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2 maggio 516
Lunedì 29 Ottobre 2012
Buon equipaggiamento e buona mira
Nel bene e nel male, un buon equipaggiamento può fare la differenza.
L'ho imparato a mie spese durante la battaglia della Chela, dove per poco non sono finita ammazzata a causa di un elmetto troppo leggero. Hai voglia a dire che l'elmetto di cuoio è più comodo, che il metallo pesa e fa venire il mal di testa. Altro che mal di testa, quando ti arriva una freccia in fronte.
Sono cose che si imparano con l'esperienza, se hai la fortuna, come l'ho avuta io, di poterlo raccontare.
Anche il fatto di portare uno zaino pieno di attrezzi da falegname, chiodi da roccia e altra roba del genere è una scocciatura. Un po' per il peso, un po' perchè bisogna rinunciare ad altre cose confortevoli, come un cambio d'abito, uno specchio, semplici oggetti che rendono la vita più piacevole.
Eppure gli attrezzi non sono mai abbastanza, le frecce non sono mai abbastanza, le torce non sono mai abbastanza.
Mentre i miei compagni esplorano quella grotta fetentissima, rischiarata dal malsano chiarore di lumaconi succhiatori di cadaveri, io me ne sto qui sul predellino, in alto, a osservare il sole che tramonta. Per lo meno l'aria è fresca e piacevole.
Per ora qua sotto è tutto tranquillo.
Non so quanto durerà la preghiera di Padre Alyster (che brutto nome, poveraccio, ma non è colpa sua). Spero che duri poco tempo, perchè col calare delle tenebre non sarà uno scherzo attraversare il vecchio cimitero.
Ogni fruscio tra gli alberi, in basso, mi allarma. Non riesco a smettere di immaginare prima uno, poi due, poi venti "risvegliati" che emergono dalla boscaglia per assediarci, protendendo le loro manacce putride verso l'alto, verso di noi.
Ho una dozzina di frecce ancora, qualcuno lo riuscirei a gestire. Ma la sera avanza.
Quanta luce riesco a produrre con le mani? E quanto tempo dura? Non ho mai provato a raggiungere i miei limiti, ma preferirei non doverlo fare in una situazione di vita o di morte.
Quanto a passare la notte quassù, circondati da quei mostri, non è neanche questa una prospettiva allettante. A parte la puzza incredibile, anche quei lumaconi potrebbero diventare un problema: chi li conosce? E se fossero velenosi, o in qualche modo aggressivi?
Alyster, sbrigati.
L'unica cosa da fare è filarsela alla svelta.
L'ho imparato a mie spese durante la battaglia della Chela, dove per poco non sono finita ammazzata a causa di un elmetto troppo leggero. Hai voglia a dire che l'elmetto di cuoio è più comodo, che il metallo pesa e fa venire il mal di testa. Altro che mal di testa, quando ti arriva una freccia in fronte.
Sono cose che si imparano con l'esperienza, se hai la fortuna, come l'ho avuta io, di poterlo raccontare.
Anche il fatto di portare uno zaino pieno di attrezzi da falegname, chiodi da roccia e altra roba del genere è una scocciatura. Un po' per il peso, un po' perchè bisogna rinunciare ad altre cose confortevoli, come un cambio d'abito, uno specchio, semplici oggetti che rendono la vita più piacevole.
Eppure gli attrezzi non sono mai abbastanza, le frecce non sono mai abbastanza, le torce non sono mai abbastanza.
Mentre i miei compagni esplorano quella grotta fetentissima, rischiarata dal malsano chiarore di lumaconi succhiatori di cadaveri, io me ne sto qui sul predellino, in alto, a osservare il sole che tramonta. Per lo meno l'aria è fresca e piacevole.
Per ora qua sotto è tutto tranquillo.
Non so quanto durerà la preghiera di Padre Alyster (che brutto nome, poveraccio, ma non è colpa sua). Spero che duri poco tempo, perchè col calare delle tenebre non sarà uno scherzo attraversare il vecchio cimitero.
Ogni fruscio tra gli alberi, in basso, mi allarma. Non riesco a smettere di immaginare prima uno, poi due, poi venti "risvegliati" che emergono dalla boscaglia per assediarci, protendendo le loro manacce putride verso l'alto, verso di noi.
Ho una dozzina di frecce ancora, qualcuno lo riuscirei a gestire. Ma la sera avanza.
Quanta luce riesco a produrre con le mani? E quanto tempo dura? Non ho mai provato a raggiungere i miei limiti, ma preferirei non doverlo fare in una situazione di vita o di morte.
Quanto a passare la notte quassù, circondati da quei mostri, non è neanche questa una prospettiva allettante. A parte la puzza incredibile, anche quei lumaconi potrebbero diventare un problema: chi li conosce? E se fossero velenosi, o in qualche modo aggressivi?
Alyster, sbrigati.
L'unica cosa da fare è filarsela alla svelta.
28 aprile 516
Mercoledì 17 Ottobre 2012
Lo sbaglio
Questa sono io, adesso.
Indosso un'armatura sforacchiata, ma ancora valida. Ho un arco, armi, alcune cicatrici. La cicatrice più vistosa ce l'ho sulla fronte, uno sgarro che rimarrà sempre a ricordarmi quanto sia importante indossare un buon elmetto nelle situazioni di pericolo.
Sono un soldato semplice dell'esercito regolare di Uryen. I miei superiori mi trattano con rude schiettezza e con rispetto, esattamente come trattano tutti gli altri.
Rischio la pelle quasi ogni giorno e faccio del mio meglio per contrastare la minaccia tremenda che incombe su queste terre. Ho anche confessato al Sergente Rock il fatto di saper usare un pochino la magia e per il momento lui mi autorizza a farlo. In prospettiva dovrò parlarne con il Capitano Barun e formalizzare bene questa cosa.
Non mi lamento.
In questi ultimi due giorni, a causa di Messer Guy Ashley, ho riflettuto su tante cose.
Dove sarei adesso, se quel giorno di tanti anni fa, a Burglitz, non avessi commesso "lo sbaglio" che mi ha fatto precipitare nel disonore?
Riesco a vedermi, con gli occhi della fantasia, con indosso bei vestiti, in un palazzetto dignitoso da qualche parte tra Ammerung e Fiedelm. Non ho cicatrici, ma magari ho qualche marmocchio moccioloso aggrappato alla sottana. E soprattutto ho un marito che non ho scelto, che esercita la sua potestà su di me e sulla mia vita. Uno come Guy Ashley, magari.
Uno dei momenti più umilianti della mia vita è stato quando abbiamo ricevuto la visita di Lord Alyster Forge alla Rocca di Bronne e sono stata obbligata a compiacerlo. Ma un matrimonio non desiderato non è forse la stessa cosa moltiplicata all'infinito? E' la stessa orribile e triste cosa, solo ammantata di ipocrisia e falsa rispettabilità.
Adesso osservo i capricci irritanti di Guy Ashley e sorrido. Perchè quella non è la mia vita, non è più la mia vita.
Io sto qui sulla frontiera a proteggere gli ignari che popolano le terre più a sud. Proteggo le mie sorelle, sposate onorevolmente con sconosciuti di rango, sottomesse ai loro mariti. E tutti, se sapessero, direbbero che è quella la strada giusta da percorrere, e compatirebbero me, la figlia rovinata.
Io però benedico il mio sbaglio. Non per l'effimero divertimento di quei momenti, nè per la lezione e le delusioni successive.
Benedico il mio sbaglio perchè grazie ad esso si è rotta la rete di fili d'oro che mi imprigionava in un mondo di falsità. Il mondo di mio padre, di Alyster Forge e di tutti i Guy Ashley più o meno isterici in circolazione.
Il mondo vero è questo. Fa schifo magari, ma è reale. Ed io sono proprio qui.
Indosso un'armatura sforacchiata, ma ancora valida. Ho un arco, armi, alcune cicatrici. La cicatrice più vistosa ce l'ho sulla fronte, uno sgarro che rimarrà sempre a ricordarmi quanto sia importante indossare un buon elmetto nelle situazioni di pericolo.
Sono un soldato semplice dell'esercito regolare di Uryen. I miei superiori mi trattano con rude schiettezza e con rispetto, esattamente come trattano tutti gli altri.
Rischio la pelle quasi ogni giorno e faccio del mio meglio per contrastare la minaccia tremenda che incombe su queste terre. Ho anche confessato al Sergente Rock il fatto di saper usare un pochino la magia e per il momento lui mi autorizza a farlo. In prospettiva dovrò parlarne con il Capitano Barun e formalizzare bene questa cosa.
Non mi lamento.
In questi ultimi due giorni, a causa di Messer Guy Ashley, ho riflettuto su tante cose.
Dove sarei adesso, se quel giorno di tanti anni fa, a Burglitz, non avessi commesso "lo sbaglio" che mi ha fatto precipitare nel disonore?
Riesco a vedermi, con gli occhi della fantasia, con indosso bei vestiti, in un palazzetto dignitoso da qualche parte tra Ammerung e Fiedelm. Non ho cicatrici, ma magari ho qualche marmocchio moccioloso aggrappato alla sottana. E soprattutto ho un marito che non ho scelto, che esercita la sua potestà su di me e sulla mia vita. Uno come Guy Ashley, magari.
Uno dei momenti più umilianti della mia vita è stato quando abbiamo ricevuto la visita di Lord Alyster Forge alla Rocca di Bronne e sono stata obbligata a compiacerlo. Ma un matrimonio non desiderato non è forse la stessa cosa moltiplicata all'infinito? E' la stessa orribile e triste cosa, solo ammantata di ipocrisia e falsa rispettabilità.
Adesso osservo i capricci irritanti di Guy Ashley e sorrido. Perchè quella non è la mia vita, non è più la mia vita.
Io sto qui sulla frontiera a proteggere gli ignari che popolano le terre più a sud. Proteggo le mie sorelle, sposate onorevolmente con sconosciuti di rango, sottomesse ai loro mariti. E tutti, se sapessero, direbbero che è quella la strada giusta da percorrere, e compatirebbero me, la figlia rovinata.
Io però benedico il mio sbaglio. Non per l'effimero divertimento di quei momenti, nè per la lezione e le delusioni successive.
Benedico il mio sbaglio perchè grazie ad esso si è rotta la rete di fili d'oro che mi imprigionava in un mondo di falsità. Il mondo di mio padre, di Alyster Forge e di tutti i Guy Ashley più o meno isterici in circolazione.
Il mondo vero è questo. Fa schifo magari, ma è reale. Ed io sono proprio qui.
16 aprile 516
Martedì 11 Settembre 2012
Potrebbe essere un grave errore...
Non lo so se abbiamo fatto bene a spingere che Angelica si rechi ogni giorno a far visita a Cynthia.
La responsabilità di questa decisione in gran parte è mia, sono stata io a suggerirlo. Ma ora sono preoccupata, ho come un presentimento, qualcosa mi dice che questa faccenda non porterà niente di buono.
Può andar male in un sacco di modi diversi.
Non mi piace che Angelica debba soggiornare nelle segrete: è malsano, tetro. E con chi, poi!
Non sono nemmeno sicura che abbia compreso a pieno la serietà del rischio che corre. Mi sono sfinita a ripeterle di fare attenzione, di non avvicinarsi a Cynthia, di non toccarla, di non lasciarsi impietosire. Basterà? Oppure commetterà qualche imprudenza?
Cynthia ispira una grande pena, povera ragazza. Angelica è di buon cuore, sarà dura per lei rispettare il protocollo di sicurezza. E' difficile credere che Cynthia sia condannata, in effetti. A vederla appare in salute, ingiustamente reclusa.
Padre Engelhaft ha fiducia che sia possibile salvarla, ed è in quest'ottica che ha sostenuto la proposta di farle trascorrere del tempo con una persona che conosce, in modo da mantenerle attiva la mente, occupati i pensieri in qualcosa di "umano".
Lui è un uomo di fede, ed è giusto che abbia fede.
Io per la verità sono un po' più pessimista. Anche nell'ipotesi migliore, che veramente sia guarita, l'attende comunque una lunghissima reclusione, perchè il Capitano Barun non ha intenzione di correre rischi. Come dargli torto.
Ma io temo che proprio non sia guarita. Non ho idea di quale forma abbia assunto in lei il "contagio", ma non è normale che resista in quelle condizioni di salute senza mai nutrirsi.
Mi fa paura tutto questo. Ho pietà per Cynthia, che temo sia condannata in ogni modo, ed ho paura per Angelica, che rischia di finire prigioniera di una situazione senza sbocchi.
Domattina dobbiamo partire, e per qualche tempo staremo lontani dalla Rocca di Tramontana. Speriamo bene...
La responsabilità di questa decisione in gran parte è mia, sono stata io a suggerirlo. Ma ora sono preoccupata, ho come un presentimento, qualcosa mi dice che questa faccenda non porterà niente di buono.
Può andar male in un sacco di modi diversi.
Non mi piace che Angelica debba soggiornare nelle segrete: è malsano, tetro. E con chi, poi!
Non sono nemmeno sicura che abbia compreso a pieno la serietà del rischio che corre. Mi sono sfinita a ripeterle di fare attenzione, di non avvicinarsi a Cynthia, di non toccarla, di non lasciarsi impietosire. Basterà? Oppure commetterà qualche imprudenza?
Cynthia ispira una grande pena, povera ragazza. Angelica è di buon cuore, sarà dura per lei rispettare il protocollo di sicurezza. E' difficile credere che Cynthia sia condannata, in effetti. A vederla appare in salute, ingiustamente reclusa.
Padre Engelhaft ha fiducia che sia possibile salvarla, ed è in quest'ottica che ha sostenuto la proposta di farle trascorrere del tempo con una persona che conosce, in modo da mantenerle attiva la mente, occupati i pensieri in qualcosa di "umano".
Lui è un uomo di fede, ed è giusto che abbia fede.
Io per la verità sono un po' più pessimista. Anche nell'ipotesi migliore, che veramente sia guarita, l'attende comunque una lunghissima reclusione, perchè il Capitano Barun non ha intenzione di correre rischi. Come dargli torto.
Ma io temo che proprio non sia guarita. Non ho idea di quale forma abbia assunto in lei il "contagio", ma non è normale che resista in quelle condizioni di salute senza mai nutrirsi.
Mi fa paura tutto questo. Ho pietà per Cynthia, che temo sia condannata in ogni modo, ed ho paura per Angelica, che rischia di finire prigioniera di una situazione senza sbocchi.
Domattina dobbiamo partire, e per qualche tempo staremo lontani dalla Rocca di Tramontana. Speriamo bene...
6 aprile 516
Mercoledì 18 Luglio 2012
intatta
C'è mancato poco. Ma poco davvero, eh.
Adesso i commilitoni ridacchiano al pensiero che io debba mostrare la mia pelle a Ramsey. La mia pelle intatta, grazie agli Dei.
E' imbarazzante stare in fila fuori dalla porta di Cynthia, con gli altri soldati che mi guardano e se la ridono sotto i baffi, ma in fondo non me la prendo: fanno battute sceme, si danno di gomito e se la ridono un po', ma solo perchè hanno un disperato bisogno di rilassarsi... di fare cose stupide, anche. Di pensare pensieri "normali" e poco impegnativi. Tipo me che devo spogliarmi davanti a Ramsey. Povera me!
Comunque la "Bestia dei Mirtilli" è morta. Bisogna festeggiare, esultare. Già sento di fuori il vociare entusiasta, si parla di vino offerto dal Caporal Maggiore Brad Robnoff. Sembra una festa di compleanno, o qualcosa del genere...
Il giovane soldato Omar non festeggia. Sta ai ceppi, in attesa.
La sua pelle non era intatta. I suoi compagni feriti hanno scelto una rapida morte, lui si è offerto di fare da cavia per la pozione di Luger. Chissà quando e come si manifesteranno i sintomi del contagio, quanto lunga sarà l'agonia. Ho davanti agli occhi le creature incatenate nella cantina di Luger, per fortuna Omar no.
In cambio di tanta pena, potrà vedere un'ultima volta la sua fidanzata. E' il genere di cose che conviene evitare di immaginare, a cui è meglio non pensare proprio.
Specialmente perchè bisogna festeggiare, e bisogna farlo con lo spirito giusto, per quanto possa essere complicato.
Questa sera non bisogna riflettere sul comportamento esageratamente intelligente dei morti che camminano, nè sugli insetti che pure sembravano agire in modo coordinato.
E' meglio evitare di ragionare su quanto materiale infetto sia rimasto in quel bosco, e che non è stato possibile bruciare. Meglio pure non soffermarsi su tutti i morti che ancora si staranno nascondendo tra gli alberi, e che andranno stanati uno a uno. A prezzo di chissà quanta altra gente contagiata.
Sono parecchie le cose a cui conviene non pensare, stanotte.
E ben vengano allora un po' di battute stupide, per quanto possano farmi arrossire.
Questi soldati sono tutto ciò che si frappone tra la gente dei villaggi e gli orrori della foresta, per non parlare del male a Nord del Traunne. Sono il baluardo che protegge la civiltà dagli attacchi dei Nordri e dei selvaggi Elsenoriti. Sono induriti dalla guerra, ma pur sempre fatti di pelle e di sangue, di pelle intatta, ancora una volta.
In ricordo di chi non ce l'ha fatta, ringraziando gli Dei per ogni singola nuova alba che ci concedono di vedere, è il momento di fare festa.
Salute e lunga vita!
Adesso i commilitoni ridacchiano al pensiero che io debba mostrare la mia pelle a Ramsey. La mia pelle intatta, grazie agli Dei.
E' imbarazzante stare in fila fuori dalla porta di Cynthia, con gli altri soldati che mi guardano e se la ridono sotto i baffi, ma in fondo non me la prendo: fanno battute sceme, si danno di gomito e se la ridono un po', ma solo perchè hanno un disperato bisogno di rilassarsi... di fare cose stupide, anche. Di pensare pensieri "normali" e poco impegnativi. Tipo me che devo spogliarmi davanti a Ramsey. Povera me!
Comunque la "Bestia dei Mirtilli" è morta. Bisogna festeggiare, esultare. Già sento di fuori il vociare entusiasta, si parla di vino offerto dal Caporal Maggiore Brad Robnoff. Sembra una festa di compleanno, o qualcosa del genere...
Il giovane soldato Omar non festeggia. Sta ai ceppi, in attesa.
La sua pelle non era intatta. I suoi compagni feriti hanno scelto una rapida morte, lui si è offerto di fare da cavia per la pozione di Luger. Chissà quando e come si manifesteranno i sintomi del contagio, quanto lunga sarà l'agonia. Ho davanti agli occhi le creature incatenate nella cantina di Luger, per fortuna Omar no.
In cambio di tanta pena, potrà vedere un'ultima volta la sua fidanzata. E' il genere di cose che conviene evitare di immaginare, a cui è meglio non pensare proprio.
Specialmente perchè bisogna festeggiare, e bisogna farlo con lo spirito giusto, per quanto possa essere complicato.
Questa sera non bisogna riflettere sul comportamento esageratamente intelligente dei morti che camminano, nè sugli insetti che pure sembravano agire in modo coordinato.
E' meglio evitare di ragionare su quanto materiale infetto sia rimasto in quel bosco, e che non è stato possibile bruciare. Meglio pure non soffermarsi su tutti i morti che ancora si staranno nascondendo tra gli alberi, e che andranno stanati uno a uno. A prezzo di chissà quanta altra gente contagiata.
Sono parecchie le cose a cui conviene non pensare, stanotte.
E ben vengano allora un po' di battute stupide, per quanto possano farmi arrossire.
Questi soldati sono tutto ciò che si frappone tra la gente dei villaggi e gli orrori della foresta, per non parlare del male a Nord del Traunne. Sono il baluardo che protegge la civiltà dagli attacchi dei Nordri e dei selvaggi Elsenoriti. Sono induriti dalla guerra, ma pur sempre fatti di pelle e di sangue, di pelle intatta, ancora una volta.
In ricordo di chi non ce l'ha fatta, ringraziando gli Dei per ogni singola nuova alba che ci concedono di vedere, è il momento di fare festa.
Salute e lunga vita!
5 aprile 516
Lunedì 9 Luglio 2012
Marmellata di mirtilli
Uova, farina, burro e zucchero. Un bell'impasto morbido, elastico, deve cuocere per un'oretta.
No, non sto traducendo il libro di mio nonno... sono solo i pochi ricordi di cucina che conservo.
Quando stavo a Burglitz i frutti di bosco con cui la cuoca preparava le marmellate provenivano dal Meistwode. Su quell'immensa foresta circolavano tantissime storie, si diceva che fosse maledetta, che nelle sue nebbie insidiose si nascondessero chissà quali creature. Ci mettevano paura, a noi ragazzini, con tutte quelle leggende.
Ora siamo sul limitare del Bosco dei Mirtilli.
Un nome carino, amichevole. Evoca pensieri di marmellate e di torte, mentre abbiamo visto fin troppo bene che razza di orrori si nascondano tra questi alberi.
Morti che camminano, tafani assassini. Una "Bestia" alta tre metri. Creature mosse da un istinto fin troppo intelligente.
Mar era già un posto piuttosto miserabile: adesso è irriconoscibile, con la gente prigioniera nella locanda, le case sbarrate. Morti, tantissimi. Alcuni direttamente uccisi dal veleno dei tafani o dalle ferite, altri giustiziati per paura che possano diffondere il contagio, vittime della nostra incapacità di curarli.
Bisogna riconoscere che l'esercito di Uryen ce la sta mettendo tutta.
I mezzi sono quelli che sono, non è facile combattere manifestazioni innaturali come queste. Luger disse qualche giorno fa che se il Capitano Barun non riesce a convincere il Burgravio ad erigere un muro di protezione dal versante del Traunne, tra un anno qui non ci sarà più nessuno.
Ora, magari è pessimista. Ma certo abbiamo visto coi nostri occhi che i segni del contagio sono ormai presenti anche qui, e che col disgelo la virulenza dell'infezione sembra crescere ancora.
Spesso penso a Bronne, in questi ultimi giorni.
Mio padre non si merita niente, d'accordo, ma lì vivono molte persone che ho a cuore, e poi la Rocca che è stata assegnata alla mia famiglia va protetta anche in osservanza al vincolo d'onore che ci lega al Margravio.
Non è così vicina: tra noi e Bronne si stendono lande disabitate e poco percorribili; tuttavia sussiste il rischio che presto o tardi questo contagio arrivi anche laggiù.
Il mio dilemma è semplice: mi chiedo se saprò riconoscere il momento giusto per "avvisare". Troppo presto sarebbe inutile e controproducente. Troppo tardi... beh, troppo tardi sarebbe "troppo tardi".
Il fatto è che non basta la normale prudenza, per arginare la contaminazione. Ci vogliono informazioni precise, specifiche. Come trattare il materiale infetto, umano, animale o vegetale che sia. Come riconoscerlo, quali misure vanno adottate.
Dobbiamo studiare, cercare di capire. Pregare di avere quel po' di fortuna necessaria per restare in vita abbastanza da riuscire a venirne a capo.
Il Bosco dei Mirtilli da questo punto di vista è un terreno di prova, il territorio di studio ideale. Piccolo, contenuto, ben sorvegliato. Se non riusciamo a gestire nemmeno questa emergenza significa che non siamo pronti per le sfide ulteriori che ci aspettano.
Senza contare che anche dal punto di vista umano le sfide sono difficili.
Chiunque venga contagiato, anche se i suoi sintomi apparentemente sono minimi, va ucciso, decapitato e bruciato.
Facile a dirsi... nella realtà è una cosa straziante.
Per ora non è mai capitato a gente che conoscessi bene, ma leggo negli occhi del Tenente Ramsey il peso di simili decisioni. Lui ha dovuto farlo ai suoi compagni, a chissà quanti di loro.
Sono cose terribili, capaci di piegare persino i più coraggiosi degli uomini.
Ne parlavo l'altro giorno con Padre Engelhaft.
Io sostenevo che la durezza fosse l'unica soluzione per arginare il contagio, anche a costo di grandi sacrifici: proprio come fanno gli insetti, che per salvare la loro colonia sono disposti al sacrificio del singolo. Se vogliamo batterli dobbiamo in questo farci simili a loro.
Lui mi ha detto di no, che probabilmente è ciò che ci differenzia da loro, l'attenzione per ogni singola persona, che potrà darci la vittoria.
Io non lo so, ma a coronamento del discorso, l'indomani, l'esperto locale di insetti ci ha spiegato che questi "tafani" del Bosco dei Mirtilli sono piuttosto anomali sotto questo versante: hanno un atteggiamento conservativo e quasi "individualista".
Non ci capisco niente, chissà chi ha ragione. Per fortuna non devo prendere io certe decisioni, non invidio proprio il Tenente Ramsey....
Io sono qui per studiare, per serbare campioni di materiale infetto, per dare una mano e cercare di portare tutto alla Rocca di Tramontana.
E speriamo che questi mirtilli non ci vadano troppo per traverso.
No, non sto traducendo il libro di mio nonno... sono solo i pochi ricordi di cucina che conservo.
Quando stavo a Burglitz i frutti di bosco con cui la cuoca preparava le marmellate provenivano dal Meistwode. Su quell'immensa foresta circolavano tantissime storie, si diceva che fosse maledetta, che nelle sue nebbie insidiose si nascondessero chissà quali creature. Ci mettevano paura, a noi ragazzini, con tutte quelle leggende.
Ora siamo sul limitare del Bosco dei Mirtilli.
Un nome carino, amichevole. Evoca pensieri di marmellate e di torte, mentre abbiamo visto fin troppo bene che razza di orrori si nascondano tra questi alberi.
Morti che camminano, tafani assassini. Una "Bestia" alta tre metri. Creature mosse da un istinto fin troppo intelligente.
Mar era già un posto piuttosto miserabile: adesso è irriconoscibile, con la gente prigioniera nella locanda, le case sbarrate. Morti, tantissimi. Alcuni direttamente uccisi dal veleno dei tafani o dalle ferite, altri giustiziati per paura che possano diffondere il contagio, vittime della nostra incapacità di curarli.
Bisogna riconoscere che l'esercito di Uryen ce la sta mettendo tutta.
I mezzi sono quelli che sono, non è facile combattere manifestazioni innaturali come queste. Luger disse qualche giorno fa che se il Capitano Barun non riesce a convincere il Burgravio ad erigere un muro di protezione dal versante del Traunne, tra un anno qui non ci sarà più nessuno.
Ora, magari è pessimista. Ma certo abbiamo visto coi nostri occhi che i segni del contagio sono ormai presenti anche qui, e che col disgelo la virulenza dell'infezione sembra crescere ancora.
Spesso penso a Bronne, in questi ultimi giorni.
Mio padre non si merita niente, d'accordo, ma lì vivono molte persone che ho a cuore, e poi la Rocca che è stata assegnata alla mia famiglia va protetta anche in osservanza al vincolo d'onore che ci lega al Margravio.
Non è così vicina: tra noi e Bronne si stendono lande disabitate e poco percorribili; tuttavia sussiste il rischio che presto o tardi questo contagio arrivi anche laggiù.
Il mio dilemma è semplice: mi chiedo se saprò riconoscere il momento giusto per "avvisare". Troppo presto sarebbe inutile e controproducente. Troppo tardi... beh, troppo tardi sarebbe "troppo tardi".
Il fatto è che non basta la normale prudenza, per arginare la contaminazione. Ci vogliono informazioni precise, specifiche. Come trattare il materiale infetto, umano, animale o vegetale che sia. Come riconoscerlo, quali misure vanno adottate.
Dobbiamo studiare, cercare di capire. Pregare di avere quel po' di fortuna necessaria per restare in vita abbastanza da riuscire a venirne a capo.
Il Bosco dei Mirtilli da questo punto di vista è un terreno di prova, il territorio di studio ideale. Piccolo, contenuto, ben sorvegliato. Se non riusciamo a gestire nemmeno questa emergenza significa che non siamo pronti per le sfide ulteriori che ci aspettano.
Senza contare che anche dal punto di vista umano le sfide sono difficili.
Chiunque venga contagiato, anche se i suoi sintomi apparentemente sono minimi, va ucciso, decapitato e bruciato.
Facile a dirsi... nella realtà è una cosa straziante.
Per ora non è mai capitato a gente che conoscessi bene, ma leggo negli occhi del Tenente Ramsey il peso di simili decisioni. Lui ha dovuto farlo ai suoi compagni, a chissà quanti di loro.
Sono cose terribili, capaci di piegare persino i più coraggiosi degli uomini.
Ne parlavo l'altro giorno con Padre Engelhaft.
Io sostenevo che la durezza fosse l'unica soluzione per arginare il contagio, anche a costo di grandi sacrifici: proprio come fanno gli insetti, che per salvare la loro colonia sono disposti al sacrificio del singolo. Se vogliamo batterli dobbiamo in questo farci simili a loro.
Lui mi ha detto di no, che probabilmente è ciò che ci differenzia da loro, l'attenzione per ogni singola persona, che potrà darci la vittoria.
Io non lo so, ma a coronamento del discorso, l'indomani, l'esperto locale di insetti ci ha spiegato che questi "tafani" del Bosco dei Mirtilli sono piuttosto anomali sotto questo versante: hanno un atteggiamento conservativo e quasi "individualista".
Non ci capisco niente, chissà chi ha ragione. Per fortuna non devo prendere io certe decisioni, non invidio proprio il Tenente Ramsey....
Io sono qui per studiare, per serbare campioni di materiale infetto, per dare una mano e cercare di portare tutto alla Rocca di Tramontana.
E speriamo che questi mirtilli non ci vadano troppo per traverso.
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