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« Engelhaft, tempo fa conoscevo un sacerdote che non poteva dire bugie. Tu segui questa regola? »
- Vonner Baumann -
 
Kailah Morstan
diario di viaggio
Kailah Morstan
 
creato il: 13/01/2012   messaggi totali: 85   commenti totali: 91
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30 maggio 517
Venerdì 25 Settembre 2015

Il costante rimuginare sul sangue versato



Dovrei essere arrabbiata, probabilmente. Delusa, offesa. Dovrei sentirmi strumentalizzata, presa in giro e mandata a rischiare la vita alla cieca, nell'ignoranza e con l'inganno.
Barun "sapeva", Barun "era lì". Barun ha visto nascere questo male, lo ha alimentato finchè gli conveniva, finchè non è sfuggito di mano ed è diventato l'orrore di questi mesi.

Sì, dovrei essere furibonda.

Invece non riesco a provare altro che dolore, pietà, orrore per il pozzo nero di pensieri e rimorsi che devono avvelenare ogni respiro del mio Capitano.
E' facile giudicare gli eventi con il senno di poi, logorarsi su come sarebbero andate le cose se si fossero fatte scelte diverse e migliori.
Rimuginare costantemente sulle azioni e sugli errori passati, alla luce delle loro conseguenze... non riesco a immaginare condanna peggiore.

I dettagli li ignoro, non ho avuto il coraggio di domandarli al Vecchio dell'Alpe. Ma non ho ragione di dubitare delle sue parole: quest'uomo mi ispira una fiducia incondizionata. Sarà l'odore della pipa che fuma, l'aria dimessa ed attenta, o forse la sicurezza che offre la sua casa contro le intemperie e le minacce della montagna che incombe tutto intorno.

E così sono stati i nostri a scatenare questa piaga. Che gli Dei ci perdonino. Ma il mondo è troppo complicato per fermarsi ad un biasimo superficiale. Dovrei sentire altre campane, indagare le ragioni di quei momenti, comprendere con gli occhi di allora, e non di adesso, i motivi delle scelte che sono state fatte.

La mano di uno stregone ha sollevato il sigillo che aveva contenuto per secoli la furia del Morbo. Con quali parole, con quali menzogne avrà convinto il nostro esercito della bontà di una simile folle idea? Oppure era lui stesso in buona fede? Sperava di risparmiare delle vite, evitando lo strazio di un lungo e duro assedio?
Non lo so. Adesso è fin troppo facile gridare all'abominio. Guardare indietro e cercare le colpe serve solo ad avvelenarci il sangue e disperdere le energie che abbiamo, e che ci servono più che mai per affrontare il futuro.

Si poteva evitare questo disastro? Penso agli amici e i compagni che sono morti per mano dei Risvegliati: rivedo il sorriso di Boar, l'entusiasmo di Deben Bonne davanti ai miei falò truccati da un pizzico di magia, rabbrividisco alla lezione di coraggio che ci hanno lasciato Mary e Boris nel Cairn di Lamayn.

Davvero è tutto stato causato da un errore dell'uomo? I Risvegliati, la possessione di Mirai e di Cynthia, i Kreepar, la Bestia del Ponte... tutto scaturisce da un unico evento imprevedibile, che si sarebbe potuto evitare con un minimo di buon senso?

Conosco poco il Khal-Valàn, ancor meno ci capisco di teologia, ma mi chiedo se gli uomini siano a volte strumento degli Dei per il compimento di un Destino più grande di tutti noi. Oppure questa è soltanto la disperata ricerca di un alibi?

Non ha senso logorarsi ormai, inutile piangere sul sangue versato: fiumi di lacrime, oceani di dolore che dobbiamo rifuggire, altrimenti rischiamo di annegarci dentro.
L'unica strada è guardare avanti, donare fiducia a chi ha già consumato i propri sbagli ed ha diritto ad un'occasione per espiare, per curare le ferite provocate.

Voglio tornare a Uryen, tornare alla nostra difficile battaglia. Capisco che a questo punto, così avanti come siamo arrivati, è nostro dovere cercare di capire, indagare le cause, le modalità. Ma non possiamo avvelenarci il sangue nei rimorsi e nella ricerca delle colpe.
E' accaduto.
Una catastrofe inimmaginabile si è scatenata su queste terre, e noi dobbiamo contrastarla.

Anche il Vecchio dell'Alpe ha capito: le vecchie ferite che ha subito durante la guerra, le delusioni e l'esilio che gli sono stati imposti non sono sufficienti a spegnere in lui il senso della giustizia e del dovere. Come membro di una famiglia un tempo a capo di quelle terre, si sente responsabile, è disposto a fare la sua parte, anche se questo significherà abbandonare un luogo incantevole, una giovane compagna e la prospettiva di una vita di pace.
Tornerà con noi alla guerra, al sangue, al dolore.

Questa è la nostra vita, il fardello che abbiamo scelto e che ci è toccato. Rock parlava di un calcio da parte del destino, uno spintone improvviso e inaspettato che indirizza la nostra vita verso un sentiero che non avremmo immaginato fino ad un momento prima.
Ciascuno di noi ha conosciuto questo istante di rottura, ha assaporato il vento sulla vetta di uno spartiacque, ha vissuto l'attimo che divide il "prima" dal "dopo".

Le terre a nord del Traunne hanno ricevuto un calcio poderoso dal Destino. Il più grosso calcio che la storia ricordi. Nulla è più come prima.
Mano umana, mano divina, errore evitabile, ambizione smodata e folle. Colpa, responsabilità, rimorso.
Ormai siamo stati catapultati nel "dopo" ed è in questo "dopo" che dobbiamo vivere, al meglio delle nostre capacità. Per ricostruire ci vuole molto più impegno e dedizione che non per distruggere: è un processo lungo e faticoso, ma è ciò che dobbiamo fare.

Aspetto le ore che ci separano dall'alba rigirandomi nel pagliericcio vicino al fuoco, e continuo a pensare alle rivelazioni di questa sera.
Dovrei sentirmi demoralizzata, e invece mi sento più carica di buona volontà. Dovrei essere furiosa coi nostri superiori che ci hanno taciuto i loro errori, mentre provo pietà per loro e, se fatico ad addormentarmi, immagino quanto possano essere cariche di fantasmi e rimorsi le loro notti insonni.

Voglio correre a Uryen e tornare oltre il Traunne. Se davvero una mano umana ha scatenato questo disastro, saranno cento, mille, diecimila mani umane a porvi rimedio. E tra quelle innumerevoli mani.... ci saranno anche le mie.
scritto da Kailah , 23:13 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
26 maggio 517
Mercoledì 23 Settembre 2015

It's a trap!



E' giusto non restare mai con le mani in mano, nemmeno quando si sta in vacanza.

A breve andremo a parlare con il Vecchio dell'Alpe, per cercare di convincerlo a lasciare questo posto incantevole e tornare in guerra con noi. Mi pare una cattiveria: qui si sta di paradiso mentre la prospettiva di tornare ad arrampicarsi per le terre aride e popolate di mostri che si stendono oltre il Traunne non è molto allettante. Ma pare sia un uomo motivato, staremo a vedere cosa decide.

Qui si sta di paradiso, dicevo. E in effetti non saprei altrimenti come descrivere un paesino di montagna così tranquillo e accogliente, circondato da un paesaggio incantevole. Abbiamo sperimentato la Grotta del Drago, con le sue acque calde e benefiche, assaggiato le focacce locali, trascorso tempo piacevole con gli ospitali abitanti.

A breve Bart il Cacciatore mi insegnerà a costruire delle trappole per le puzzole, così potrò aiutare Colin a catturare una "mustela degli orridi", così come ha chiesto Mastro Luger. E' una buona occasione per affinare le mie capacità manuali, saper catturare piccoli animali selvatici può essere molto utile. Mi ricordo la fame che abbiamo patito quando ci hanno banditi da Skogen: quanto sarebbe stato prezioso riuscire a catturare qualche bestiola selvatica da arrostire, in quei giorni difficili!
Per di più Colin, che è sempre di grande stimolo intellettuale, mi ha detto che quando saremo oltre il fiume potremo provare a catturare qualche Kreepar, in modo che lui possa studiarlo con tutto agio. E' un'ottima idea!
Motivo in più per impegnarmi al massimo e approfittare della gentilezza di Bart il Cacciatore. Oggi una puzzola, domani un Kreepar, dopodomani... chissà!

Un'altra cosa che ho avuto occasione di approfondire è l'incantesimo che serve a percepire e analizzare le emissioni magiche. Nella Grotta del Drago infatti è possibile recuperare facilmente dello zolfo, necessario per un uso più evoluto dell'incantesimo. Certo, fare le cose per bene richiederebbe molto più tempo, ma è già un inizio, un'occasione che sarebbe sciocco sprecare.

Non so quanto ci tratterremo ancora qui, presto credo che torneremo a Uryen, ma intendo fare tesoro di questi giorni tranquilli.

Heirlig - panorama
scritto da Kailah , 12:43 | permalink | markup wiki | commenti (8)
 
15 maggio 517
Lunedì 22 Giugno 2015

Mai più.



Il cielo di Uryen non è limpido stanotte, è sabbioso e velato di foschia come due sere fa, quando finalmente siamo arrivati a scorgere da lontano le luci della Rocca di Tramontana.
Casa.
Che cosa significa la parola "casa", per chi, come te, non ha più famiglia nè altri amici che i soldati del tuo Plotone? Famiglia è dove nessuno viene lasciato solo, nessuno viene abbandonato. Famiglia è il nostro Plotone, siamo noi. Fratelli e più che fratelli.
Eppure ogni passo, ogni respiro, per te era un addio. L'ultima volta che sali in sella al tuo cavallo, l'ultima volta che cingi una spada al fianco, che indossi le insegne dell'Esercito di Uryen.
Sai benissimo cosa ti aspetta, lo sai meglio di tutti noi.
Lo sai meglio di Mastro Luger e delle sue elucubrazioni scientifiche, e lo sai meglio di Colin e dei suoi disperati tentativi di salvarti. Lo sai meglio di me, del mio pianto superficiale e inutile.
La bellezza risplende più intensamente quando senti che la stai perdendo. Il profumo della sera, la luce delle stelle, il tepore del sole sulla pelle. Ogni gesto che compi, è l'ultima volta. Ogni sensazione si imprime nella tua memoria con la struggente consapevolezza della fine imminente.
La primavera è il momento peggiore per lasciarsi tutto alle spalle.

Cosa resta adesso?
Cosa hai sentito, quando la porta della cella si è chiusa dietro di te? Quando hai visto il lettino su cui dormirai tutte le tue prossime notti fino alla fine?
L'odore stantio delle pareti di pietra, l'umidità e una penombra mai scalfita dai raggi del sole...
Povera, povera amica mia.
Hai sganciato l'armatura, sciolto i capelli, ti sei seduta sullo sgabello alla luce della candela, chinato la fronte tra le mani.
Cosa resta di te? Cosa resta di tutto ciò che sei stata? Il veleno ti contamina il sangue e ti trasforma, condannandoti ad una morte lentissima e inarrestabile, che senti avvicinarsi passo dopo passo. Soltanto un miracolo può salvarti, adesso. Un miracolo.

Quando parlammo, poche settimane fa, ti dissi che difficilmente secondo me qualcuno di noi vedrà la fine di questa guerra: moriremo tutti, chi per un fendente di spada, chi per il morso di un Risvegliato e, si spera, un misericordioso colpo dei nostri compagni. Ne abbiamo viste di morti spaventose, in questi mesi.
Ma la nostra morte inizierà e finirà in un tempo breve, prendendoci di sorpresa. Saremo ancora vivi, nell'istante in cui moriremo.
Per te è diverso e molto più atroce. Tu muori un pezzetto alla volta, un giorno dopo l'altro: senti la morte che si avvicina, già forte dentro di te, e non puoi far nulla per sfuggirle.
Sarebbe stato meglio se quell'Abnormis ti avesse uccisa a Lamaynn.

Mentre eravamo in viaggio nel Cariceto c'era poco tempo per pensare. Sempre in movimento, indaffarati, sotto minaccia immediata o costretti in estenuanti turni di guardia. I tuoi sintomi erano un fastidio da nascondere, un pensiero costante, ma sospinto all'angolo della tua coscienza.
Non più.
Ormai non c'è altro che solitudine, paura, oscurità: sei tu e il tuo male, nient'altro.
Scendendo i gradini della Rocca di Tramontana sei uscita dal mondo dei vivi e ti sei fermata sulla soglia di quello dei morti, senza poterla però varcare. Sei la stessa persona di mezz'ora prima... eppure sei qualcosa di diverso. Eri un soldato, adesso sei un'ammalata. Pochi gradini e tutto è cambiato.

Non ci posso pensare...
La tua mente e il tuo cuore sono imprigionati in un corpo nemico. Il destino di Cynthia è stato meno crudele: la sua anima era già lontana quando il Demone si è impossessato di lei.

Mastro Luger mi ha suggerito di dimenticarti, di ricordarti com'eri. Ma come può chiedere qualcosa di tanto assurdo? Tu sei Annie, sei la mia compagna di avventure, ed è un puro caso se i nostri destini adesso non sono invertiti e non sono io chiusa in quella cella e tu qui fuori, seduta su questo stesso gradino, a guardare il cielo e piangere per me.

La tua carriera nell'Esercito di Uryen inizia e finisce con una prigionia. Sei stata vessata dal Sergente Maggiore Hador Varchmann, umiliata, rinchiusa dietro sbarre ingiuste. E adesso, poco più di un anno dopo, di nuovo ti ritrovi nel buio di una cella.
Sapevi che sarebbe andata così, che questo ti attendeva alla fine del viaggio... ma non è giusto.

Non è giusto, Annie...

... no, non è giusto.

Annie Volvert - incubo (blog)
scritto da Kailah , 13:42 | permalink | markup wiki | commenti (6)
 
30 aprile 517
Martedì 16 Giugno 2015

L'amica degli animali



Qualche mese fa, quando un Gran Bovaro delle Lande mi è saltato alla gola e per poco non me l'ha squarciata, è stata un'esperienza orribile.
L'alito fetido dell'animale, i denti snudati, quegli occhi feroci... chi se li scorderà mai!

A dire il vero non sono esattamente un'amica degli animali.

Se c'è un solo piccione nel giro di qualche chilometro, si può star certi che sceglierà di venire a fare i suoi bisognini proprio sulla mia spalla. Faccio abbaiare i cani da un lato all'altro della strada e non c'è mai stata una gallinella del pollaio del Kharvenhoss che sia stata tanto gentile da lasciare a me la soddisfazione di trovare un suo ovetto.

Ma non è una cosa di famiglia, al contrario. Mia sorella, ad esempio, Marystelle, aveva una gattina di nome Cassandra. Dormivano insieme, passavano le ore a giocare e coccolarsi, erano inseparabili.
Io e Cassandra ci ignoravamo cordialmente, al massimo quando proprio si sentiva in buona, o si annoiava e non c'era in giro nessuno più interessante di me, veniva a strusciarsi intorno alle mie caviglie per giocare. Qualche volta le tiravo un gomitolo di lana, tanto per togliermela dai piedi.

A un certo punto Cassandra ebbe dei cuccioli: quattro o cinque, non mi ricordo bene. Uno di loro, più smilzetto e dall'aria spennacchiata, per qualche strana ragione mi era simpatico. Mi veniva di chiamarlo Bluto, e alla fine tutti hanno preso per buono quel mio nome e non glie ne hanno mai più dato uno migliore.

Cassandra era gelosissima dei suoi piccoli e, se a Marystelle concedeva il privilegio di accarezzarli, quando osavo avvicinarmi io soffiava e arrizzava il pelo, minacciosa.
Non è che in fondo mi interessasse così tanto toccare Bluto, a dire la verità, ma era talmente antipatico l'atteggiamento di Cassandra che ho finito per farne una questione di principio. Un bel giorno sono andata e l'ho preso in braccio, uno due tre via!

Il Gran Bovaro delle Lande era cattivo... ma anche Cassandra non scherzava. Mi è saltata in faccia con certi artigli da non credere, e in men che non si dica mi ha ridotta una maschera di sangue.
Ho iniziato a strillare, sono corsi tutti... e invece di prendere Cassandra a calci, come sarebbe stato giusto, hanno iniziato a sgridare me, che non dovevo disturbare i cuccioli, che se Cassandra mi aveva attaccato significa che aveva ragione a farlo... e così via.

Mi sono rintanata per i fatti miei a piangere e lavarmi le ferite, con gli sgraffi che bruciavano da morire, ma da allora tra me e Cassandra è stata guerra aperta. Io le facevo i dispetti quando Marystelle non vedeva, lei non mancava occasione per tendermi agguati e attaccarmi alle caviglie.

Ricordo ancora i suoi occhi cattivissimi che mi scrutavano dalla penombra, aspettando un buon momento per aggredirmi.

Vabè, poi Cassandra finalmente è invecchiata ed è diventata una gattaccia grassa e spelacchiata senza più la forza di colpire, mentre il povero Bluto non è mai arrivato a compiere un anno, malaticcio com'era. E la mia carriera di gattara si è conclusa così.

Pensavo, col Gran Bovaro, di avere stabilito il mio record personale di ostilità animale.

Pensavo.

Lo pensavo fino a quando un Kroc, ieri mattina, non ha pensato bene di saltarmi addosso per trasformarmi nel suo pranzo.
Per fortuna c'era il Sergente Rock lì accanto, che a costo di beccarsi un'azzannata pure lui è venuto in mio soccorso e ha impedito a quel mostro anfibio di mangiarmi.

Niente da fare, non andrò mai d'accordo con gli animali, e la mia collezione di cicatrici veramente brutte ha acquistato due nuovi morsi da paura. Enormi, poi, che le fauci dei Kroc sono qualcosa di impressionante!

Se quella bestiaccia di Cassandra avesse avuto una dentatura simile penso che di me sarebbe rimasto giusto qualche ossetto.

scritto da Kailah , 18:44 | permalink | markup wiki | commenti (2)
 
24 aprile 517
Domenica 7 Giugno 2015

Il punto di vista dell'avversario



Non riesco a dormire. La cosa difficile è trovare la posizione giusta: il braccio fa male, sento il cuore pulsare nella ferita, non riesco a stare nè su un fianco nè sull'altro.
Dev'essere molto tardi, è passato da poco il secondo turno di guardia: passi di soldati in armatura, bisbigliare sommesso. Tutto tranquillo. La notte profuma di primavera.

I miei compagni riposano, anche Engelhaft si è coricato dopo avermi controllata per l'ennesima volta e rassicurata del fatto che non ho febbre e la ferita sembra non dare segno di infezione.

Vodan è agitato, si rigira nel suo letto, digrigna i denti quasi come se ringhiasse, Colin borbotta frasi sconnesse nel sonno. Annie, che sta proprio qui accanto, non sono certa che stia dormendo, ho l'impressione che i suoi occhi siano aperti e che fissi immobile il soffitto. Degli altri sento il respiro profondo, quieto, che in questi mesi ho imparato a riconoscere.
Stamattina eravamo a Mavan, all'ombra del suo albero dai macabri frutti, e dopo una lunga giornata siamo arrivati a chiudere gli occhi a Mannorn, qui in mezzo al Cariceto.
Abbiamo scortato un convoglio di provviste e siamo stati attaccati, minacciati e sfidati, e infine lasciati andare con tutto il nostro carico.

A parte me nessuno si è fatto male, oggi.

Il comportamento dei Kraighar e dei loro uomini mi impone di interrogarmi sul punto di vista dei nostri avversari. Hanno scelto la sfida uno contro uno invece di uno scontro sanguinoso, rispettando poi i patti. Che i Kraighar seguano una loro etica guerresca e dell'onore militare non mi stupisce, per quel poco che ho imparato a conoscerli.
Mi ha stupita invece il fatto che abbiano espresso sdegno al ricordo del Kraighar Tarkun, il nostro avversario di qualche settimana fa. Lo hanno definito un vile, un uomo che ha smarrito la giusta via da percorrere.
Non hanno forse approvato la sua scelta di collaborare con la Vipera e di trasformarsi, grazie a lei, in una creatura capace di combattere in modo sovrannaturale?
I due Kraighar presenti oggi nel Cariceto, benchè guerrieri formidabili, non hanno dispensato trucchi strani, hanno combattuto normalmente. Erano circondati da persone, non da Risvegliati.
Peccato che Kurt non sia riuscito a far togliere l'armatura alla Kraighar donna, perchè sarebbe stato interessante vedere se avesse o meno stranezze sul corpo, tipo gli occhi mostruosi di Tarkun. Ma io credo di no, credo che sia lei che l'altro Kraighar che abbiamo visto oggi siano solo molto abili in combattimento, indossino corazze bizzarre, ma non abbiano niente di sovrannaturale.

Questo ci dice che l'alleanza tra Neshtar e Uthun non è così stretta come temevamo. Ci dice che i nostri avversari sono diversi tra loro e hanno importanti divergenze. E', insomma, una buona notizia.

Mettersi troppo a studiare il punto di vista dell'avversario è un'attività rischiosa, perchè si rischia di riconoscergli ragioni che potrebbero minare la nostra determinazione a combattere. Ma dopo tanto tempo ho riconosciuto una persona, dietro ad uno dei nostri nemici, e non un "mostro".
Parlo del balestriere che mi ha colpita.
Da quella distanza, con l'elmetto in testa, è ovvio che non sarei in grado nemmeno di riconoscerlo se lo incontrassi domattina al mercato (a parte che non ci sono mercati, qui). Eppure qualcosa di lui mi ha colpito l'immaginazione, oltre che il braccio. Forse il fatto che tra tanti miei compagni dall'aspetto minaccioso abbia scelto di scagliare il suo dardo proprio su di me, il modo con cui mi ha tenuta d'occhio durante i duelli, il gesto di saluto che ci siamo scambiati al momento in cui i suoi si sono ritirati e hanno ceduto il passo.

Chissà cosa pensano i Kraighar di Uthun dell'infezione di Risvegliati che affligge il Cariceto.
Mi sono sempre chiesta come fosse possibile che volessero trasformare la propria casa in un cimitero ambulante. Le spiegazioni che ho ricevuto, quando parlando con altri ho sollevato questo dubbio, erano sempre legate allo smodato odio che questi guerrieri di Uthun proverebbero nei confronti di noi "greyhavenesi". Un odio talmente smisurato da far loro preferire la devastazione del Cariceto ad una sconfitta.
Non mi ha mai convinta questa storia.

Però ecco. Chi è che vuole la contaminazione del Cariceto?
La Vipera dice che no, lei collabora solo per ragioni di opportunismo, per una serie di accordi, ma non è il suo primo obiettivo (che è piuttosto di trasformarsi in un mostro, de gustibus).
I Kraighar di Uthun pure prendono le distanze dal Kraighar Tarkun, l'unico che abbiamo visto andare in giro con lo sciame di Risvegliati dietro.
Ma che sia tutta un'idea di Tarkun mi sento di escluderlo, lui sembrava piuttosto seguire le indicazioni della Vipera. Dev'esserci qualcun altro, un'altra volontà, dietro a tutto questo.

La domanda da porsi è chi ci guadagna da questo focolaio di contagio nel Cariceto.
I suoi abitanti francamente ne dubito. Per quanto si mettano mascheroni con corna di cervo e adoperino armi pittoresche, non sono pazzi assetati di sangue. Anzi, se possono condurre un'attività di brigantaggio giocandosela sull'abilità e non sulla violenza, sono chiaramente più contenti.
Gli scienziati pazzi di Neshtar, forse. I capi della Vipera e tutta la combriccola di Morgoblath. Ha già più senso. Ma non penso che il culto delle arti oscure sia sufficiente a garantire tutta una serie di protezioni e agganci necessari per poter condurre attività di ricerca come vogliono loro.
La mia idea è che ci siano interessi politici di una certa rilevanza dietro a tutto questo, e che esista una fazione interessata a sostenere le attività di ricerca degli adepti di Morgoblath, assicurando loro campo libero purchè in cambio questi adoperino i frutti delle ricerche che conducono in loro sostegno.
Durante la Guerra delle Lande si è diffuso il morbo dei Risvegliati, e non è un caso certamente. Qui nel Cariceto il contagio arriva da Nord, dal Traunne. Da Nord devono anche arrivare gli interessi dietro a questa operazione.

La guerra è una brutta faccenda, per fare la cosa giusta è necessario a volte compiere delle ingiustizie.
Penso allo sguardo abbattuto di quel ragazzino che lavorava nella fattoria, marchiato in volto, denutrito, colpevole soltanto di essere figlio del Dominus sbagliato. Capisco le ragioni di una simile umiliazione, eppure mi dispiace.

Ci si trova da una parte o dall'altra spesso per caso, senza che ci sia un reale merito o un demerito. Recentemente il Sergente Rock mi ha posto il dilemma: con chi mi sarei schierata se fossi stata nell'esercito al momento della "decisione"?
E chi lo sa. Con lui, penso. Coi miei compagni. Senza tanti ragionamenti generali avrei scelto di restare al fianco delle persone a cui devo la vita e verso cui mi sento leale. Forse mi sarei trovata dalla parte giusta, forse dalla parte sbagliata.

E' facile distinguere il bene e il male quando da un lato ci sono persone e dall'altro mostri. Diventa più complicato quando entrambi gli schieramenti sono composti da gente che è convinta o spera di fare la cosa giusta.

Il primo scontro a cui ho partecipato è stato sotto la torre di Sir Madsen. Un avversario che, a un certo punto, è diventato alleato.
Per non parlare degli uomini di Acab, di Greg e degli altri, che erano nemici giurati dell'esercito di Uryen e adesso sono la speranza di Angvard.
Chi lo sa se un domani gli uomini di Uthun non diventeranno il baluardo contro il diffondersi del Morbo dei Risvegliati in queste terre: niente come un nemico tremendo e comune può far avvicinare dei nemici.

Sono riflessioni pericolose, me ne rendo conto, inappropriate. Tanto più che se ora sto sveglia, se non riesco ad addormentarmi e nemmeno a rigirarmi nel letto senza sentire dolore, è colpa proprio di uno degli uomini di Uthun. Dovrei mandargli accidenti, e non interrogarmi sulle sue ragioni.
Sarebbe stato meglio se, invece di tirarmi addosso, mi avesse sfidata a una bella gara di tiro al bersaglio, poco ma sicuro.

Ecco, ecco cosa posso immaginare, mentre prego che il sonno venga a portarmi via e ad avvicinare le luci dell'alba: una gara di tiro a segno, dove partecipano tutti. Come quella alla Torre Nove di mesi e mesi fa... stesse regole... chissà chi vincerebbe.

... già, chissà.
scritto da Kailah , 23:18 | permalink | markup wiki | commenti (4)
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