto con il pollo avanzato e lo depongo sul carro a pochi centimetri dalla cassa.
"Beh, non so in quale delle due bare si trova, ma magari è fortunata e sta nel posto giusto per mangiare un pollo nient'affatto male", esclamo.
"Ben detto! Era davvero buono". Ridiamo entrambi.
Lucius insiste per fare il primo turno di guardia: non so perché, ma me l'aspettavo. Il sonno mi avvolge rapidamente, lasciandomi avvolgere dall'abbraccio della Dea fino al mattino successivo.
... E invece no.
L'agguato
Campagne di Lorain, 30 Luglio 517 ore 3:30
Ci sono volte in cui ho il sonno pesante e svegliarmi è davvero difficile: alla
fortezza dell'Ultimo Sole abbiamo tutti una cella privata, ma la mia dà proprio sul cortile degli allenamenti: mi è capitato spesso, dopo una guardia notturna, che le altre vesti bianche incominciassero l'allenamento mentre mi trovavo ancora a letto; quando questo accadeva, non di rado i miei occhi restavano chiusi e le mie orecchie sorde, sprofondato com'ero in quell'angolo di paradiso datomi dal mio guanciale.
Ma non è così quando sono in missione: non adesso. Sento distintamente il segnale d'allarme di Lucius, e con un singolo movimento faccio per liberarmi della mia coperta per raggiungere l'elsa del martello: non appena la cingo con la destra inarco la schiena per sollevarmi, mentre i miei occhi cominciano ad abituarsi alla luce della luna e scrutano intorno alla ricerca del nemico. Riesco a scorgere distintamente la sagoma di Lucius che, arma e scudo alla mano, si accinge ad affrontare due avversari:
tieni duro, urlo dentro di me, mentre provo una seconda volta a dar corpo alla manovra che avrebbe già dovuto portarmi in posizione eretta...
... E' in quel preciso istante che mi accorgo di non potermi muovere. Una membrana biancastra, la cui consistenza ricorda il miele d'acacia con cui mio padre adorava farcire le ciambelle, mi inchioda al terreno con una forza innaturale:
che diavolo è? Trattengo un'imprecazione, mentre provo febbrilmente a liberarmi. Con la coda dell'occhio vedo che gli avversari di Lucius non mostrano particolare interesse in me: a quanto pare, i bastardi intendono concentrarsi sull'unico in grado di combattere.
Mentre il mio compagno si accinge a fare i conti con l'impari situazione, i miei sforzi per liberarmi della misteriosa sostanza che mi avvolge vengono distratti da un bagliore in lontananza: quando mi giro, non posso che constatare che il bagliore soffuso del vicino accampamento è diventato un qualcosa di molto simile a un incendio. Non è tutto, posso sentire distintamente le grida e i rumori di una seconda battaglia che si sta certamente consumando al di là di quegli alberi.
Maledetti assassini!, urlo cercando in tutti i modi di attirare l'attenzione su di me, mentre strattono violentemente i vincoli che si ostinano ad opprimermi, relegandomi al ruolo di impotente spettatore.
"Gettate le armi, nel nome..." Lucius non riesce neppure a terminare la sua frase: i suoi avversari gli sono addosso e lo costringono a chiudersi in difesa, rinunciando al contrattacco e arretrando nella mia direzione. I due aggressori hanno una buona tecnica, ma soprattutto sono abituati a combattere insieme. Il più svelto dei due riesce a scivolare sul fianco del mio compagno non protetto dallo scudo.
Dannazione!, grido, mentre tento ancora una volta di divincolarmi. E finalmente, quando ormai cominciavo a perdere le speranze, il terreno intorno a me comincia a cedere.
Lucius viene raggiunto da una delle due lame, che penetra sul fianco della sua armatura: sento il suo grido di dolore, soffocato da un secondo fendente che riesce a deflettere con lo scudo.
Tieni duro, maledizione!, esclamo mentre riesco ad alzarmi, strappandomi di dosso altri filamenti: i miei movimenti sono ancora molto rallentati, ma la relativa vicinanza di uno dei due avversari di Lucius potrebbe consentirmi di essere una minaccia. Coraggio, Lucius... Ancora qualche metro.
D'un tratto, una voce alle mie spalle mi fa trasalire.
Fer-Vas-Xot.
Dovete sapere che di magia non ne so molto: l'unica cosa che ho capito bene è che se ci sono tre o quattro sillabe che non significano niente bisogna stringere i denti e prepararsi a qualsiasi diavoleria. Beh, non conosco nè il Delos nè la lingua dei Nani, ma sono pronto a scommettere che il bastardo che si trova dietro di me non è un Igùmeno con la barba a riccioli nè tantomeno un ammasso di muscoli alto un metro e mezzo. Mi giro di scatto e per un istante mi sembra di vedere una fiammata scaturire da una delle sue mani, che però sparisce subito dopo.
"Allontanati dal carro!", mi urla a quel punto Lucius mentre continua ad arretrare; bella forza, come se potessi decidere io: le gambe sono ancora impastate di melassa. Guardo comunque il carro, che sembra non aver subito alcun effetto. Purtroppo non si può dire lo stesso per il mio compagno: un secondo fendente lo raggiunge sulla spalla, passando poco sopra lo scudo: a occhio, l'armatura ne raccoglie non più della metà.
Lucius cade a terra, mentre io con un ultimo sforzo mi libero della sostanza che mi imprigiona: lo stregone si allontana di qualche metro continuando a osservare il carro, come in attesa. Decido che, anziché scoprire a mie spese chi è il più veloce, è meglio impedire a Lucius di farsi fare a pezzi dai suoi due aggressori.
Fatevi sotto, vigliacchi! Urlo agitando il mio martello. Caricare in inferiorità numerica non è certo la mossa migliore che mi ha insegnato sir
Orion, ma non c'è tempo per pensare a una tattica migliore; le mie gambe si scatenano, recuperando il tempo perduto. E' il mio giorno fortunato: il mio martello passa la guardia del mio bersaglio, colpendo duramente il suo petto. A quanto pare indossa un'armatura di cuoio:
non basta, penso con un sorriso mentre lo sento urlare di dolore. La sua goffa risposta non mi impensierisce: come suo solito, Lucius li ha stancati per bene.
Il compare non si fa attendere: una fredda lama mi carezza la gamba, rammentandomi che non ho l'armatura addosso. Che strano: non sento alcun dolore, e questo non mi consente di comprendere subito l'entità della ferita.
Tanto meglio. Vibro un altro fendente che viene parato, poi mi tocca schivarne altri due. Ecco, ora la sento la ferita. Si mette male.
Improvvisamente una vampata di calore ci investe: il carro che si trova a pochi metri da noi si ricopre di fiamme, per poi incendiarsi come se fosse cosparso di olio. Come diavolo è possibile? Poi ricordo l'avvertimento di Lucius: il mio compagno sa il fatto suo... Peccato che questo non aiuterà in alcun modo la povera brunetta. La bocca mi si distorce in una smorfia amara, mentre prego gli Dei che non sia quella la bara:
asso vince, donna perde. Entrambi i carri stanno bruciando: a quanto pare i nostri avversari volevano vincere al punto di fregarsene delle regole del gioco.
Riprendo a mettere in scena il mio balletto, allo scopo di vendere cara la pelle finché la forza della disperazione mi consentirà di rimaniere in piedi: la ferita alla gamba mi impaccia, costringendomi a un atteggiamento difensivo:
sono forti quanto me, solo che loro sono in due. E' un pensiero fisso, tenendo presente il quale evito di incassare una seconda ferita che mi sarebbe fatale.
Fer-Es-Jek, sento dietro di me, e questa volta so che non può essere rivolto al carro; mi butto in terra, nella speranza che la notte possa in qualche modo impedire allo stregone di colpire il suo bersaglio. Quasi sbatto addosso a Lucius, che si sta lentamente rialzando. Istintivamente alzo lo scudo, con l'intento di proteggere entrambi dagli imminenti attacchi dei nostri due assalitori, dai prossimi incantesimi che quel bastardo di un mago ci vomiterà addosso, dal fuoco... da tutto quanto.
"E' finita", dice Lucius, respirando lentamente.
"Lo so" gli rispondo, ansimando a mia volta: "Ci abbiamo provato".
Merda, direbbe a questo punto sir
Orion. In questo io e lui siamo uguali, entrambi pensiamo che una parolaccia ogni tanto ci possa stare in bocca a un paladino. Cosi', per rafforzare un concetto importante. In fondo stiamo per morire, e non credo di peccare di superbia se penso che in fondo sia importante a sufficienza.
"E' finita: guarda, Ramon!". Devo essere impazzito: la voce del mio compagno mi sembra stranamente calma, il suo tono sembra persino sollevato. Forse è lui ad essere impazzito... I miei pensieri vengono improvvisamente interrotti da un improvviso rumore di armi e grida di quelle che sembrano molte persone.
Abbasso lo scudo, visto che nessun colpo sembra voler giungere dalle nostre parti. Lo spettacolo che si presenta di fronte ai miei occhi mi lascia incredulo: una dozzina di ombre danzano intorno al fuoco del carro, mimando le gesta belliche dei loro proprietari. Quello che mi sembra lo stregone, spada alla mano, guida quattro dei suoi all'attacco contro altrettanti avversari. Pochi istanti dopo sono costretto a constatare di aver contato male: i suoi uomini sono soltanto due; ma con mio grande stupore entrambi svaniscono in un battito di ciglia, e un istante dopo è lui stesso a crollare a terra, raggiunto da un colpo di arma lunga. Anche i due uomini che pochi istanti prima avevo imparato a temere sono intenti a combattere, questa volta senza il vantaggio della superiorità numerica; i loro avversari vengono ben presto raggiunti da due dei quattro armigeri precedentemente impegnati contro lo stregone: basta uno scambio di colpi e sono anch'essi a terra, costretti a rotolarsi nel loro stesso sangue.
"Come state?" A giudicare dalla sua voce, il soldato che ci apostrofa dev'essere piuttosto anziano: due lunghi baffi spuntano da sotto il suo elmo, probabilmente bianchi o brizzolati. La sua faccia, in quel momento mi sembra quasi familiare; il suo tono è concitato, ma non tradisce alcuna paura.
"Siamo vivi", risponde Lucius, accettando di buon grado il braccio che l'uomo gli porge e alzandosi faticosamente in piedi. "Vi ringrazio,
tenente Marshall". E' in quel momento che lo riconosco:
Austin Marshall, Cavaliere di Rigel e ufficiale dell'esercito della Contea.
"A quanto pare, ha funzionato". Il tenente, raggiunto ben presto da due dei suoi uomini, aiuta anche me. "Avete corso un bel rischio, voi due... Tuttavia, le vostre intuizioni erano giuste".
"Quanti... quanti erano, da voi?" chiede Lucius.
"Tre: ci sono piombati addosso, pensando di prenderci di sorpresa. Siamo usciti fuori non appena si sono avvicinati al punto da non poter più scappare".
Quel dialogo continuò per alcuni istanti: Lucius chiese altre informazioni, che il tenente ebbe cura di riferire con dovizia di particolari.
A quanto pare, era tutto organizzato: quel carro non conteneva affatto una bara, bensì il
tenente Marshall e tre dei suoi uomini: altri due si trovavano alla guida del carro, vestiti con abiti comuni. Altro che mercenari, erano soldati scelti dell'esercito della Contea. Ma allora, se la brunetta non era da loro...
Guardai il nostro carro, ancora in fiamme. "Lucius..." cominciai a dire, parlando a bassa voce, "quella cassa..."
"Era piena di pietre", disse Lucius. "Pesanti al punto giusto, ma semplici pietre".
Sbottai a ridere, con un grande sospiro di sollievo. "Sei un bugiardo!" gli dissi.
"Ti sbagli: hai fatto tutto tu. Vedi cosa succede a fare troppe domande?"
"Potevi dirmelo, che era tutta una messa in scena! Immagino le risate che ti sarai fatto quando le ho lasciato il pollo..." Più ci ripensavo, più mi sentivo uno stupido: ora che lo sapevo, sembrava tutto tremendamente evidente.
E' una cazzata così grande che potrebbe persino funzionare: parole sante, quelle di sir
Orion.
Passammo i minuti successivi a farci medicare da uno dei soldati del tenente, mentre i prigionieri venivano scortati via: a conti fatti, ci erano saltati addosso in sei. In tre hanno perso la vita, mentre uno, lo stregone, è ferito piuttosto gravemente: gli altri due se la caveranno senza grossi problemi.
Lorain, 30 Luglio 517
Il sole è alto quando raggiungiamo la città di
Lorain: la guardia civica del posto si mette al nostro servizio non appena l'ufficiale al comando riconosce il
tenente Marshall, mettendoci a disposizione due stanze complete della piccolissima caserma cittadina e altrettante di una locanda poco distante.
"Ci sono ancora due cose che non capisco", chiedo a Lucius non appena i soldati ci lasciano da soli. "La prima: dove si trova la brunetta?"
"Non posso dirtelo", risponde Lucius alzando le spalle, "ma questa volta è perché non lo so neppure io. So soltanto che si trova al sicuro, scortata da una persona in grado di difenderla: a costui è stato affidato il compito di portarla a
Chalard, noi dovevamo soltanto depistare quelli che la volevano morta".
Annuisco. "La seconda cosa che voglio sapere", continuo poi, guardandolo negli occhi, "è come diavolo hai fatto a convincere un cavaliere di Rigel a prendere parte a una missione di
depistaggio... Con i suoi uomini, per giunta! Scommetto che sir
Marcus ha dovuto chiedere un bel pò di favori, per questo..."
"Tutt'altro", mi interrompe Lucius. "A dire il vero, è stata una mia idea. Non appena ho saputo il nostro incarico, giorni fa, mi sono permesso di fare alcune domande a sir
Marcus riguardo a questa vicenda: lui mi ha messo al corrente dell'esistenza di alcune guardie corrotte al soldo di un uomo
intoccabile. Ci siamo messi a discutere su questa faccenda, e entrambi abbiamo pensato che a qualche uomo del Conte forse avrebbe fatto piacere poterlo
toccare...".
"Davvero incredibile. E avete organizzato tutto in così poco tempo?"
Lucius annuisce. "Abbiamo parlato a lungo con il tenente e con i suoi uomini, pianificando la cosa nei minimi dettagli. Non dovevamo soltanto tirarci dietro gli aggressori, ma anche assicurarci che ci attaccassero convinti che la "brunetta", come la chiami tu, fosse con noi... E al tempo stesso farla uscire da Rigel, lei e chi avrebbe viaggiato con lei".
"Non capisco", lo interrompo, scuotendo la testa: "e quando sarebbero usciti?"
"Quando siamo usciti con il carro la prima volta: ricordi quando ti dissi che il carro, in quel momento, era vuoto? Un minuto dopo, prima di raggiungere la porta, mi sono fermato per circa un minuto. Sono saliti proprio in quel momento: temevo che te ne potessi accorgere, quindi ho cercato di distrarti rivelandoti qualcosa".
Lo guardo ridacchiare per qualche istante, incapace di rispondere. "Non ci posso credere... Che razza di..."
"Non devi pensare male: non sapendolo sei stato più naturale con le guardie, nella stazione, mentre trasportavamo la cassa... Inoltre, qualche giorno prima di partire sir
Marcus mi ha dato la possibilità di parlare con una persona molto esperta, che mi ha spiegato molte cose su quello che sarebbe potuto essere il nostro avversario: la prima cosa che mi ha detto è stata di non comunicare niente a nessuno, per nessun motivo. Per questo ho preferito fare in modo di essere l'unico a sapere realmente come stavano le cose".
Annuisco. "Beh, sai che ti dico? In fondo hai ragione: e mi spiace davvero di aver dubitato di te". Lo osservo mentre scuote la testa, senza rispondere: non mi ero sbagliato, è davvero un tipo in gamba.
"Posso chiederti soltanto un'ultima cosa?"
"Vai".
"Come mai... insomma si, perché ti sei buttato in un'azione simile? Cosa ti ha spinto a pensare a questa cosa?"
A quel punto Lucius si alza in piedi, appoggiandosi alla parete per ridurre il peso sulla ferita, fino a recarsi nei pressi di un sacco contenente l'equipaggiamento trovato addosso ai prigionieri. "Per questa" mi dice, raccogliendo un piccolo oggetto al suo interno. "Erano mesi che volevo catturarne una anch'io".
Lo guardo incredulo, senza riuscire a capacitarmi di quello che vedo: "tutto questo casino per un
dieci di picche?"
Epilogo
Scialà, sera del 3 Agosto 517
Locande aperte fino a tarda notte, stoffe di ogni colore tanto belle quanto inutili, così tante strade diverse nello andare dallo stesso posto; e poi ancora la
cantina di Clèlie,
Mara,
Estelle; e soprattutto tu,
Caleb: mi mancherà quella città, ma tu meglio di chiunque sai che ho promesso di non piangere più, e intendo mantenere la promessa finché posso. A quanto pare tra circa un'ora arriveremo a
Chalard... O
Scialà, come avevo preso a chiamarla in presenza di
Guelfo. Una volta lì farò del mio meglio per trovarmi un lavoro, nella speranza che a qualcuno serva una cameriera: non appena lo avrò trovato potrò recarmi ai
Padri di Noyes, dove lui mi ha detto, nella speranza che il rettore acconsenta ad accogliere
Jacob: gli dirò che ho intenzione di lavorare sodo e che farò del mio meglio per pagare la retta.
Padri di Noyes... A quanto ho capito è un monastero: è strano pensare di essere diretta li', dopo tanti giorni passati all'interno di una
fortezza dei Paladini. Non mi sono comportata bene con loro. Per distrarmi dalle mie paure non ho trovato di meglio che prendermi gioco della loro serietà, della loro dedizione... Ho sbagliato. E pensare che mi hanno aiutata dall'inizio alla fine, se non fosse per
Marc... sir
Marcus e
Lucius non sarei neppure qui. A proposito, spero davvero che sia andato tutto bene. Se doveva succedere qualcosa è senz'altro successo...
E' curioso che, come prova della sua fiducia,
Lucius mi abbia consegnato una lettera sigillata. Proprio a me, che per giorni e giorni ho preso in giro suo fratello mostrando ben poco rispetto per l'ufficio di entrambi: evidentemente è riuscito a capire che non era quello che pensavo realmente, chi lo sa... In ogni caso ho il compito di portarla a
Scialà, proprio ai
Padri di Noyes, e di lasciarla lì: non ho idea di cosa contenga, forse riguarda proprio me e
Jacob, o forse è un semplice foglio in bianco che non significa nulla... Chi lo sa. Fatto sta che non ho alcuna intenzione di aprirla, né intendo leggere a chi è diretta. Mi ha chiesto di fidarsi di lui e non mentiva, il viaggio è stato fin troppo tranquillo... A parte quel buffissimo inizio in cui io,
Jacob e
Oliver Twist siamo dovuti salire su quel carro, per poi scendere poco dopo.
A proposito, mi chiedo cosa farà
Oliver Twist una volta che ci avrà portati sani e salvi a
[[[Chalard|Scialà]]: Scialà: qualche volta ho provato a parlarci per ringraziarlo, ma mi ha subito interrotta: "credimi, è davvero molto, molto, molto meglio se non ci parliamo". Chi lo capisce è brava... Tra l'altro, dubito che quello sia il suo vero nome, non più di quanto
Guelfo si chiami Francois.
Mi chiedo se ci rivedremo ancora, io e
Guelfo da Flavigny. Nella mia vita non ho fatto che collezionare debiti, ma con lui ho superato ogni traguardo: lui invece ha rischiato grosso, a momenti si faceva ammazzare... No, aspetta, cosa sto dicendo? Farei meglio a non montarmi la testa, lui e i suoi compagni non lo hanno certo fatto per me: non sono così importante, in fondo. Eppure è una bugia che mi piace, mi aiuta a tirarmi su di morale, e penso che ne avrò bisogno in questa città nuova.
Spero soltanto che ci siano tante locande.