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16 aprile 517
Martedì 5 Maggio 2015
Les!
Les!
Una scarica di energia percorre le mie braccia, fino alla punta delle dita, e minuscole luci si disegnano nell'aria, rischiarando la cucina ombrosa della casa di Franziska.
"Bravissima!" commenta lei, "al primo tentativo!"
Mi guardo intorno stupita. Allora è vero: le scintille fluttuanti ne sono la prova. Anni di stranezze, timori e inspiegabili fenomeni si risolvono in un istante, in una sillaba pronunciata ad alta voce.
Les!
Tre lettere apparentemente senza senso, semplicissime, dissolvono le mie incertezze: sono una maga. Ha ragione Franziska, ed ha ragione quella parte di me, più o meno sopita, che l'ha sempre saputo e me l'ha urlato in sogno innumerevoli volte. Sono una maga.
Guardo le scintille, mi concentro e provo a controllarle, a muoverle secondo la mia volontà. Non è semplice... ma riesco a farle vibrare, determino la forza del loro baluginio. Come un'invisibile appendice delle mie mani, come un soffio leggero sulla fiamma della candela.
Si dice che la prima volta sia la più memorabile, ma non sono sicura di ricordare la mia vera prima volta. Questo potere che sento fluire dentro di me c'è sempre stato, e di nascosto ha ricoperto di una patina di impercettibile incanto la realtà che mi circondava.
Questa però è la prima volta che lo faccio consapevolmente. Lo faccio sapendo quello che sto facendo. Più o meno.
"Come ti senti?" mi chiede Franziska quando tutto è svanito.
La guardo, esito, scuoto il capo. Non lo so come mi sento. Penso alla delusione se non fossi riuscita, e forse il mio sentimento prevalente è il sollievo. Poi c'è la curiosità, la voglia di sperimentare, di giocare con il mio incredibile giocattolo nuovo...
Ho tredici anni e sono una maga.
Ripenso a quel pomeriggio. I profumi della cucina, la penombra e la voce incoraggiante di Franziska sono custoditi perennemente nel mio cuore, insieme alle scintille del mio primo sortilegio.
Chissà se la Vipera ha potuto sbirciare anche tra i miei ricordi belli, o se la sua morbosa ricerca nella mia memoria si è concentrata soltanto sui dispiaceri.
Sono nata maga. Ho giocato col fuoco e con le luci, fatto scherzetti ai miei fratelli, mi sono divertita con la magia in modo spensierato e incosciente, nonostante Franziska mi mettesse in guardia dai pericoli insiti in un simile dono.
Con la magia ho scoperto di avere un legame profondo con il mio nonno, morto quando ero talmente piccola che neanche ricordo il suo volto. Sono io, tra i tanti nipoti, l'unica ad avere ereditato il suo segreto, insieme ad un libro incomprensibile dall'aria preziosa. La magia è il filo che mi lega alla generazione passata, una sorta di ineffabile lignaggio.
Ripenso a quel pomeriggio lontano, mentre pronuncio la vecchia e abituale runa davanti a Colin e al suo barattolo di schifezza nerastra.
Ho bisogno di ridere, di tirare un sospiro di sollievo, di fare uno scherzo innocente al mio amico studioso. Ma ecco che un lampo di buio, uno stralcio di orrida visione, torna a infastidirmi. Ecco le mani adunche della Vipera, i suoi artigli deformi, i suoi polsi segnati dalle cuciture.
Maledetta Vipera, senza neanche un briciolo di autoironia.
Non ho intenzione di farmi intimidire da lei e dai suoi giochetti mentali. Ho fretta di ignorarla, di dimenticarla, di tornare a vivere la magia nel modo giusto. Eppure la strega sembra avere intenzioni diverse, cerca di protrarre il suo dominio sui miei sogni, di spaventarmi con visioni orrende.
Quando le cose si fanno complicate bisogna sforzarsi di ragionare in modo semplice. Spogliare i pensieri di ogni colore, odore, suggestione. Chi siamo, cosa facciamo? E soprattutto... perchè lo facciamo.
Sembra impossibile. Era davvero impossibile fino a qualche giorno fa, mentre provavo a tentoni, con la mente annebbiata, di ritrovare un filo logico nei miei pensieri, un barlume di lucidità.
Ma oggi... oggi ci riesco.
Propongo a Colin un secondo esperimento, lontano dal barattolo di schifezza, per vedere se sia quella roba a causarmi le visioni oppure se non esista un collegamento.
Non è quella roba, a quanto pare, ma sono io. Me ne rendo conto con una lucidità di cui sentivo da tempo la mancanza.
La sensazione è spiacevole, ma avverto nel profondo del cuore un moto di orgoglio, di riscatto.
Brutta strega, quanto ti piacerebbe saperlo fare come lo faccio io, eh? E invece il prezioso Potere è sprecato nelle mani di una ignorantella come me, che non lo sa apprezzare, non lo sa dominare, e soprattutto non lo considera nemmeno poi così importante.
Ironia della sorte, eh...
Adesso bisognerà decidere cosa fare, se suicidarci nelle paludi della morte o, più ragionevolmente, raccogliere informazioni e pensarci bene prima di compiere mosse avventate. Confido nel buon senso dei nostri superiori: la strega ci conosce a perfezione, sa quello che possiamo fare, ed è riuscita ad avere ragione di noi in una situazione che sembrava pendere a nostro favore, impartendoci una sconfitta tremenda. Sarebbe da pazzi andarle a casa, ora come ora, anche ammettendo di riuscire a trovare dove si nasconde.
Magnus ci ha detto chiaramente che le abbiamo fatto un bel regalo, lui ed io, a permetterle di frugarci nella mente tutto questo tempo: spero che non andremo pure a fargliene qualche altro, di regalo.
Prudono anche a me tantissimo le mani, non è che voglia fargliela passare liscia. Ma proprio Magnus mi diede un suggerimento importante, che adesso credo di poter interpretare meglio di prima: "giudizio!", mi disse. Lì per lì lo trovai un po' irritante, ora mi sembra sacrosanto. E' il momento di essere giudiziosi, non c'è dubbio, e di non lasciarci guidare dai sentimenti, nè attirare dalle provocazioni di quella strega.
Lei non vede l'ora di sentirci bussare alla sua porta, colmi di doni. Ma è stata una cattiva bambina, non merita che gli spiriti del Giorno Senza Nome le nascondano sotto il cuscino dolci e biscotti. Merita che gli spettri di Ariman, o come diavolo si chiamano quei diavoli, le strappino il cuore, le cavino gli occhi e la diano in pasto ai cani. Ma poveri pure i cani.
3 aprile 517
Giovedì 9 Aprile 2015
Vento gelido
Percorro ancora le buie scale del Cairn.
Per ogni gradino che scendo, un briciolo della mia spavalderia si dissolve.
Il coraggio brilla alla luce del giorno, ma le fantasie e le provocazioni, la voglia di scherzare e di sdrammatizzare impallidiscono man mano che procediamo nel ventre marcio della collina. Si fanno rarefatti, distanti.
Qui sotto ci siamo soltanto noi, piccole, fragili creature viventi, schiacciate dal peso della terra. Percorriamo le vie dei morti, respiriamo i loro ultimi rantoli. Scendiamo nella tana di un orrore che faticosamente abbiamo sconfitto, e che ancora palpita di minacce insondabili.
Il vento fresco cede il passo alla stagnazione e al silenzio.
Qualcosa è accaduto qui sotto, mentre eravamo in superficie a leccarci le ferite e a inalare a pieni polmoni l'ossigeno del bosco. L'Interfector è scomparso, trascinato via da qualcosa, forse da quegli insetti.
Tutto tace, anche il secondo Interfector non è più dove l'avevamo lasciato.
Scrivere qualcosa di provocatorio, di offensivo sulle pareti, istigare la furia dell'entità malvagia che stiamo combattendo, adesso mi sembra un'idea davvero molto stupida. E' come di notte, quando l'angoscia assume una corposità diversa, ogni ansia si ingigantisce e schiaccia il petto. I pensieri lucidi e spavaldi del mattino sono soltanto un ricordo lontano.
Eppure adesso è mattino.
Da qualche parte, sopra di noi, è mattino.
Qui no, qui è sempre notte. La notte buia delle profondità di una tomba ansiosa di fagocitarci.
Arriviamo all'ultima rampa di scale. La luce della torcia illumina i gradini sporchi e una strana sostanza brunastra, traslucida, che chiude come una tenda la soglia della stanza a cui siamo diretti.
Baaz si fa avanti con la sua ascia ed impartisce qualche colpo per aprire un varco. Gli insetti brulicano, ma Mary e Kurt li spingono via con le loro grosse ramazze di rami di pino.
Vedendo i loro gesti sicuri e decisi sento tornare in me un po' di coraggio. Ciascuno di noi è qui per uno scopo, ciascuno ha un incarico. E' tutto deciso, strutturato, basta che facciamo il nostro dovere e andrà tutto bene.
La spaccatura è sufficiente per guardare all'interno la stanza, scorgere il cumulo spropositato di liquame nerastro, sovrastato dall'anfora rotta coi due occhi dipinti.
Engelhaft invita tutti a pregare, mentre si accinge ad entrare nella stanza per benedirla, per liberarla dagli influssi maligni. E accidenti, se prego: prego con tutto il cuore, con il fervore che solo una gran paura riesce a suscitare.
Prego Pyros, che ci conceda il suo fuoco purificatore, e prego Kayah, Dea della Magia, che guidi il nostro Potere, che lo alimenti e lo benedica.
Colin freme, alle mie spalle, è scontento perchè vorrebbe avere il tempo per studiare quel che c'è in questa stanza, mentre la decisione di Magnus e Baaz è di distruggere tutto il prima possibile. "Siamo venuti per distruggere, non per capire", dice Magnus con aria severa.
Engelhaft entra nella stanza, sfidando lo sguardo cieco della giara. Leva al cielo lontano un canto benedicente, quando improvisamente un sussurro sconosciuto si unisce alla sua preghiera, sinistro e gelido. Parole distorte corrompono il suo canto, come fu corrotta la Melodia della Creazione. La nota distorta dura pochi istanti, poi il Sacerdote ci dà il via libera. "Scatenate la furia di Pyros su questo abominio".
Mi concentro, sento Magnus accanto a me che inizia a pronunciare le Rune. Lo seguo immediatamente, evocando il Potere Igneo, con tutta la poca forza che mi rimane.
"Magnus... noooo...." Colin esclama alle nostre spalle. Ma è troppo tardi.
Troppo tardi.
Dalla stanza ci investe una violentissima folata di vento gelido... una forza vorace si aggrappa alle mie energie, alla mia mente e al mio corpo, e strappa, strappa via... fortissimo, ogni barlume di lucidità...
... freddo, non devo....
cadere....
le fiamme avvampano e si spengono, le ombre.... tutto intorno....
... danzano...
devo restare...
...
... luci...
da.
29 marzo 517
Martedì 17 Marzo 2015
Lunghissimi momenti
"Kailah, Annie, a destra. Vodan, tu a sinistra!"
Annuisco, ingoio il battito agitato del cuore, socchiudo gli occhi alla ricerca di movimenti nella boscaglia mentre col braccio tendo la corda dell'arco.
Alle mie spalle il Sergente Rock continua a impartire ordini ai compagni. Non perde tempo, ci scuote. Siamo tutti frastornati, ancora increduli di quel che abbiamo visto, ma non possiamo permetterci di esitare.
Abbiamo dei feriti.
Riconosco il borbottio di Engelhaft, che cerca di tranquillizzare gli animi spaventati. "Dobbiamo aspettare le prossime ore, intanto ti pulisco la ferita..."
Le prossime ore.
Il sole scende verso l'orizzonte, siamo fermi sul crinale del Cairn, apparentemente intorno a noi tutto tace.
Quanto è durato?
Solo pochi istanti, ma sono parsi interminabili, sfuggenti, confusi. Ci sono piombati addosso in uno schieramento ordinato, sfruttando le pendici della collina, muovendosi come un sol'uomo.
Hanno colpito con decisione, precisi, efficienti.
E subito dopo si sono ritirati, impedendoci di contrattaccare.
Calma, Kailah, non è ancora finita. Guardati intorno con attenzione, potrebbero tornare in qualsiasi momento.
"... morso... non lascia scampo".
E' la voce di Ian, pacata, trattenuta. Engelhaft mormora una benedizione, prova a rincuorarlo. Baaz sta parlando con Kurt, credo che anche lui sia stato ferito, anche se non ho capito bene quel che è successo in quella parte dello schieramento. E' stato tutto troppo veloce.
Mentre scruto la boscaglia cerco di riordinare le idee.
Questi Risvegliati sono diversi da quelli che abbiamo incontrato fino ad ora. Dobbiamo informare Luger, Barun, in generale bisogna che i nostri siano preparati a questo tipo di nemici, non dobbiamo permettergli di prenderci ancora di sorpresa.
Questi Risvegliati si comportano come creature intelligenti, sono coordinati tra loro, il loro modo sincronizzato di muoversi e di attaccare ricorda insetti dotati di un'unica mente. O soldati molto bravi e abituati a combattere insieme.
Sanno sfruttare i vantaggi offerti dall'ambiente circostante, concentrano i loro attacchi sugli avversari più in difficoltà, appena rischiano di venire colpiti preferiscono ritirarsi.
Anche fisicamente la loro origine umana è lontana. Alcuni hanno sviluppato artigli affilatissimi, ben diversi dalle mani di un tempo. La loro pelle è dura, offre una protezione simile a una leggera armatura. Hanno articolazioni snodate, che permettono balzi fulminei, acrobatici.
Poco distante da me, a terra, ne vedo uno, uno dei pochi che siamo riusciti ad abbattere.
Immagino che Colin avrà di che divertirsi, a studiarlo: il suo lavoro sono convinta che si dimostrerà prezioso, perchè questi mostri dobbiamo sconfiggerli prima di tutto con la conoscenza.
Il braccio teso inizia a essere stanco, allento l'arco per qualche istante, rilasso il muscolo affaticato. Ho poche frecce. Devo restare in guardia, non devo sprecarne.
Poi c'è l'Abnormis.
Non è grosso come la Bestia del Ponte, o come la Bestia dei Mirtilli. E' agilissimo, però, fulmineo, dinoccolato, salta come un grillo e ferisce con artigli smisurati.
Credo che interagisca in qualche modo con il Potere Magico, anche se voglio chiedere a Magnus, appena possibile, se ha avuto anche lui la stessa sensazione. A me sembrava che quella creatura predasse il mio Potere, risucchiandomelo via poco a poco, fino a che lo ha rilasciato lanciando quel grido annichilente, grazie al quale si è potuto ritirare coi suoi scherani.
Al momento della sua fuga sono sicurissima di averlo colpito in pieno alla testa con una freccia: un gran bel colpo, ma non ho fatto in tempo a gioirne, perchè quell'essere non ha neanche rallentato il passo.
Immediatamente dopo sia Vodan che io gli abbiamo sparato ancora, e il modo in cui ha evitato i nostri colpi mi ha fatto pensare al Kraighar, a come le frecce gli passassero attraverso.
Stando così le cose, non sarà semplice tirarlo giù.
Sul viso dell'Abnormis era scarabocchiata una maschera biancastra, che ormai abbiamo imparato ad associare al culto di Morgoblath. La torre, l'artiglio, la maschera bianca. I simboli del Dio dei Veleni ci circondano, in questo bosco maledetto, tornano in mille forme, in tante diverse manifestazioni.
I minuti passano, alle mie spalle i nostri si sono ricomposti, i feriti sono stati medicati. Tra poco i nostri superiori ci diranno cosa si fa adesso.
Inseguiremo i Mostri nella fortezza di morte in cui si sono nascosti? Li andremo a stanare nelle profondità buie del Cairn, per stretti corridoi e ripidi passaggi inclinati?
Oppure torneremo giù a Lamaynn in attesa della sera, in attesa di conoscere il destino dei nostri feriti?
Lo ammetto, sono sfinita. Non penso che riuscirei ad accendere nemmeno una candela, in queste condizioni. Il braccio mi trema per lo sforzo, mi sento svuotata di ogni energia.
Ma se dobbiamo proseguire, proseguiremo.
29 marzo 517
Domenica 15 Febbraio 2015
I 23 del Cairn
Sono settimane che sogno questo momento.
Avanziamo spavaldi verso la collinetta del Cairn, consapevoli che ci attende uno scontro all'ultimo sangue con Risvegliati della peggior specie.
E' un onore far parte di questa squadra. Tra noi ci sono i migliori compagni che mai potrei desiderare, sono certa che insieme ce la faremo.
Sono settimane che sogno il Cairn di Lamaynn. Sogno le ombre dei morti che danzano, disegnate dalle fiamme sulle pareti di pietra dei sotterranei. Sogno i loro movimenti scomposti, sgangherati, il loro rantolo di morte.
Incubi, sì. Sono incubi, è chiaro, incubi orribili e angoscianti. Ed è proprio per questo che bisogna affrontarli a testa alta, quanto prima.
Questa è l'occasione giusta: siamo 23 persone, tra noi ci sono soldati formidabili, compagni fedeli, un potente stregone e un sacerdote che attira su di noi la benevolenza degli Dei. Cosa potremmo chiedere di meglio? Siamo quelli giusti, dobbiamo farcela.
Abbiamo appena trovato i resti dell'ultimo giaciglio del Kraighar, il malnato guerriero che sembra proprio essere sparito dalla circolazione, finalmente sconfitto. Abbiamo trovato il pagliericcio umido su cui dormiva, le miserabili croste di formaggio che aveva da mangiare, lo scarabocchio blasfemo che tracciava sul muro vicino al suo giaciglio per farsi compagnia.
Abbiamo fatto poi la più macabra e triste delle scoperte, i prigionieri nello scantinato. Sapevo che c'erano, da qualche parte, ne ero certa... ma speravo fosse ancora possibile salvarli. Non voglio pensare a quanto debbano aver sofferto, poveretti, prima che sia arrivata la morte a liberarli da tanto orrore.
La vendetta ha poco senso, ormai non si può cancellare quel che è accaduto. Ma sento nel profondo del cuore che dobbiamo fermare questa vergogna una volta per tutte.
Dalla sommità della casetta del Kraighar ho potuto contemplare il Cairn che ora ci accingiamo a risalire. Era un luogo di sepoltura, di preghiere e di rispetto per i defunti, ma il Kraighar e i suoi amici l'hanno trasformato nel più blasfemo dei focolai di contagio.
Certo che ho paura, ora che ci avviciniamo... che domande. Ho una paura maledetta, di quelle che ti mozzano il fiato e ti fanno tremare le gambe.
La faretra troppo leggera mi ricorda anche che ho pochi colpi al mio arco, non posso permettermi di sbagliare.
Ho una paura tremenda, ma so che è normale, il Sergente me l'ha detto più volte: è normale avere paura, la cosa importante è come la si affronta.
Voglio affrontare la mia paura senza combatterla. Devo lasciarla scivolare dentro di me, attraversarmi e passare oltre. Siamo insieme, questo è ciò che conta. Insieme siamo forti, siamo invincibili, siamo quelli giusti nel posto giusto.
Per le nostre terre, per il Cariceto, per Uryen, per l'Anterlig e per tutti i nostri compagni caduti. Per Boar, per Deben Bonne, per Gideon e per i tanti altri che sono morti combattendo al nostro fianco. Siamo qui anche per voi. Portiamo avanti le vostre armi, rendiamo onore al vostro sacrificio.
Avanti!
tlic... tlac...
...
tlic... tlac...
Vodan, sei stato tu?
tlic... tlac...
... ok, speravo.
tlic... tlac...
Eccoli, si comincia!
21 marzo 517
Lunedì 2 Febbraio 2015
Notte di Eostar
Fuochi nella notte, luce che brilla fino all'alba.
E' la morte del Re dell'Inverno.
Il maglio del Kraighar riflette tetro il chiarore delle braci, rosso per le venature del suo metallo e per il sangue che ha versato tra di noi.
Sotto quel lenzuolo riposa per sempre Tico Pock, ultimo testimone dell'opera del guerriero infernale. Cosa sarà accaduto in quel luogo ineffabile? Sarà riuscito Tico a infliggere una ferita mortale al Kraighar, prima di cadere morto a sua volta?
Padre Engelhaft sostiene che la battaglia sia vinta, ma l'assenza del cadavere del nemico ci lascia sotto un'ombra di incertezza. E se invece si fosse salvato? Se fosse solo fuggito?
Le armi di Rock e di Kurt, prima di ferire il Kraighar, erano intrise del sangue nero dei Risvegliati. Ci ritroveremo forse davanti un Kraighar morto che cammina? Il solo pensiero mi fa rabbrividire. E poi c'è il risvegliato velocissimo che per poco non ghermiva Vodan, l'oscura presenza che fa quel "clic, clac, clic, clac"... un verso innaturale e minaccioso, simile a un Kreepar.
"Non lasciare mai il tuo arco, non è ancora finita". Il Sergente Rock ha ragione, dobbiamo continuare a vigilare, la lunga notte del Re dell'Inverno non è ancora finita.
Con il Tenente Kain ferito, adesso è Rock in comando. Lui e Kurt sono venuti qui spinti dal presentimento che il Kraighar volesse a suo modo onorare la notte di Eostar. Una notte speciale, importante per i discendenti degli antichi Khan. Notte di preghiere e di sacrifici, di luci accese e di segreti. Ringrazio gli Dei che ci abbiano raggiunti: il loro aiuto è stato provvidenziale, insieme possiamo tirare giù qualsiasi nemico. Da soli... da soli siamo deboli.
I nemici cercano di separarci perchè sanno che l'unione è la nostra forza: il Kraighar si è dimostrato un guerriero fortissimo, più forte di chiunque di noi. Ma era solo, ed è per questo che è stato sconfitto. La sua tracotanza lo ha ucciso, prima ancora che l'assalto acrobatico di Vodan, i colpi congiunti dei miei compagni e l'ultima pugnalata di Tico Pock.
E' una lunga notte questa, una notte interminabile, il tramonto mi sembra avvenuto giorni fa, l'alba è ancora lontanissima. Siamo insieme, in questo capanno che ormai conosciamo bene, tutti vicini, protetti e prigionieri nello stesso tempo. Kurt scruta l'oscurità fuori dalla finestra, i feriti riposano, noi vegliamo ed aspettiamo. Tico giace sotto un lenzuolo, immobile per sempre.
Tengo l'arco posato sulle ginocchia, pronto all'uso. La faretra ormai mezza vuota è accanto a me. Spero di non doverli usare.
Poi c'è Rock, anche lui in silenziosa attesa. Engelhaft e Colin che si affaccendano nelle cure, esausti ma perseveranti.
Siamo una famiglia, legati gli uni agli altri. Crediamo di conoscerci, ma ogni volta ci scopriamo diversi e più vicini. Ogni giorno, ogni notte che passiamo insieme. Questa... questa notte.
Le nostre esperienze ci trasformano e ci uniscono, avvicinano le nostre strade e le intrecciano segretamente. Magia e sangue, paura, coraggio e morte. Ricordi comuni. La Bestia del Ponte, il Bosco dei Mirtilli, Cantor... Angvard...
Adesso che lo scontro è finito e la notte avanza così lentamente, avverto tutto il peso della stanchezza. Le braccia intorpidite dalla tensione, la testa leggera per l'uso che ho fatto di ogni mia possibile risorsa magica, la mancanza di riposo, l'impossibilità di abbandonarsi al sonno...
...
... il ritmo del respiro, l'odore familiare del cuoio, la penombra...
...
... nonno... nonno...
... scivolo piano nella sua stanza. La casa è buia, fredda, mi sento piccola, sono piccola. Nonno... steso sul letto di legno scuro da cui non ti ho mai visto alzarti.
... vieni qui Kailah, vieni...
... ti ho portato quello che mi hai chiesto.
Stringo tra le mani un pugnale pesante, dalla lama rossastra. Il pugnale è grande tra le mie mani di bambina, ne saggio il filo con la punta di un dito e subito si forma una goccia di sangue.
... tieni nonnino... tieni...
... grazie
...
... questa è una famiglia, Kailah... non lasciare che qualcosa ti divida dai tuoi compagni... non lasciarti tentare...
... ma no, nonno... non temere...
Arrivo ai piedi del letto, salgo in punta di piedi e avvicino il pugnale alla mano del vecchio, che si solleva sui gomiti per prenderla.
E' antico, grande e stanco, ma nei suoi occhi vedo brillare un'energia sempre giovane e combattiva.
Gli porgo il pugnale, lui lo afferra, lo stringe in pugno, lo alza.
... Gli faremo sputare il sangue, a quei bastardi.
...
... Non avere paura, Kailah. Siamo tutti insieme, nulla ci può separare. Una famiglia, siamo una famiglia...
... nonno...
Mi sorride severo. Lo sguardo battagliero di Kain Werber incontra i miei occhi, mio nonno... il Tenente annuisce.
... Fa' quel che ti dirà il Sergente, è lui in comando adesso.
... ma, nonno...
... non avere paura, Kailah. La prossima volta tornerai da me volando.
... volando...
...
... Volando...
... sott'acqua...
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