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« Sembra che ne abbiate fatti parecchi, di danni. »
- Lorenzo Quart -
 
Myst Cyclopedia

Un fidanzamento che non s'ha da fare

[cronaca]
cronaca
Periodo:
dal 24/04/2007
al 24/04/2007
Periodo RPG:
dal 5 marzo 516
al 16 aprile 516
Num. sessioni:
sconosciuto
Prima avventura della Campagna di Caen, si svolge dieci anni dopo il massacro di Caen, quando i vecchi amici si ritrovano nel villaggio natio. Master Annika.
Partecipano Eric, Loic, Desiree, Guelfo, Abel, Stratos, Julie.

I vecchi amici si ritrovano

5 marzo 516, Caen

Dopo tanti anni, gli aquiloni di Nonno Stratos tornano a volare nel Grande Prato di Caen.
Incuriositi, Eric e Loic vanno a vedere chi ci sia, e con loro somma sorpresa trovano Stratos, vestito da damerino, che li sta facendo volare nel vento. Scambiano qualche chiacchiera e qualche scherzo, prendendo in giro l'amico che sembra passarsela piuttosto bene, quando sentono un cavallo che si avvicina.
E' Abel, che per qualche strano scherzo del destino sta tornando anch'egli a casa, dopo essere stato congedato dal Collegio di Chalard dopo aver ricevuto l'investitura a Custode della Fede, Adepto Paladino.
Non passa molto tempo che anche Guelfo e Desiree, quasi si recassero ad un appuntamento, arrivano lungo la strada, nella loro abituale visita annuale alle tombe di famiglia.
Davanti ad un abbondante pranzo da Johnatan, l'oste di Caen, i vecchi amici parlano allegramente e si raccontano le avventure passate, e dopo la visita del vecchissimo e ormai un po' indebolito prete del villaggio decidono di portare omaggio alle tombe di famiglia, su al "prato".
Dopodichè Guelfo comunica agli amici di avere una proposta da far loro, e li invita a seguirli tutti al vecchio mulino. Anche Desiree, nonostante sia ormai una signorina di rango ed un po' a disagio nel suo rustico villaggio natale, acconsente a seguirlo, e si fa aiutare da Loic a guadare il torrentello. Lui la prende di peso e senza tanti complimenti la deposita dall'altra parte, tra le battute degli amici e l'imbarazzo della fanciulla.
Il mulino non fa più paura. Questo mette un po' di malinconia nei vecchi amici, che adesso lo guardano con occhio più attento, e tra le vecchie pietre non scorgono più mostri e minacce, ma una vecchia torre d'osservazione rivolta sull'immensa foresta del Miestwode.
Mentre Stratos si stende a terra e Loic lancia accette contro il tronco di un albero, Guelfo spiega che il suo tutore, Lord Graham Dillon, prima di mandarlo in viaggio a Caen gli ha domandato se per caso non conoscesse dei giovani in grado di lavorare per lui, per svolgere missioni di scorta e di corriere, principalmente.
Ormai senza lavoro stabile, Eric e Loic sono ben felici di acconsentire (Loic è stato estromesso dal lavoro di boia del villaggio, a favore di un tale venuto da fuori e imposto dall'alto, mentre Eric fatica ormai, con la crisi dei mercati, a trovare mercanti che abbiano bisogno della sua scorta), e anche Stratos è favorevole, e lo stesso si può dire di Abel, che spera, attraverso Lord Dillon, di venire a conoscere informazioni interessanti.
Gli amici decidono quindi di partire già l'indomani alla volta di Flavigny.

6 marzo 516, Royelle

Il gruppo parte di buon mattino, e già prima di pranzo raggiunge il villaggio di Royelle, dove vive la madre di Eric e Loic da sua sorella. Nella loro grande casa affollata di nipotini, la compagnia trova ospitalità.
Desiree sentirebbe il desiderio di un paio di calzoni, per cavalcare più comodamente su una sella da uomo, ma non ne trova di suo gradimento.
Nonostante ci sarebbero molte ore di luce, si decide di restare per il resto della giornata e partire l'indomani.

7 marzo 516, Marnay

Nel primo pomeriggio la Compagnia, che ha scelto di viaggiare per strade interne e poco trafficate, raggiunge il paese di Marnay. Più grande degli altri villaggi della zona, Marnay si trova su una collinetta molto ripida, è circondato da una palizzata robusta e, dalle due porte, si vedono già da lontano ragazzi che si buttano giù con dei carrettini a gran velocità: si stanno preparando per la gara delle "rote", una sagra che si terrà tra qualche giorno.

Il bagno di Desiree

C'è gente e si respira l'atmosfera allegra dei preparativi della festa, e nella piazza, dove ci sono una chiesa di Pyros ed un tempio di Harkel (un recinto di incannucciata circonda un gran bel prato curato e ben tenuto, con alberi e belle piante e qualche capanna di canna), si affaccia anche la locanda.
Qui il gruppo trova ospitalità e si riposa dal viaggio. Desiree chiede al giovane oste se sia possibile fare un bagno, e riesce a farsi portare una grande tinozza per il bucato nella legnaia, che le viene riempita di acqua tiepida.
Lo spettacolo non passa però inosservato, e nonostante le premure di Guelfo, che vorrebbe preservare il pudore della sorellastra, non sono pochi i villici che provano a dare una sbirciata tra le assi di legno. Anche l'oste viene scoperto in flagrante, per non parlare di Stratos che, dopo aver convinto, con l'inganno, anche Loic a dare uno sguardo, viene da quest'ultimo malmenato.
Alla fine Desiree si rende conto della situazione ed è offesa specialmente con Stratos. Si chiude in camera e non vuole rivolgergli la parola.
Per farsi perdonare, Stratos va al tempio di Harkel e qui convince la giovane predicatrice a dargli un vasetto con una piantina di fiori da portare all'amica. Le scrive anche due righe di scuse e le lascia tutto fuori dalla porta.
Desiree guarda la pianta e il biglietto, e lascia tutto per terra nel corridoio dove l'aveva trovato. Durante la notte il sonno degli avventori viene disturbato da un poveraccio che inciampa nel vaso di fiori mentre andava alla latrina.

8 marzo 517, Flavigny

Le tensioni del giorno passato si appianano e i vecchi amici fanno pace.
Viaggiano adesso alla volta di Flavigny, dove arrivano per ora di cena. Alloggiano ad una locanda dove Guelfo e Desiree vengono trattati con tutti i riguardi, in quanto noti pupilli di Lord Dillon. E la notte passa tranquilla.

9 marzo 517, tenuta Dillon, Flavigny

A metà mattinata, sotto la pioggia, la Compagnia raggiunge il palazzo di Lord Dillon.
Qui gli ospiti vengono accuditi dalla servitù e poco dopo ricevuti da Lord Dillon. Questi è un uomo anziano e asciutto di corporatura, alto e distinto. Saluta tutti cordialmente e poi offre ai giovani di venire assunti alle seguenti condizioni:
una paga mensile di due corone, la possibilità di alloggiare in stanze del palazzo durante il periodo di permanenza a Flavigny, incarichi di scorta, di corriere e di altri lavori simili.
Le condizioni sembrano interessare tutti, anche se Abel chiede, invece del denaro, di condividere informazioni a proposito del simbolo che gli uomini di Lord Albert avevano tracciato, dieci anni prima, sulla Torre di Caen.
Lord Dillon dice qualcosa, in particolare che si tratta di un simbolo che un tempo era legato a traffici oscuri. Alcuni lo chiamano "sole nero", ma con il sole non ha niente a che vedere. E' un simbolo che ha un certo "potere" di per sè, un simbolo pericoloso, ed è legato a rami deviati della stregoneria.
Lord Dillon non vuole dire altro, perchè ritiene che sia prematuro fare discorsi di questo genere in relazione agli incarichi che intende affidare alla compagnia.

Il primo incarico di Lord Dillon

Ed ecco il primo incarico che propone:
recarsi al ricevimento di fidanzamento della figlia del Barone di Laon, che si terrà tra meno di un mese, e una volta arrivati tenere gli occhi bene aperti. Il promesso sposo della nobildonna è un uomo di oscuri natali, probabilmente non all'altezza di guidare una Baronia. E visto che il fratello maggiore della fanciulla è molto cagionevole di salute, è importante che lei faccia un matrimonio adeguato per assicurare al feudo di famiglia un degno avvenire.
Se fosse possibile, con la massima discrezione, mostrare l'inadeguatezza del promesso sposo, sarebbe un ottimo risultato. Altrimenti sarà sufficiente raccogliere informazioni e riferirle a Lord Dillon una volta di ritorno.

10 marzo 517, Flavigny

Convocato a Palazzo Dillon viene oggi Mastro Ibsen, un Nano armaiolo rinomato dei paraggi, che si porta in bottega le armature, più o meno malconce, di Eric e Loic. Anche loro, oltre che Stratos, lo seguono a Flavigny e qui quest'ultimo si fa fare un corpetto di cuoio. Intanto Loic gioca col piccolo Kos, figlio del Nano.
Le armature saranno pronte in due o tre giorni e nel frattempo gli amici se ne stanno un po' in giro a bighellonare in paese e un po' a palazzo Dillon, dove Stratos e Loic non mancano di farsi riconoscere e con un paio di commenti infelici offendono a morte Irma, la domestica di Dillon, e sua nipote altrettanto brutta.

11 marzo 517, Flavigny

La giornata è piovosa e trascorre nella noia. Alcuni leggono in biblioteca e cercano notizie su Lord Albert Keitel, altri si esercitano con le armi, Desiree se ne sta per conto suo.

Il compleanno di Abel

12 marzo 517, Flavigny

Compleanno di Abel.
Su decisione degli amici, il pranzo si fa in locanda, dove viene preparato un banchetto speciale che termina con una sbronza collettiva ed un giro di scommesse con le carte. Desiree, un po' indispettita, si fa riaccompagnare presto a casa, mentre gli altri restano fino allo sfinimento.
A sera c'è la cena in presenza di Lord Dillon, che offre ai giovani il suo liquore di limone. Loic poi dedica a Desiree, in seguito ad una scommessa perduta, una triviale canzone d'amore. La ragazza ascolta impietrita, mentre Lord Dillon fatica a mantenere un contegno e trattiene a stento il riso.

13 marzo 517, Flavigny

Tempo grigio, Mastro Ibsen porta le armature ed una spada degna di questo nome per Stratos. Il giovane Kos gioca con Loic.

14 marzo 517, Flavigny

Giornata uggiosa, nulla accade.

15 marzo 517, Flavigny

Di passaggio per Marnay, arriva a Flavigny una piccola compagnia di artisti girovaghi. C'è un lanciatore di coltelli che li lancia ad una fanciulla molto bella, sua figlia, ed una vecchia cantante dalla voce melodiosa.
Loic assiste estasiato allo spettacolo, mentre Stratos parte alla conquista della bella Jasmine, la figlia del lanciatore di coltelli. La sua galanteria riesce a far conquistare al giovane un bel bacio di Jasmine, prematuramente interrotto dalle sberle del padre.
Le scuse di Abel, a sera, durante lo spettacolo al Crimson Roger (al quale Stratos non assiste, per prudenza), riescono a rappacificare almeno la madre Margaret.

La partenza per Laon

16 marzo 517, Flavigny

Si parte!
A ora di pranzo il gruppo di amici raggiunge Romont, dove incontra di nuovo Jasmine con la sua famiglia che fanno il loro spettacolo in piazza. A sera viene raggiunta Marnay.
Desiree, memore dell'episodio del bagno nella legnaia, vorrebbe ad ogni costo evitare Marnay e dormire da qualche altra parte, ma non ci sono alternative e così si chiude nella sua stanza.
"Attilio, regolati!" ricorda Guelfo al giovane oste guardone, il quale si regola e non fa nulla di indecoroso.

Il fior de speranza

In serata arrivano di nuovo Jasmine con gli altri saltimbanchi e Stratos decide di portare un fiore alla fanciulla. Si reca al tempio di Harkel, dove già aveva rimediato un fiore per Desiree, ma stavolta invece della sacerdotessa incontra un sacerdote che gli ricorda che un tempio di Harkel non è un fioraio. Allora va in giro a sbirciare nei giardini delle case alla ricerca di un fiore adatto a Jasmine.
Alla fine della ricerca trova un bel fiore in un orto, e bussa alla padrona di casa. Indicato il fiore, la donna gli dice (ridacchiando tra se) che si chiama un "fior de speranza". Guelfo se lo fa dare e la ricompensa con una corona d'argento.
Tornato in locanda, scopre che si tratta in realtà di un fiore di cipolla, in un mazzetto di lattuga e altre simili delizie. Umiliato, decide di non donarlo a Jasmine, ma Abel lo fa al posto suo e glie lo porta, da parte di Stratos. Jasmine inizialmente non riconosce neanche lei il "fior de speranza", poi però, disgustata, lo butta via.

17 marzo 517, Marnay

Piove a dirotto e non si può partire. Desiree resta chiusa in stanza tutto il giorno, mentre Stratos è malinconico per via della figuraccia con Jasmine.

18 marzo 517, Marnay

Il tempo sembra tenere, così la compagnia si mette in viaggio senza assistere alla sagra delle "rote" di Marnay.
A mezza strada Desiree, spinta inavvertitamente da Abel, scivola giù dal cavallo ed infanga il lembo della veste. La sera, raggiunta a Royelle la famiglia Modane, dalla zia e dalla madre di Eric e Loic, Desiree ordina a Stratos di lavarle la veste, e il giovane esegue.
Nottetempo però Abel, divertito e insieme infastidito dall'atteggiamento sostenuto di Desiree, pensa bene di strusciarle un mazzetto di ortica nell'interno della sottoveste della fanciulla.

19 marzo 517, Royelle

Il gruppo si mette in viaggio sotto la pioggerella. A sera viene raggiunta Willcox, dove si dorme nella locanda "Da Magdalene", dove un malinconico bardo anzianotto intrattiene gli ospiti con un tristissimo liuto.

20 marzo 517, Willcox - Carentan

Desiree oggi decide di cavalcare coi calzoni in sella al suo cavallo, e Stratos torna a dorso di mulo. Ancora non ha indossato la sottoveste "arricchita" con l'ortica.
Viene passato il confine tra la baronia di Anthien e quella di Laon. Superate le torri di guardia la strada è piuttosto tortuosa in un paesaggio nebbioso e brullo.
A metà pomeriggio ecco Carentan, un villaggio sorto intorno ad una sobria e silenziosa stazione di posta fortificata.

Alla "Casa di Tutti"

Il titolare della stazione di posta è anche il Borgomastro del villaggio. C'è un'aria decisamente malinconica e, visto che non è ancora buio, si decide di fare una gita fino alla "casa di tutti", ovvero un tempio di Kayah curato da Frate Erwin, sant'uomo segnalato ad Abel da Padre Lorenzo Quart, giù al Monastero dei Padri di Noyes.
La "casa di tutti" è una costruzione rustica accanto ad una chiesetta di Kayah, ad un paio di chilometri da Carentan. Qui c'è parecchia gente del villaggio, un coro, una giovane devota, Ludmilla, che insegna a dei ragazzini, gente che cucina, che mangia e che beve. L'atmosfera è allegra e alla buona e Frate Erwin è un tipo robusto e cordiale, che accoglie di buon grado i nuovi visitatori.
Abel parla a lungo con Frate Erwin, chiedendogli informazioni sul simbolo nero tracciato sul muro di Caen. Il frate conosce la storia, ed un'altra volta, in vita sua, ha avuto occasione di vedere un simbolo simile, parecchi anni prima.
C'era uno stregone, tal Alec Moreville, che viveva tra Fustel ed Ekel, due signorie della Baronia. La sua casa (con annessa biblioteca) venne incendiata, e fuori Frate Erwin, che all'epoca lavorava per conto del Monastero dei Padri di Noyes e si trovava da quelle parti, vide un simbolo quasi identico a quello di Caen, sul tronco di un albero.
Abel vorrebbe sapere di più, ma Frate Erwin non sa altro. Gli dice che la questione fu studiata da Padre Grimaud, del Monastero di Chalard, e che se non glie ne ha mai parlato dovrà aver avuto le sue ragioni.
La serata passa tranquillamente nella Casa di Tutti.
A tarda sera Stratos si offre di riaccompagnare a casa la bella Ludmilla, che accetta. Lungo la strada chiacchierano, ma al ritorno, quando già è buio, il giovane viene ricevuto da una secchiata di acqua fredda in testa, scherzetto di Eric e Loic.
"E' un po' umido la' fuori" dice Stratos a Frate Erwin, che ridacchia sommesso, "credo che piovera'".
Solo Guelfo e Desiree vanno a dormire in stazione di posta, dove alloggia una strana compagnia di individui: guardie armate che scortano un piccolo calesse rinforzato. Sono gente silenziosa e sicuramente sono diretti anche loro a Laon.

21 marzo 516, Carentan

Tempo grigio. Dopo una lauta colazione nella Casa di Tutti, il gruppo si mette in viaggio lungo la strada per Laon.
A metà giornata si raggiunge il villaggio di Creepy, dove tutti si rimpinzano di focacce col lardo in compagnia del buon fornaio, quindi fanno una scarpinata fino a sopra, al castello, dove Guelfo compra l'olio buono della zona e Stratos una sella.

L'assalto lungo la via

E' pomeriggio quando i ragazzi sentono strani rumori lungo la strada, adesso collinare e chiusa in una gola. Più avanti c'è gente che sta combattendo!
Mentre Stratos resta indietro a proteggere Desiree, Abel e Guelfo corrono avanti verso la boscaglia, e i due fratelli Navar si fanno strada sull'altro versante della gola.
La scorta del calesse blindato è stata attaccata dai briganti. Ci sono degli arcieri appostati in una torre diroccata, e altri malviventi stanno combattendo all'arma bianca con gli uomini di scorta, che se la vedono piuttosto male.
Abel e Guelfo si avvicinano al combattimento che vede il capitano della scorta da solo contro due banditi ed un arciere, e Guelfo decide di ricorrere ai suoi poteri magici per imprigionare tutti e tre i contendenti in una ragnatela incantata.
Nel mentre Eric e Loic puntano alla torre dove sono appostati gli arcieri, non prima di averne ucciso uno sulla salita.
Anche Desiree, alla distanza, decide di partecipare allo scontro, e comincia a tirare frecce contro i briganti. Poco dopo però vede che alcuni degli uomini della scorta sono feriti e si avvicina per prestare loro soccorso.
Intanto Guelfo viene ferito da una freccia, mentre Abel mette in fuga un brigante e costringe un altro ad arrendersi. Anche Loic viene ferito, ma insieme a suo fratello riescono ad entrare nella torre. Qui uno degli arcieri è stato imprigionato da un altro incantamento di Guelfo, mentre gli altri due vengono ammazzati senza pietà.
Stratos, che nel frattempo è restato indietro ad aiutare Desiree con i feriti, assiste alla decapitazione di uno degli arcieri e, davanti alla testa mozzata che rotola giù dal fianco della collina, si lascia prendere dal panico.
Alla fine lo scontro è vinto, ci sono quattro banditi superstiti che vengono fatti prigionieri (Zodern, Mac, Tonnarello e Giosuè), e della scorta sono morte tre persone e in quattro sono vivi, anche se feriti (Bernard il capitano, Sthephen, Andreas e Johan). Il carro blindato trasporta il dono di fidanzamento di Messer Larsac per la Baronessina, gioielli.

La notte ad Amt

Ringraziamenti, Desiree si fa in quattro per medicare tutti i feriti e si dimostra bravissima, poi è il momento di decidere cosa fare. La sera sta scendendo in fretta e Laon è troppo lontana, tanto che viene suggerito il nome di Amt, una signoria dei paraggi: al castello forse sarà possibile trovare ospitalità.
Il sentiero per la fortezza di Amt è piuttosto malconcio ed il gruppo, malconcio anch'esso, arriva che è già buio.
Il Signore di Amt dimora in una torre del castello, che per gran parte è in rovina. Alcuni villani abitano in baracche ricavate dalle rovine del castello, affacciate per lo più sulla vecchia corte d'onore. L'accoglienza riservata al gruppo non è delle migliori. Apre alla porta il Signore stesso, Lord Helmold Giroie, tutto spettinato e in veste da notte. Alla prima porta sbattuta in faccia si ripresenta una vecchia, dalla dentatura sgangherata, che accompagna gli ospiti in una topaia adiacente alla torre, tre stanze fredde e abbandonate adibite a legnaia e magazzino. Si ritira senza dir nulla.
Loic si premura di rendere accogliente almeno il locale dove dormirà Desiree, sfonda una porta murata e sistema un rudimentale (ma efficace) focolare. Gli altri si preparano a vegliare i prigionieri durante la notte.
In tarda sera uno della scorta di Bernard prova a massacrare di botte un prigioniero, Tonnarello, che era uno degli arcieri. Quando finalmente Stratos ed Eric riescono a placare la sua furia capiscono che il povero soldato ha perduto un fratello nel corso dell'agguato.
Comincia a diluviare e nel frattempo Tonnarello, nel tentativo goffo di scusarsi, lascia capire che l'assalto alla comitiva non era stato casuale, ma già loro sapevano chi aspettarsi. E' Bellamy Collorotto, il loro capo, ad aver dato la soffiata.
Loic, nel suo turno di guardia, finisce di malmenare Tonnarello.

22 marzo 516, Amt

L'indomani, al canto del gallo, Stratos va a cercare qualcosa da mettere sotto i denti, ma non riesce a convincere un buiaccaro del posto a vendergli una gallina. Ci torna con Loic e alla fine tornano con due gallinelle smunte, una delle quali viene subito arrostita.
Piove talmente tanto che è impossibile prendere la strada verso Laon, tanto che i viandanti sono costretti a chiedere un altro giorno di ospitalità al signore di Amt.
Vengono invitati a pranzo, che si svolge al primo piano della torre. Il signore è vestito con abiti sontuosi ma lisi, e il servizio è affidato alla vecchia dai denti scombinati e ad un ragazzino dalle orecchie a sventola con poco cervello. Si mangia modestamente, per lo più pappine.
Il Signore di Amt parla poco e senza grande entusiasmo del Barone. E' sbrigativo. Sembra che ci sia una scorciatoia da Amt a Laon, ma molto difficilmente sarà praticabile con tutta questa pioggia.
Tornati nelle stanze, Guelfo estorce qualche informazione al prigioniero più viscido, tal Giosuè, che racconta di come forse sia possibile raggiungere Bellamy Collorotto, attraverso la sua ragazza, Cecile, che lavora nel bordello di Laon, vicino le mura. Guelfo si riserva di farci una visitina.

L'arrivo a Laon

Visualizza la Mappa del Castello e la Mappa della Baronia.

23 marzo 516, Amt - Laon

Finalmente si può abbandonare Amt e, in mezza giornata di viaggio, raggiungere Laon. La città sorge su un colle isolato che domina un'ampia pianura coltivata da fattorie e costellata da villaggi. Sin da lontano si può scorgere il brillio delle vetrate del rosone della Cattedrale del Sole Nero, la chiesa più importante della città.
Il colle, ripido, è diviso in due vette, sulla sommità di quella più ampia e minore sorge la città, fortificata, sulla vetta più irta sorge il castello.
La comitiva si dirige subito al castello, dove viene accolta dalla prima cerchia muraria. Qui Bernard, i suoi uomini e i prigionieri proseguono alla cerchia interna, mentre gli ospiti vengono condotti da un servitore di nome Bauer al padiglione che è stato loro assegnato. Zelda, una servetta sui dodici anni, è a loro disposizione.
I nobili ospiti della festa sono infatti tutti ospitati in padiglioni allestiti nel cortile esterno del castello, e sono già molti, anche se con qualche giorno di anticipo rispetto al cuore dei festeggiamenti. Le tende sono confortevoli e divise in due parti, una per i signori e una per la scorta, viene portato da mangiare, acqua ed è possibile farsi lavare gli abiti per la festa.
Nel pomeriggio Guelfo e Abel vengono ricevuti dal giovane Maresciallo Nelson, capo delle guardie del Castello. Sono ringraziati per l'aiuto dato nel salvataggio del dono di fidanzamento del promesso della Baronessina, ed invitati a cena, insieme al loro seguito, alla presenza di Messer Larsac.

L'incontro con May e Stecca

Nel mentre Loic ed Eric vanno in paese, nel centro di Laon. C'è molta gente in giro, bancarelle, musicisti e attori, tutti in grande movimento per via della festa. La Cattedrale è maestosa e molto bella, e proprio davanti ci sono dei cantori, che i due fratelli si soffermano ad ascoltare. Le loro armi vistose attirano un po' la curiosità generale, tanto che, a un certo punto, un tizio bassetto e sornione si avvicina loro per attaccare bottone. Si presenta come Cox, uno che "tramesta" e rimedia qualsiasi cosa possa servire.
La conversazione attira l'attenzione di alcuni musicisti, e in particolare due di loro, una graziosa ragazza di nome May ed un giovane suonatore di liuto, Stecca, si soffermano a scambiare due parole coi gemelli. Quando scoprono i nomi dei due, Eric e Loic, restano stupefatti: conoscono infatti una canzone con protagonisti i due eroici gemelli, che sconfiggevano Orchi delle montagne e Draghi dalle fauci infuocate. May accenna anche a cantarne un pezzo ai due, che sono molto meravigliati. Si scopre che queste canzoni le avrebbe messe in giro una certa Piattola, amica dei musicisti e loro compagna di viaggio, che in questo momento è in un paese non lontano a salutare dei parenti. Julie.
La notizia lascia di stucco Eric e Loic, che tornano poi dai loro compagni al castello.
Nel mentre Desiree, vagando tra i padiglioni, ha occasione di assistera al duello di due cavalieri, molto abili, e resta colpita da Andrè Navon, spadaccino decisamente fascinoso.
Vedendo l'abbigliamento di Loic, e pensando alla cena elegante della sera, Abel e Guelfo decidono di accompagnare l'amico in città alla ricerca di un sarto. Passando scambiano anche due parole coi musicisti della piazza, e vengono a sapere che Cox, trafficone locale, bazzica la taverna "la mestola", vicino le mura; poi trovano una bottega di sarto dove il raffinato padrone riesce a rimediare una vestizione di fortuna per Loic, che però ha bisogno di modifiche che saranno date l'indomani. Una bella casacca verde smeraldo (stretta assai) ed un paio di larghi calzoni verde pisello. Nell'insieme quasi accettabile.
E tutti così tornano al castello per prepararsi per la cena.

L'incontro coi Larsac

Ricevuti nell'edificio adiacente il palazzo baronale, tra sale arredate leziosamente e tendaggi fastosi, gli ospiti sono accolti da Messer Manuel Larsac, il promesso sposo della baronessina, suo padre Messer Pedro Larsac e Bernard, il capitano della scorta del gioiello.
I Larsac, tanto il padre quanto il figlio, sono grassi e dai modi affettati. Vestono con sfarzo e si comportano con controllata eleganza. Ringraziano Guelfo e i suoi per aver salvato il dono di fidanzamento dai banditi, una preziosissima collana di pietre preziose e perle, opera del mastro orafo amerita Bouffet, e conversano del più e del meno durante tutta l'abbondante cena.
Tornati nei padiglioni esterni, gli amici chiacchieranoa voce alta fino a tardi, fanno confusione tanto da attirare le lamentele di Sir Talvas di Alvesham, un signore della tenda accanto che manda un cavaliere a protestare. Loic, poco propenso a farsi dare ordini dal primo venuto, si arma fino ai denti e si mette di piantone alla tenda. Ma la notte passa tranquilla.

24 marzo 516, Laon

La mattina di questa soleggiata giornata marzolina viene trascorsa in giro per acquisti.
Guelfo va da Mastro Englund, il fabbro del castello, per ordinare una armatura di cuoio rinforzato, e viene indirizzato da Mastro Kellar, il conciatore di Laon. Quindi insieme anche agli altri si fa un giro tra sarti e conciatori, e Abel va a scambiare qualche parola con Padre Gregor, il prete della Cattedrale del Sole Nero.
Un salto alla Mestola Guelfo lo fa, per parlare con Cox a proposito di Collorotto, ma non viene a sapere molto. In compenso rimedia un'entratura per il postribolo, per la stessa notte.

Il banchetto alla presenza del Barone

Nel frattempo viene allestito per il pranzo un banchetto al castello alla presenza anche del Barone, della Baronessina e di tutta la nobiltà. Si mangia all'aperto, nel cortile interno, sotto due grandi tendoni, uno per i signori e uno per il seguito.
Grande ammirazione raccoglie la bellissima baronessina (che spreco, mormorano alcuni guardando di striscio il suo fidanzato Manuel Larsac), altezzosa ed elegante.
Desiree siede accanto a Madama Cicyel Ramon, moglie del Signore di Fustel, e i commensali più prossimi sono il goliardico e rumoroso Sir Etienne Salvin, di Elnart e Mathons, e Lord Stephen Langton, di Creepy, rubizzo e dal buon appetito.
A metà pranzo arriva a tavola anche Messer De Foe, un noto gioielliere, e si respira un certo imbarazzo, tra i nobili, per la presenza di tanti "borghesi". Comunque il pranzo procede senza intoppi fino a metà pomeriggio, quando gli ospiti si trasferiscono in gran parte nella spianata per assistere allo spettacolo teatrale piccante "l'ancella dell'imperatrice Zoì", rappresentato dalla compagnia di artisti delioti "i Brienni".
Lo spettacolo è invero un po' osè, tanto che alcune dame, tra cui Madama Carmen Navon, adocchiata da Stratos per la sua grande bellezza, preferiscono tornare ai padiglioni. Stratos ne approfitta per dedicare alla dama una lunga serenata, che desta l'attenzione e il divertimento di molto pubblico.
Nel mentre anche Abel lascia lo spettacolo per andare a parlare con i monaci provenienti da Halbedel al seguito di Padre Cornelius, l'Abate. Sente i loro giudizi sul promesso sposo, che variano molto da uno all'altro. Quello che sembra il più ostile è Padre Gundolf.
Durante lo spettacolo Guelfo nota invece una graziosa servetta, Imielle, dama di compagnia della baronessina, e ci attacca bottone, riuscendo con lusinghe a strapparle un mezzo appuntamento per l'indomani.

Guelfo fa visita al postribolo della città

Al termine dello spettacolo c'è una mensa in piedi, ma subito dopo Guelfo si fa accompagnare da Loic in città.
E' tardi, ma vuole provare ad andare alla Pendola, dove lo aspetta qualcuno che lo condurrà al postribolo.
Una volta entrati in Laon, Guelfo escogita una strada più diretta per raggiungere la locanda, che prevede però di passare attraverso i bui vicoletti della città bassa. Durante il tragitto i due vengono aggrediti da alcuni banditi, che li minacciano (o la borsa o la vita!) e poi gli si lanciano addosso.
Loic riesce ad atterrare brutalmente uno degli assalitori, e gli altri fuggono. Si capisce solo dopo che si trattava di malviventi molto giovani, quando uno degli scampati torna in una piazzetta a chiamare rinforzi. A Guelfo e Loic non resta che spronare i cavalli e dileguarsi verso la parte alta della città.
Infine Guelfo e Loic raggiungono La Mestola, dove c'è ad aspettarli un giovanotto al servizio di Cox, Alain. Loic resta qui, mentre Guelfo viene accompagnato ad una casa periferica, apparentemente abbandonata, che però all'interno di un cortile è illuminata e ben messa.
Guelfo viene introdotto alla presenza di quattro ragazze, Aelin, Cecile, Larisse e Patty, che stanno giocando a carte. Si unisce a loro per qualche mano e poi decide di salire in camera con Cecile, che a quanto ne sa dovrebbe essere la fidanzata di Bellamy Collorotto.
Al termine delle effusioni patuite, Guelfo e Cecile scambiano qualche parola e la ragazza (che ha effettivamente modi e linguaggio piuttosto raffinati) racconta di essere la figlia illegittima di Sir Carolton, della Baronia di Nekkar. Dopodichè, visto che dalla stanza vicino si sentono rumori inequivocabili e Guelfo è curioso di sapere chi possa essere, degli invitati al ricevimento, a scegliere quel tipo di sollazzi, Cecile lo accompagna ad uno spioncino segreto, dal quale il giovanotto riesce a riconoscere Lord Stephen Langton che si dà da fare in dolce compagnia.

Rumori nella notte

Nel mentre al castello gli altri vengono disturbati da un forte vocio che viene dalla tenda di fronte alla loro, prima deserta. Adesso è stata assegnata a Messer De Foe, il gioielliere, e la sua presenza (la presenza di un "borghese") ha infastidito terribilmente Sir Gaston Talvas di Alvesham, che è infatti andato, insieme ad un paio di suoi cavalieri, a protestare.
Abel si affaccia nel padiglione e chiede: "che cos è questa baldoria!?"
Dopo poche spiegazioni Sir Gaston Talvas di Alvesham si ritira e Abel, insieme a Stratos, scambiano qualche chiacchiera con Messer De Foe.
Messer De Foe, gioielliere di Annecy, era un vecchio amico della famiglia del Barone, che conosce da moltissimi anni, già da prima che la Baronessa si ammalasse e morisse. Racconta di essere molto affezionato alla Baronessina, e di essere dispiaciuto che ella vada in sposa ad un mercante. Dice anche di aver ricevuto delle minacce e che gli stanno un po' "facendo la guerra". Abel e i suoi amici dichiarano a Messer De Foe la propria disponibilità ad aiutarlo qualora abbia problemi.

25 marzo 516, Laon

Pioviccica appena il 25 marzo, giorno dedicato, nel calendario dei festeggiamenti, alla giostra ed esibizione di virtù militari.

Notizie sul sole nero

Abel trascorre la giornata alla Cattedrale, in compagnia di Padre Gabriel, e nel mentre spulcia un po' i registri degli ultimi anni. Viene a sapere notizie dell'incendio di Fustel del 15 agosto 502, nella biblioteca dello stregone, che era già stato tenuto d'occhio dalla chiesa di Kayah, nel 496 dal Preside del Convento dei Padri di Noyes, nel 499 da Padre Carnot, nel 502 da Frate Erwin.

La giostra e l'esibizione di virtù militari

Nel mentre al castello la mattina si tiene la giostra, dove vince uno dei cavalieri di Sir Gaston Talvas. Subito dopo Guelfo riceve in pegno da Imielle il suo fazzoletto e si trova, suo malgrado, coinvolto nei duelli di spada. Il suo avversario sarà nientemeno che Lord Oric di Amt.
Stratos fa all'amico una presentazione molto esaltante, da far sfigurare il Lord di Amt, che si indispone verso il suo avversario e lo colpisce subito con forza. Guelfo fa cenno di proseguire il combattimento, e immediatamente viene raggiunto da un fendente allo stesso braccio ferito durante l'agguato dei banditi. Grida di dolore e cade a terra privo di sensi, nonostante siano state usate armi prive di filo.
Guelfo viene condotto nella torre delle guardie per le prime medicazioni, Imielle si preoccupa molto per lui e Stratos le racconta un po' di frottole per sedurla. Alla fine però Imielle resta al capezzale di Guelfo, che viene intanto trasferito all'interno del Palazzo adiacente a quello Baronale, nell'ala che ospita anche i Larsac e gli ospiti più di riguardo.
Nonostante la brutta figura al duello, Guelfo è contento per aver ottenuto la possibilità di tenere meglio sott'occhio i Larsac, e di poter restare all'interno del Palazzo. Qui i suoi compagni gli fanno visita nel pomeriggio, e decidono di svolgere qualche prima indagine. I giorni infatti volano e il fidanzamento solenne si avvicina e se lo si vuole impedire bisogna inventarsi qualcosa.
D'accordo con gli altri, Stratos va a parlare con Zelda e le chiede di tenerlo informato di chi si lamenti dei Larsac. Poi si reca da chi sembra nutrire un disprezzo particolarmente profondo verso i "borghesi", ovvero Sir Gaston Talvas di Alvesham.

Stratos alza la voce con Sir Talvas e ne subisce le conseguenze

Il colloquio tra Stratos e Sir Talvas è piuttosto breve, Stratos cerca di sondare il terreno e capire quanto il Signore possa rivelarsi un alleato, ma nella foga commette l'errore di interrompere Sir Talvas e di parlargli con troppa schiettezza, e il nobile si offende. Trattiene Stratos presso la sua tenda e manda un uomo a chiedere a Guelfo il permesso a fustigare il suo servo.
A Guelfo viene detto che Stratos ha osato interrompere e fare discorsi minacciosi a Sir Talvas, e non può che acconsentire alla punizione corporale, che pure chiede che venga eseguita da Loic.
Loic parla con Guelfo, quindi va nella tenda di Sir Talvas e frusta Stratos, stando pur bene attento a limitare la violenza dei colpi, ma ugualmente è costretto a picchiare duro. Desiree assiste alla punizione e si scusa con Sir Talvas per il comportamento di Stratos. Dopodichè vorrebbe medicare Stratos, il quale è pero' molto offeso e se ne va da solo in città, a torso nudo e senza bagagli.
Gli indicano la prima locanda dopo le mura, "l'uva passa", lui entra e non fa nemmeno caso alla musica della sala comune, ma si fa dare una stanza (pagando addirittura una corona d'oro), e una cameriera premurosa si occupa di lui. Poco dopo arriva anche Abel a vedere come sta l'amico e resta con lui per la notte.

La battuta di caccia

26 marzo 516, Laon

In mattinata Abel insiste per condurre Stratos da Padre Gabriel, alla Cattedrale, per farlo medicare. Il prete pero' tranquillizza i ragazzi: le ferite sono superficiali e non c'è bisogno di far nulla. Così Stratos se ne torna in locanda e trascorre la mattinata con Claire, la giovane cameriera. Abel va al castello a parlare con Guelfo.
Nel programma dei festeggiamenti è prevista una battuta di caccia, alla quale Desiree insiste per partecipare, accompagnata da Eric. La battuta si tiene nel bosco di Vogel, a parecchia distanza da Laon, e vi partecipano molti degli invitati, tra cui i fratelli Navon. Sir Langton cade da cavallo ma non si fa fortunatamente molto male.
Al castello Loic parla un po' con Zelda e poi va a trovare Guelfo, che è sempre più sospettoso verso Rochefort, il suo vicino di stanza. Sente rumori dalla stanza accanto, e poco dopo Rochefort scende le scale. Fuori inizia a diluviare.
Abel parla con Guelfo, ma i due non si rappacificano, e il giovane adepto di Kayah decide di tornare in locanda da Stratos.
Nel mentre Loic segue a distanza Rochefort, e vede che di soppiatto, nei pressi delle mura esterne, si incontra con un altro individuo, al quale sembra consegnare qualcosa.
Loic segue quest'altro tizio fino alle tende dei fornitori e degli artigiani, a nord, e lo vede scomparire in una tenda. Poi chiede a Zelda di informarsi e la bambina va ad affacciarsi nella tenda, ma viene sbattuta fuori bruscamente dallo sconosciuto.

L'assassinio del gioielliere

Poco dopo, mentre Loic sta tornando al suo padiglione, sente un rumore dalla tenda di fronte, quella di Messer De Foe il gioielliere, entra e trova che è stato accoltellato. Il suo corpo è innaturalmente rigido e a ferita odora di mandorla. Loic subito si affaccia dalla tenda per vedere chi sia stato (la tenda è stata squarciata con un coltello per la fuga dell'assassino), e chiama poi le guardie.Messer De Foe è in condizioni gravissime, ed il cerusico non è in grado di fare nulla per salvarlo.
Nel mentre, a causa dell'acquazzone la battuta di caccia è sospesa. Molti si riparano in un casino di proprietà del Barone, ma Desiree, insieme ad Eric, vanno a Navon, nella torre di Andrè e Carmen. Qui si possono asciugare e si rifocillano. Desiree trascorre parecchio tempo a chiacchierare con Carmen, finchè a metà pomeriggio smette di piovere e tornano verso Laon.
Nel mentre in città Stratos resta in compagnia di Claire, poi viene raggiunto da Abel che è di umore decisamente cupo. In serata Abel torna al castello, per vegliare il corpo del povero gioielliere assassinato. Invece Stratos resta a dormire in locanda e si intrattiene insieme ai musici della Compagnia che aspettano Julie da un momento all'altro.
Al castello Guelfo parla con Padre Gundolf, del seguito dell'Abate, e con una delle guardie del Barone, separatamente, spiegando i suoi sospetti sul conto del losco compagno di Rochefort che, nel frattempo, sembra essere svanito nel nulla. La tenda è vuota (ufficialmente non era stata occupata ancora da nessuno) ed è permeata da un vago sentore di cera sciolta.
Scende la sera e tornano anche Desiree ed Eric, e tutti parlano un po' in stanza con Guelfo. Si decide che per la notte Eric resterà nel padiglione con Desiree e Loic farà da scorta a Guelfo. Abel va da solo a pregare in cappella.

La veglia di Abel presso il corpo del povero gioielliere

Durante la veglia, Abel è preso da una strana sensazione di disagio. E' come se il povero gioielliere, il cui corpo è stato ricomposto sull'altare, fosse ancora in vita, o comunque qualcosa di vivo fosse in lui. Veglia tutta la notte il morto, con un forte senso di "inquietudine" in presenza del morto ammazzato, che lo turba perchè è come se percepisse una faccenda ancora aperta. Ad un tratto è come se avvertisse una presenza che cerca di comunicargli, ma lui non riesce a liberarsi dalla paura e ad "aprirsi" sinceramente al contatto. Resta lì a lungo, prega e cerca ancora di restare li' vicino e allora, dopo ore e ore di veglia, si appisola (o piu' o meno lo crede); e finalmente riesce ad aprirsi al contatto con il fantasma, che vede imprigionato come da una ragnatela grigiastra e soffocante, che cerca di mormorargli qualcosa. Il morto si porta la mano al collo e mormora qualcosa tipo "è a causa di questo....."
Gli dice due parole e poi svanisce poco a poco e Abel si ridesta, spaventatissimo e confuso, senza avere chiaro se si è sognato tutto o se è stata una reale apparizione dello spirito. L'esperienza è paurosissima, perchè se da un lato è una conferma della sua fede, dall'altro è un dono che rappresenta insieme un pesante fardello ed una responsabilità.
Nel mentre Loic e Guelfo, in tarda notte, sentono dei rumori: è Rochefort che esce dalla sua stanza. Mentre Loic sorveglia le scale, Guelfo entra nella stanza e la scruta usando la luce magica. Nell'entrare nota che c'è un sacchetto di sabbia piccolo davanti alla porta, che si è rovesciato, e che la mantella dell'uomo è ancora appesa al chiodo, segno che Rochefort non è andato lontano.
Infatti passano pochi momenti ed eccolo di ritorno, e Loic non puo' far altro che rallentarlo e inventare che il suo padrone avrebbe sentito rumori nella sua stanza e sarebbe andato quindi a controllare.
Rochefort ascolta senza dir nulla, e sul suo viso c'è un ghigno moderatamente soddisfatto.
  • Desiree parla con Carmen e Andrè Navon, nella torre dei Navon
  • Guelfo parla con Imielle, ancella della Baronessina di Laon

I funerali del gioielliere... ma la festa continua

27 marzo 516, Laon

All'alba si tengono i funerali del povero gioielliere.
Partecipano molti nobili e forse anche qualcuno dalla galleria della chiesa, da un reparto nascosto da tende.
Al termine della funzione il Barone, che sembra sinceramente dispiaciuto, dichiara che i festeggiamenti dovranno ugualmente proseguire. Infatti, uscendo, gli ospiti possono vedere che ci sono degli artisti girovaghi che stanno allestendo un palcoscenico nel cortile centrale del castello.

L'incontro con Julie

Eric e Loic riconoscono tra loro Julie, la loro cuginetta smarrita, che abbracciano affettuosamente. Poco dopo scende anche Guelfo a salutarla, e lei fa molte feste anche all'amico.
Loic, desideroso di dare un amichevole scappellotto alla cugina scomparsa così a lungo, colpisce inavvertitamente Guelfo, proprio al braccio già ferito. Ma il giovane resta impassibile, nonostante il forte dolore.
Eric, Loic e Guelfo portano Julie in città, e lungo la strada le raccontano la situazione. Intanto già Desiree, insieme ad Abel, è andata a Laon, lei con la speranza di parlare con Stratos (che però è molto offeso e non la fa entrare in camera) e lui per parlare con Padre Gabriel.
Mentre Desiree infine riesce a farsi ammettere da Stratos e si scusa un po' con lui, Abel convince il prete a recarsi al banchetto nel castello, per assistere alla consegna dei doni di fidanzamento di Larsac.
Nel mentre, su insistenza di Julie, tutti raggiungono Stratos in locanda. Qui Guelfo si scusa con l'amico per le frustate, e finalmente i due si rappacificano. Quindi decidono, tutti insieme, di recarsi al Castello.

Il patibolo per i fuorilegge

Prima pero' bisogna passare nella spianata tra Castello e città, dove è stato allestito il patibolo per i quattro fuorilegge che avevano tentato di rubare la collana di Larsac. Soltanto Abel si avvia al Castello, dove spera di avere occasione di parlare con il figlio del Barone, Lord Rostand.
Al patibolo si è radunata parecchia gente, alcuni dei quali sembrano brutti ceffi, sotto le cui mantelle si puo' scorgere il baluginare di qualche arma. C'è anche Cecile, vicino a qualcuno che potrebbe essere Bellamy Collorotto. Arrivano i condannati, il boia incappucciato, e su un palco laterale parecchi nobili assistono al supplizio.
La gente tira ortaggi (tanto da scoprire persino il volto del boia, che è il fabbro del castello), e fa caos, c'è una gran calca, ma sul piu' bello, sotto gli occhi esterrefatti di Loic, inizia uno scontro armato.
Era una cosa organizzata, perche' vengono usate balestre, e scattano tutti contemporaneamente. Qualcuno fa anche uso di poteri magici, perchè parte del patibolo prende improvvisamente fuoco. Nella confusione generale due degli ostaggi vengono liberati, cinque guardie sono uccise, insieme a quattro banditi, che vengono catturati (uno dei quali grazie all'intervento di Eric). I malviventi fuggono giù da una rupe, verso una mulattiera dove li attendono alcuni muli. Il povero boia/fabbro viene ferito gravemente. Al termine dello scontro Desiree aiuta a medicare i feriti, mentre Julie è sparita.

Abel viene ricevuto dal Baronetto

Nel mentre Abel viene ricevuto dal Baronetto, il quale sta veramente male. E' immobile su una poltrona e fatica persino a parlare. E' molto triste della situazione, e del fidanzamento della sorella con Larsac. Era affezionato al gioielliere. Molto devoto di Kayah, accetta di guardare la collana, una volta che sua sorella l'avra' ricevuta.

La collana

E' il momento del banchetto, e nonostante tutto questo si svolge come previsto. I doni sono presentati e la Baronessina indossa la collana di Larsac.
A fine pasto Abel propone una preghiera, e insieme agli altri uomini di chiesa si avvicina al seggio del Barone e dei suoi familiari. Qui ha modo di osservare attentamente la collana... e si accorge che è un falso!
Dà un'occhiata fin troppo diretta a Larsac, che gli rivolte uno sguardo truce. Dopodichè si avvicina al Barone e gli sussurra "io questa collana la farei stimare..."
Al termine del pranzo Abel racconta l'episodio ai compagni, e poi va a riposare. Al contrario gli altri bazzicano la stanza di Guelfo, dove si sente improvvisamente un odore pessimo. Desiree scopre che qualcuno ha nascosto sotto il letto del giovane una cornacchia morta, a cui è stato tirato il collo. Sembra una minaccia...
Intanto arrivano notizie, tramite un messaggero, che c'è movimento di truppe nella baronia di Anthien. I nobili di confine si muovono per tornare alle loro terre e controllare la situazione, che sembra rallegrare i Larsac. Seguito da Eric, Rochefort va in città, parla con tre ceffi in una locandaccia e torna poi al Castello, mentre i tre se ne partono per la pianura.
Gli altri sono al castello, chi a parlare con la servitu', come Guelfo, chi a conversare, in attesa che la sera si tenga lo spettacolo della compagnia di attori di cui fa parte Julie.
  • Guelfo, Stratos, Julie e Desiree scambiano due parole all'accampamento, dopo il banchetto
  • Julie va a trovare Desiree nella tenda, poco dopo, e le due ragazze chiacchierano un po'
  • Desiree va a curare Sir Andrè Navon, ferito durante la fuga dei prigionieri dal patibolo

E' ancora la sera del 27 marzo

L'interminabile giornata finalmente volge al crepuscolo, ed è quasi l'ira dello spettacolo degli artisti di Krandamer. Mentre il pubblico si prepara, Guelfo e Loic chiedono udienza al figlio del Barone, che acconsente a riceverli. Siede su un balconcino protetto da un velo, dal quale può assistere allo spettacolo. Ascolta le parole di Guelfo e gli conferma i sospetti: anche a suo avviso la collana sarebbe fasulla. Tuttavia dice anche che, mentre suo padre il Barone sarebbe piuttosto propenso a mandare a monte il fidanzamento, è proprio Emmanuelle ad insistere, tanto che la cerimonia, sia pure in pompa minore, l'indomani si terrà ugualmente. Dice anche che Larsac è molto adirato, e si raccomanda che Guelfo e i suoi siano molto molto prudenti.
Nel mentre inizia lo spettacolo: la prima parte, Joredel e il Drago, è una saga avventurosa e ricca di effetti scenici, con una Julie mascherata da Elfa e canti e balli. Successivamente però il tono dello spettacolo cambia, e viene cantata una canzone molto malinconica, che spinge alle lacrime il baronetto, nel suo palco, e suscita molte critiche nel pubblico di sotto, che la giudica poco opportuna.
Quando lo spettacolo finisce, Eric e Loic vanno dietro le quinte a parlare con Julie, e scoprono che la malinconica canzone era stata composta proprio dal giovane figlio del Barone.

Abel è sparito!

Stratos saluta tutti e va in locanda, mentre gli altri iniziano ad interrogarsi su dove possa essere finito Abel. Non si trova da nessuna parte, infatti.
Scende la sera, ed il gruppo si divide. Eric e Desiree vanno a cercare Abel in cappella, senza esito, e poi nella cripta, ma anche qui non c'è.
"Evidentemente qui Abel non c'è!" dice Desiree.
"Buon per lui!" commenta Eric.
Nel mentre Loic, Guelfo e Julie lo vanno a cercare in città, si fanno aprire le porte e lo cercano sia in locanda da Stratos, sia in chiesa da Padre Gabriel, ma senza trovarlo. Tornano così al castello sempre più allarmati.
Poco prima che arrivino però Eric e Desiree sentono delle grida da un cortile laterale secondario, dove una serva, nei pressi del lavatoio, ha trovato un corpo privo di sensi. E' Abel, che sembra sia volato da una finestra del terzo piano dell'edificio della Baronessina. Potrebbe essere la finestra di Larsac o quella della stanza vicino.
A salvare il giovane da morte certa sono delle provvidenziali ceste della biancheria, che hanno attutito la caduta. Abel è privo di sensi, molto malconcio, ha una spalla slogata ma è ancora vivo.
Desiree si prende cura di lui, e intanto si scatena un discreto putiferio. Tornano anche gli altri dal villaggio e tra le capacità mediche di Desiree e la forza di Loic il braccio di Abel torna nella sua posizione originaria. Abel viene poi cautamente trasportato nella stanza di Guelfo, dove Desiree si prende cura di lui. Riesce a dire soltanto che è stato Rochefort, insieme al biondo, a buttarlo giù dalla finestra.

Udienza presso il Barone

A questo punto però Guelfo chiede udienza direttamente al Barone, per lamentare l'accaduto. Lo fanno entrare, spiega la situazione ed il Barone si infuria con Larsac, con le sue guardie che non hanno fatto buona guardia, insomma esce fuori dai gangheri. Sale in stanza da Abel, quindi fa sfondare la porta di Rochefort (che però sembra essersi dileguato in fretta e furia poco dopo lo spettacolo dei teatranti), e quindi va ad aggredire verbalmente i Larsac, che cercano di scusarsi e di prendere le distanze dal loro servitore.
Dopodichè il Barone affronta anche sua figlia, che resta incomprensibilmente determinata a fidanzarsi con il mercante, e garantisce a Guelfo che se desidera soddisfazione dai Larsac può chiederla sicuramente.
Guelfo approfitta della situazione per denunciare che sotto la collina, stando alla testimonianza di una cugina dei suoi due uomini di scorta, ci sarebbero delle cave in cui si sono rifugiati i banditi. Il Barone si arrabbia di nuovo perchè le sue guardie non sono andate a controllare e promette che ci andranno stasera stessa. Se anzi, aggiunge, Guelfo o i suoi uomini avessero piacere a prendere parte alla spedizione saranno i benvenuti.

A caccia di banditi nelle caverne sotto la collina

E così, mentre Desiree accudisce il povero Abel, e Guelfo le sta accanto per farle compagnia e scorta (non si sa mai), Eric e Loic, insieme al Maresciallo Nelson e altri 10 uomini del Barone, a cavallo e con tutto l'equipaggiamento, vanno a caccia di banditi.
Eric è un po' perplesso all'idea di muoversi in 13, cosa che non porta certamente fortuna.
Le caverne sono accessibili da un viottolino e ci sono 4 imboccature, che all'interno si uniscono tutte. Le guardie si dividono in gruppetti di tre persone per imboccatura, per entrare contemporaneamente da tutti i lati ed evitare che qualcuno riesca a fuggire. Eric e Loic entrano nella terza bocca delle caverne, insieme ad una giovane guardia di nome Benton.
Alcuni banditi, da un ingresso più in alto, tirano una bella ruzzolata di pietre in testa ad alcune guardie, ma fortunatamente i nostri eroi riescono ad entrare. Benton viene colpito di striscio da una balestrata, ma subito Eric e Loic, con una violenza smodata, distruggono i primi due avversari che si trovano davanti. Particolarmente efferato è il comportamento di Eric, che sfonda il petto di uno dei due avversari, letteralmente inchiodandolo alla parete di pietra, ed affonda brutalmente nel basso ventre dell'altro, che anche muore.
Mentre Benton resta prudentemente qualche passo indietro, d'improvviso compaiono altri tre banditi, armati di spade che emettono un vago chiarore azzurrino. Inizialmente il prodigio sembra intimorire i due fratelli, che però sperimentano presto la fragilità dei loro tre nemici, che cadono subito orribilmente massacrati, con grida lancinanti. Ma c'era qualcuno, nascosto dietro di loro, che sgattaiola via. Così i due gemelli e Benton avanzano per il corridoio, fino a vedere lo slargo dove le gallerie si uniscono ed è in corso il grosso del combattimento. Vista una fessura nella roccia, da cui in fondo una persona potrebbe anche passare, i gemelli dicono a Benton di restare di guardia lì, mentre loro caricano di corsa alle spalle i combattenti briganti.
E' un combattimento molto acceso, anche se Eric e Loic continuano a seminare devastazione. Ad un tratto però Loic nota l'uomo che aveva identificato al mattino come Bellamy Collorotto, che invece di combattere sta in un pertugio riparato a tramestare con degli strani oggetti, uno specchio, uno strano prisma... Per non sape' nè leggere nè scrivere, Loic gli va addosso, ma Bellamy gli rivolge un'occhiata disperata e folle, e pronuncia alcune rune.
Cade a terra davanti a Loic, mentre un rombo sordo si leva dalle viscere della terra, e sia lo specchio che il prisma si sbriciolano tra le sue mani. La gente smette di combattere e si guarda attorno inquieta, mentre la temperatura si abbassa velocemente e la luce delle torce sembra velocemente offuscarsi.
Un attimo dopo si vede Benton che, di corsa, esce dalla galleria e si scapicolla verso l'uscita, senza badare a niente e nessuno. E' il segnale, tutti scappano a gambe levate.
Nel mentre, al castello....
Guelfo viene investito da una sensazione violentissima di energia magica che viene liberata nelle vicinanze. Lo stesso Abel, ancora mezzo stordito per il volo di tre piani, sbarra gli occhi e sembra assalito da un incubo. Guelfo si precipita allora alla porta dell'Abate, per chiedergli consiglio, ed è l'Abate stesso, pallido, a farglisi d'innanzi.
"Dobbiamo correre dal Barone" dichiara.
Scendono le scale velocemente e non si fanno rallentare dalle guardie. Anche Desiree va con loro. Fuori dalla porta del barone lo sentono discutere con sua figlia a proposito del fidanzamento, lei ancora insiste a farlo, mentre lui vuole mandarlo a monte. La loro discussione è interrotta dall'Abate, che entra, fissa tetro il Barone e dice:

Forze oscure sono state risvegliate nelle viscere di questa collina

"Forze oscure sono state risvegliate nelle viscere di questa collina"
Il Barone, molto preoccupato, chiede chiarimenti, anche se ben poco si riesce a capire tranne le sensazioni violente di Guelfo e dell'Abate. Comunque la baronessina sbatte la porta e se ne va.
Di sotto il fuggi fuggi generale continua. Una volta che Eric e Loic stanno al di fuori delle grotte, insieme a molti dei briganti (che di fatto hanno gettato le armi e si sono arresi) e alle guardie. Ma il Maresciallo Nelson e due dei suoi uomini decidono di provare ad entrare a salvare i feriti rimasti indietro (uno dei quali era stato assalito da una strana fiamma sprigionatasi innaturalmente da una torcia). Entrano, e dopo poco riescono ad uscire, portando in salvo due persone ed una donna svenuta, Cecile! La fidanzata di Collorotto infatti era stata l'unica, mentre tutto cominciava a crollare e la minaccia si avvicinava, a correre verso il suo amato. Ora, svenuta e con un braccio devastato da strane artigliate, viene portata fuori da una guardia a cui qualcosa ("qualcosa"!) ha squarciato la faccia, devastato il naso e cavato un occhio.
I cavalli sono agitatissimi e non si fanno cavalcare, i prigionieri vengono malamente legati con una corda ai polsi e spinti avanti con armi lunghe, i feriti più gravi messi per traverso sui cavalli e trascinati così a mano. La sgangherata comitiva si mette in viaggio verso il castello, mentre dalla caverna la nebbia gelida si espande e i rumori si fanno sempre più inquietanti.
Da uno squillo di trombe il lugubre e insanguinato corteo viene accolto nella fortezza. Il Barone stesso, insieme a molti altri (tra cui Guelfo e i suoi, e l'Abate) accolgono i feriti, mentre i prigionieri vengono presi in consegna e condotti nelle prigioni. Tra loro Guelfo riconosce Cecile, mentre più persone riconoscono "il biondo", il contatto di Rochefort.
Benton, stravolto, racconta di aver visto "qualcosa" uscire dalla roccia, simile ad un enorme essere artigliato che nasceva da un uovo. Qualcosa di gigantesco e terribile, che lo ha messo in fuga.
L'abate è molto risoluto, ordina di chiudere le porte del castello ed accendere fuochi sulle mura in attesa dell'alba, con la speranza che ciò che è stato risvegliato nelle viscere della collina non riesca ad entrare. Manda anche un gruppo di tre uomini (due di scorta ed un religioso) in città, per allertare le guardie.
La notte si preannuncia lunga e tutt'altro che tranquilla.
  • Il testo della canzone composta da Lord Rostand Beart, erede al titolo di Barone di Laon

E' ancora la notte del 27 marzo

Stratos, preoccupato per l'assenza di notizie su Abel, prova ad uscire dalla città e recarsi al castello, ma le guardie glie lo impediscono. La sorveglianza è molto aumentata e sembra che ci si aspetti grossi problemi da un moento all'altro.
Nel mentre al castello Abel si sveglia e racconta cosa è accaduto prima della defenestrazione:

Il racconto di Abel

Abel pregava in cappella davanti ai corpi delle guardie uccise la mattina stessa durante l'esecuzione finita male. Era pomeriggio e la gente stava tutta nel cortile a vedere lo spettacolo dei teatranti, la cappella quasi vuota.
Ad un tratto riconosce la voce di Rochefort che mormora qualcosa tipo "ti aspettavo, era ora!", a qualcuno in fondo alla navata. Allora, cautamente, Abel si volta e riconosce Rochefort in cappella, ed il mitico "biondo" che più volte era stato visto in situazioni piuttosto equivoche che gli si è avvicinato.
I due che escono dalla cappella (Rochefort sedeva in fondo, come se stesse proprio aspettando qualcuno, oppure sorvegliando proprio Abel), e li segue.
Entrano nell'edificio delle camere, salgono di sopra ed Abel continua, silenziosamente, ad andargli dietro. E' da poco iniziato lo spettacolo teatrale e quindi sono tutti distratti da quello e nessuno vi bada. Anche la guardia d'ingresso dell'edificio è seduta su un muretto ed è distratta.
I due, Rochefort e il biondo, si chiudono nella stanza di fronte a quella di Rochefort (accanto a quella di Larsac, disabitata), e Abel li raggiunge poco dopo, appostandosi dietro alla porta.
Li sente parlottare tra loro per qualche minuto.
Il "biondo", che si chiama Bernard, fornisce a Rochefort una boccetta di un veleno, che dice provenire dai soliti "amici fidati". Gli spiega che è sufficiente che sia ingerito e non c'è bisogno di utilizzare armi, e che quindi nel caso specifico sarà difficile che desti sospetti. Gli dice anche che costa caro e di farne uso parsimonioso, visto che per convincere "il Monaco" a fornirglielo ha dovuto penare molto. Rochefort commenta che "il Monaco" ha ricevuto più di quanto non meritasse, e non solo in denaro.
Comunque ringrazia Bernard, gli dice che l'aria si è fatta pesante per colpa del "damerino di Lord Dillon" (e a questo punto sghignazza apertamente, e aggiunge: "che bella sorpresa lo aspetta!") e che ormai il piano è stato messo in crisi e che sarà necessario trovare un capro espiatorio, onde evitare guai diretti ai suoi padroni.
Bernard dice che lui sta per andare giù nelle cave e che da lì partiranno stanotte stessa, e che se serve che lui si faccia vedere un po' in giro per fare da capro espiatorio gli va bene, ma vuole un compenso maggiore.
Rochefort gli risponde che i soldi se li faccia dare da Collorotto, che ne ha avuti più che a sufficienza, per quello che ha fatto.
I due si scambiano qualche parola sui soldi (Bernard insiste ad averne di più, visto che si è esposto molto, ma Rochefort glie li nega).
A questo punto Abel decide di sgattaiolare nella stanza di Guelfo, perchè intuisce che la conversazione sta volgendo al termine e teme di venire scoperto.
Così infatti accade, Abel entra nella stanza e resta lì zitto zitto. Ma Rochefort e Bernard, prima di scendere le scale, si fermano davanti alla porta di camera di Guelfo. E' socchiusa (non c'è la chiave).
Rochefort si ferma e dice a Bernard: "è questa la stanza del rompiscatole", e Bernard apre la porta. C'è Abel.
A questo punto c'è uno scambio di sguardi più che eloquenti, e Abel viene afferrato quasi di peso dai due brutti ceffi e trascinato nell'altra stanza.
"L'avevo lasciato in cappella, il curiosone" dice Rochefort, "e ora me lo ritrovo zitto zitto a ficcanasare. Non so quanto e cosa hai sentito delle nostre chiacchiere, ma avresti fatto meglio a restare in cappella a pregare, o in alternativa a divertirti allo spettacolino dei musici. Ma a quanto pare la curiosità ha avuto la meglio..."
Rochefort e Bernard, in due, tengono prigioniero Abel e lo avvicinano alla finestra aperta.
"Sei devoto di Kayah, no? Allora adesso ti facciamo un favore!"
E così dicendo, i due mascalzoni buttano Abel giù dalla finestra della stanza.
Udito il formidabile racconto, Guelfo decide di andare a parlare con il Barone, che però non ha tempo da dedicargli. Eric prende una brocca di buon vino, si tira su di morale e quindi si mette a dormire.

L'interrogatorio dei prigionieri

28 marzo 516, Laon

La giornata è nebbiosa e fredda più del solito. Abel prega Kayah, le sue condizioni di salute gli permettono di alzarsi. Quando viene a sapere che a mezzogiorno ci sarà una perlustrazione alle caverne, decide di parteciparvi, nonostante Desiree glie lo sconsigli per prudenza.
Guelfo, insieme a Eric, assistono all'interrogatorio del "biondo", Bernard. Passando davanti ad una porta chiusa, si sentono le grida strazianti di Cecile, la fidanzata di Bellamy Collorotto. La poverina è sottoposta a tortura. Guelfo ascolta i suoi gemiti con aria compiaciuta.
Il "Biondo" vuota subito il sacco, dice che Collorotto era un mago molto potente e noto nella zona, e sembra che abbia trasformato in una pecora il precedente capo della malavita locale. Dice che il "Monaco" è un tizio che vive fuori città e fornisce di reagenti e veleni la mala di Laon. Dice anche che quando Eric lo aveva visto in città insieme ad altri tizi, quelli andavano a portare un messaggio (e del veleno) a Flavigny.
Sentendo parlare di Flavigny, Guelfo si preoccupa un po'.
Intanto Desiree va a trovare i fratelli Navon e si mostra preoccupata all'idea che Andrè partecipi anche lui alla spedizione di mezzogiorno alle grotte. Lui però è ben deciso a partecipare.
Guelfo si reca a parlare dai Larsac, accompagnato da un silenzioso Eric (che però ad un tratto consiglia all'amico di prendere a cazzotti il signorotto). Larsac sta facendo i bagagli, Guelfo lo sfida a duello ma lui rifiuta. Si scopre che Guelfo e i suoi risultano formalmente come invitati dei Larsac, in quanto Lord Dillon, in passato, avrebbe fatto affari con loro.
Stratos intanto si reca nella tenda dei Navon a suonare per Carmen, e percepisce l'evidente attrazione tra Desiree e Andrè.

Nuova spedizione alle grotte

E' però mezzogiorno e tocca andare alle grotte. Parte un gruppo nutrito di una ventina di persone. Tutto sembra quieto, sebbene freddo e avvolto da una vaga nebbiolina. Poco distante dalle imboccature delle grotte ci sono le carcasse frantumate di parecchi muli, probabilmente quelli con cui Collorotto e i suoi contavano di fuggire.
Lo spettacolo è talmente orribile che Guelfo (e non solo lui) finiscono per dare di stomaco.
Nelle caverne non c'è nessuno, solo cadaveri decisamente mal ridotti. L'Abate, che capeggia la spedizione, decreta che nessuno debba oltrepassare la linea che traccia sul lungo corridoio. Qui dovrà essere costruito un muro, e comunque l'ingresso alle grotte andrà interdetto a chiunque.
Alcuni restano di guardia il giorno (e tra loro anche Guelfo e Navon), mentre gli altri daranno il cambio per la notte. La "cosa" che ha spappolato i muli potrebbe tornare.
Abel, prima di riposare in attesa della notte, scrive una lettera a Padre Lorenzo Quart, al monastero dei Padri di Noyes, e una a Frate Erwin da Carentan, chiedendo consiglio.
Desiree invece va dai Larsac a chiedere notizie sui loro rapporti con Dillon. Viene così a sapere che si tratta di rapporti di parecchio tempo addietro, e che i Larsac speravano che questo incontro potesse portare a scambi proficui in futuro, ma ne sono rimasti delusi.
In tardo pomeriggio il gruppo della notte va a dare il cambio agli altri. Guelfo e Navon hanno ingannato il tempo chiacchierando e giocando a carte, non è successo niente.

Una notte avventurosa

La sera scende. Eric e Loic vanno con Stratos in locanda in città, dai musici, e restano bloccati lì per la notte. Desiree, un po' spaventata all'idea di dormire da sola, riceve una visita di Andrè Navon, il suo corteggiatore. Al mattino non è più inconcussa, e Navon può unirsi al gruppo di guardia alle grotte per il giorno con un sorriso soddisfatto e assonnato sul volto.
Anche Guelfo ha la stessa espressione beata e un po' beota, perchè ha avuto occasione di spassarsela con la bella e compiacente Imielle, la serva della Baronessina.
Ma la notte non è passata tranquilla alle grotte sotto il castello.
Mentre tutti stanno vegliando attorno al fuoco, e tre monaci sono in preghiera, Abel avverte una sensazione di disagio. Si muove verso la macchia degli alberi di qualche passo, ed è letteralmente travolto da un'essere molto grosso e pesante, molliccio al tatto, che lo sbatte a terra. Perde subito i sensi.

29 marzo 516, Laon

Al mattino, all'ora del cambio di guardia, la nuova spedizione trova i corpi straziati di gran parte di quanti avevano vegliato durante la notte. Abel, uno dei monaci e due soldati vengono trovati vivi (per quanto molto mal ridotti) mescolati alle frattaglie putrescenti degli asini. Evidentemente sono riusciti in qualche modo a nascondersi lì ed il mostro non li ha percepiti.
I feriti sono portati al castello, e il corteo che torna indietro desta molto spavento in tutti. I pochi invitati al ricevimento che ancora non erano partiti si affrettano a fare i bagagli.
Desiree poverina si affanna a medicare i feriti, ed in particolare si preoccupa del povero Abel che non finisce mai di prendere botte. Quando finalmente il giovane devoto di Kayah si riprende, ricorda un sogno stranissimo nel quale per qualche tempo ha creduto di morire.
Ha visto se stesso cadere a terra, calpestato dalla creatura nella sua stupida e violenta corsa verso la tana. La creatura era infastidita dal fuoco, dalla gente lì davanti, ma non era malvagia, quanto piuttosto idiota e assassina.
Oltre a quella creatura, ha percepito anche un'intelligenza malevola, più umana, appartenente ad un'anima incatenata alla terra dopo la morte. Abel vedeva tutto come dall'alto, finchè alcuni superstiti dell'attacco del mostro non lo hanno trascinato in salvo verso i resti dei muli, e qui è ripiombato nell'oblio.
"Evidentemente Kayah ancora non ritiene di volermi con sè" mormora, appena riprende i sensi.
Durante la giornata Guelfo è tormentato da un fastidioso prurito alle zone più delicate, dovuto probabilmente alle frequentazioni notturne da Imielle. Prova a mitigare il disturbo con impacchi di camomilla senza esiti.

Nuovo incontro con Cox

30 marzo 516, Laon

Guelfo va in città a parlare con Cox. Gli chiede di Bellamy Collorotto, dove tenesse le sue cartuccelle, e Cox prende parecchi soldi di anticipo e poi promette che gli farà sapere. Guelfo chiede poi consigli per il suo disturbo "intimo" e viene condotto dalla tenutaria del bordello dove lavorava la povera Cecile. In cambio di una corona d'oro riceve una pomatina profumatissima alla menta.
Tornato al castello, desta una certa curiosità questo suo nuovo aroma. Ma per imbarazzo non racconta nulla.
A sera arriva Frate Erwin, che ascolta la confidenza di Abel (con tanto di racconto sulla visione). Guelfo ascolta di nascosto da dietro alla porta.
  • Guelfo e Desiree parlano un po' tra loro di faccende private, poi Julie va a rompere un po' le scatole.

La festa è finita

Laon, 1 aprile 516

Ormai al castello di Laon non c'è rimasto quasi più nessuno. I compagni vanno a trovare Abel ferito e restano un po' a chiacchierare con lui, poi arriva anche Frate Erwin, che riferisce di essere andato nelle caverne sotto il castello e di essersi fatto un'idea della situazione.
Il grosso "orso" è in giro, difficile dire dove, mentre lì dovrà essere costruito un muro per evitare che curiosi vadano a ficcare il naso in un luogo molto pericoloso. Dice che teoricamente è difficile che da lì escano altri "orsi", ma che comunque verra' costruita una cappella di Kayah lì vicino come protezione.
Loic è perplesso davanti a tante precauzioni per un solo orso (tra l'altro verrà persino l'Inquisizione), ma Abel gli spiega che si tratta di un "orso mago".
Pensando all'inquisizione e al destino della povera Cecile, Loic commenta: "triste il boia che deve torturare una donna".
Desiree e Guelfo trascorrono il pomeriggio in città, lei va alla ricerca di erbe officilali.
A sera i fratelli Navon si preparano per partire e tornare a Navon. Sia Desiree che Stratos li vanno a salutare.

Laon, 2 aprile 516

Piove molto forte. Alcuni vanno in locanda a rilassarsi, in attesa delle esecuzioni della compagnia di Collorotto (solo di alcuni, per gli altri si attende l'Inquisizione).
Il Camerlengo inizia ad informarsi (speranzoso) su quando gli ospiti se ne torneranno a casa. Appena Abel sarà guarito.
Anche Frate Erwin se ne torna a Carentan, dicendo che le decisioni sulla situazione di Laon saranno tutte prese dall'Abate di Halbedel.
Guelfo va in città a cercare Cox, ma sembra sparito, e con lui le informazioni e le monete d'oro che gli ha anticipato. Poi, su suggerimento di Abel, va a chiedere ad uno dei monaci di Halbedel se sia possibile visitare la loro biblioteca. Ottiene risposta molto secca e tendenzialmente negativa.
Quando però Stratos porta direttamente da Abel uno dei monaci, Padre Gundolf, tutto cambia. L'Abate in persona fa visita al ragazzo, in serata, e gli dice che potrà visitare la biblioteca. Gli dice anche che ci sarebbe un libro forse legato alle questioni che sta studiando (il "sole nero", per intenderci), ma che è segreto e non glie lo fara' vedere. Per il resto la biblioteca è a sua disposizione, tra un mese, quando anche lui fara' ritorno al monastero. Abel ringrazia.

La scelta dell'itinerario

Nel mentre Guelfo decide che prima di tornare a Flavigny si fara' una deviazione per Fustel, dove ci fu l'incendio nella casa dello stregone anni addietro.
"Non ti preoccupi di Lord Dillon, che è in pericolo con la guerra?" chiede Loic. Ma Guelfo lo tranquillizza del fatto che Lord Dillon se la sa cavare da solo.

Laon, 3 aprile 516

Il tempo è buono e le condizioni di Abel migliorate. Si decide di partire. Le notizie che arrivano dal confine tra Anthien e Sarthe non sono buone, sembra che la guerra stia infuriando proprio lì dalle parti di Flavigny, e che a guidare le truppe di Anthien ci sia Lord Albert Keitel.
Comunque il gruppo si muove nella direzione opposta, verso nord.
A sera viene raggiunto il villaggio di Enlart, sul fiume Mans, troneggiato dalla torre di Mathons, dimora di Sir Etienne Salvin, il Borgomastro.

Scazzottata al "berretto a sonagli"

Il villaggio è protetto da una bassa cerchia muraria ed ha una chiesa di Pyros in corso di ampliamento. Sulla piazza c'è la taverna "il berretto a sonagli", che ha tutta l'aria di essere un posto allegro. Le cameriere sono graziose e compiacenti, la compagnia rumorosa. Dopo mangiato Julie e Stratos improvvisano uno spettacolo musicale e tutti iniziano a ballare sui tavoli in mezzo ad una grande baraonda.
Solo Abel e Desiree preferiscono recarsi alla locanda dirimpetto, e lasciano presto "il cappello a sonagli". A un certo punto Loic, che ha alzato troppo il gomito, sorride e sbrotta a vomitare, cade dal tavolo su cui stava ballando e finisce addosso ad una ragazza e, già che si trova, inizia a sbaciucchiarla.
La ragazza, oltre che schiacciata dal peso di Loic, è anche accompagnata, ed inevitabilmente si scatena una rissa, che si allarga in fretta tra gli avventori tutt'altro che sobri.
Nel parapiglia che segue, tra boccali, patate al forno e cosce di pollo che volano, Eric cerca di recuperare suo fratello ed evitare che si faccia male qualcuno, mentre Stratos approfitta per portarsi fuori una cameriera (la più graziosa) e consumare un po' selvaticamente con lei nel vicolo laterale dietro alla locanda.
Guelfo è rimasto a godersi lo spettacolo, ma un villico inizia a tirargli di tutto, tant'è che a un certo punto si alza e caccia fuori la spada. Il villico spezza una bottiglia e i due restano a fronteggiarsi, in un tripudio di svomitazzi e cocci rotti.
Desiree e Abel, dalla locanda, sentono il gran baccano e si affacciano. Vedono Julie, in piedi fuori dalla locanda con in mano il suo liuto e il bouzuki di Stratos. Dice loro che è scoppiata una rissa.
Abel va a chiamare le guardie alla torre di Mathons, lì sul ponte, e viene coinvolto anche il Borgomastro, Sir Etienne Salvin, che incuriosito accompagna Abel di nuovo in locanda (con alcune guardie) per dare un'occhiata.
Il Borgomastro arriva quando finalmente Eric è riuscito a trascinare suo fratello fuori, a sciacquarsi nella fontana con Desiree che lo cura. Stratos sta inguattato a spassarsela, e dentro ci sono molti villici e il povero Guelfo, ricoperto di patate, vino e cocci vari, che fronteggia il suo ubriaco avverario. L'arrivo del Borgomastro interrompe la festa.
Senza celare l'ilarità, Sir Salvin offre a Guelfo ospitalità nella sua dimora e Guelfo, assieme a Desiree, l'accetta. Dà per scontato che sarà Guelfo a pagare i danni causati dalla rissa, che l'oste stima intorno alle 4 corone. Gli altri vanno a dormire in locanda, tutti tranne Stratos.
Alla torre Guelfo e Desiree sono presentati alla sposa di Sir Etienne e ai suoi bambini (3 legittimi e un bastardello), e Guelfo si sente un po' a disagio per via delle sue condizioni igieniche. Qui però si può lavare e sistemare e la notte passa tranquilla per tutti (a parte il povero Loic che sta male).

Guai in vista per Stratos

Enlart, 4 aprile 516

L'indomani al mattino l'oste si presenta in locanda e chiede ai responsabili della rissa di pulire. Ma Abel è ancora malato, Loic sta molto male ("è un boia", specifica Eric per scongiurare le isistenze dell'oste, "un boia talmente feroce che ha dovuto cambiare lavoro") e alla fine, armati di ramazza e stracci, solo Julie e Eric si trovano a ripulire "il cappello a sonagli".
Stratos si sveglia in una stalla in dolce compagnia, e dopo un altro giro di valzer con la bella Lorain, la fanciulla si pone il problema di come giustificare la sua fuga con suo padre, l'oste.
"Dì che stavi pulendo la stalla" suggerisce Stratos.
E per rendere più credibile la (insensata) pantomima, si premunisce di lordare le pareti della stalla di cacchina. Naturalmente la frottola non funziona e l'oste fa una sonora lavata di capo alla figlia, in locanda.
Nel mentre Desiree e Guelfo, dopo aver fatto colazione coi Salvin (e tirato molliche di pane con i loro rampolli), tornano in paese. Guelfo si presenta in locanda e parla con l'oste, il quale chiede il conto, di 4 corone.
Inizialmente Guelfo è riluttante a pagare, ma poi butta lì che non sarebbe male che qualcuno desse una ripassata a Stratos, e l'oste acconsente e incassa i soldi.
Poco dopo Stratos e Loic, che stanno nella piazza tornando alla locanda dove si dorme, vengono raggiunti da un paio di brutti ceffi che domandano chi sia Stratos. Non ottenendo risposta attaccano ecumenicamente tutti e due, ed altrettanto ecumenicamente vengono pestati da Loic e anche da Stratos.
Stratos però è furioso, si veste di tutto punto, cinge la spada e torna in taverna dall'oste. Gli rinfaccia di avergli mandato scagnozzi a malmenarlo, e tra una battuta greve (e spontanea) di Loic e l'altra, tutte a mettere in discussione la virtu' e l'inconcussione delle sue figlie, l'oste prende una vecchia daga da sotto il bancone e sfida Stratos.
Vista la mala parata, il giovane cuor di leone Stratos Papadopulos cerca di imboccare la porta e rifiutare la sfida, ma infido Guelfo da Flavigny gli si para davanti e gli blocca l'uscita.
L'oste è intenzionato a sporcare di sangue il pavimento (appena lavato da Julie ed Eric) della locanda. La situazione è pericolosa.
Interviene Eric.
Con poche ma convincenti parole, spiega all'oste che magari potra' pure spanzare Stratos, ma che il suo grosso (e irragionevole) amico boia poi farebbe un tale bagno di sangue da essere estremamente meglio lasciar perdere.
L'oste, mosso da tanto buon senso, depone le armi.
"Andate via e non fatevi più vedere" dice poi, contando le corone intascate.
Stratos va a far sbollire la rabbia al "fiasco colmo", l'altra taverna di Enlart, mentre Desiree si allontana per i campi a cercare erbe officinali e quindi non si puo' partire prima dell'indomani.
Abel fa una ramanzina "ad area", colpendo un po' tutti: era chiaro "il cappello a sonagli" era un postaccio e non era proprio il caso di entrarci. In serata i battibecchi continuano, con Guelfo offeso, Stratos arrabbiato, Eric critico, e Stratos e Desiree vanno a cenare per conto loro e parlano un po'.
Stratos, Eric e Guelfo questionano accesamente sugli eventi di Enlart, all'indomani della rissa in locanda e della solenne litigata
  • Desiree e Stratos parlano un po' all'indomani della rissa in locanda e della solenne litigata.
  • Julie e Loic chiacchierano un po'
  • Chiacchiere tra Desiree e Julie
Per cena Eric e Guelfo vanno al Fiasco Colmo, dove già Desiree e Stratos stanno chiacchierando e mangiando per i fatti loro. I due gruppi si ignorano, e l'oste si mostra decisamente scontroso con Eric e Guelfo. Porta loro vino annacquato e petto di pollo al vapore, senza sale, e solo dopo le proteste di Guelfo, e la promessa di un pagamento sostanzioso, offre pietanze di migliore qualità.
Ma la notte è ancora giovane per Eric e Guelfo che decidono di sperimentare l'altra taverna del villaggio, da Gjan il Gozzuto.
Qui l'ambiente è più giovanile, ci sono sfaccendati del paese che sognano di fare chissà che, ma si accontentano di fumare muschio del Miestwode (trattato dallo stesso Gozzuto) e bere liquori forti. Il tutto è accompagnato da un paio di flautisti jazz.
Eric e Guelfo assaggiano liquori locali, in particolare le "lacrime di cinghiale", un liquore molto forte aromatizzato alla cannella, e fanno chiacchiere allegre con gli avventori. Poi Guelfo chiede di acquistare un po' di "muschio del Miestwode" per caricarci la pipa, e così fa conoscenza con Gjan il Gozzuto, il quale è gozzuto di nome e di fatto. Per la sua configurazione fisica, somiglia ad un gallinaceo e la cosa diverte molto Guelfo, il quale coglie l'occasione di sfruttare il suo talento magico per fare uno scherzo terribile a Gjan il Gozzuto.
E' soltanto un trucco minore, ma l'effetto risulta esilarante, perchè ad ogni movimento del povero Gjan si sente il classico starnazzare di gallinaccia. Tutti ridono e pensano di essere ancora più ubriachi del solito.
I due tornano in locanda a notte fonda, un po' brilli e di ottimo umore. Solo dopo che Guelfo si è addormentato, Loic furtivamente gli nasconde sotto il cuscino un involucro contenente 2 corone d'oro ed un biglietto su cui Eric gli avrebbe scritto: "Da Loic", per scusarsi della sbronza della notte precedente.
Loic non sa che Eric, un po' burlone, ha scritto invece: "A stro§%o!"

Enlart, 5 aprile 516

L'indomani Guelfo al suo risveglio trova sotto il letto le due corone e l'enigmatico messaggio. Vede Loic che lo fissa soddisfatto, e commenta: "è ignorante la fatina del muschio!"
C'è un bel sole e si parte.
Al ponte, sorvegliato da guardie che domandano pedaggio, i nostri eroi sono avvisati che a nord c'è il rischio di essere attaccati dai briganti, seguaci di un Signore della zona, i "lupi bianchi". Su di loro è stata messa una taglia. Il gruppo procede con cautela per una campagna via via più disabitata, costellata di rare fattorie fortificate. In alcune zone si vedono pastori che sorvegliano le pecore dall'alto di piattaforme d'avvistamento, sospettosi e accorti.
Sulla sinistra la pianura continua fino a perdersi a vista d'occhio nelle nebbie del Miestwode, mentre sulla destra a una certa distanza si possono scorgere colline ricoperte di boschi.
A metà giornata è raggiunta la città di Kern, fortificata, con impiccati appesi agli alberi lungo la strada nei pressi. La strada per Fustel è poca e non si sosta a Kern.
Poco dopo, improvvisamente, una propagine del Miestwode si alza accanto alla strada, e poco dopo, in alto, si scorgono le bandiere di Fustel oltre le cime degli alberi, che svettano da una torre.
Fustel è poco più che una torre ed un piccolo borgo accanto. Il borgo è mal messo, circondato da una palizzata, molto semplice. C'è una chiesetta di Pyros, malconcia, che sembra sia stata vittima di un incendio.
Abel propone di andare a dire una prece, e qui viene incontro al gruppo Padre Poros, prete di Pyros.
Racconta che sono i banditi del "lupo bianco" ad aver assaltato e dato alle fiamme più di una volta il borgo e la stessa chiesa di Pyros, quindi, appresi gli interessi della compagnia, invita tutti a mangiare pane e olio a casa sua, per parlare.
Non conosceva granchè bene il negromante la cui dimora fu incendiata quindici anni or sono, ma sa che ha una figlia illegittima in paese, una certa Margot. Conosce anche le famiglie delle quattro vittime che perirono nell'incendio, ovvero:
  • Adam Cross, cameriere
  • Ildenfonso Spring, scrivano con una vecchia madre superstite
  • Tasha Goran, cuoca
  • Alvin Burke, giovane attendente

Briganti nel bosco verso casa di Moreville

Dopo aver parlato con Padre Poros i ragazzi decidono di fare un sopralluogo ai ruderi della villa incendiata e, ricevute le indicazioni su come trovarli, si incamminano per il Miestwode.
La foresta è fitta e piuttosto selvaggia, sembra sia cresciuta in modo vorace e frettoloso, divorando quel che trovava. Il sentierino che porta ai ruderi è quasi invisibile, ma Abel ha ad un certo punto la sicurezza che ci sia passato qualcuno di recente. Loic nel mentre scivola e si fa male alla schiena. Si avanza con cautela.
Ad un tratto compaiono dei ruderi molto antichi e coperti di rampicanti e vegetazione. Non puo' essere la casa bruciata, ma un esame accurato svela quella che potrebbe ricordare il mulino di Caen, sia come tipo di pietre che come forma, ovvero una torre di osservazione posta sulla foresta.
Ma proprio qui le ragazze sentono strani movimenti nel bosco, lo dicono agli altri e subito si sente qualcuno che fugge. Guelfo dice a Julie di inseguirlo e lei parte di corsa, seguita a ruota da Desiree e da Loic. Corrono veloci tutti nel bosco, ma improvvisamente Julie si ferma di blocco e alza le mani.
Ci sono due arcieri, il fuggiasco estrae un'arma alle loro spalle, in prossimità dei resti della villa incendiata.
Nell'immediato parapiglia Julie viene ferita ad una gamba da una freccia e cade a terra piagnucolando, ma i suoi compagni sono lesti a lanciarsi contro i nemici, briganti sulla cui blusa è riconoscibile il segno del lupo bianco.
E' battaglia. Uno dei banditi è armato di daga, un altro di spada e un altro di martello, e poco dopo ne arrivano altri due, uno con due daghe e un ultimo con un'ascia. Lo scontro e' violento e lungo, Loic uccide uno dei nemici, un altro lo ferisce gravemente Eric, che pero' poi spezza inavvertitamente il manico del suo martello, trovandosi disarmato. Anche Guelfo combatte attivamente, e così Stratos, che interviene in aiuto dei compagni e viene assistito da Abel, che trafigge con un colpo sotto il mento il suo opponente.
Quando sono rimasti solo due banditi, Loic sentendo i lamenti di Julie che viene medicata da Desiree, e vedendo suo fratello Eric in pericolo ormai disarmato, lancia un grido orrendo scatenando il panico tra di loro. Uno si arrende e l'altro compie un gesto estremo e viene ucciso da Loic stesso.

La prigioniera liberata

Resta così un solo prigioniero, che confessa che nei ruderi della villa c'è un ostaggio, una ragazzina rapita che si chiama Michelle, figlia di un mercante di Ekel.
La piccola (ha sui 13-14 anni) è stata malmenata ed ha subito varie violenze, viene liberata e tratta in salvo, insieme ad una ricca refurtiva. L'idea che la ragazzina abbia subito oltraggio da parte dei banditi manda su tutte le furie Loic, che colpisce violentemente alle parti basse il prigioniero. Abel lo ferma per evitare che lo ammazzi.
Abel decide poi che non è il caso di tardare nelle indagini nella casa bruciata, che ci si tornera' in seguito, ma che per prima cosa bisogna riportare la ragazzina alla sua famiglia. E così tutti tornano indietro verso la strada.
Tornati a Fustel, la notizia della liberazione della prigioniera e dello scontro coi briganti si diffonde in fretta. Mentre Julie (lamentosa per la ferita) viene accompagnata da Desiree a casa di Padre Poros, gli altri sono accolti da Lord Vincent Ramon, signore di Fustel, già conosciuto al ricevimento di Laon.
Il tesoriere elargisce una ricca taglia per l'uccisione dei briganti del "lupo bianco", che i ragazzi del gruppo dividono equamente tra loro, quindi il gruppo si divide per le attività pomeridiane.
Eric, su consiglio delle guardie della torre, si reca a Kern per provare a vendere i cavalli dei banditi. Uno (marchiato col segno del lupo) viene acquistato alla torre, per gli altri c'è un allevatore di Kern, tal Conrad, che vive su una collina fortificata. Accoglie Eric freddamente (minacciandolo con una balestra e tenendolo sempre a distanza), poi offre pochi soldi e l'affare non si fa. Eric si reca quindi in paese a Kern per cercare un armaiolo in grado di riaggiustargli il fido martello. Paga anticipatamente e avverte l'artigiano che "non ha mai avuto bisogno di ricevute".

L'incontro con Margot, figlia di Alec Moreville

Guelfo e Stratos si recano ad Eckel, vicino alla torre di Fustel, per parlare con Margot, figlia illegittima di Alec Moreville il necromante. Inizialmente hanno qualche difficoltà ad intendersi con le due guardie alla palizzata, indispettite all'idea di sentir chiamare apertamente Margot "figlia dello stregone". Poi pero' indicano la casa, che si trova in una baracchetta a tre piani dietro la piazza della locanda.
Anche grazie all'aiuto di alcuni ragazzini, i due giovani di Caen trovano la casa e fanno conoscenza con la madre della fanciulla, il cui lume della ragione si è spento da tempo. Scoprono poi che Margot lavora in una filanda non distante, e la vanno a trovare.
Qui pero' si scontrano con Grongo, il tenutario della filanda. E' un uomo ostile e fa di tutto per scoraggiare e indispettire i due, mentre le quattro ragazze al lavoro non osano neppure alzare la testa dai telai e dalle matasse su cui sono indaffarate.
Infine Guelfo perde la pazienza e, usando il suo potere magico, si ricopre di un'aura rossastra per spaventare Grongo. Grongo e tre delle fanciulle iniziano a gridare e chiamare aiuto, allo stregone, mentre la quarta, evidentemente Margot, osserva impassibile la scena.
Approfittando della confusione si mettono d'accordo con lei a vedersi due ore dopo il tramonto. Stratos si becca anche un cazzottone di Grongo e i due se ne vanno via.

Loic parla con la madre di Ildefonso Spring

Nel mentre il buon Loic va a fare due chiacchiere con la vecchia madre di Ildenfonso Spring, lo scrivano del necromante, perito nell'incendio del 502. La donna, seduta sui gradini a ricamare con le comari, accoglie cordialmente il giovanotto e lo ospita a casa. Parlano di Ildenfonso, di come fosse un bravo ragazzo, e di come anche il presunto stregone fosse in realtà una persona per bene, che faceva tanti regali sia a Ildenfonso che al suo figlioletto illegittimo, frutto di una passione di gioventù.
I doni che ha conservato gelosamente per tanti anni sono un completo da scrittorio, calamaio e pennini, e due pergamene il cui contenuto non è in grado di leggere. Loic, incuriosito, chiede se puo' portare un suo amico, devoto e seminarista di Kayah, per leggere insieme tali pergamene. La vecchina acconsente.
Poco dopo Loic si ripresenta insieme ad Abel, lo lascia e torna al castello.

Le pergamene di Ildefonso

Abel esamina il completo da scrittoio, su cui nota incisa una runa che sembra magica, quindi apre le due pergamene.
La prima è tempestata di rune, scritta fitta e con un linguaggio molto tecnico. Da una prima scorsa Abel sospetta fortemente che parli di un incantesimo, che sembra oltretutto molto pericoloso: in grado di far invecchiare velocemente cose o persone di oltre cent'anni.
La seconda pergamena è una lettera iniziata e mai completa, senza destinatario, con la data risalente a pochi giorni prima il grande incendio.
Il testo è il seguente.
Mio buon amico,
le preoccupazioni di questi tempi non fanno che aumentare. L'estate è calda come raramente ne ho viste in passato e l'aria è umida e malsana. Le ombre della foresta sembrano di giorno in giorno più vicine.
Come ti avevo preannunciato, i nostri invadenti "compratori" non demordono, e alle lusinghe e alle offerte di denaro e privilegi hanno sostituito il linguaggio della minaccia. Vogliono proprio quel libro a tutti i costi.
Abbiamo trovato quel simbolo che ti dissi, e che qui ti riporto fedelmente, in posti e contesti abbastanza inquietanti intorno alla villa, e comincio a preoccuparmi del fatto che quella gente possa voler passare alle vie di fatto.
Te l'ho detto, sono gente che non mi piace, e anzi ti prego di vedere se scopri qualcosa sul loro conto, per capire meglio con chi abbiamo a che fare. Il mio padrone è molto preoccupato, soprattutto dopo aver visto quei simboli, e questo mi fa sentire ancora peggio.
Un'altra cosa ti chiedo, anche se so che è un grosso favore: abbiamo bisogno di una o due guardie per sorvegliare la villa. Non è che con le tue conoscenze potresti trovare qualcuno adatto? Sarei più sereno se sapessi che c'è qualcuno fidato a vegliare su di noi.
Con amicizia,
tuo Ildenfonso

Questa lettera, secondo la vecchietta, era probabilmente indirizzata a tal Luther, caro amico di Ildenfonso, che si era trasferito a Laon. Proprio da sua sorella Annabel Ildenfonso ebbe il bambino frutto della passione, che gli rovinò una altrimenti promettente carriera ecclesiastica.
Molto allarmato in particolare per il contenuto della prima pergamena, Abel convince la vecchietta ad affidargli tutto per mostrarlo a Padre Poros. Va quindi da lui e gli fa vedere tutto. Il prete riconosce la runa sull'astuccio del calamaio, che è la runa DIR, che significa "conoscenza". Non è di per sè pericolosa. La pergamena con la lettera è indubbiamente interessante... quando però legge l'altra pergamena si inquieta molto: si tratta delle istruzioni per lanciare un terribile incantesimo, capace di uccidere in modo tremendo e blasfemo.
A parer suo le cose sono due: o bruciare immediatamente la pergamena, oppure coinvolgere l'Inquisizione, cosa che però sconsiglia, per evitare di mettere nei guai la vecchietta. Abel suggerisce invece di mostrare la pergamena a Frate Erwin e sentire prima il suo giudizio, per poi bruciarla senza esitazione. Sebbene titubante, Padre Poros acconsente a questa ultima ipotesi.

La ricompensa per il salvataggio della ragazzina

Quanto a Loic, mentre sta alla torre viene convocato nel salone, dove il mercante di Eckel è venuto a riprendersi la figlia liberata dai rapitori. Messer Markos, di chiare origini deliote visibili sia nei modi affettuosi che nell'abbigliamento sgargiante, abbraccia e bacia Loic, ringraziandolo in tutti i modi, e gli offre una ricompensa di grande valore. Si tratta di oro, monete sia di Greyhaven che dell'Impero, alcune delle quali di grosso taglio. Loic le suddivide in modo attento tra tutti i compagni.
Dopodichè Loic scende nei sotterranei della torre, dove gli aguzzini stanno torturando il prigioniero. Infatti Abel gli ha chiesto di fargli una domanda prima che venga ucciso, ovvero se abbia mai visto cose strane (tipo stregonerie, segni inquietanti o altro) nella villa bruciata.
Loic trova il prigioniero già molto mal ridotto, e il torturatore che lo sta demolendo un po' alla volta: l'ordine è che sia torturato a morte. Evidentemente l'odio tra i signori di queste parti è davvero violento.
Loic chiede al prigioniero quel che gli doveva chiedere, ma il poveretto non sa nulla e così Loic, mosso a compassione, gli abbrevia le sofferenze.
Tornando alla torre, Stratos e Guelfo incrociano il calesse di Markos il mercante e ci scambiano due parole e quattro complimenti affettuosi, apprendono che Grongo lavora per lui e si uniscono agli altri.
Finalmente tutti insieme (anche Desiree e Julie arrivano alla torre), gli amici si scambiano le informazioni acquisite e si preparano per la cena con il signore della torre. Guelfo, nel vedere la pergamena, si rende conto che è scritta in modo abbastanza "semplice", nel suo genere, e questo la rende molto pericolosa perchè qualsiasi esperto del settore potrebbe imparare a lanciare un incantesimo devastante.

La guerra tra Sarthe e Anthien continua

A cena le chiacchiere vertono soprattutto sulla guerra tra Sarthe e Anthien, che a quanto sembra continua ad infuriare. Tuttavia nessuno ha notizie fresche e si chiacchiera piuttosto a vanvera.

Nuovo incontro con Margot

Dopo cena, mentre Julie e Desiree vanno a riposare, i ragazzi tornano ad Eckel, all'appuntamento con Margot.
Si incontrano e vanno insieme in locanda, lei è molto graziosa e gentile, ma ha un comportamento distaccato e piuttosto sospettoso in particolare verso Guelfo. Abel spiega le ragioni dell'interessamento, e così lei ammette di essere ancora in contatto, sia pure solo epistolare, con suo padre. Non lo vede da quando aveva due-tre anni e non condivide i suoi studi, ma gli è grata per via dell'interessamento che lo stregone nutre verso di lei e soprattutto della madre ormai fuori di senno, che ha bisogno costante di suffumigi calmanti per restare quieta.
Critica apertamente Guelfo per aver utilizzato il potere magico in pubblico, oltretutto per fare una cosa chiaramente inutile e appariscente (sembra che si intenda abbastanza di magia, a giudicare dal suo atteggiamento, anche se non mostra di apprezzarla), e solo dopo parecchie insistenze acconsente a dare le informazioni necessarie ad inviare una comunicazione allo stregone lontano.
Alec Moreville riceve la posta al nome di Quod Tarkon, nella stazione di posta di Blain, nella Marca di Altair. E' molto prudente, avverte Margot, non crediate di potergli tirare brutti scherzi.
Si tratta di luoghi molto lontani, ma le informazioni vengono incamerate diligentemente. Dopo un brindisi con il latte di mandorla Margot se ne torna a dormire e gli altri fanno un salutino da Markos il mercante. Quindi, a letto pure loro di nuovo alla torre di Fustel.

Le rovine della casa di Alec Moreville

Fustel, 6 aprile 516

Sotto la pioggia il mattino tutti si mettono in marcia per andare a visitare le rovine della villa di Alec Moreville, lo stregone. Avanzano a piedi per il bosco fitto e buio fino ad oltrepassare i resti dell'antica torre di avvistamento. Finalmente raggiungono la villa.
Si tratta di un grande edificio a due piani più mansarda, a forma di L, e di una stalla/rimessa staccata. L'edificio mostra tracce di decadimento e dell'incendio e, soprattutto sul retro, è mezzo crollato e sventrato da arbusti e radici particolarmente robusti. Sembra che la foresta sia avanzata verso la casa in rovina con una forza più che mai determinata, gli arbusti sono diventati alberi, le radici in poco tempo hanno scalzato i muri e sono cresciute invadendo un po' tutta la casa. L'atmosfera è piuttosto soffocante a causa di questa grande foresta incombente.
La parte meglio messa dell'edificio ospitava i banditi con la ragazzina rapita, e quindi sono pieni di loro tracce. Oltre alle ragnatele, agli uccelli che hanno fatto il nido sotto i tetti e al decadimento, Guelfo sente un odore in più, dolciastro, e lo segue. Proviene dal retro, dall'ingresso di una buia cantina. Assicura così una corda ad una robusta radice che ha sfondato il muro, e si cala. Poco dopo Desiree gli si affianca.
Di sotto l'odore è pessimo e ci sono moltissimi topi. Guelfo trova che c'è qualcosa di molliccio su una parete, del muschio (che ricorda quello che si è fumato anche la mattina andando, aquistato ad Enlart). Il muschio è cresciuto su qualcosa che ricorda legno marcito, forse vecchie botti. Terrorizzata dai ragni e soprattutto dai topi, Desiree inizia a gridare e chiamare aiuto, finchè Loic e Julie non la fanno uscire. Loic si rende conto che il pavimento della stanza è molto malconcio e rischia di crollare, e nell'insieme tutta la villa si tiene su precariamente come un castello di carte.
Rimasto solo, Guelfo adopera la magia per rinforzare la luminosità della sua torcia, così da esaminare meglio il muschio. La parete su cui poggia è piena di buchi nella terra, mischiati a poderose radici carnose e spesse. Attraverso questi cunicoli passano i topi. L'ambiente è malsano e anche Guelfo, serbato un campione di muschio, esce fuori.
Nel mentre gli altri stanno finendo di controllare il piano terra.
Le piante crescono un po' ovunque, il tetto è mezzo sfondato e piove in più punti, sembra tutto molto precario. Non è tutto devastato dall'incendio, ma lo è in particolare il salone sotto la scala che porta al piano di sopra. I gradini sono stati distrutti e partono solo da una certa altezza, e tutto sembra molto fragile cosi'

Il sole nero tracciato col fuoco

Abel decide che sarà Julie, la più leggera, a salire per prima e valutare la solidità del tutto. Così la ragazza viene issata su e il ballatoio regge (per quanto precario). Abel le va dietro subito dopo e nota, affacciandosi di sotto, che il simbolo del "sole nero" è tracciato enorme sul pavimento sotto la scala, da una spaventosa bruciatura. Secondo Guelfo niente di "naturale" può aver lasciato un segno del genere.
Di sopra ci sono tre stanze, una camera da letto padronale, devastata dall'incendio, un'altra camera da letto più piccola, ed i resti della biblioteca.
Nella camera da letto padronale Abel trova dei pannelli che, scorrendo, rivelano un'altra stanza. Julie si intrufola nel piccolo spazio disponibile e trova gli scheletri di due uomini, uno squarciato in due e l'altro con del metallo arrugginito piantato nel petto. I due scheletri sono portati fuori (da una Julie molto spaventata) e Abel dice una preghiera per loro, quindi li cala di sotto per garantire loro una degna sepoltura.
Nella biblioteca ci sono tracce ormai devastate di librerie e alcune coste di libri andati a fuoco. Visto che qualcosa di visibile ancora c'è, sono raccolte tutte queste coste di volumi per uno studio futuro. Un mobile che sembra più pregiato è stato, ancor prima dell'incendio, sfondato e ribaltato: probabilmente quello che c'era è stato rubato.
Dal ballatoio si accede ad una botola che porta alla soffita. E' tutto molto fragile, piove nell'edificio e tutto balla ad ogni passo, ma Abel aiuta Julie a salire e le dice di raccogliere tutto quello che riesce a trovare. Lei obbedisce.
Alla fine raccatta parecchi alambicchi da alchimista, vasetti in parte rotti e in parte ancora sani, e uno scrigno di legno, chiuso con una serratura che subito spacca, piuttosto pesante. Una volta di nuovo tutti al piano terreno lo scrigno viene aperto.
Dentro ci sono parecchi oggetti in argento, una strana palettina che sembra da giardiniere, un coltello, alcuni cucchiaini ed un cofanetto piccino d'argento ben chiuso, che una volta aperto mostra della strana polvere da un odore (e un sapore) molto dolce. Sull'interno del cofanetto, a sbalzo, è inciso il simbolo del "sole nero".
Terminato il giro della casa, viene vista anche la stalla, ma non c'è niente di interessante.
Di fuori c'è una enorme quercia cava, la cui fessura è stata in qualche modo modellata a formare nuovamente il simbolo del "sole nero". Nonostante la pioggia e la fretta, Loic, Stratos e Guelfo fanno pipì nel simbolo, per spregio. Ma intanto continua a piovere, seppure un po' meno. L'orticello circondato dal muretto è anch'esso affogato da una vegetazione virulenta e molto forte, ma si possono vedere molte erbe inconsuete, non proprio da "orto", quanto più erbe adatte ad esperimenti alchemici, erbe officinali e, forse, buone come reagenti magici. Desiree si studia un po' tutto e serba qualche campione.
Finalmente tutti tornano a Fustel, per il pranzo al castello. Nel pomeriggio Abel porta i due scheletri (di cui nessuno sapeva l'esistenza) da Padre Poros, che provvederà a degna sepoltura.

7 aprile 516

Sotto un bel sole, il gruppo si mette in marcia verso Laon.
La prima tappa è a Kern, dove Eric riprende il suo martello riparato dal fabbro. Per provarlo tira un colpo violentissimo contro l'incudine: il martello tiene.
A ora di pranzo viene oltrepassato il ponte di Mathons, pagato il pedaggio, quindi Abel va a comprare un po' di cibo in locanda, e si prosegue.
Al tramonto ecco raggiunta Laon.
Senza andare al castello, tutti alloggiano alla locanda "l'uva passa", ambiente piacevole. Si mangia bene e la serata passa in allegria.
Sembra che l'indomani l'Inquisizione, venuta da Amer, immolera' sul rogo una "strega". Che si tratti di Cecile?

Il rogo di Cecile

Laon, 8 aprile 516

Il rogo viene allestito nella grande piazza del Sole Nero. Ci sono una dozzina di Paladini di Pyros ed è stata preparata una gigantesca pira di legname. Tutta la città sta in massa in piazza ad assistere al macabro spettacolo, e c'è chi mormora che anche il Mostro sia stato ucciso dai Paladini. Solo Desiree, Abel e Guelfo vanno a vedere, gli altri restano in locanda.
Uno squillo di trombe introduce l'arrivo della vittima, Cecile, che viene condotta al rogo e legata. Lei è pallida, vestita di un saio, e troppo atterrita anche solo per piangere o gridare. Poco dopo sale su un baldacchino nientemeno che Bernardo Guy, il Grande Inquisitore del Ducato di Amer.
Tiene un discorso brevissimo, nel quale denuncia i pericoli dell'uso sconsiderato della stregoneria, e promette che il fuoco di Pyros purifichera' e salvera' dalla dannazione le anime dei peccatori. Quindi annuncia che sara' esibita la carcassa del Mostro.
La piazza in ansia osserva un carro ricoperto da un drappo rosso bordato d'oro, sotto il quale si nasconde... una creatura enorme, informe e gelatinosa, ormai sgonfia e tondeggiante, con lunghi tentacoli posteriori ed un pallido colore rosato. L'orrore solleva grida e spavento nella folla, molti pregano, altri guardano a bocca aperta: il Mostro è veramente grosso e terribile.
Il rogo viene acceso e la povera Cecile, tra grida strazianti, spira nella pace di Pyros. Successivamente anche il Mostro viene bruciato, sollevando un nauseante tanfo su tutta la città.
Nel pomeriggio Eric e Loic vanno a vendere i cavalli, ottenendo un buon prezzo, Stratos cerca di approfondire i rapporti con la cameriera della locanda, mentre Guelfo, Desiree e Abel vanno alla chiesa per parlare con Padre Gabriel: sanno infatti che è un bravo alchimista e vogliono chiedere il suo parere in merito ai ritrovamenti della villa di Alec Moreville.

Padre Gabriel studia i ritrovamenti a casa di Moreville

Nella casa canonica ci sono anche dei paladini e quindi non si gode di riservatezza assoluta, comunque i tre sono condotti nella torre, dove il prete ha il suo laboratorio.
Un esame approfondito e molto competente del contenuto dello scrignetto d'argento porta a rivelazioni importanti: sembra che si tratti di un residuo essiccato di "miele nero", una sostanza pericolosa e dalla composizione segreta, che ha la capacità di allentare la forza di volontà di chi l'assume, di fiaccarne il senso morale, di indurre visioni ipnotiche, diminuire la soglia del dolore e dare maggiore energia. Anche il solo riscaldamento della sostanza diffonde nell'aria della stanza un odore dolciastro molto insolito e forte, ed ha l'effetto di far dilatare le pupille dei presenti, i quali hanno l'impressione di un netto aumento di luminosita'.
Tutto viene lasciato nelle mani di Padre Gabriel, che si ripromette di indagare con calma la sostanza, con la speranza di comprendere anche con che cosa venga prodotta. Ma l'interessante seduta viene interrotta da un Paladino, che convoca il prete a udienza con il Grande Inquisitore. Padre Gabriel scende e gli altri, un po' alla chetichella, tornano in locanda.
Qui il loro sguardo strano non passa inosservato, e anche loro si sentono la mente un po' strana. Si decide di restare per la sera e di partire per Flavigny il giorno seguente.

L'incontro con Luther, vecchio amico di Ildefonso

Laon, 8 aprile 516

Prima di lasciare Laon, Abel decide di rintracciare Luther, il vecchio amico di Ildenfonso al quale aveva scritto la lettera conservata poi da sua madre.
Sapendo che dovrebbe essere una guardia, Abel, Loic ed Eric si recano prima alla caserma delle guardie civiche, ma senza esito, quindi provano alla caserma dei soldati del Barone, su al Castello. Qui c'è ancora qualcuno che si ricorda di lui, anche se non presta più servizio da tanti anni.
L'unico indizio è il nome di una locanda, dove nonostante l'orario mattutino bivaccano alcuni ubriaconi. Uno di questi è proprio Luther. E' malconcio, sbandato, ancora frastornato dall'ultima sbronza. Abel si presenta e spiega brevemente chi è e che cosa lo spinge qui, ma la reazione dell'ex soldato è molto "melodrammatica". Il poveretto scoppia in lacrime e poi, calmatosi a stento, porta i tre ragazzi ad un muretto lì vicino, all'aria aperta, per parlare in privato.
Abel allontana Loic con una scusa, mentre con Eric ascolta l'inquietante testimonianza dell'uomo. E' una confessione dolorosa, che emerge nella sofferenza e nel rimorso, Luther implora pietà e sembra non aver pace.
La sua storia è questa.
"Dopo la morte di Ildenfonso provai ad indagare sullo strano simbolo di cui mi aveva parlato, ma per qualche tempo non trovai nulla. Improvvisamente scoprii che era presente nello stemma nobiliare di Lord Albert Keitel, figlio del Barone di Anthien. Decisi di recarmi in quella città a indagare, conobbi alcuni uomini che prestavano servizio sotto di lui e decisi di arruolarmi, per capire meglio chi fosse e quale fosse il significato di quel segno.
Oh, non l'avessi mai fatto!
Ci davano una sostanza da bere, dolciastra e simile a miele, di colore nero, ed i suoi effetti erano estremamente piacevoli... e poco a poco la mia coscienza iniziò ad affievolirsi. Oh, che gli Dei abbiano pietà di me! Ogni giorno sentivamo via via sempre il desiderio di averne, il sole diventava più splendente e ci sentivamo forti, mai stanchi.
Rimasi per pochi mesi nella compagnia di ventura... a tempo per partecipare al massacro di Caen.
Lord Albert ci disse che dovevamo vendicare alcuni compagni uccisi da dei paesani, e che avremmo dovuto uccidere dieci paesani per ognuno dei nostri caduti. E noi... ed io.... ubbidii.
Solo dopo quell'eccidio, forse perchè ancora la mia mente non era stata del tutto stregata da quel miele e dalle parole suadenti di Lord Albert, ritornai ad avvertire ripugnanza per quel che avevo fatto, e fuggii.
Fuggii da Lord Albert, mi inseguirono, forse, ma riuscii a nascondermi ai suoi uomini. Non riuscii a nascondermi alla mia coscienza, che da allora mi perseguita.
Cerco qualche attimo di tregua dal rimorso attraverso il fondo del mio bicchiere, ormai... ed il desiderio di quel miele nero continua a logorarmi..."

Abel salva un'anima

Abel resta abbastanza turbato da questa testimonianza, ma trova la forza di consolare l'animo disperato di Luther, assicurandogli che se gli dei l'hanno mantenuto in vita nonostante tutto, forse c'è ancora del buono che può fare. Deve abbandonare l'ubriachezza e cercare di fare del bene a se stesso, a sua sorella e alle persone che gli sono vicine.

Informazioni su Lord Albert

Un po' tranquillizzato da Abel, e ancora piangendo, Luther gli fornisce altre informazioni utili raccolte durante la sua permanenza al servizio di Lord Albert.
Ecco alcuni nomi di persone che all'epoca servivano nella sua compagnia:
  • Alaric Dart, capitano
  • Eldon Tallad, soldato
Un'altra informazione riguarda le frequentazioni di Lord Albert. Per ben due volte, nel breve periodo in cui Luther è stato ai suoi servizi, si è recato ad Annecy, probabilmente a parlare con qualcuno. Sembra sia stato visto passeggiare insieme ad un uomo con abiti di Dytros, forse legato al Monastero dei Padri di Ferro. (Questo fatto porta di nuovo alla memoria di Abel il fatto che proprio Padre Carnot, dei Padri di Ferro, visitò anni addietro la dimora di Alec Moreville, singolare coincidenza).
Per il resto ricorda vaghi delirii a proposito di uomini figli degli dei (i soldati, i nobili e chi si riscatti tramite il "miele nero") e i figli delle bestie (i paesani, i villici). Questi discorsi suonano drammaticamente familiari ad Abel e ai suoi amici.
Prima di salutare Luther, Abel gli raccomanda di recarsi al più presto alla chiesa del Sole Nero, a parlare con Padre Gabriel, al quale poi si reca per segnalarglielo e chiedergli di badare alla sua anima.
Dopodichè la compagnia abbandona Laon, diretta a sud.

Di nuovo alla Casa di Tutti, Frate Erwin racconta molte cose

A sera, dopo una bella giornata di viaggio con sosta a Crepy rallegrata dalla solita focaccia col lardo, viene raggiunta la "Casa di Tutti".
L'accoglienza è come sempre allegra e cordiale, ma dopo cena si parla di cose serie.
Abel racconta tutto a Frate Erwin, il quale subito brucia la pergamena con l'incantesimo trovata dalla madre di Ildenfonso. L'accartoccia e la butta nel fuoco, commentando che in certe cose i sacerdoti di Pyros hanno proprio ragione.
Dopodichè Frate Erwin racconta ai ragazzi di Caen una storia collegata evidentemente al simbolo del Sole Nero. Era convinto che almeno Abel la conoscesse, perchè ai suoi tempi si studiava, ma evidentemente l'omertà su certe vicende si è fatta più netta negli ultimi anni.
Il simbolo del Sole Nero sarebbe collegato ad un fantomatico "Monaco Pazzo", di nome Rudolf Glauer. Vissuto nel Ducato di Greyhaven, zone di Gorton, intorno alla metà del secolo scorso, era un personaggio abbastanza noto in ambienti "ai margini della legalità". Mezzo pittore, mezzo artista, mezzo stregone, poco a poco iniziò a dare segni di squilibrio caratteriale, finchè un giorno decise, insieme ai suoi più stretti amici, di ritirarsi in un luogo isolato tra le montagne, il cosiddetto "Eremo dei Cancelli". Qui si dichiarò monaco di Dytros, senza nessuna autorizzazione nè contatti con la chiesa ufficiale.
Nel 471 l'Eremo dei Cancelli fu attaccato dai Paladini di Kayah con le insegne della Chiesa di Greyhaven. Assieme a loro ci sono anche Paladini di Pyros e Dytros e l'azione viene compiuta congiuntamente. Rudolf Glauer e i suoi vengono portati in prigione a Greyhaven.
Qui, in attesa di essere sottoposti all'Inquisizione, e durante la breve permanenza, Glauer scrisse un libro, il "LOGAETH". Si tratta di un testo breve, una ventina di pagine, e riuscì misteriosamente a trapelare dalle prigioni. Sul libro, oltre a misteriosi rituali magici, sarebbe presente il simbolo del "Sole Nero", unito a qualcosa che ricorderebbe il "Pentacolo".
Condannato al rogo (nonostante segni evidentissimi di pazzia), Glauer scomparve misteriosamente dalla sua cella. Qui si interrompe la sua storia, anche se questa evasione fu molto mitizzata, alcuni dicono che sia scomparso, risucchiato da una dimensione mistica remota, altri che sia semplicemente riuscito a corrompere qualcuno per dileguarsi.
Ascoltata tutta la storia, Abel si adira contro i Padri di Noyes che gli hanno taciuto una simile vicenda. Si indispone anche un po' nei confronti di Frate Erwin il quale, nonostante fosse palesemente contrariato, ha scelto la via dell'obbedienza ai superiori e presta servizio nel suo gregge di anime, dopo aver dovuto abbandonare le indagini. Lo stesso Frate Erwin, sentendo tutte le novità che Abel gli racconta, sembra fremere di desiderio di far qualcosa, e di amarezza per aver dovuto lasciare tutto a metà.
Per fortuna almeno Stratos torna di buon umore dopo aver accompagnato la dolce Ludmilla a casa ed averle strappato persino un bacio.
La notte passa tranquilla alla Casa di Tutti.

Carentan, 9 aprile 516

Sotto un cielo grigio e monotono la compagnia parte da Carentan, oltrepassa il confine e a sera soggiorna a Nointel, nella locanda "Da Magdalene". La giornata passa tranquilla, idem la notte.

Nointel, 10 aprile 516

Anche oggi il tempo è grigio. Si parte presto e al mattino viene superato il villaggio di Lafite, del quale Julie conserva brutti ricordi. E' qui infatti che, bambina sperduta, fu tenuta prigioniera come sguattera e quindi venduta alla compagnia di girovaghi.

Assalto nella notte nel villaggio di Pass

Si tira avanti senza sostare. Oltrepassato il ponte, a sera viene raggiunto il villaggio di Pass, vicino al confine tra Anthien e Sarthe. E' un piccolo villaggio tra la strada e il bosco, in zona che inizia ad essere "calda". Infatti le poche case sono circondate da una palizzata di legno e parecchi uomini del posto stanno facendo la guardia.
C'è una sola locanda, in paese, il "Disco Rozzo", così chiamata per via di un antico disco di pietra che ne orna l'architrave di ingresso. Dentro c'è un'ostessa madre di tre figlioletti piccini, e pochissimi avventori: soltanto un mercante con due guardie del corpo soggiorna in locanda. Ci sono stanze e cibo povero ma dignitoso per tutti.
A sera tutti si mettono a dormire.
A notte fonda si comincia a udire qualche strano rumore in lontananza. Si sveglia Guelfo, Abel, si sveglia Eric e poi anche Desiree. Sembra che qualcuno stia combattendo vicino all'ingresso della palizzata del villaggio, ma sembra anche che un altro tratto della palizzata sia in fiamme.
Il villaggio è sotto attacco da parte probabilmente di uomini della Baronia di Sarthe, in guerra e confinante.
Nella notte buia si odono le grida sempre più vicine e agitate, e l'odore del fumo della palizzata sveglia tutti. Ci si veste in fretta e furia e tutti corrono a prendere i cavalli per tentare una fuga. Anche l'ostessa coi tre bimbi piccoli non sa a che santo votarsi, piange e trema all'idea del marito che sta combattendo vicino alla porta del villaggio.
La difesa dell'ingresso dura poco, e mentre i cavalli vengono in fretta sellati, alcuni degli invasori riescono a penetrare nel villaggio. Guelfo ne imprigiona alcuni utilizzando la magica ragnatela, mentre Abel ed Eric ne affrontano altri quattro in combattimento, riuscendo a stenderli. Nel mentre Loic, insieme a Guelfo, difendono una viuzza laterale nella quale gli altri, a cavallo anche con la mamma e i bimbi, si incamminano.
La palizzata, a est, è in fiamme e brucia vivacemente. Ma Guelfo utilizza i suoi magici poteri per placare le fiamme e permettere ai suoi compagni di passare. Gli ultimi a restare indietro per coprire la fuga degli altri sono Eric e Abel, che combattono da cavallo con altri tre avversari, li riescono a sconfiggere riportando solo lievi ferite, e infine riescono anche loro a convincere i loro cavalli a oltrepassare il muro di fiamme tenute basse da Guelfo.
Dopo il passaggio degli ultimi suoi compagni, Guelfo lascia che il fuoco avvampi anche più furiosamente per fermare eventuali inseguitori. E tutti fuggono veloci per la campagna notturna buia verso un riparo, mentre le grida dal villaggio attaccato si disperdono nel silenzio.
Dopo un'ora circa di avanzata faticosa nell'oscurità si raggiunge il limitare del bosco e tutti si rifugiano all'interno della vegetazione per ripararsi dagli sguardi dei soldati. Solo allora possono accendere un fuoco e sistemarsi per una notte tormentata all'addiaccio.
Nel corso della notte lungo la strada passano gruppi di soldati in pattuglia, che fortunatamente non si avvicinano troppo alla boscaglia.

La comunità di Harkel

La mattina Guelfo e Abel si accorgono di una figura silenziosa che li osserva dal folto della vegetazione. Si tratta di una donna, che si presenta come Mya, vestita di verde e di marrone. E' molto bella e porta un cestino nel quale sta raccogliendo funghi.
La donna ha un comportamento inconsueto, sembra molto tranquilla nonostante sia sola e disarmata, e acconsente a guidare la comitiva oltre il confine evitando la strada, attraverso il bosco.
Prima però guida tutti alla "sua casa", che si trova nel fitto della macchia, dove lei vive con una sua "famiglia" allargata.
Il luogo è molto isolato, il rudere di un'antica fortezza tra le frasche, adesso abitata da una trentina di persone, quasi tutti giovani uomini e donne coi loro numerosi bambini. Il giro di mura della fortezza delimita la terra coltivata, e qui sorgono casupole di tronchi d'albero, e anche il vecchio maschio è stato in parte restaurato ed ospita la comunità.
Guida del gruppo è il giovane e forte Alester, devoto di Harkel che, come spiega agli ospiti, non sentiva di poter venerare la sua Dea in modo appropriato dal chiuso di una città, e così ha scelto il bosco. Mya è la sua compagna e madre di alcuni dei bambini che scorrazzano nei paraggi. Fruscello e Foglia sono i nomi di due di loro.
L'ospitalità è allegra e conquista subito Loic, ammaliato dalla simpatia Lyanna, mentre Desiree e Guelfo restano sulle loro, molto sospettosi.
Bethany e i suoi bambini restano nella comunità, per non allontanarsi ulteriormente da ciò che resta della loro casa e della loro famiglia. Dopo una breve preghiera alla grande quercia al centro del cortile, Alester in persona accompagna gli ospiti per la foresta, verso le terre della Baronia di Sarthe. Dopo un paio d'ore di intensa camminata si raggiunge il limitare del bosco e Alester saluta tutti e augura loro buona fortuna.
La campagna appare ancora più brulla, una volta usciti dalla lussureggiante vegetazione del bosco. Ci sono poche fattorie isolate fino al villaggio di Lauris, che è stato devastato già da qualche giorno. La strada di confine corre qualche chilometro a Nord, e ad un tratto, nello scorgere le bandiere di Lepass, si odono trombe e si intuisce il passaggio di truppe. Tutti si nascondono.

Il ritorno a Flavigny

Flavigny è ormai vicina e il paesaggio mostra tracce di saccheggio. Poco dopo la biforcazione della strada che porta alla tenuta di Lord Dillon, con somma costernazione il paesaggio appare a Guelfo e Desiree diverso dal passato. Sul sentiero, per lungo, si è aperta una profonda voragine, sul fondo della quale si scorge il luccicare di elmi e armature di soldati morti. I corvi hanno già banchettato e svolazzano intorno.
Aggirata la voragine, si prosegue nel silenzio verso il Palazzo di Lord Dillon. L'aria è grigia e pesante.
Il cancello del muro di cinta è stato sfondato e sul cortile principale giacciono i cadaveri insepolti di una dozzina di soldati che già iniziano a putrefarsi. L'odore è stagnante e a terra, sporchi di sangue e di fango, si scorgono alcuni stendardi militari.
Guelfo si china, e ne stende uno per guardarlo bene. Riconosce il cielo azzurro, la sagoma del rapace... e il sole nero: Lord Albert Keitel!
Guelfo raccoglie uno stendardo e lo conserva. "Lo farò ingoiare a Lord Albert, quando lo troverò!", si promette.
La villa di Lord Dillon mostra tracce di saccheggio ed incendio. L'ala degli appartamenti dei due fratellastri è bruciata, mentre quella di Dillon sembra soltanto devastata, ma ancora in piedi.
Entrano dentro con cautela ed ecco le familiari stanze appaiono tetre e desolate, i mobili sono spaccati, rovesciati, gli oggetti di valore sono stati rubati. Tutto tace, tranne gli uccellacci del malaugurio che si sono intrufolati dalle finestre spalancate.
Guelfo guida la compagnia verso le stanze private di Dillon, mentre Desiree, tremante, si guarda attorno frastornata. Lo studio di Dillon è stato rovistato da cima a fondo, perfino le assi di legno del pavimento sono state alzate per vedere se c'era qualcosa sotto. Anche la camera da letto del Maestro, dove Guelfo non era mai stato ricevuto, è stata saccheggiata e rovistata, il materasso stagliuzzato e le piume svolazzano dappertutto.
Nello studio privato di Dillon lo scenario è simile. Soltanto una grande tavola dipinta è rimasta intatta. Raffigura una donna, molto bella e con un sorriso enigmatico dipinto sul volto, abbigliata con eleganza ed una vaga nota di lascivia. Stranamente il dipinto è rimasto al suo posto, e gli occhi lucenti della donna osservano quasi divertiti la devastazione tutto intorno.
La soffitta non ha subito una sorte migliore del resto della casa, e nella cantina, dove è rimasto ancora un po' di vino, l'odore delle botti rovesciate ristagna.
Attorno al pozzo, nel cortiletto sul retro, si vedono le carcasse di alcuni uccelli, e tanto basta perchè nessuno attinga acqua, che forse è avvelenata.
Intanto scende la notte e l'unico riparo è la villa in rovina. Così tutti si accampano e si organizzano per vegliare a turno. Ma la notte, lugubre per le ombre e i sinistri cigolii di porte e finestre, e malsana per il tanfo dei cadaveri nei paraggi, passa tranquilla.

Flavigny, 12 aprile 516

Al mattino Abel, con l'aiuto di alcuni compagni, si preoccupa della sepoltura dei soldati morti attorno alla villa. Li porta alla voragine e li tira di sotto, con una prece.
Nel mentre Guelfo visita il villaggio e trova alcuni vecchi e donne che stanno provando a riaggiustare le loro dimore saccheggiate. Parla con Petyr, un vecchio che lo indirizza da Irma, la domestica di fiducia di Lord Dillon. Lord Dillon è morto, dice il vecchio, è morto ma ha salvato donne, vecchi e bambini del villaggio, che gli Dei lo benedicano.
Irma racconta che Lord Dillon ha fatto nascondere donne, vecchi e bambini nel sotterraneo di una vecchia torre diroccata che apparteneva da un centinaio d'anni alla famiglia Dillon, e che lì sono rimasti al sicuro fino alla fine degli attacchi. Racconta che Lord Dillon ha compiuto grandi prodigi per resistere ai soldati nemici, finchè non l'hanno soverchiato di numero, dopo diversi giorni di attacchi continui. Infine è caduto, ed è stato sepolto sulla collina, nella cappella di famiglia.
Ha lasciato una lettera ai due figliastri, insieme ad un piccolo sigillo d'argento smaltato raffigurante una rosa bianca.
Ecco il testo della lettera:

L'ultima lettera di Lord Dillon

4 aprile 516
Mio fidato Guelfo, mia diletta Desiree,
vi scrivo in quello che potrebbe essere l'ultimo momento di quiete prima della fine.
Flavigny è caduta nelle mani di Lord Albert Keitel, e da alcuni giorni i suoi uomini scelti stanno tentando di sfondare le difese che ho predisposto intorno alla mia tenuta. Dimostrano un'ostinazione superiore al normale, e questo mi fa temere che abbiano un interesse preciso nei confronti della mia persona e di ciò che custodisco.
Non credo che potrò resistere ancora a lungo, sono stanco e gli anni pesano sulle mie spalle come non mai. Il Potere mi sfugge dalle dita, ormai, né oso liberarlo più di quanto la prudenza mi consigli. Solo la prudenza infatti ci salva dal commettere errori imperdonabili.
Avrei voluto parlarvi direttamente di tante cose, spiegarvi le ragioni di quanto vi sembra ancora oscuro, le reti sottili che si nascondono sotto la superficie della nostra società, le forze che combattono per il predominio su questa terra avvilita da una guida ignorante e cieca. Eppure gli Dei hanno deciso diversamente, e non mi resta che un foglio da lasciarvi. Vi vedevo ancora troppo giovani, inesperti, e pensavo che avrei potuto parlarvi con calma, in un momento più adatto. Ma evidentemente sbagliavo.
Cerchiamo dunque di rimediare. Forse Padre Grimaud non approverà che io vi lasci queste notizie, egli riteneva più prudente tacervene fin quando non foste stati "maturi" per accettarle, ma credo che non si possa mai essere veramente "maturi" per queste cose, e che gli eventi presenti mi legittimino a parlarvi ora con schiettezza e a lasciarvi lo strumento per entrare a pieno titolo in questa lotta che va avanti ormai da molti anni.
Lord Albert Keitel appartiene ad un'organizzazione segreta, l'Ordine Nero, la cui Falange di Amer è solo una delle diverse e pericolose ramificazioni sparse per tutto il Granducato. Tutto ha avuto origine una cinquantina di anni or sono, quando un pazzo di Greyhaven, Rudolf Glauer, scrisse in prigione un libro maledetto, chiamato il "Logaeth". Era in prigione per eresia, condannato al rogo, ma misteriosamente lui scomparve ed il libro fu divulgato. Io stesso l'ho potuto leggere, nella copia conservata al Monastero dei Padri Di Noyes. Non soltanto è un testo pieno di deliri di onnipotenza, ma riporta quello che sembrerebbe un terribile incantesimo di Evocazione, i cui soli presupposti minerebbero ogni fondamento di religione e di morale riconosciuta.
A combattere la Falange dell'Ordine Nero esiste una Confraternita, che da molti anni opera nell'ombra per cercare di individuare ed arginare, per quanto possibile, le ramificazioni di questo cancro. Si chiama Confraternita della Rosa Bianca, di cui vi lascio il mio sigillo.
È un'organizzazione clandestina, in cui per ragioni di prudenza nessuno conosce molti altri rappresentanti. Io stesso ho contatti unicamente con Padre Grimaud, del Monastero dei Padri Di Noyes.
La ragione di questa segretezza è presto detta: gli avversari sono potenti, celati, e ricoprono anche cariche e ranghi importanti. Quanti sono stati troppo imprudenti nel rivelare la propria appartenenza alla Rosa Bianca sono stati tutti ammazzati (come ad esempio Arturo Reverte, Rettore della Chiesa di Dytros di Bruel, ucciso alcuni anni addietro, senza contare gli assassinii degli ultimi anni proprio qui a Sarthe, sia nella Chiesa di Pyros che nella famiglia baronale). Mi raccomando, al di là dei vostri amici fidati di Caen, che come voi per ragioni di sangue hanno pieno diritto a sapere, non rivelate ad altri dell'esistenza della Rosa Bianca, e della vostra appartenenza ad essa.
Quando vi sentirete pronti per entrare veramente nella Confraternita, recatevi da Padre Grimaud, mostrategli il mio sigillo, e lui vi dirà tutto. Ma mostratelo a lui solo, e a nessun altro, per l'amor del Cielo!
Con la devastazione portata qui alla Tenuta, ho purtroppo ben poco da lasciarvi. La mia collezione di libri, tutto ciò che posseggo, è in balìa dei Nemici, ed i volumi troppo pericolosi perché cadano in mani sbagliate sono stato io stesso costretto a bruciarli. Nasconderli sarebbe stato inutile, temo che gli uomini di Lord Keitel stiano cercando proprio quei libri, né posso rischiare che li trovino.
Se avrete bisogno di aiuto, c'è mia sorella ad Amer, dove vive con la sua famiglia. Il suo nome è Lady Marion Dillon Jodine, e se potrà fare qualcosa per voi la farà. Non sa nulla della Confraternita e vi prego di tenerla al di fuori da queste pericolose faccende. Non ho altri parenti. Chiunque si spacciasse per mio parente, si dichiarasse mio figlio, mia moglie, o inventasse altre storie sul mio conto, può essere un nemico molto pericoloso. Non fidatevi di nessun altro.
Naturalmente a questo punto è arrivato il momento degli addii. Bruciate questa lettera, siate prudenti, e che gli Dei della Luce vi accompagnino e vi proteggano sempre.
Graham Dillon

Voci correlate

Personaggi

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  • Lord Dillon
  • Mastro Ibsen, Nano armaiolo di Flavigny, padre del piccolo Kos
  • Jasmine, bella artista girovaga figlia del lanciatore di coltelli
  • Frate Erwin
  • Ludmilla, devota di Reyks che vive a Carentan e lavora alla Casa di Tutti
  • Bernard, Sthephen, Andreas e Johan, scorta della collana di Larsac
  • Zodern, Mac, Tonnarello e Giosuè, banditi assaltatori della carovana con la collana, catturati, agli ordini di Bellamy Collorotto
  • Lord Helmold Giroie, signore di Amt
  • Messer Bauer, il camerlengo del Barone. Un tizio ben piazzato, sui 45 anni, stempiato e cordiale.
  • Zelda, servetta sui 12 anni, gentile e scaltra. E' povera, vive con due sorelle, Elaine e Lara, ed ama chiacchierare e ficcare il naso dappertutto
  • Maresciallo Nelson, Capitano della Guardia del castello. Giovane e prestante, è un soldato di professione. Carattere chiuso.
  • Mastro Englund, fabbro del castello, vive con moglie e figli accanto alla fucina del castello. Ha una predilezione per le armature "pesanti"
  • Imielle, ancella di Lady Emanuelle, sedotta da Guelfo nel marzo 516
  • Mastro Cox, tramestone, che bazzica la taverna "la mestola", vicino le mura. Conosce tutti, ha entrature in postriboli e locande clandestine. Nei giorni del (mancato) matrimonio della Baronessina, durante lo scandalo di Bellamy Collorotto, Cox sparisce dalla circolazione.
  • Alain, giovanotto al servizio di Cox
  • Aelin, Cecile, Larisse e Patty, prostitute. La povera Cecile, fidanzata di Bellamy Collorotto, viene giustiziata dopo la morte del suo pericoloso innamorato.
  • Benton Hare, giovane guardia civica superstite della spedizione per catturare Bellamy Collorotto, e testimone di terribili eventi sovrannaturali. Solo la sua prudenza gli ha salvato la vita, oltre a due gambe buone per correre.
  • Padre Gabriel, rettore della cattedrale del Sole Nero
  • Il Monaco, personaggio misterioso di cui si sa solo che è uno stregone, mentore di Bellamy Collorotto, e a lui forniva pergamene e reagenti magici. Attualmente non si sa dove sia.
  • May e Stecca, musicisti amici di Julie
  • Andrè Navon, signore di Navon, cavaliere di Laon
  • Manuel Larsac, promesso sposo della Baronessina
  • Pedro Larsac, padre del promesso sposo
  • Sir Talvas di Alvesham, Signore vassallo del Barone di Laon
  • Mastro Kellar, conciatore di Laon
  • Madama Cicyel Ramon, moglie del Signore di Fustel, vassallo del Barone di Laon
  • Lord Freje Beart, Barone di Laon
  • Rostand, figlio primogenito del Barone di Laon
  • Emanuelle, figlia del Barone, fidanzata con Manuel Larsac
  • Messer De Foe, noto gioielliere
  • Sir Etienne Salvin, signore di Enlart e Mathons, vassallo del Barone di Laon
  • Lord Stephen Langton, di Creepy, vassallo del Barone di Laon
  • Padre Cornelius, l'Abate di Halbedel
  • Padre Gundolf, monaco di Halbedel
  • Lord Oric, secondogenito del Signore di Amt
  • Alain Rochefort, braccio destro di Manuel Larsac
  • Bernard, il "biondo", compare di Rochefort
  • I "Lupi bianchi", malviventi del nord della Baronia di Laon
  • Margot Moreville, figlia di Alec Moreville, vive a Eckel, villaggio della Baronia di Laon
  • Grongo, proprietario della filanda in cui lavora Margot
  • Padre Poros, prete di Pyros di Fustel
  • Michelle, ragazzina liberata dai briganti del "lupo bianco" nel bosco presso Fustel, figlia di Messer Markos, mercante di origini deliote
  • Lord Vincent Ramon, signore di Fustel, vassallo del Barone di Laon
  • Conrad, allevatore di cavalli di Kern
  • Vecchia madre di Ildefonso Spring, morto nell'incendio di casa di Alec Moreville
  • Bernardo Guy, il Grande Inquisitore del Ducato di Amer
  • Luther, vecchio amico di Ildefonso, ex soldato di Lord Albert
  • Alester, devoto di Harkel e guida della comunità nascosta nel bosco tra Anthien e Sarthe
  • Mya, compagna di Alester, madre di Fruscello e Foglia
  • Lyanna, devota di Harkel della comunità del bosco

Luoghi visitati

  • Caen, villaggio della Baronia di Anthien
  • Royelle, villaggio della Baronia di Anthien
  • Marnay, villaggio della Baronia di Anthien
  • Willcox, locanda "da Magdalene", villaggio della Baronia di Anthien
  • Flavigny
  • Carentan, alla Casa di Tutti, villaggio della Baronia di Laon
  • Creepy, villaggio della Baronia di Laon, famoso per le focacce col lardo e l'olio buono
  • Amt, fortezza diroccata della Baronia di Laon
  • Città baronale di Laon, il castello
  • Locanda "la mestola" di Laon
  • Cattedrale del Sole Nero di Laon
  • Locanda "la pendola" di Laon
  • Locanda "l'uva passa" di Laon
  • Caverne sotto la collina di Laon
  • Villaggio di Enlart, sul fiume Mans, troneggiato dalla torre di Mathons, Baronia di Laon, taverna "il berretto a sonagli", "al fiasco colmo", "da Gjan il Gozzuto"
  • Fustel, villaggio della Baronia di Laon
  • Kern, villaggio della Baronia di Laon
  • Eckel, villaggio della Baronia di Laon
  • Nointel, villaggio della Baronia di Anthien
  • Lafite, villaggio della Baronia di Anthien
  • Pass, villaggio della Baronia di Anthien al confine con la Baronia di Sarthe attaccato dagli uomini di Sarthe nella primavera del 516
  • Comunità di Harkel al confine tra Anthien e Sarthe
  • Lauris, villaggio della Baronia di Sarthe devastato dagli uomini di Anthien nella primavera del 516

Allegati

Creata il 22/04/2007 da Annika (2242 voci inserite). Ultima modifica il 25/09/2007.
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