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Mathias Kniesbeck
 
creato il: 03/08/2007   messaggi totali: 83   commenti totali: 80
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11 agosto 517
Venerdì 12 Agosto 2016

Due giorni prima dell'Apocalisse



Il vento si sta alzando, portando con sé il rumore indistinto di un tuono lontano. Se continua così, tra non molto sentirò le prime gocce. Mio padre lo aveva detto che oggi avrebbe piovuto, quando ancora c'era un sole che spaccava le pietre: su queste cose non sbaglia mai.

I giorni pari mi viene da chiedermi perché l'ho fatto. Al porto di Lagos le cose stavano filando alla grande: nessuno sospettava nulla, neppure Marino. Ancora poche settimane e avrebbero fatto il colpo, dopodiché me ne sarei andata con la cassa e tanti saluti. Non sarebbe neanche stato un vero crimine, in fondo: rubare ai ladri che rubano ai ladri che hanno rubato ai ladri. Una catena talmente lunga da far dimenticare a tutti di chi fossero, quei soldi. Avevo anche deciso cosa farci, con quel gruzzolo: metà a mia sorella, il resto per un lasciapassare e un posto su una carovana diretta ad Amer. Dicono che sia pieno di nani, da quelle parti... tanto meglio. Mi stanno simpatici, quei covoni di barba: mi fanno sentire alta.

Invece, come sempre, ho lasciato tutto a metà. Chissà se lo hanno fatto lo stesso, il colpo: ne dubito, ma non si sa mai. La roba che avevo rimediato non si trova facilmente, con la morìa di erbaioli che c'è stata... di certo non possono comprarla alla bottega di Meera. Conoscendo Marino e i suoi compari, sarà andato tutto a puttane: letteralmente.

I giorni pari ci ripenso e a tratti mi sembra persino che fosse un buon piano. O forse no, non lo era, ma sempre meglio che aspettare la morte a Lagos, a Uryen... o qui, ai piedi di questa collina al di là del Traunne. Mi chiedo perché ho scelto di restare, come i tanti che mi circondano e che ogni giorno si fanno il mazzo intorno a me, insieme a me. Padre Valon e Padre Alyster dicono che lo stiamo facendo per una causa più grande di noi tutti, ma in fondo lo so che è una cazzata: il vento della fede non soffia granché, da queste parti... E' a malapena sufficiente per alimentare le due fiammelle di Pyros che mi stanno venendo incontro: premurose come sono, vorranno di certo chiedermi se ho bisogno di qualcosa.

"Lady Astor, avete bisogno di qualcosa?"

Lady Astor suona proprio bene, non penso che mi stancherò mai di sentirlo. Scuoto la testa, mentre continuo a preparare il cataplasma. "No May, ti ringrazio". Annuiscono entrambe, poi restano in piedi ad osservarmi. Sono due tipe molto diverse, ma hanno entrambe un gran bel viso: chissà se le scelgono fighe apposta, per far venire voglia di entrare in chiesa.

No, non c'è nessuna grande causa a spingerci a restare. Se siamo ancora qui, se lottiamo per restare ancora qui, è perché queste lande, queste colline, queste montagne coperte di nebbia sono la nostra casa. Il che è buffo, perché siamo in pochi ad essere nati qui: la maggior parte dei soldati di Uryen viene da sud o da est, per non parlare di quelli di Dossler o di Greyhaven. Veniamo da mondi diversi, ciascuno con le sue regole, credenze e tradizioni: e anche se bene o male parliamo la stessa lingua, a volte facciamo fatica a capirci. Eppure, l'assurdità di quello che sta accadendo è talmente distante da ciascuna delle nostre realtà da renderci tutti vicini, fratelli, alleati: no, più che semplici alleati... compagni d'armi, disposti a tutto pur di difendere quello che è nostro.

Finisco il lavoro, poi passo al prossimo. Mio padre mi ha detto di farne parecchi, a quanto pare si aspetta diverse decine di gambe rotte, storte e lussazioni. Le paladine mi guardano prepararne un altro paio, poi tornano a lavorare ai loro preparati. Anche loro, a quanto pare, sono più brave con il mortaio e il pestello che con la spada. Soprattutto June, quella più silenziosa, mi sembra avere un certo talento con gli unguenti, gli infusi e le erbe in generale.

June Vogel - Immagine 2

E' probabile che entrambe abbiano visto e toccato più piante di me: a Greyhaven gliele portano col carro, qui ce le dobbiamo andare a cercare una foglia per volta sotto chili di neve o sopra quintali di letame. Chissà come se la caveranno quando toccherà usare tutto questo ben di dio sulla pelle dei malcapitati che ne avranno bisogno: suppongo che quello sia un paio di maniche che non capita di indossare spesso nella Contea capitale. Eppure sono qui, pronte a dare il loro contributo. Il loro mantello risplende dei colori di Pyros, il dio del coraggio e del sole: se la pioggia dà fastidio a me, figuriamoci a loro.

Il maestro paladino che le accompagna mi sembra un tipo in gamba: non le perde mai di vista, di certo ha il compito di proteggerle. Parla poco, ma riesce comunque a dare una sensazione rassicurante. Chissà se si conoscevano da prima o si sono incontrati per la prima volta da queste parti.

Chissà quanti funerali dovranno celebrare.

Sollevo gli occhi in direzione della collina: mi chiedo quanti di quei soldati moriranno. Sono lì da prima che arrivassimo e lavorano senza sosta. Cosa staranno facendo? Da questa distanza non si vede molto, solo qualche bandiera di Uryen e Greyhaven che sventola al soffiare del vento del Nord.

Nessuno sa bene quale sia il piano, ogni unità conosce solo lo stretto necessario per fare la sua parte. La nostra, guidata da mio padre, si occuperà di assistere i feriti, avere pietà dei morti e recuperare i dispersi: la prima attività mi è congeniale, le altre due molto meno. Ma i dubbi che mi attanagliano sono altri: se a un terzo delle nostre forze è stato dato il compito di svolgere queste mansioni, cosa attende gli altri due? Non lo so. Ho un cattivo presentimento. I giorni pari, quei giorni a volte vorrei davvero essere altrove. Ma oggi è un giorno dispari, ed è qui che voglio stare: insieme ai miei compagni d'armi, per una casa più grande di noi tutti. La nostra casa.

I nembi grigi si addensano all'orizzonte, implacabili. Mio padre l'aveva detto, che stanotte avrebbe piovuto.

Vedrai che funzionerà, Astor. Deve funzionare.

Speriamo che vada tutto bene.


Astor Wake - Immagine 3
scritto da Astor Wake , 03:33 | permalink | markup wiki | commenti (3)
 
14 luglio 517
Mercoledì 27 Aprile 2016

La Tomba della Regina

1. Disobbedienza



Gli artigli della creatura aggrappata al mio scudo stritolano il legno, il suo alito di morte è sempre più vicino. Spinge... Dei, come spinge forte. Reggo l'impatto, ma i miei stivali scivolano all'indietro, sul muschio. Non sono abbastanza pesante per respingerlo, non per molto.
"Tieni duro!" è Callum, sta arrivando. Stringo i denti, mentre il suono del mio scudo che si spacca riempie la galleria. O forse sono io che sto gridando?
Callum mi spinge di lato, frapponendo il suo scudo tra me e la creatura. Non abbastanza in fretta. Sento un artiglio sulla pelle, l'armatura che si sfilaccia, il dolore.
La paura.
Callum sostiene la botta, libera un varco sul fianco. Non pensare, Ardee: colpisci.
Miro alla testa, è un attimo. Il cranio del Risvegliato si spacca come un melone marcio, inondandoci della sua merda. Chiudo occhi e bocca, sputo a terra, Callum riprende fiato.
"Questa è stata brutta..." commenta, poi si gira, vede il sangue sul mio braccio. "Ti ha colpita?"
"E' solo un graffio", rispondo quasi in automatico.
Lui mi guarda, i suoi occhi severi si posano nei miei per un attimo, poi annuisce.
"Tutto questo si poteva evitare", ecco cosa sta dicendo il suo sguardo. "Tutto questo si poteva evitare, se soltanto tu avessi deciso di rispettare gli ordini".
Ma ho fatto una promessa.

"Non puoi portartela dietro"
Guardo il bambino, esito. "Non puoi trascinarla davanti ai suoi genitori ridotti... a mostri".
Helga siede a testa bassa vicino alla finestra, un raggio di sole illumina la sua pelle magra, i capelli intrecciati, le mani raccolte in grembo.
Ash mi incalza.
"Sai benissimo anche tu che ne morirebbe. E se anche miracolosamente tu riuscissi a trascinarla fuori dalla tomba ancora viva... resterebbe morta dentro. Per sempre". Incontro i suoi occhi lucidi, serissimi. "Diventerebbe... come me".
Silenzio. Ash non accetta una risposta vaga, pretende che gli dia la mia parola.
Ho ricevuto degli ordini precisi al riguardo. Dobbiamo portare la ragazza nel sotterraneo, sfruttare la sua conoscenza del posto per orientarci ed evitare le trappole, i corridoi senza uscita, per trovare la strada verso la stanza del tesoro. Helga deve venire con noi.
"Promettimelo, Ardee".


"Muoviamoci!"
Lex punta la sua luce in avanti, non c'è un momento da perdere. Per adesso il corridoio è sgombro, l'ultimo Risvegliato giace ai nostri piedi in una pozzanghera scivolosa di sangue nero.
Questi Risvegliati sono diversi dagli altri che abbiamo eliminato fuori. Sono rapidi, astuti. Sembra che seguano una loro strategia, sfruttano gli anfratti e i nascondigli di questo Cairn come avessero una mente unica a guidarli. Per non parlare degli artigli, simili a lame, che spuntano da quelle che un tempo dovevano essere mani umane.
Slaccio i brandelli dello scudo, li faccio cadere a terra.
"Lascia andare avanti me", dice Callum. Non è una domanda: annuisco e lo lascio passare.
Il braccio ferito pulsa debolmente, preferisco non pensarci.

La Tomba della Regina è diversa da come me l'aspettassi. Immaginavo una serie di gallerie scavate in una collina: ma questo Cairn è un edificio interamente costruito dall'uomo, arroccato sul fianco della montagna come un tumore. La terra e le pietre che lo ricoprono sono state aggiunte in seguito, per tentare di nasconderlo allo sguardo.
Abbiamo tutti memorizzato i disegni di Helga, ma descrivono di un mondo che non esiste più. Scale, passaggi, corridoi... è tutto cambiato. La roccia stessa, i corridoi si sono trasformati in budelli disordinati e traditori, un labirinto di gallerie.
Helga veniva ogni anno qui sotto a pregare sulle tombe degli antenati, in una tradizionale processione guidata dal sacerdote della Signoria, Padre Octave: l'abbiamo incontrato alcune rampe di scale più in alto, ancora riconoscibile coi paramenti sacri ridotti a brandelli, lo sguardo spento e parte della mandibola spezzata. Gli abbiamo dato la pace che meritava.

"Non puoi trascinarla davanti ai suoi genitori ridotti... a mostri"
Mi consola pensare che neanche Helga si sarebbe saputa orientare, qui sotto. Ed è anche difficie dire chi fossero, in vita, gli altri numerosi Risvegliati che abbiamo abbattuto fin ora. Bastano pochi mesi passati a brancolare nel fango e tra i rovi per nascondere la differenza tra le vesti di un nobile e gli stracci di un contadino. Non parliamo della buona educazione, poi. Volatilizzata.

Soltanto l'oro è rimasto intatto. L'oro e le gemme.
"Accidenti..." mormora Lex, mentre il chiarore sprigionato dalla sua mano fa brillare uno smisurato tesoro.
"Ci siamo", aggiunge Alfred. "Ce l'abbiamo fatta!"
Avanziamo di qualche passo con cautela, guardandoci intorno: silenzio, nessuna traccia di altri mostri. Eppure, in tutte le favole che si rispettino, appollaiato sul tesoro dovrebbe starci il Wyrm.
La stanza è piccola e apparentemente senza nascondigli. Lo scrigno è spalancato, invitante. Non riesco ad immaginare una sola ragione per cui lasciare aperto uno scrigno pieno d'oro e di brillanti, se non per farlo risplendere alla luce magica di Lex. Oppure è una trappola.
Beh, lo scopriremo tra poco...

... perchè adesso devo disobbedire ancora.

2. Ricchezza

Wyrm - immagine

"Siamo in cinque", sorride Pete, "non sai mamma come cucina bene".
"Ma le sorelle? Sono ancora nubili?" chiede Alfred col boccale di birra in mano.
"Morella, la minore, sì. Marie si è sposata l'anno scorso. Tra pochi mesi diventeremo zii", aggiunge Jansen.
"E poi c'è Arthur, l'uomo di casa" dice Pete. "Ha dodici anni... e non vede l'ora di partire soldato anche lui".
"E' carina questa Morella?" insiste Alfred.
"Non pensarci nemmeno" ride Pete, "è una ragazza seria!"
"Anche io sono un ragazzo serio!"


Guardo Alfred. Chissà se sta pensando anche lui a quel dialogo. Soltanto un mese fa, al Barile di Amontyl, a Ghaan. Pete e Jensen al nostro tavolo, gli zaini già pronti per partire.
Avrei voluto farlo in segreto, non rendere complici i miei compagni, ma la ferita che ho ricevuto mi obbliga a pensare all'eventualità di non sopravvivere alla notte.

Affondo la mano nello scrigno, raccolgo una manciata indistinta di monete e gioielli e la infilo nel sacchetto di stoffa che ho portato per questo scopo. I miei compagni mi guardano perplessi mentre lo ficco nello zaino.
"Questi li portiamo alla famiglia di Jensen e Pete".
"Ma quando arriveremo a Ghaan saremo perquisiti..." azzarda Alfred.
"Non ci faremo beccare, Alfred. Lo farò io. Ma se le cose dovessero mettersi male... conto su di voi".
Si passano un'occhiata veloce, Callum è il primo ad annuire. "Tranquilla Ardee, glie li porterai tu stessa."
"Sono più tranquilla se mi assicuri che in ogni caso avranno quel che gli spetta."
"D'accordo, sarà fatto."

Molto bene, questione risolta. Pensiamo ai diamanti.
"Lex, sai riconoscere le pietre che ti servono?"
Il Mago annuisce ed inizia a frugare nel baule. "Callum, Alfred, mettetevi di vedetta. Io cerco gli incartamenti"
Accanto al baule del tesoro ci sono un paio di piccoli volumi dalla copertina elaborata, li scorro rapidamente: non mi intendo di araldica ma a occhio dovrebbero essere quel che serve. Li infilo nello zaino. Accanto si trova una scatoletta di legno intarsiato che contiene sigilli, stemmi, roba così.

Sta andando troppo liscia. "Tutto bene lì fuori?" domando.
"Tutto tranq..."

Lo sapevo.
L'impatto del Risvegliato sullo scudo di Callum è talmente violento da farlo arretrare fino all'imboccatura della stanza. Dietro se ne scorgono almeno altri due.

"Molla quei brillanti, Lex, vieni ad aiutarci!" grida Alfred, mentre schiva per un soffio l'artigliata della creatura. E' di quelli cattivi, come l'altro di poco fa.
Non c'è spazio per me all'imboccatura della stanza, la soglia è troppo stretta. Lascio cadere lo zaino e afferro l'arco.

"Ecco la cazzata, Ardee". La voce del Sergente Headstrong mi torna in mente con precisione millimetrica. "Mai, e dico MAI tirare con l'arco quando hai un compagno che ti copre la traiettoria."
Certo, come no.
Tendo la corda, mentre Callum è costretto a chiudersi in difesa e a reggere lo scudo con tutte le forze per non farselo strappare di mano, chiudo l'occhio sinistro e miro.
"Tieni aperti entrambi gli occhi mentre miri, Ardee."
Certo Sergente, come no.
Tendo, scocco. Trattengo il fiato.
L'ho beccato, il bastardo. Uno di meno.
Ma non basta, ce n'è già un altro al suo posto.
"Lex!" grido. Lui fa una cosa che non gli avevo mai visto fare: corre avanti, alle spalle di Callum, stringendo in pugno qualcosa.
"Presto..." ansima Callum, mentre il suo scudo si finisce di spaccare e l'artiglio del Risvegliato gli lambisce la faccia.
Alfred scivola a terra, di lato, con un'altra creatura che gli afferra la gamba. Grida.
Lex allunga la mano sulla spalla di Callum, qualcosa gli scintilla tra le dita.

"Fer-Syr-Cryo!"

Un bagliore bluastro si sprigiona dal suo pugno, una ventata gelida. Callum grida, Alfred grida, anche io sto gridando, con il mio inutile arco stretto ancora in mano.
Il chiarore si dissolve in un attimo, anche la luce magica di Lex è svanita, l'oscurità adesso è totale.
"Credo... che sia morto" sussurra Alfred, con il pianto nella voce.
"Credo... di sì" respira Callum.
Nel silenzio che segue sento Lex che mormora debolmente una runa che ho imparato a conoscere, "Ak", e di nuovo si scorge un po' di chiarore.

Lex ha un diamante tra le dita: trema, sembra sotto shock. La pelle della mano ha un colore innaturalmente livido.
"Ce l'ho fatta...". La sua voce è inespressiva.
Qualunque cosa abbia fatto, dobbiamo approfittarne per filarcela in fretta, prima che arrivino altri di quei mostri.
"Alfred, Callum, siete stati feriti?" chiedo.
"L'armatura ha retto" dice Alfred. "Tutto a posto", gli fa eco Callum.
Grazie, Dei. Non voglio dover portare altre brutte notizie.
"Forza, allora: fuori".
"Aspetta, finiamo di prendere quel che c'è..."

Scale, infinite scale costellate di corridoi bui e angoli ciechi. Le percorriamo di buon passo risalendo il bubbone sulla collina.
Quando arriviamo in cima neanche ce ne accorgiamo, perchè intanto il cielo è diventato scuro. E' uno dei cani di Wolfie che mi viene incontro a farmi capire che siamo fuori.
Possiamo rivedere le stelle.
"Tutto bene lì sotto? Avete trovato quel che cercavate?" domanda Kara.
Annuisco.
"Siete stati feriti?" interviene Wolfie.
Annuisco ancora. Lo vedo che si rabbuia.
"Soltanto un graffio, un'artigliata. Forse la passiamo liscia".
"Allontaniamoci da qui intanto, risaliamo al campo".
I Resistenti ci hanno accompagnato fin qui, coperto le spalle e ripulito l'esterno del Cairn, ed hanno anche preparato un comodo accampamento in collina, in una zona riparata. Che cosa si può chiedere di più.

3. Attesa



Sangue, sangue e ancora sangue. Quanto sangue contiene un corpo umano? Quanto sangue può perdere, prima di morire?
Ricordo il Porto di Feith sotto attacco, il fumo e le fiamme degli incendi, le sagome in controluce dei Nordri e delle loro armi smisurate.
Si arriva ad un punto il cui il dolore è talmente forte che oltrepassa la soglia della sensibilità, trascinandoci dall'altra parte, al di là della sofferenza e della paura.
Ricordo il sangue che usciva a fiotti dal mio ventre lacerato, il calore che mi abbandonava, la vita che scivolava via. Non solo la mia.

Poi ci sono tagli minuscoli, sottili e già rimarginati. Non fanno male, solo un lieve pizzicore, e non lasceranno cicatrici sulla pelle. Come questo graffio che ho sul braccio.

"Prova a dormire" mi ha suggerito Callum, "se ci sono problemi ti chiamiamo noi".
Ed eccomi stesa nel sacco a pelo a contemplare le stelle. La luna è piena stanotte, il cielo limpido.
Lontano da qui, al Ponte, si sta celebrando la Fiera di Mezzanotte. C'è musica, gente, carovane dei mercanti. Schiavisti, adoratori di locuste, prigionieri incatenati. Tutta gente che, per quanto ci abbiamo provato, non siamo riusciti a fermare.
A Madreselva, al sicuro, Helga riposa, o forse anche lei non riesce a dormire e pensa alla nostra spedizione tra le rovine della sua famiglia. Pensa ai genitori dagli occhi spenti, al vecchio prete dalla mandibola distrutta, alla puzza di cadavere che aleggia nei luoghi della sua infanzia felice.
Più a Nord, oltre le colline, il piccolo Ash e i suoi amici stanno risalendo le strade dell'Altopiano. In questo momento saranno accampati vicino al fuoco, impegnati nei consueti turni di guardia.
Un bel gruppo affiatato, senza capi e senza subalterni. Senza ordini. Gente libera di combattere per i propri ideali, di girare il mondo e di ragionare con la propria testa. Persone molto diverse tra loro, eppure legate da qualcosa di indefinito, profondo: uomini di chiesa, studiosi e soldati, uniti in una battaglia comune. Sin dall'inizio ho sentito che c'era qualcosa che avvicinava il mio gruppo al loro, una qualche somiglianza di intenti, la stessa attitudine verso questa valle e i suoi abitanti.
Mi sarebbe piaciuto continuare insieme a loro, e non soltanto per le ragioni più scontate. Ma purtroppo, come sempre accade, è arrivato il momento di dirsi addio. Il dovere ci ha spinti su questa collina, alla ricerca del tesoro di Helga Roche... e anche per loro erano finite le buone scuse per restare.
Addio, quindi. E che la strada sia loro benevola.
Addio anche ad un fuoco che sono appena riuscita ad intravedere, ma che per pochi giorni mi ha infiammata con un inaspettato calore. Addio e grazie, tutto sommato. Addio e...

"C'erano già i Risvegliati. Forse erano naufraghi, forse fuggiaschi... l'ho visti coi miei occhi, su quell'isola maledetta".
La cosa più importante, l'ultima che mi ha voluto dire: i Risvegliati su quell'isola remota, il ricordo del suo naufragio. Mi domando perchè.

E' impossibile sconfiggere il senso di incompiutezza, lo so bene. Non sarebbe bastata una notte intera, in fondo è stato meglio così. Ma la sua urgenza di parlarmi di quei mostri barcollanti sull'isola dimenticata continua a ronzarmi nella testa. Perchè, perchè è così importante?
Cosa cambia se li hanno presi da quell'isola o da qualche altra fogna infernale, se poi comunque ce li hanno tirati addosso oltre le mura di Feith? Cosa cambia? Eppure sento che qualcosa cambia, qualcosa che ancora mi sfugge.

Buio e luce, cicatrici, tempo di andare. Questo siamo noi, questa è la nostra storia. Fili che si intrecciano per poco tempo. Siamo noi stessi i nostri giudici, i più inflessibili, i più spietati.
Se l'infezione dovesse portarmi via stanotte, almeno mi sarà risparmiato il peso di dire alla madre di Pete e Jensen che a causa delle mie decisioni sono morti i suoi due figli. Ma la febbre non sale, mi sento bene e la ferita non mostra alcunchè di preoccupante.

Restano le cicatrici interiori, più difficili da curare. Non sono sicura di essere adatta al comando, ma questo è il mio dovere: c'è una guerra, sono un soldato. Ciò che so fare è' esattamente ciò che devo fare.
Il futuro è l'ultima delle mie preoccupazioni, per adesso. Questa è una notte di passaggio, di incertezza e di ricordi. Le ore scorrono lente, le stelle ruotano piano sulla mia testa, le stesse stelle e lo stesso cielo. Ma a ciascuno dicono qualcosa di diverso. Per me stanotte hanno un significato particolare, perchè quando a Est vedrò nascere il chiarore, quando l'aurora dalle dita di rosa traccerà il suo segno nell'oscurità, saprò di essere sopravvissuta ad un'altra prova, e che forse è il momento di smettere di fuggire.
Cosa questo significhi ancora non lo so, come non conosco il senso di quei Risvegliati su un'isola lontana. Forse è soltanto un rovesciamento di prospettiva, forse ha a che fare con il mio rapporto con le autorità e con la voce della mia coscienza.
Ma è ancora notte fonda, Ardee. Tante cose possono ancora succedere.

scritto da Caporale Scelto Ardee Drachen , 00:37 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 luglio 517
Venerdì 25 Marzo 2016

Questa valle ha bisogno di eroi

Guardo Messer Colin sorridere, attraversato da un'improvvisa speranza. Si volta verso di me, "aspettami qui", dice, e poi corre fuori dalla stanza, giù per le scale.
Resto al capezzale di mia moglie, le accarezzo la mano inerme, con gli occhi incapaci di abbandonare la sua pupilla spaccata, quasi che da questo pur minimo contatto visivo dipenda la sua salvezza. Ma non passano che pochi minuti, ed ecco che Messer Colin è di nuovo nella stanza, insieme a due bizzarri figuri.

William & Hamlet - Immagine

Non si può dire che siano dei ragazzi: ciuffi di capelli grigi spuntano dai copricapi variopinti, tra strane piume e coccarde. Hanno con loro degli strumenti musicali, mi rivolgono un cenno di cortese saluto e aspettano che Messer Colin dica loro cosa fare.
Lui mi si rivolge: "Stephan, sapresti dirci qualche canzone che conosce tua moglie?"
"Eh?"
"Sì, una canzone che cantavate a casa, qualche... motivetto che le è familiare..."
"Non saprei, qualche... filastrocca, qualche stornello semplice..." esito, "io non me ne intendo di queste cose..."
I due stravaganti musici si guardano, tra loro corre un cenno d'intesa, ed ecco che iniziano a suonare.
......
... ed avviene un miracolo.



Il ritmo della canzone si insinua sotto la pelle della mia sfortunata sposa, che inizia a muoversi impercettibilmente, poi via via con più convinzione.
E poi, improvvisamente, Klara inizia a cantare.

La voce di Klara, vivace e allegra, emerge dal petto smagrito, prima debolmente, poi sempre più spavalda. Ricorda ogni parola, ogni sfumatura, ogni nota della canzone, segue il tempo alla perfezione, con un sorriso rinnovato negli occhi.
I due musici sembrano sorpresi, Messer Colin fa loro cenno di continuare.
La musica sfugge dalla finestra aperta, riempie il cortile di Madreselva. Mi affaccio, guardo in basso, e scorgo tanti occhi sorpresi, rivolti verso di noi. Alcuni battono le mani, le vedette sulle mura annuiscono col capo, tutto il Castello si risveglia ad una lontana allegria.
La musica raggiunge le stalle dove Wolfie sta accudendo i cavalli, accarezza le spalle indaffarate di Fra' Padnor nella cappella diroccata, i soldati e i civili l'assecondano, i bambini nel cortile ridono e si rincorrono.

Cosa accadrà domani? Klara tornerà mai sè stessa, oppure questa è l'ultima volta che riascolto la sua voce?
Sembra così normale adesso, così allegra e sfacciata, con tutta la sua beffarda ironia ancora intatta. Sembra aver dimenticato le violenze subite, la schiavitù, il dolore. Sembra tornata la ragazzetta scanzonata di cui mi sono così perdutamente innamorato, io goffo figlio di nessuno, che non sarò mai degno di lei.

Messer Colin incrocia il mio sguardo, mi incoraggia. E' contento che questo suo strano esperimento abbia funzionato, come pure funzionò quando per risvegliare la mia Klara dalla catalessi chiese ad un mago di sottoporla ad un incantesimo di rianimazione.
Che uomo eccezionale, ce la sta davvero mettendo tutta per salvarla.

Questa Valle ha forse finalmente trovato i suoi eroi.
Messer Colin, medico instancabile, insieme a Messer Engelhaft, che con le sue preghiere ci ha assistito nella lunga agonia silenziosa.
E Messer Bohemond, che ha speso il suo denaro per acquistarci, con l'unico obiettivo di restituirci gratuitamente la libertà....
La Resistenza tutta, Jorg Winter e gli altri che hanno rischiato la vita per tirarci fuori da Aràk, che combattono gli schiavisti e gli approfittatori del Torto con ogni mezzo.

Io sono solo un veterinario, un debole, non ho nemmeno saputo difendere la mia famiglia. Ma in questi uomini e donne coraggiosi vedo un esempio da emulare, per quanto mi è possibile.
Non sono un eroe e non lo sarò mai, ma se il denaro di Messer Bohemond mi ha restituito la dignità di uomo, sarà mio impegno rendere onore a tanta generosità: la mia vita di persona libera appartiene a questa battaglia, a questo progetto di speranza.

Klara, lo so, se potesse parlare mi darebbe ragione. Riderebbe di me, come ha sempre fatto, mi prenderebbe in giro chiamandomi "fuocherello di candela", ma in cuor suo capirebbe la mia buona volontà e sarebbe pronta ad affiancarmi e a guidarmi col suo piglio spavaldo in questa nuova vita.

Klara, ti prego... svegliati. Questa valle ha bisogno di eroi.

Questa valle... ha bisogno di noi.





scritto da Stephan Jorde , 17:32 | permalink | markup wiki | commenti (1)
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