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23 Agosto 516
Giovedì 10 Ottobre 2013
La Prima delle Estati
"Quando il primo uomo giunse nel mondo vi trovò una desolazione senza fine, sprofondata nella tenebra più fitta. La terra era sterile, stritolata dall'implacabile morsa del ghiaccio, e i miseri arbusti che spuntavano da quella coltre potevano dare ben poco frutto, e attorno ad essi si rintanavano bestie fameliche. Egli allora fuggì verso il mare, ma oltre la riva lo attendeva una gelida lastra, più nera della Notte del Fato, e sotto questa ristagnavano acque torbide, popolate di orrori senza nome. Sgomento, sollevò gli occhi al cielo come ad implorare una qualche misericordia, ma sopra di lui non vi era che un deserto di piombo, vasto e muto. Così come la terra infeconda e i suoi sterpi e le sue fiere, così come il mare infido e le legioni di mostri nei suoi abissi, così come il cielo maligno e il suo cupo silenzio, il primo uomo apparteneva al Signore della Vita e della Morte, Shub-Niggurath, e gli appartenne la sua discendenza, per innumerevoli generazioni."
Sono passati sei anni da quella mattina d'estate, eppure mi ricordo bene come la voce di Rostand, dapprima possente, si era fatta man mano più fioca, quasi che avesse timore a proseguire nel racconto delle sventurate origini dell'uomo. Sussurrò appena l'empio nome del Signore dei Corvi, e quando ebbe concluso sprofondò in un silenzio accigliato.
Ricordo che sbuffai, pensando all'infinità di sermoni sinistri e barbosi che mi ancora mi aspettavano al Sanatorio, e maledissi tra me e me Ser Dolor per avermi inflitto questo inutile ultimo supplizio. Mio padre se ne sarebbe fatto una ragione, i miei giorni alla Fortezza erano contati in ogni caso.
Poi il prete riprese a parlare, e questa volta con tanta veemenza da farmi sobbalzare.
"Infine giunse l'Alba, e in essa Pyros avvampò, ed Egli diede battaglia all'Oscuro, e lo scaraventò lontano, nelle più profonde viscere del mondo là dove tutto è freddo e morto. Per grazia Sua la terra divenne ferace e le bestie mansuete, i mari limpidi e pescosi. Il cielo sfolgorò della gloria del Signore del Fuoco, ed ovunque risuonò il canto degli uccelli. Tutto ora apparteneva all'unico vero Signore della Vita, e similmente gli appartenne l'uomo, che pure era nato nella Tenebra."
Solo questo mi disse, prima di congedarmi.
E' buffo ripensare alla Prima delle Estati in un momento come questo. Larissa sembra fissarmi, il volto pietrificato in una smorfia di terrore. Aveva questo sguardo il primo uomo, quando vide la nera voragine del cielo incombere su di sé?
Ripulisco il sangue dalla lama con un lembo della sua veste nera. "Come l'Oscuro, pur sepolto nel più remoto degli antri, continua a cospirare a danno di ogni vivente, così la malvagità dei primi uomini continua a covare silenziosa nel cuore di ciascuno di noi, come una brace mai del tutto spenta e che brama di divampare ancora. Non c'è speranza, nè misericordia, per chi ha scelto di lasciarsi consumare da quelle fiamme impure." Così mesi più tardi avrebbe risposto Rostand alle mie suppliche, rifiutando ancora ed ancora di soccorrere il mio compagno moribondo.
Non c'è speranza, nè misericordia. Provo a ripeterlo a me stesso, eppure non riesco a smettere di guardare quel corpo riverso. Cosa ti ha spinto a voltare le spalle alla tua gente, come è riuscita a sedurti la follia sanguinaria di questi...rifiuti?
Engelhaft avrebbe lottato per condurla ad un sincero pentimento. Avrebbe insistito, e predicato, e invitato alla preghiera, ed infine raccomandato la sua anima alla clemenza degli Dei. Io non le ho concesso neppure di farfugliare un "pietà di me". Si illude che ci sia rimasto ancora qualcosa da salvare in questa terra maledetta che rivomita i suoi morti affinché divorino i vivi. Con quale disperazione ripeteva le invocazioni al cimitero di Gshaid, e con che aria afflitta in ultimo ha desistito, rifiutandosi di accettare l'ineluttabilità di quella profanazione e arrivando quasi a dubitare del favore degli Dei!
Non capisce che gli Dei ci arridono, che Ilmatar ha guidato la freccia con cui Vodan ha abbattuto Pale Schatten, che Dytros ha sorretto il suo braccio ed il mio nel fare giustizia di Osten Vandervoort. Noi siamo i primi, e la nostra opera si deve compiere con l'acciaio, non con l'incenso. Altri verranno dopo di noi, a dispensare speranza e misericordia.
E allora perché non posso distorgliere lo sguardo dai resti straziati di Larissa? Perché sento la stessa pena di allora, e rivedo Roland Montaine sulla barella, pallido come uno spettro, e spero con tutto me stesso che il volto severo di Padre Rostand si sciolga alle mie implorazioni?
Sono passati sei anni da quella mattina d'estate, eppure mi ricordo bene come la voce di Rostand, dapprima possente, si era fatta man mano più fioca, quasi che avesse timore a proseguire nel racconto delle sventurate origini dell'uomo. Sussurrò appena l'empio nome del Signore dei Corvi, e quando ebbe concluso sprofondò in un silenzio accigliato.
Ricordo che sbuffai, pensando all'infinità di sermoni sinistri e barbosi che mi ancora mi aspettavano al Sanatorio, e maledissi tra me e me Ser Dolor per avermi inflitto questo inutile ultimo supplizio. Mio padre se ne sarebbe fatto una ragione, i miei giorni alla Fortezza erano contati in ogni caso.
Poi il prete riprese a parlare, e questa volta con tanta veemenza da farmi sobbalzare.
"Infine giunse l'Alba, e in essa Pyros avvampò, ed Egli diede battaglia all'Oscuro, e lo scaraventò lontano, nelle più profonde viscere del mondo là dove tutto è freddo e morto. Per grazia Sua la terra divenne ferace e le bestie mansuete, i mari limpidi e pescosi. Il cielo sfolgorò della gloria del Signore del Fuoco, ed ovunque risuonò il canto degli uccelli. Tutto ora apparteneva all'unico vero Signore della Vita, e similmente gli appartenne l'uomo, che pure era nato nella Tenebra."
Solo questo mi disse, prima di congedarmi.
E' buffo ripensare alla Prima delle Estati in un momento come questo. Larissa sembra fissarmi, il volto pietrificato in una smorfia di terrore. Aveva questo sguardo il primo uomo, quando vide la nera voragine del cielo incombere su di sé?
Ripulisco il sangue dalla lama con un lembo della sua veste nera. "Come l'Oscuro, pur sepolto nel più remoto degli antri, continua a cospirare a danno di ogni vivente, così la malvagità dei primi uomini continua a covare silenziosa nel cuore di ciascuno di noi, come una brace mai del tutto spenta e che brama di divampare ancora. Non c'è speranza, nè misericordia, per chi ha scelto di lasciarsi consumare da quelle fiamme impure." Così mesi più tardi avrebbe risposto Rostand alle mie suppliche, rifiutando ancora ed ancora di soccorrere il mio compagno moribondo.
Non c'è speranza, nè misericordia. Provo a ripeterlo a me stesso, eppure non riesco a smettere di guardare quel corpo riverso. Cosa ti ha spinto a voltare le spalle alla tua gente, come è riuscita a sedurti la follia sanguinaria di questi...rifiuti?
Engelhaft avrebbe lottato per condurla ad un sincero pentimento. Avrebbe insistito, e predicato, e invitato alla preghiera, ed infine raccomandato la sua anima alla clemenza degli Dei. Io non le ho concesso neppure di farfugliare un "pietà di me". Si illude che ci sia rimasto ancora qualcosa da salvare in questa terra maledetta che rivomita i suoi morti affinché divorino i vivi. Con quale disperazione ripeteva le invocazioni al cimitero di Gshaid, e con che aria afflitta in ultimo ha desistito, rifiutandosi di accettare l'ineluttabilità di quella profanazione e arrivando quasi a dubitare del favore degli Dei!
Non capisce che gli Dei ci arridono, che Ilmatar ha guidato la freccia con cui Vodan ha abbattuto Pale Schatten, che Dytros ha sorretto il suo braccio ed il mio nel fare giustizia di Osten Vandervoort. Noi siamo i primi, e la nostra opera si deve compiere con l'acciaio, non con l'incenso. Altri verranno dopo di noi, a dispensare speranza e misericordia.
E allora perché non posso distorgliere lo sguardo dai resti straziati di Larissa? Perché sento la stessa pena di allora, e rivedo Roland Montaine sulla barella, pallido come uno spettro, e spero con tutto me stesso che il volto severo di Padre Rostand si sciolga alle mie implorazioni?
2 Agosto 516
Giovedì 18 Aprile 2013
La piccola guerra
Si combatte una piccola guerra qui alle torri occidentali. Un pugno di soldati, di certo non scelti per la loro astuzia, si contrappone a bande di nordri più nutrite sì, ma ugualmente inconcludenti, che preferiscono scannarsi vicendevolmente piuttosto che dar loro battaglia. Immagino che siano gli ultimi sbandati di un'armata un tempo possente, infiacchiti dalla fame e impigriti dall'ozio, poiché finora non abbiamo avuto alcuna difficoltà a farne strage malgrado l'insipienza di chi ci comanda. Non c'è gran gloria nel spedire all'altro mondo questi disgraziati, che le han buscate persino dai villici di Trent...
Ho preso parte alla più assurda e peggio pianificata missione di salvataggio che probabilmente si è vista sul continente negli ultimi tre secoli. Fino a ieri non dovevamo assolutamente correre rischi inutili, visto che dopo il capolavoro della Torre Due restano una dozzina scarsa di soldati di Uryen, noi compresi, in questa landa... ma oggi no, oggi si va in cinque contro cinquanta, in pieno territorio nemico. Unico vantaggio un prigioniero da scambiare... se non fosse che ci siamo lasciati attirare in mezzo ai nordri, mettendoci bovinamente alla loro mercè e di fatto diventando noi gli ostaggi. Risultato? Successo pieno, oltre ogni più rosea aspettativa, complici un vecchio capo scorreria decisamente stanco di vivere ed il suo successore, rivelatosi di un'arrendevolezza sconcertante. Gunnvor il Servizievole... sospetto che si sarebbe fatto montare come una cagna, se Wotan glielo avesse chiesto. Meglio così, una giovane innocente potrà riabbracciare i suoi cari e di questo non posso che rendere grazie agli Dei.
Ma proprio non riesco a capirla, questa piccola guerra che nessuno pare di voler vincere davvero: non capisco i cacciatori di taglie dilettanti, le miniere disertate che faranno sì e no una cariolata di carbone a settimana, le torri mal presidiate che una manciata di nordri può espugnare senza perdite. Non capisco il Caporale Klaus, che considera i nordri alla stregua di animali ma al tempo stesso è incrollabilmente certo della loro ospitalità e ancor meno capisco i nordri stessi, che questa ospitalità ci accordano, e che ci restituiscono Altea ricoperta di gioielli e in groppa ad un bel cavallo.
Non capisco, ma in fondo non posso che adeguarmi.
Ho preso parte alla più assurda e peggio pianificata missione di salvataggio che probabilmente si è vista sul continente negli ultimi tre secoli. Fino a ieri non dovevamo assolutamente correre rischi inutili, visto che dopo il capolavoro della Torre Due restano una dozzina scarsa di soldati di Uryen, noi compresi, in questa landa... ma oggi no, oggi si va in cinque contro cinquanta, in pieno territorio nemico. Unico vantaggio un prigioniero da scambiare... se non fosse che ci siamo lasciati attirare in mezzo ai nordri, mettendoci bovinamente alla loro mercè e di fatto diventando noi gli ostaggi. Risultato? Successo pieno, oltre ogni più rosea aspettativa, complici un vecchio capo scorreria decisamente stanco di vivere ed il suo successore, rivelatosi di un'arrendevolezza sconcertante. Gunnvor il Servizievole... sospetto che si sarebbe fatto montare come una cagna, se Wotan glielo avesse chiesto. Meglio così, una giovane innocente potrà riabbracciare i suoi cari e di questo non posso che rendere grazie agli Dei.
Ma proprio non riesco a capirla, questa piccola guerra che nessuno pare di voler vincere davvero: non capisco i cacciatori di taglie dilettanti, le miniere disertate che faranno sì e no una cariolata di carbone a settimana, le torri mal presidiate che una manciata di nordri può espugnare senza perdite. Non capisco il Caporale Klaus, che considera i nordri alla stregua di animali ma al tempo stesso è incrollabilmente certo della loro ospitalità e ancor meno capisco i nordri stessi, che questa ospitalità ci accordano, e che ci restituiscono Altea ricoperta di gioielli e in groppa ad un bel cavallo.
Non capisco, ma in fondo non posso che adeguarmi.
20 Maggio 516
Martedì 11 Dicembre 2012
Rapporto a Sir Valdemar Stoltz, Capitano del Tempio del Valore Inesausto
Data ad Uryen, il 20 Maggio dell'anno 516.
Sir Valdemar,
La gravità delle circostanze mi impone di non dilungarmi in convenevoli. Vi riferirò con questa mia della situazione del Corno del Tramonto e dell’Altopiano del Tuono; del diffondersi del Morbo dei Risvegliati; della stato della Chiesa.
In febbraio ho raggiunto Uryen, dove mi sono arruolato nell’Esercito come ausiliario irregolare. L’occupazione militare ha riportato un po’ di ordine in una terra che non si è affatto ripresa dalle devastazioni della Guerra delle Lande, ma tra gli stessi soldati del Burgravio serpeggiano corruzione e malcostume. Il porto di Uryen in particolare è un gorgo di prostituzione e ruberie, con ufficiali che gozzovigliano con gli aiuti destinati ai profughi dei Campi di Sventura. Alcuni di questi stessi ufficiali non si fanno scrupolo di avviare i prigionieri di guerra, ridotti in schiavitù, ad arene improvvisate dove hanno luogo spettacoli immondi e sanguinosi.
Nelle campagne dell’Anterlig la situazione è migliore, ma non è infrequente imbattersi in sbandati e disertori che si sostentano con il banditismo a danno di viandanti e contadini. La minaccia Nordra poi è sempre presente, e in particolare le Falesie degli Orchi sono tutt’ora infestate da questi barbari predoni.
Ciò che però più mi preme riferirvi è il propagarsi inarrestabile, lungo entrambe le sponde del Traunne, di una spaventosa maledizione. Qui la chiamano in molti modi: Rabbia Pestilente, Morte che Cammina, Morbo dei Risvegliati. Sono stato testimone diretto dei suoi effetti, e quanto sto per raccontarvi non è semplicemente il frutto di dicerie e superstizioni, ma una verità che ho sperimentato in prima persona. Vi prego di credere alle mie parole, poiché è di fondamentale importanza che la Chiesa a sud dell’Halsbandseel conosca la natura e l’entità di questo mortale pericolo.
Chi cade vittima del Morbo è consumato da febbri violentissime che non lasciano scampo alcuno. La morte sopraggiunge inesorabile, sempre, e in breve tempo le spoglie dei caduti si rialzano, animate da volontà diabolica, e si scagliano contro i vivi. Vi assicuro che si tratta di veri e propri cadaveri, spesso orribilmente mutilati, talvolta decomposti fino a far mostra delle ossa, e che è assai difficoltoso abbatterli. L’unico modo che abbiamo sperimentato con successo è spiccare o fracassare il cranio di questi mostri, che solo a quel punto tornano inerti. Ne ho affrontati molti in questi mesi, e con immutata riluttanza: non riesco ancora ad abituarmi al loro aspetto ripugnante, né al tanfo di putrefazione che si portano dietro, ma soprattutto so che non posso permettermi distrazione alcuna, poiché un singolo morso di questi abomini, non importa quanto superficiale, è sufficiente a trasmettere l'infezione.
Servendo sotto il comando del Capitano Marvin Barun ho ricevuto incarico di investigare sul diffondersi di questo Male, e vi riassumo quanto ho appreso. Il Capitano tiene in gran conto un medico bensoniano, qui noto come Luger, che appare anche assai esperto di arti occulte, e che è di fatto un prigioniero. Questo Luger ci ha mostrato come a diffondere il Morbo contribuiscano delle minuscole larve nere, presenti nella bocca e talvolta negli artigli dei Risvegliati, che vanno ad infestare le ferite che essi infliggono. Egli ha avuto modo di appurare che le larve stesse siano tecnicamente morte sebbene animate. Altre creature, simili a gigantesche lumache e che pare abitino le profondità dei mari, veicolerebbero a loro volta il Morbo contagiando non già i vivi, ma i luoghi in cui si insediano. In particolare so per certo che agenti della Tenebra propiziano il diffondersi di questa orrenda piaga profanando antichi siti funebri e religiosi, come ad esempio il Cimitero di Cantor e le rovine del Bosco dei Mirtilli nell'Anterlig, di modo che questi si popolino delle viscide bestie. E' possibile riconsacrare i luoghi profanati, mondandoli dal Male e rendendoli di nuovo grati alla Luce, arginando così l'avanzare della Morte che Cammina...al solito, quello che affermo ho avuto modo di esperirlo con i miei stessi occhi.
Non tutti i Risvegliati sono uguali. I più sono lenti, sgraziati, stolidi, indeboliti dal pietoso stato delle loro carcasse. Alcuni però appaiono assai meglio conservati, e sono rapidi e infidi. Ce ne sono poi altri che possono dirsi pienamente tornati ad una vita innaturale, e questi sono certamente da considerarsi i più pericolosi, se è vero che possano addirittura essere capaci di poteri stregoneschi. Ve ne sono infine di mostruosamente grandi e forti, che potrebbero in qualche modo guidare le abiezioni a loro inferiori, poiché esser in loro presenza si dimostrano più consapevoli e astute. L'uccisione di questi “signori” tra i Risvegliati è sufficiente per paralizzare le creature soggette alla loro potestà e facilitarne dunque l'eliminazione. In tutti i casi non è sufficiente avere ragione di queste creature: le larve che brulicano dentro di esse possono infatti propagarsi nuovamente, ed è quindi necessario ardere i corpi finché non ne rimane che cenere.
Su indicazione di Luger ho preso contatti con un altro studioso, a piede libero, che suggerisce come la Morte che Cammina non vada ritenuta una malattia, quanto piuttosto una possessione demoniaca. A scatenare il flagello ci sarebbero forze antiche e innominabili, ridestate dagli abissi marini nel corso dell'assedio di Feith con la complicità di uno scriteriato praticante di magia oscura. Mi è stata fatta menzione di una cerchia di stregoni assai potenti, detti i Sette, che mentre leggete queste righe stanno conducendo impunemente le loro ricerche nella porzione nord-occidentale del Ducato di Feith, là dove il Morbo avrebbe avuto origine, approfittando del caos in cui sono sprofondate quelle terre. Non è chiaro se essi intendano arginare o favorire l'espandersi del Morbo, ma dobbiamo aspettarci il peggio. E, ahimè, non è tutto.
Secondo questa inquietante ricostruzione, su cui mi riprometto di concentrare le mie future investigazioni, le potenze diaboliche che si celano dietro alla Morte che Cammina sarebbero inoltre riuscite ad irretire taluni feudatari irredentisti, votatisi alla causa di un “redivivo” Paul Sallivan. Comprendo come sia per voi impossibile prestare fede ad un simile racconto, ma quando avrete letto del Signore di Ghaan e della sua guerra contro i Dominus lealisti dell'Altopiano del Tuono, confido che vorrete prendere in dovuta considerazione quanto vi sto riportando.
Sono stato inviato ad Angvard, oltre la sponda del Traunne, ultimo baluardo dei sudditi del Duca legittimo rimasto nell'Altopiano. La cittadella è assediata dall'esercito di Ghaan, e non solo da esso. Tra le fila degli irredentisti ci sono infatti adoratori della Tenebra che non temono affatto i Risvegliati, ma anzi li impiegano come arma di guerra. Come vi anticipavo, il Signore di Ghaan è a capo di questa congrega di blasfemi, e per sua mano la Sacra dei Difensori dello Scudo dell'Eroe è stata devastata. Yara Raleigh, unica superstite e ad oggi Guardiano del Tempio, ha vergato un resoconto dettagliato di ciò che è accaduto, e vi imploro di leggere quanto ella riporta con la massima sollecitudine. Questa nostra giovane consorella è l'unica candela rimasta a squarciare l'oscurità che opprime quella terra, e prego Dytros che vogliate far tutto ciò che in vostro potere affinchè non cessi di brillare. Non ho notizia di altri uomini di Chiesa scampati, in terra di Feith.
Vorrei potervi dire che qui nell'Anterlig i servitori della Luce abbiano avuto maggior fortuna. Diversi sacerdoti sono stati assassinati, da ultimo Padre Malcor di Dalian circa un mese fa. E' solo in virtù del suo lascito che siamo riusciti a bonificare una parte di Cantor, come vi ho accennato sopra, e sospetto che la mano che lo ha assassinato intendeva proprio impedirgli di portare a compimento questa impresa. Per il resto, il Priore di Dossler Padre Valon Treize, e la Sorella Custode di Dossler sono gli ultimi ecclesiastici di una certa influenza rimasti. Solo il primo posso dire di aver conosciuto, e mi è parso un degno servitore della Chiesa. Egli sapeva di me e della missione che mi avete affidato, presumo per vostra indicazione, ed è per suo tramite che questa missiva vi sarà consegnata. Vi è poi un altro sacerdote, Padre Engelhaft, che come me è giunto ad Uryen dal Ducato di Surok, e la cui missione non è poi così diversa dalla mia. Ho ritenuto, trovandomi ad un passo dalla morte, di rivelargli la mia identità e la natura del mio incarico, nella speranza che egli potesse scrivere a Voi queste righe.
Dytros ha deciso altrimenti, e fintanto che Egli riterrà di conservarmi in vita continuerò a narrarvi delle nefandezze che qui si consumano... e di quei coraggiosi che, rimasti soli innanzi alle fauci spalancate dell'Abisso, si votano alla morte pur di non consentire che esso divori ogni cosa.
Pregate per loro,
Bohemond D'Arlac
Sir Valdemar,
La gravità delle circostanze mi impone di non dilungarmi in convenevoli. Vi riferirò con questa mia della situazione del Corno del Tramonto e dell’Altopiano del Tuono; del diffondersi del Morbo dei Risvegliati; della stato della Chiesa.
In febbraio ho raggiunto Uryen, dove mi sono arruolato nell’Esercito come ausiliario irregolare. L’occupazione militare ha riportato un po’ di ordine in una terra che non si è affatto ripresa dalle devastazioni della Guerra delle Lande, ma tra gli stessi soldati del Burgravio serpeggiano corruzione e malcostume. Il porto di Uryen in particolare è un gorgo di prostituzione e ruberie, con ufficiali che gozzovigliano con gli aiuti destinati ai profughi dei Campi di Sventura. Alcuni di questi stessi ufficiali non si fanno scrupolo di avviare i prigionieri di guerra, ridotti in schiavitù, ad arene improvvisate dove hanno luogo spettacoli immondi e sanguinosi.
Nelle campagne dell’Anterlig la situazione è migliore, ma non è infrequente imbattersi in sbandati e disertori che si sostentano con il banditismo a danno di viandanti e contadini. La minaccia Nordra poi è sempre presente, e in particolare le Falesie degli Orchi sono tutt’ora infestate da questi barbari predoni.
Ciò che però più mi preme riferirvi è il propagarsi inarrestabile, lungo entrambe le sponde del Traunne, di una spaventosa maledizione. Qui la chiamano in molti modi: Rabbia Pestilente, Morte che Cammina, Morbo dei Risvegliati. Sono stato testimone diretto dei suoi effetti, e quanto sto per raccontarvi non è semplicemente il frutto di dicerie e superstizioni, ma una verità che ho sperimentato in prima persona. Vi prego di credere alle mie parole, poiché è di fondamentale importanza che la Chiesa a sud dell’Halsbandseel conosca la natura e l’entità di questo mortale pericolo.
Chi cade vittima del Morbo è consumato da febbri violentissime che non lasciano scampo alcuno. La morte sopraggiunge inesorabile, sempre, e in breve tempo le spoglie dei caduti si rialzano, animate da volontà diabolica, e si scagliano contro i vivi. Vi assicuro che si tratta di veri e propri cadaveri, spesso orribilmente mutilati, talvolta decomposti fino a far mostra delle ossa, e che è assai difficoltoso abbatterli. L’unico modo che abbiamo sperimentato con successo è spiccare o fracassare il cranio di questi mostri, che solo a quel punto tornano inerti. Ne ho affrontati molti in questi mesi, e con immutata riluttanza: non riesco ancora ad abituarmi al loro aspetto ripugnante, né al tanfo di putrefazione che si portano dietro, ma soprattutto so che non posso permettermi distrazione alcuna, poiché un singolo morso di questi abomini, non importa quanto superficiale, è sufficiente a trasmettere l'infezione.
Servendo sotto il comando del Capitano Marvin Barun ho ricevuto incarico di investigare sul diffondersi di questo Male, e vi riassumo quanto ho appreso. Il Capitano tiene in gran conto un medico bensoniano, qui noto come Luger, che appare anche assai esperto di arti occulte, e che è di fatto un prigioniero. Questo Luger ci ha mostrato come a diffondere il Morbo contribuiscano delle minuscole larve nere, presenti nella bocca e talvolta negli artigli dei Risvegliati, che vanno ad infestare le ferite che essi infliggono. Egli ha avuto modo di appurare che le larve stesse siano tecnicamente morte sebbene animate. Altre creature, simili a gigantesche lumache e che pare abitino le profondità dei mari, veicolerebbero a loro volta il Morbo contagiando non già i vivi, ma i luoghi in cui si insediano. In particolare so per certo che agenti della Tenebra propiziano il diffondersi di questa orrenda piaga profanando antichi siti funebri e religiosi, come ad esempio il Cimitero di Cantor e le rovine del Bosco dei Mirtilli nell'Anterlig, di modo che questi si popolino delle viscide bestie. E' possibile riconsacrare i luoghi profanati, mondandoli dal Male e rendendoli di nuovo grati alla Luce, arginando così l'avanzare della Morte che Cammina...al solito, quello che affermo ho avuto modo di esperirlo con i miei stessi occhi.
Non tutti i Risvegliati sono uguali. I più sono lenti, sgraziati, stolidi, indeboliti dal pietoso stato delle loro carcasse. Alcuni però appaiono assai meglio conservati, e sono rapidi e infidi. Ce ne sono poi altri che possono dirsi pienamente tornati ad una vita innaturale, e questi sono certamente da considerarsi i più pericolosi, se è vero che possano addirittura essere capaci di poteri stregoneschi. Ve ne sono infine di mostruosamente grandi e forti, che potrebbero in qualche modo guidare le abiezioni a loro inferiori, poiché esser in loro presenza si dimostrano più consapevoli e astute. L'uccisione di questi “signori” tra i Risvegliati è sufficiente per paralizzare le creature soggette alla loro potestà e facilitarne dunque l'eliminazione. In tutti i casi non è sufficiente avere ragione di queste creature: le larve che brulicano dentro di esse possono infatti propagarsi nuovamente, ed è quindi necessario ardere i corpi finché non ne rimane che cenere.
Su indicazione di Luger ho preso contatti con un altro studioso, a piede libero, che suggerisce come la Morte che Cammina non vada ritenuta una malattia, quanto piuttosto una possessione demoniaca. A scatenare il flagello ci sarebbero forze antiche e innominabili, ridestate dagli abissi marini nel corso dell'assedio di Feith con la complicità di uno scriteriato praticante di magia oscura. Mi è stata fatta menzione di una cerchia di stregoni assai potenti, detti i Sette, che mentre leggete queste righe stanno conducendo impunemente le loro ricerche nella porzione nord-occidentale del Ducato di Feith, là dove il Morbo avrebbe avuto origine, approfittando del caos in cui sono sprofondate quelle terre. Non è chiaro se essi intendano arginare o favorire l'espandersi del Morbo, ma dobbiamo aspettarci il peggio. E, ahimè, non è tutto.
Secondo questa inquietante ricostruzione, su cui mi riprometto di concentrare le mie future investigazioni, le potenze diaboliche che si celano dietro alla Morte che Cammina sarebbero inoltre riuscite ad irretire taluni feudatari irredentisti, votatisi alla causa di un “redivivo” Paul Sallivan. Comprendo come sia per voi impossibile prestare fede ad un simile racconto, ma quando avrete letto del Signore di Ghaan e della sua guerra contro i Dominus lealisti dell'Altopiano del Tuono, confido che vorrete prendere in dovuta considerazione quanto vi sto riportando.
Sono stato inviato ad Angvard, oltre la sponda del Traunne, ultimo baluardo dei sudditi del Duca legittimo rimasto nell'Altopiano. La cittadella è assediata dall'esercito di Ghaan, e non solo da esso. Tra le fila degli irredentisti ci sono infatti adoratori della Tenebra che non temono affatto i Risvegliati, ma anzi li impiegano come arma di guerra. Come vi anticipavo, il Signore di Ghaan è a capo di questa congrega di blasfemi, e per sua mano la Sacra dei Difensori dello Scudo dell'Eroe è stata devastata. Yara Raleigh, unica superstite e ad oggi Guardiano del Tempio, ha vergato un resoconto dettagliato di ciò che è accaduto, e vi imploro di leggere quanto ella riporta con la massima sollecitudine. Questa nostra giovane consorella è l'unica candela rimasta a squarciare l'oscurità che opprime quella terra, e prego Dytros che vogliate far tutto ciò che in vostro potere affinchè non cessi di brillare. Non ho notizia di altri uomini di Chiesa scampati, in terra di Feith.
Vorrei potervi dire che qui nell'Anterlig i servitori della Luce abbiano avuto maggior fortuna. Diversi sacerdoti sono stati assassinati, da ultimo Padre Malcor di Dalian circa un mese fa. E' solo in virtù del suo lascito che siamo riusciti a bonificare una parte di Cantor, come vi ho accennato sopra, e sospetto che la mano che lo ha assassinato intendeva proprio impedirgli di portare a compimento questa impresa. Per il resto, il Priore di Dossler Padre Valon Treize, e la Sorella Custode di Dossler sono gli ultimi ecclesiastici di una certa influenza rimasti. Solo il primo posso dire di aver conosciuto, e mi è parso un degno servitore della Chiesa. Egli sapeva di me e della missione che mi avete affidato, presumo per vostra indicazione, ed è per suo tramite che questa missiva vi sarà consegnata. Vi è poi un altro sacerdote, Padre Engelhaft, che come me è giunto ad Uryen dal Ducato di Surok, e la cui missione non è poi così diversa dalla mia. Ho ritenuto, trovandomi ad un passo dalla morte, di rivelargli la mia identità e la natura del mio incarico, nella speranza che egli potesse scrivere a Voi queste righe.
Dytros ha deciso altrimenti, e fintanto che Egli riterrà di conservarmi in vita continuerò a narrarvi delle nefandezze che qui si consumano... e di quei coraggiosi che, rimasti soli innanzi alle fauci spalancate dell'Abisso, si votano alla morte pur di non consentire che esso divori ogni cosa.
Pregate per loro,
Bohemond D'Arlac
28 Marzo 516
Sabato 23 Giugno 2012
Di ritorno da Cantor
Uryen, Rocca di Tramontana. Sono vivo per un soffio. La ferita nel petto sta iniziando solo ora a rimarginarsi, e ad ogni respiro brucia come piombo fuso. Ho fatto quel che potevo, e come me Padre Engelhaft, Kailah, Sven... agli Dei deve essere bastato, e stavolta ci hanno concesso di tornare a casa più o meno interi. Non ho intenzione di metterli alla prova una seconda volta.
Il Sergente Rock ha dovuto prendere atto dei magri risultati della nostra sfortunata spedizione, e posso comprendere la sua delusione. Non abbiamo fatto a tempo ad arrivare a Cantor che la situazione ci era già sfuggita di mano: la morte di Gideon, l'agguato di Jones ai nostri cavalli lasciati incustoditi... mi sono lasciato prendere dall'esasperazione, e invece di procedere con la cautela che si richiede a chi sta affrontando un nemico sfuggente e astuto, ho fatto in modo che finissimo come topi in trappola. E' buffo a dirsi, ma l'apparizione degli spiriti inquieti e imperscrutabili dell'antico cimitero ha finito per salvarci la pelle... e l'affondo di lancia di quel guerriero tornato dalla morte in ultimo è stato un prezzo assai basso da pagare. Chiudo gli occhi, esausto.
La Bestia dei Mirtilli, i morti che camminano, la creatura sacrilega che infesta le rovine di Cantor. Tra il sonno e la veglia i ricordi dei molti orrori di cui ho appreso da quando ho messo piede nel Corno del Tramonto si confondono in un'unica visione delirante. L'orrido talismano è ancora lì, appeso a ciò che resta del collo un tempo possente del suo conquistatore. La croce su cui marcisce la carcassa smagrita si leva tra centinaia di altre simili, e sotto di esse si affollano come scarafaggi i mendicanti del Campo di Sventura; resi folli dalla fame e dal freddo, si contendono coi corvi la carne putrida che cade dalle forche. Sangue nero e denso imbratta i loro volti, e cola lungo gli stracci fino al suolo, che se ne imbeve gorgogliando avidamente. Più in là, sulla costa, i soldati della guarnigione bisbocciano con il cibo destinato agli sfollati. Cantano e danzano assieme alle puttane, si prendono per mano in uno sguaiato girotondo attorno ad un mucchio di casse, alto come una torre, che a sua volta sembra ondeggiare al suono dei cimbali. Milo, il grembiule lercio come quello di un macellaio, è indaffarato ad ispezionare il bottino. Ad un tratto si china a raccogliere qualcosa, e poi la solleva in alto, affinchè tutti possano vedere. Sono le teste mozzate di Martin Ganner e Todd Yagon, tenute assieme da un groviglio di alghe. Se ne resta a rimilarle un momento, corrucciato, poi sorride ed a pieni polmoni annuncia: "Carname, ragazzi! E' CARNAME!". Ork e Hador gli fanno eco, in visibilio, e presto tutti iniziano a intonare l'oscena parola, ritmicamente, mentre le casse si gonfiano, e pulsano, e sembrano fatte di membra di uomini e bestie inchiodate le une alle altre. Lo stesso coro si diffonde nella selva di croci, ma la voce dei mendicanti, rauca e inumana, non si distingue dal gracchiare dei corvi. Il talismano comincia a dondolare pigramente, cullato dalla tetra cantilena. Un po' alla volta si sgancia dal laccio di cuoio, le elitre nere e lucide che si schiudono ronzando, mentre il barbaro inchiodato alla croce viene scosso da un tremito. Le orbite vuote mi fissano, la bocca senza più labbra si apre in un ghigno sdentato. "Stavolta è successo un casino, UN VERO CASINO, QUI NON NE USCIAMO, BOHEMOND!" mi urla in faccia facendo il verso al Caporale Jones. Poi dal terreno imbrattato si solleva una coltre di nebbia oscura e fetida che ci sommerge tutti, e sale, e sale, fino ad ingoiare il cielo.
Filtra un po' di luce dalle imposte semichiuse. Un'altra notte di incubi è finita... mormoro una preghiera di ringraziamento agli Dei, e sprofondo in un sonno placido, nero e denso come il mare.
Il Sergente Rock ha dovuto prendere atto dei magri risultati della nostra sfortunata spedizione, e posso comprendere la sua delusione. Non abbiamo fatto a tempo ad arrivare a Cantor che la situazione ci era già sfuggita di mano: la morte di Gideon, l'agguato di Jones ai nostri cavalli lasciati incustoditi... mi sono lasciato prendere dall'esasperazione, e invece di procedere con la cautela che si richiede a chi sta affrontando un nemico sfuggente e astuto, ho fatto in modo che finissimo come topi in trappola. E' buffo a dirsi, ma l'apparizione degli spiriti inquieti e imperscrutabili dell'antico cimitero ha finito per salvarci la pelle... e l'affondo di lancia di quel guerriero tornato dalla morte in ultimo è stato un prezzo assai basso da pagare. Chiudo gli occhi, esausto.
La Bestia dei Mirtilli, i morti che camminano, la creatura sacrilega che infesta le rovine di Cantor. Tra il sonno e la veglia i ricordi dei molti orrori di cui ho appreso da quando ho messo piede nel Corno del Tramonto si confondono in un'unica visione delirante. L'orrido talismano è ancora lì, appeso a ciò che resta del collo un tempo possente del suo conquistatore. La croce su cui marcisce la carcassa smagrita si leva tra centinaia di altre simili, e sotto di esse si affollano come scarafaggi i mendicanti del Campo di Sventura; resi folli dalla fame e dal freddo, si contendono coi corvi la carne putrida che cade dalle forche. Sangue nero e denso imbratta i loro volti, e cola lungo gli stracci fino al suolo, che se ne imbeve gorgogliando avidamente. Più in là, sulla costa, i soldati della guarnigione bisbocciano con il cibo destinato agli sfollati. Cantano e danzano assieme alle puttane, si prendono per mano in uno sguaiato girotondo attorno ad un mucchio di casse, alto come una torre, che a sua volta sembra ondeggiare al suono dei cimbali. Milo, il grembiule lercio come quello di un macellaio, è indaffarato ad ispezionare il bottino. Ad un tratto si china a raccogliere qualcosa, e poi la solleva in alto, affinchè tutti possano vedere. Sono le teste mozzate di Martin Ganner e Todd Yagon, tenute assieme da un groviglio di alghe. Se ne resta a rimilarle un momento, corrucciato, poi sorride ed a pieni polmoni annuncia: "Carname, ragazzi! E' CARNAME!". Ork e Hador gli fanno eco, in visibilio, e presto tutti iniziano a intonare l'oscena parola, ritmicamente, mentre le casse si gonfiano, e pulsano, e sembrano fatte di membra di uomini e bestie inchiodate le une alle altre. Lo stesso coro si diffonde nella selva di croci, ma la voce dei mendicanti, rauca e inumana, non si distingue dal gracchiare dei corvi. Il talismano comincia a dondolare pigramente, cullato dalla tetra cantilena. Un po' alla volta si sgancia dal laccio di cuoio, le elitre nere e lucide che si schiudono ronzando, mentre il barbaro inchiodato alla croce viene scosso da un tremito. Le orbite vuote mi fissano, la bocca senza più labbra si apre in un ghigno sdentato. "Stavolta è successo un casino, UN VERO CASINO, QUI NON NE USCIAMO, BOHEMOND!" mi urla in faccia facendo il verso al Caporale Jones. Poi dal terreno imbrattato si solleva una coltre di nebbia oscura e fetida che ci sommerge tutti, e sale, e sale, fino ad ingoiare il cielo.
Filtra un po' di luce dalle imposte semichiuse. Un'altra notte di incubi è finita... mormoro una preghiera di ringraziamento agli Dei, e sprofondo in un sonno placido, nero e denso come il mare.
Marzo 516
Lunedì 26 Marzo 2012
La Bestia dei Mirtilli
La chiamano Bestia dei Mirtilli, ma tanto il racconto di Cynthia, quanto la spaventosa ferita che le marchia la schiena, quanto le altre testimonianze raccolte da quando siamo giunti nell'Anterlig mi fanno pensare a qualcosa di assai più sinistro delle creature selvagge su cui Harkel e Ilmatar hanno potestà. La preoccupazione che scorgo sul viso severo di Padre Engelhaft non fa che alimentare i miei sospetti.
Ad Ammerung mi è stato insegnato che quasi tutti i mostri di cui sovente si favoleggia sono in realtà semplici spauracchi, minacce al tempo stesso terribili ed evanescenti che le madri evocano per costringere all'obbedienza i bambini capricciosi... chi vuole scovare la Tenebra farebbe bene a cercarla nel cuore degli uomini, piuttosto che sul grugno di chissà quale abominio di natura.
Certi mostri, però, esistono davvero. Le loro orrende sembianze, la loro forza sovrumana, il loro insaziabile appetito non sono che lo specchio del Male che li ha generati, ed in esso queste creature immonde trovano sostentamento. Costoro esistono per coltivare quel Male, e per diffonderlo, di modo che esso tutto inquini, tutto corrompa, tutto consumi. La prima storia che Cynthia ha raccontato, di come la Guerra delle Lande abbia provocato molti lutti agli abitanti originari del Bosco dei Mirtilli, e di come questi siano divenuti via via più ritrosi e ostili, mi è tornata in mente mentre ascoltavo la sua descrizione dell'orrore che l'ha aggredita. Mi domando quanta paura essi debbano aver provato, quanta rabbia. La storia ci tramanda i loro antenati come selvaggi che non hanno conosciuto la Vera Fede, che per orgoglio e ottusità preferirono le sciagure della guerra e di un lento declino, pur di non sottomettersi a Greyhaven ed agli Dei. C'è molto di vero in questo, ma è anche vero che persino queste genti conoscevano e onoravano Dytros, o per lo meno così mi è stato detto. Penso ad un popolo un tempo fiero che si riduce a vivere in grotte, al pari delle bestie, pur di sfuggire a secoli di guerra. Fino al giorno in cui, ormai decimato e prossimo a sparire, esso scopre che la guerra infuria ancora, e che la sua sete di sangue non si è mai placata.
C'è forse da stupirsi che da tanta paura, da tanta rabbia, da tanta sofferenza, sia ora nato un mostro? Certamente i guerrieri del Khanast non comprendevano la Luce se non in modo assai parziale e primitivo, e talvolta si abbandonavano alla venerazione del Male . Ma in che modo li abbiamo redenti? Con la superbia, l'ingiustizia e la violenza dei tanti Ohnelanders che per decenni si sono contesi questa terra disgraziata, facendo strage di chiunque si opponesse alle loro ambizioni? Con l'avidità dei tanti Brad che marciano sotto il vessillo di Uryen non per riportare legge ed ordine, ma piuttosto per appesantire la propria borsa? Di cosa sono specchio le fattezze ripugnanti della mostruosità che infesta il Bosco dei Mirtilli? Dei peccati di quella gente, o dei nostri?
Quali che siano le risposte, questo mostro va fermato. Il Male non si accontenta mai di restarsene acquattato in un anfratto, non è questo l'oscuro proposito per cui esso viene al mondo. Presto o tardi , come una ferita trascurata, suppurerà e si diffonderà, e troppi innocenti si troveranno a dover pagare il prezzo della nostra negligenza. Mi rendo conto di non poter insistere più di quanto abbia già fatto, e anzi temo che Padre Engelhaft si sia già insospettito sulla reale natura dei miei affari qui...ma se è vero che il mio compito è di tracciare un solco, mi chiedo come potrò mai riuscirci lasciando che la terra si guasti e imputridisca.
Ad Ammerung mi è stato insegnato che quasi tutti i mostri di cui sovente si favoleggia sono in realtà semplici spauracchi, minacce al tempo stesso terribili ed evanescenti che le madri evocano per costringere all'obbedienza i bambini capricciosi... chi vuole scovare la Tenebra farebbe bene a cercarla nel cuore degli uomini, piuttosto che sul grugno di chissà quale abominio di natura.
Certi mostri, però, esistono davvero. Le loro orrende sembianze, la loro forza sovrumana, il loro insaziabile appetito non sono che lo specchio del Male che li ha generati, ed in esso queste creature immonde trovano sostentamento. Costoro esistono per coltivare quel Male, e per diffonderlo, di modo che esso tutto inquini, tutto corrompa, tutto consumi. La prima storia che Cynthia ha raccontato, di come la Guerra delle Lande abbia provocato molti lutti agli abitanti originari del Bosco dei Mirtilli, e di come questi siano divenuti via via più ritrosi e ostili, mi è tornata in mente mentre ascoltavo la sua descrizione dell'orrore che l'ha aggredita. Mi domando quanta paura essi debbano aver provato, quanta rabbia. La storia ci tramanda i loro antenati come selvaggi che non hanno conosciuto la Vera Fede, che per orgoglio e ottusità preferirono le sciagure della guerra e di un lento declino, pur di non sottomettersi a Greyhaven ed agli Dei. C'è molto di vero in questo, ma è anche vero che persino queste genti conoscevano e onoravano Dytros, o per lo meno così mi è stato detto. Penso ad un popolo un tempo fiero che si riduce a vivere in grotte, al pari delle bestie, pur di sfuggire a secoli di guerra. Fino al giorno in cui, ormai decimato e prossimo a sparire, esso scopre che la guerra infuria ancora, e che la sua sete di sangue non si è mai placata.
C'è forse da stupirsi che da tanta paura, da tanta rabbia, da tanta sofferenza, sia ora nato un mostro? Certamente i guerrieri del Khanast non comprendevano la Luce se non in modo assai parziale e primitivo, e talvolta si abbandonavano alla venerazione del Male . Ma in che modo li abbiamo redenti? Con la superbia, l'ingiustizia e la violenza dei tanti Ohnelanders che per decenni si sono contesi questa terra disgraziata, facendo strage di chiunque si opponesse alle loro ambizioni? Con l'avidità dei tanti Brad che marciano sotto il vessillo di Uryen non per riportare legge ed ordine, ma piuttosto per appesantire la propria borsa? Di cosa sono specchio le fattezze ripugnanti della mostruosità che infesta il Bosco dei Mirtilli? Dei peccati di quella gente, o dei nostri?
Quali che siano le risposte, questo mostro va fermato. Il Male non si accontenta mai di restarsene acquattato in un anfratto, non è questo l'oscuro proposito per cui esso viene al mondo. Presto o tardi , come una ferita trascurata, suppurerà e si diffonderà, e troppi innocenti si troveranno a dover pagare il prezzo della nostra negligenza. Mi rendo conto di non poter insistere più di quanto abbia già fatto, e anzi temo che Padre Engelhaft si sia già insospettito sulla reale natura dei miei affari qui...ma se è vero che il mio compito è di tracciare un solco, mi chiedo come potrò mai riuscirci lasciando che la terra si guasti e imputridisca.