Infanzia e adolescenza
Ela nasce in un paesino alle porte di
Dyrràchion. Suo padre è Stefanos, il medico e erborista del villaggio, persona stimata ed apprezzata per la sua bravura e per il suo buon cuore. L'infanzia di Ela è segnata dalla morte della madre a seguito di una grande epidemia che fece molte vittime nella città di Dyrràchion.
Fin da piccola Ela si rivela una ragazza molto sensibile e risulta profondamente scossa dalla scomparsa della figura materna.
Per quanti furono gli sforzi del padre Ela non riuscì mai a pronunziare parola. Nonostante la sua incapacità a parlare Ela era molto intelligente e imparò presto una comunicazione fatta di profondi sguardi e di teneri gesti di affetto.
Passò la sua adolescenza con il padre in una vita umile e di continuo servizio verso il prossimo.
Stefanos ritenne importante la figlia imparasse a comunicare tramite la scrittura e utilizzò i suoi risparmi per mandarla da un precettore che la istruisse. Così la giovane Ela imparò a scrivere il
Delos da un anziano viaggiatore del
Granducato che dopo mille peregrinazioni si era stabilito in quel paese che aveva scelto come sua ultima dimora. Il vecchio volle insegnare alla ragazza anche il Greyhaven, un po' perché riteneva che le sarebbe servito e un po' per nostalgia delle sue origini.
Stefanos era un uomo religioso e con la sua figliola frequentava quotidianamente il piccolo tempo di
Kayah del paese mantenendo una condotta il più possibile ligia alle regole, senza mai eccedere, ma rimanendo sempre nell'umiltà della persona comune. La figlia lo seguì sempre con particolare ardore e dedizione.
Dopo la morte del suo anziano precettore Stefanos impiegò i suoi guadagni per dare la possibilità a Ela di consultare testi di botanica, alchimia e medicina. La ragazza, sebbene nel silenzio e nella pacatezza, dimostrò grande interesse per queste materie e ben presto poté aiutare il padre nel suo lavoro rimanendo sempre al suo fianco e mai cercando di prendere il suo posto.
Nel villaggio era benvoluta da tutti e lei ricambiava questa benevolenza con il suo sorriso e la sua sommessa gentilezza.
Nessun avvenimento di rilievo turbò la serena vita della giovane, che sembrava sempre felice, nonostante una piccola ombra fosse sempre sul suo volto, come il ricordo di un tragico avvenimento del passato e la certezza di un arduo compito nel suo futuro.
Un giorno, quando Ela ha ormai 22 anni, l'anziano padre si ammala. Dopo aver tentato varie cure e dopo essersi consultati con predicatore di Kayah della città Ela e Stefanos decidono di partire per un santo monastero di
Reyks nel nord del paese per chiedere la Dio la grazia della guarigione.
Ma ciò che gli Dei vogliono dagli uomini è ad essi oscuro. Così a pochi giorni di viaggio da Dyrràchion Stefanos muore lasciando la figlia apparentemente sola ...
Da quel giorno iniziano gli eventi che non sono di questo testo e che rivelano come non un uomo, ma un Dio prese il posto di Stefanos al fianco della giovane muta.
Tra i Monosteri
Dopo il primo contatto con il gruppo di Vintember e aver partecipato con loro alla
battaglia tra il Duca di Dyrrachion e le truppe imperiali, Ela rimane presso il
Monastero della Salute di
Reyks. Qui trascorre tutta la fine del 508 P.F. sotto le vigili cure del grande Igùmeno
Leone di Lernos, ove approfondisce la sua vocazione di Guaritrice dell'Alba, impara nuovi metodi terapeutici, legge testi sacri, perfeziona la sua scrittura e soprattutto viene ordinata Predicatrice di Reyks. Come unico segno di riconoscimento del suo rango e della sua missione le viene donata una fascia bianca da tenere legata sul capo a mezzo della fronte con raffigurato il Simbolo del dio.
Il 2 gennaio del 509 P.F. viene convocata dal Santo Igùmeno. Nella piccola cella di quest'ultimo le viene comunicata la decisione, presa dai suoi superiori già molto tempo prima, di farle continuare la sua predicazione e il suo servizio nelle terre tormentate dell'Est: è comandata al
Monastero dei Guerrieri Immortali ai confini dell'Impero, presso il
Passo di Myst. Immediatamente il pensiero della giovane Sacerdotessa corre a
Kos-Tun e il cuore comincia a battere di un certo turbamento. Tuttavia la piccola Ela ha imparato che nella Chiesa la Fede richiede Obbedienza e si accinge a partire.
Fa freddo e le cime delle montagne appaiono ricoperte di neve. Nel suo piccolo carro ci sono i suoi effetti personali, i suoi attrezzi medici, un piccolo libro di preghiere di Reyks molto ben confezionato e scritto in grafia chiara e leggibile, donatole dall'Igumeno, viveri e poco altro. Il carro è guidato da un brav'uomo di montagna, che in gioventù faceva il corriere postale, tale Dolmas, e accompagnato da un silenzioso Paladino di
Kayah a cavallo, Fra' Theòdoros. Sul carro sventola il vessillo della Chiesa di Reyks.
Il viaggio è lento, le soste e le allungatorie sono molte. L'ultimissimo tratto è particolarmente scioccante. Il piccolo carro viene scortato per piccole strade inaccessibili, da poco tracciate o malridotte, da guarnigioni di akrìtai (soldati limitanei). Spesso appaiono rovine di villaggi e talvolta persino di città, Strani luoghi di culto per lo più diruti con Simboli di Pyros posticci. Agli sguardi interrogativi di Ela Fra' Theòdoros risponde con una sola parola: "Abbùl". Dolmas aggiunge che è stato per ordine dell'Igumeno Leone che hanno fatto il giro più largo, penetrando fin nel Tema di
Nikéa, affinché Ela vedesse bene parte delll'oggetto della sua prossima missione.
Poi solo montagne, impervi sentieri e nevi. L'Ipologarco degli akrìtai che dà un cenno di saluto ad una guarnigione di Nani armati fino ai denti, il cambio della guardia tra gli uni e gli altri e le vie ripide e scoscese, il Paladino con il cavallo tenuto per la cavezza, i Nani sospettosi e guardinghi, i fischi, i corni di saluto, i segnali battendo le armi sullo scudo. L'atmosfera è cupa, ma gli Dei sono presenti. Il Sacro Potere, da lungo tempo silente, torna a scorrere, a fluire.
I primi di marzo appare il superbo complesso dei Guerrieri Immortali. Adagiati su un grande altopiano i Quattro Monasteri e le Tre Roccaforti Palatine dominano verso nord gli scuri monti di Benson, verso sud le terre tormentate del Tema di Nikéa, verso oriente i confini di
Abbùl infedele e, lontana, sperduta fra i nomadi, la Marca di
Uhr. Il complesso è cinto di mura solide e forti che incombono sui pendii. Il Monastero della Luce Militante guarda verso sud-est al Sole nascente e alle sedi del Divino Interprete, e così l'imponente Roccaforte dei
Custodi della Fede. A nord è puntato feroce il
Monastero del Giudizio di Guerra con al fianco la
Roccaforte della Spada Sguainata, verso le terre consacrate al dio. Al centro dell'elevato pianoro il
Monastero della Notte di Luna, protetto dalla
Roccaforte dei Fratelli della Buona Morte, e, più piccolo fra tutti, il
Cenobio delle Anime Salvate con al fianco l'organizzato
Ospitale dei Paladini. E' qui che Ela viene accolta dal largo sorriso del panciuto Igùmeno Eleuthérios e dal silenzio dei quindici Guaritori del Cenobio.
La vita nel grande complesso monastico dei Guerrieri Immortali procede scandita dalla preghiera e dalla cura ai feriti. Qui confluiscono infatti i più gravi degli akrìtai del confine orientale, vittime delle continue scaramucce con gli Abbulìti, e i
Nani delle Schiere del Nord, talvolta colpiti da affezioni misteriose e orrende ferite. Ai Guaritori delle Anime Salvate occorre molto impegno e molta fede per soccorrere tutti e più di una volta, con tristezza, essi devono cedere il campo ai monaci della Notte di Luna. L'atmosfera sarebbe cupa e senza speranza, la decadenza dell'Impero sembra coincidere con il prevalere della Tenebra e dell'Eresia, se non fosse per le preghiere costanti, gli inni, le cerimonie, i riti comuni dei Predicatori e dei Paladini di tutte le Chiese della Luce.
Ogni mattina Ela e il Santo Igùmeno Eleuthérios escono presto dalle potenti mura, accompagnati solo da un Paladino di Kayah, salgono sopra un'altura rivolta ad Oriente e salutano l'Alba sorgere sull'Impero e sui Temi del Nord. I quindici austeri Guaritori del Cenobio compiono lo stesso rito al crepuscolo, volgendosi ad un'opposta altura, e salutano il Sole che si nasconde fra gli
Allston e si inabissa lontano nel mare, lasciando il posto alla Luna.
Ela nei lunghi mesi che passa ai Guerrieri Immortali trova modo di approfondire ancora la sua vocazione, apprende molti riti e molti usi sacri, è condotta più volte nelle ricche biblioteche dei Monasteri, soprattutto vede risvegliarsi forte il suo Potere e una pace profonda avvolge il suo cuore, i malati e i feriti, quando la vedono, sorridono e godono, così dicono, un attimo di paradiso. E' l'unica donna di tutto il complesso monastico, vive in una cella riservata del piccolo Cenobio delle Anime Salvate ed è obbligata alla castità per tutto il tempo della presenza nel Monastero. E' universalmente conosciuta come "la Sacerdotessa". I Nani, quando giungono ai Guerrieri Immortali, la onorano e la rispettano, dicendosi fra loro soltanto "ha imposto le mani sull'
Eroe del Mustblach".
Il
Passo di Myst, pur così vicino, Ela non l'ha mai visto, l'Igumeno Eleutherios dice che è troppo rischioso andare lì. Lo immagina come una serie di oscuri canali nella roccia guardati da Nani seri e guardinghi, percorsi da bianchi Paladini di Dytros pesantemente armati, benché le abbiano detto che solo alcune zone del Passo hanno questo aspetto.I giorni e le notti procedono relativamente tranquilli nella pace armata del Monastero dei Guerrieri Immortali, Ela è molto rispettata e onorata, il suo Potere cresce e fluisce. E' molto amata dal bonario Igùmeno Eleutherios, che le elargisce sempre saggi consigli e le offre il suo sostegno nei non pochi turbamenti causati da questa difficile vita monastica.
Un giorno, durante la preghiera dell'alba il santo Igùmeno le comunica un'importante notizia: sarà tra breve convocato il Venerando Capitolo del Monastero del Giudizio di Guerra ed Ela è invitata a presenziare e a rispondere alle domande che i Venerandi Padri vorranno porle, Il tema su cui sarà interrogata è la spada chiamata
Olag-u-dur. Il santo Igùmeno la sosterrà nel difficile momento.
Giunge dunque la fatidica mattina. Splende un dolce sole sui Guerrieri Immortali. La Sala del Capitolo, piccola e interamente affrescata con episodi delle imprese mitiche di Dytros e dei suoi Angeli, è insolitamente affollata. Sugli scranni di legno che corrono per tutto il perimetro della stanza in più file siedono i Monaci di Dytros: al centro, di spalle all'unica, luminosa finestra, l'anziano Igùmeno del Giudizio di Guerra, Kyrìllos Nikeòmachos; alla sua destra il Reverendo Maestro del Tempio e Custode della Fede Fra' Achilléus Pyrostàtes, avvolto in un grande manto di porpora e d'oro; alla sua sinistra, coperto dall'ampio nero cappuccio e con il volto nascosto nell'ombra, come sempre, Padre Baanes Nyktodùlos, santo Igùmeno della Notte di Luna. Per Ela e l'Igùmeno Eleutherios restano due piccoli seggi al centro della Sala Capitolare, proprio davanti al trittico statuario degli alti chierici; di fronte al seggio di Ela c'è un piccolo tavolino con delle tavolette incerate e un punteruolo.
L'atmosfera è carica di tensione, Ela è molto agitata, ma ferma nella fede e assorta nella sua silenziosa preghiera; si accorge che tutti i Predicatori che la circondano provano un grande rispetto nei suoi confronti e ripongono in lei immensa fiducia. Ciò la conforta. Le domande scorrono lente e profonde dalla bocca di Padre Kyrìllos Nikeòmachos. Ela scrive soprattutto dei giorni di Dacon, del Predicatore di Dytros da lei chiamato, delle sue risposte, della sua lettura delle incisioni della spada. delle sue decisioni. Padre Eleutherios legge volta per volta quanto scritto da Ela. Un mormorio talvolta si leva dai Predicatori del Capitolo, ma sempre Padre Kyrìllos lo smorza con un lievissimo cenno. Poi Ela continua a scrivere della trasformazione di Cormac, degli spiriti scheletrici tornati a vivere, antichi mercenari del primo Duca, che riconoscevano il loro capo in "Caergoth", il padrone di Olag-u-dur. Scrive ancora della tenda del Duca Niképhoros II, di come l'anziano consigliere di quest'ultimo riuscì a decifrare l'iscrizione sull'elsa. Ela resta a lungo immobile senza scrivere. E' come se la mente non volesse ricordare. Poi "Ekmatyar mi fece". Ela non riesce a contenere un tremito che l'avvolge. Tornata in sé, Padre Kyrìllos le chiede di descrivere la spada. Il Leone-Drago sbalzato nel ferro che divora la lama, l'impugnatura un tutt'uno con la lama, la luce azzurrina cupa e tenebrosa. Poi con fatica Ela scrive della tenda del campo di Duca, quando chiese a Cormac la spada e ne nacque il putiferio con Alice e Aska. Poi, sempre più affaticata, della giorno della battaglia, della tenebra che avvolse il campo alle otto del mattino, dell'apparizione degli spiriti che reclamavano da Cormac un'evocazione, delle preghiere di Cormac, del suo rifiuto, della voce del Dio che parlava in lei, della luce che uscì dalle sue mani, del conforto che portò, della paura che riuscì a incutere agli sprirti, del loro proposito di morte e di vendetta, del consiglio che diede a Cormac, dopo lunga meditazione: di usare la spada contro gli spiriti. A questo punto la Sala Capitolare crolla nel più profondo silenzio, Ela è spossata, sente su di lei, occhi a terra, solo il peso di uno sguardo profondo e concentrato, quello misterioso di Padre Baanes. C'è vera paura tutto intorno a lei e nel suo cuore. Poi, senza essere interrogata, riprende e scrive lentamente l'inseguimento degli spettri, le preghiere incessanti a
Dytros da parte sua e di Cormac, il duello, le spade biancastre degli spiriti, Olag-u-dur che si tinge di rosso. Cormac che cresce, le sue parole. "Olag-u-dur ricaccia
Surok all'Inferno", "
Amilanta muore", "Ekmatyar", "E' giunto l'Angelo di
Azatoh", il prodigio della terra che sprigiona sangue. la nuova trasformazione di
Cormac, "L'Angelo di Azatoth riporta i ladri di Olag-u-dur all'Inferno di Ghiaccio". Ora Ela è come assopita, stremata all'orrendo ricordo.
Si ridesta lentamente sentendo le sibilanti parole di Padre Baanes: "Gli spiriti fuoruscirono per combattere la guerra del Duca, figli di sedizione più antica e insaziati....con loro fuoruscì la spada, forgiata nell'Abisso, ma essa non seguiva la loro stessa strada. Ciò è mistero....". Un nuovo silenzio, interrotto da preoccupati mormorii invade la Sala. Padre Kyrìllos sta per levare il dito che dichiara chiusa la seduta del Venerando Capitolo, quando un giovane Monaco biancovestito si alza dagli scranni più lontani e dice a voce alta: "Guardate, Reverendi Confratelli, l'affresco sulla colonna!". C'è una sola colonna nella Sala del Capitolo, al centro, per sorreggerla, e anch'essa è totalmente affrescata. Il dito del giovane Predicatore punta un'immagine che raffigura Dytros, mentre strangola mostri ancestrali con le mani nude e dietro i suoi bianchi Angeli armati e uno, con gli occhi gialli che guardano oltre l'affresco, inquietanti: porta un'ascia adagiata sopra un manto di porpora, proprio alle spalle del Dio. Un grido di stupore si leva nella Sala, Padre Kyrìllos si alza di scatto: "Il Fabbro senza nome!". 12 Dicembre 509 P.F.
Sono passati molti giorni dal Venerando Capitolo del Giudizio di Guerra. Più nulla è stato fatto sapere ad Ela. I Guaritori del Crepuscolo sono sempre seri ed austeri. L'Igùmeno Eleutherios insolitamente tace durante la preghiera mattutina sul colle rivolto ad Oriente. Però il grande complesso dei Guerrieri Immortali sembra vivere uno strano, silenzioso, occulto fermento. I Grandi Igùmeni si riuniscono in riservati conclavi, cui partecipano anche i Gran Maestri dei Paladini. Le preghiere appaiono più fervide e ne vengono ordinate delle nuove. Sono inviate misteriose missioni verso il Passo di Myst. Il 10 Dicembre è persino giunto in pompa magna un importante Nano dalle roccaforti del Passo, accompagnato dalla sua Guardia.
La mattina di oggi è una fredda mattina. Occorrono molti pastrani per proteggersi dal gelo dei monti e grossi stivali per affrontare la neve. Ma si deve. E' il tempo della preghiera dell'Alba. Il Santo Igùmeno Eleutherios e la piccola Ela si avviano per il ben noto sentiero tutt'intorno innevato. Allora il Santo Igùmeno parla: "Ela, si avvicina il tempo della tua partenza". Di fronte allo stupore della giovane Sacerdotessa "Dovrai accompagnare in terra di Tarracona il nostro Padre Matthias, del Giudizio di Guerra"...."Egli sarà la Malleveria della Spada" "Ma non sa dove volgersi" "Lo devi guidare a quegli uomini che hai conosciuto" "Più sarà vicino alla Spada, più potrà attenuarne l'oscuro potere"....."Partirai domani con lui" "Vi accompagnerà Abner-Kun, Kazarman della VII Schiera "Orbata".....il luogotenente del Gul'Kha Kos-Tun, lui conosce i Passi e i Nani Custodi e vi sarà da sostegno anche fuori dell'Impero".
Ela è sconvolta, agitata. Accoglie l'ordine del Santo Igùmeno in silenzio. Dopo il ritorno ai Guerrieri Immortali le ore passano per lei come in uno stato di sospensione. Le vengono portati vestiti invernali, zaini, mantelli, persino un bel pugnale intarsiato: sono i doni dei Nani. I Guaritori del Cenobio la chiamano ad una lunga veglia notturna.13 Dicembre.
Un riposo di poche ore e, quando ancora la Luna splende nel cielo, in una fredda prima mattina invernale è convocata fuori dal complesso monastico che era divenuta la sua casa: i Guerrieri Immortali. Nella neve al buio riconosce la figura familiare e sorridente del Santo Igùmeno Eleutherios: ci sono tre cavalli, un Predicatore vestito di bianco e con un manto purpureo sulle spalle, sotto una folta pelliccia, un Nano ben armato.....in lontananza altri Nani in assetto di guerra. "Ecco coloro che ti accompagneranno nel lungo viaggio" la voce confortante dell'Igùmeno. Ela riconosce nel Predicatore di Dytros le fattezze di quel giovane monaco che si levò al Capitolo del Giudizio di Guerra. è dunque lui Padre Matthias! Il Nano invece deve essere Abner-Kun, il Kazarman, ovvero in pratica l'Ipologarco, il luogotenente, di Kos-Tun, l'attuale comandante della VII Schiera dei Nani, l'"Orbata", che, dicono, "mai può riaversi dalla sua ferita". E' un Nano più prestante di Kos-Tun, forse meno agile e però più giovane, la sua barba è nera e riccioluta, neri i capelli, una cotta di maglia lucente, gli occhi scuri, imperscrutabili, la mazza stretta nella destra. Il pensiero vola a Kos-Tun, ai suoi deliri: questo Nano è il suo secondo, il testimone della sua gloria e del suo dolore, il primo forse che ha sollevato l'arma e, gridando, lo ha chiamato "Eroe del Mustblach".
Il Santo Igùmeno Eleutherios ha modo di alzare al cielo le mani e inocare: "Il Grande Reyks vegli sul vostro viaggio, curi le ferite del vostro corpo e del vostro spirito, indichi le strade del vostro cammino".....poi più nulla. Perché il viaggio è come una prova cieca nella sua fatica e nel suo dolore. Il trio è guidato da Abner-Kun con solerzia e vigore, è l'unico che sa veramente la strada, le insidie, i sentieri, li riconosce anche al buio e coperti dalla neve, non dice mai una parola che non serva; nei lunghi e faticosi giorni di marcia la sera, fatto il campo, all'inizio del suo lungo turno di guardia canta con voce grave e profonda una lunga litania, di cui Ela coglie una sola parola: "Ilmarinen". Fu Padre Matthias a spiegarle a bassa voce tutto della religiosità dei Nani, di Abner-Kun, del suo grande afflato mistico che condivideva con il Gul' Kha Kos-Tun. Padre Matthias era giovane, molto alto, con una corta barba bionda sul viso florido e allungato, non sembrava fisicamente un deliota, i suoi occhi castani erano pieni di una luce confortante, come hanno solo i più ispirati tra i Predicatori. Nelle ristrettezze del viaggio piano piano Ela ci si affezionò.
Si procedeva lentamente, l'inverno, la lunghezza dei turni di guardia, divisi tra Abner-Kun e Matthias, li rallentava. Passarono il Vallo di Krandamer alla fine di febbraio del 510. La sera in una stazione di posta di fronte ad una vecchia mappa dei Temi del Nord con tutti i nomi in deliota Ela cercava di ricordare le parole di Alice, i luoghi dove vivevano quei ragazzi tarraconesi con cui aveva viaggiato nel 508, mentre Padre Matthias le raccontava delle imprese di Dagor, della Grande Strada e le confessava di essere impaziente di vedere il misterioso Nord. Una frase gelò entrambi, fu pronunciata da Abner-Kun: "Ilmarinen nella notte allistònia dice: non affrettare il corso del Tempo, il Tempo come aquila affamata brama le carni promesse in malleveria". Quell'ultima parola rimase impressa nella mente di Ela tutta la notte, ricordava la mattina del 12 dicembre, l'immagine di Padre Eleuthérios: "La Malleveria della Spada".
Il giorno dopo ripresero il viaggio lungo la Via Dagoriana, Matthias era molto triste, Abner-Kun aveva pochi contatti tra i pochi Nani del Vallo, la lingua si faceva incomprensibile, il tempo inclemente. Non riuscirono ad arrivare alla stazione di posta. Fecero un campo. Al fuoco nessuno parlava, Abner-Kun arrostiva delle carni, Matthias meditava in silenzio, Ela era deconcetrata e preoccupata. D'un tratto sentì come in lontananza la voce di Matthias, eppure lui era lì e taceva. Lo guardò profondamente. Lui aveva gli occhi chiusi. Sentì una litania per Dytros effondersi nell'aria senza voce. Guardò Abner-Kun, il quale aveva alzato gli occhi dal cibo e osservava intensamente Padre Matthias. Poi Ela udì "Ti ascolto e ti rispondo, io sono Figlio della Montagna e ho parlato per bocca dell'Artefice". Ela scoppiò in pianto.
Il tempo scorreva e si portava via l'inverno. Nuove città, nuovi costumi, genti strane, spesso ostili. Gli abiti dei tre non piacevano. I begli abiti dei Guerrieri Immortali, delle Schiere dei Nani. Evitavano perciò le grandi confusioni, le feste, riposavano spesso fuori città, chiedevano ospitalità ai contadini. Col poco di Greyhaven che sapevano interrogavano la gente di campagna e vennero a sapere che la strada era sempre sbagliata, talvolta non erano riusciti nemmeno a seguire la Via Dagoriana. Il loro era un lento vagare. Nel frattempo Matthias sembrava più sereno, pregava molto e aveva ripreso a chiacchierare con Ela, persino Abner-Kun si era sciolto. Passava l'estate e loro erano fermi alle porte di un ignoto paesino che sapevano solo non era Vintemberg.
Ripresero il cammino e un'ombra cupa riavvolse di nuovo Matthias, eppure la strada ora sembrava quella giusta, Vintemberg, il Gallo d'Oro ora sembravano vicine. Abner-Kun spesso si fermava e scendeva da cavallo, si guardava intorno, esaminava il terreno, poi fissava negli occhi Matthias e lui ritto sul suo cavallo come un Paladino faceva solo di sì col capo e diceva "Lo so, sono qui". Settembre finiva tra diluvi e temporali. Una notte, dentro la tenda, Ela studiava la mappa e voleva scrivere: "Domani arriveremo", Abner-Kun temprava la mazza, Matthias taceva e meditava........