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13 Maggio 517
Martedì 16 Gennaio 2007
Il profeta
Dopo essermi ripreso dalla visione angosciante mi reco al punto di incontro con i paladini e lì incontro uno spirito:
Mi sembra di scorgere una figura piuttosto bassa, di corporatura esile, ha un vestito lungo, probabilmente di colore scuro e mi da' le spalle; mi metto subito in guardia.
"Chi è là?" grido.
Non risponde, sembra intento a guardarsi intorno, in particolare guarda il terreno; a tratti si china e raccoglie qualcosa da terra per poi buttarlo li' di nuovo, sembrano fogli, pergamene. Mi avvicino lentamente rinfoderando la spada, mi guardo attorno, non sembra esserci nessun altro e sono nella realta'.
"Cosa cercate?" chiedo.
"Non cerco nulla. Ho gia' tutto quanto.... solo che..." risponde il vecchio sempre dandomi le spalle, "Non ho modo di ordinare questi fogli..."
"Io ti ho sognato," dico "anche io ho il tuo problema, vado da un sacerdote di Harkel per risolverlo!"
"Davvero?" mi dice, continuando nel suo lavoro.
"Sbaglio forse?" lo incalzo "L'altra notte ho scorto un simbolo sui vostri fogli. Forse può esservi utile?"
Scuote la testa. "Non sbagli," ti dice riferendosi alla mia intenzione di andare dal prete, "Il problema e' che lo metterai in pericolo, proprio come te."
"Posso forse fare da solo?" chiedo.
"Questi fogli appartengono al passato, a un'epoca che non c'e' piu'. Chi li ha scritti è morto, e morto e' il suo alfabeto." dice continuando a darmi le spalle, "Al tempo stesso, pero'..." continua, mentre si china a raccogliere un mazzo di fogli, "Cio' che e' morto, puo' vivere ancora. Ed anche se l'autore muore, certe verita' restano valide... nei secoli, nei millenni a venire..."
"Abbiamo qalche possibilità di venerne a capo?" lo interrompo.
"Sai cos'e' un millennio?" chiede.
"So che è più di quanto vive un albero" dico timoroso, "forse è la vita di una foresta."
"Questo mondo e' pieno di persone: una su mille di loro ha una possibilita' nella vita di venire a capo di una cosa di questo genere e tra queste, una su mille ne viene effettivamente a capo" risponde poi al mio interrogattivo, "Tu porti con te quei fogli: hai buone possibilita' di venirne a capo" dopo una breve pausa aggiunge "... per ora."
"Ma io non sono uno studioso," gli ricordo "che possibilità ho io se voi trovate difficoltà?"
"Hai due cose in piu' di me, tanto per cominciare, che rendono difficile il mio lavoro" dice, "inoltre, ci sono delle persone da liberare e anche quello mi risulta difficile. C'e' un Guardiano da togliere di mezzo, e quello risultera' molto difficile anche a te... ma di questo avremo modo di parlare in seguito"
"Cosa ho più di te?" insisto.
Si gira, e guardando la sua faccia lo capisco, ha dei fori al posto di entrambi gli occhi: due profonde cicatrici a forma di artiglio gli solcano la zona circostante.
"Chi siete?" chiedo stupito, "Siete uomo o spirito?"
"Ero un profeta, un tempo. Un visionario. Facevo dei sogni... sogni di sofferenza, di morte. Gli dei mi parlavano..." risponde triste, "a volte, sento ancora la loro voce. Ero un uomo, piu' alto e piu' forte di come mi vedi ora e gli dei mi hanno scelto. ma non erano gli dei che pensavo io, e l'ho capito troppo tardi."
"Devo tornare indietro a liberare Solice con i miei compagni?" chiedo rifacendomi alla sua affermazione di dover liberare persone.
"Solice... e' un bel nome. Al suo interno crescono la ginestra, il sorbo e il tasso" dice lui evitando di rispondere, "ma e' anche un nome scomodo... purtroppo."
"Perdonami non conosco le piante," lo interrompo, "cosa vuol dire?".
"Viviamo in un'epoca che ha perso il significato delle lettere e dei segni, in favore di quello delle parole e dei fonemi" dice lui seguendo un suo filo logico, "ma la parola e' assai piu' complicata del suo semplice significato... Conosci la storia dei due supplicanti?"
"Non credo di averla mai sentita" rispondo sincero.
"Non voglio annoiarti con questa storia: sappi solo che due supplicanti si misero in cammino, dietro ordine del loro Padre Spirituale, per raggiungere un tempio situato molto lontano. Il primo parti' esattamente 12 ore prima o forse... le ore erano 7.. non ricordo bene comunque... arrivo' 7 anni prima.. o forse erano 12. Entrambi fecero gli stessi incontri ed ebbero le medesime esperienze, ma il primo non si fermo' mai, avendo premura di raggiungere la meta, il secondo si fermo' seguendo il suo istinto e il suo buon cuore. Ora, non sono sicuro di ricordare come finisce questa storia, ma ha qualcosa a che vedere con il fatto che la vera meta era il viaggio stesso, e l'arricchimento che queste esperienze avevano portato nei cuori di questi due supplicanti ... ma come dicevo, non voglio annoiarti. di cosa stavamo parlando?"
"Parlavamo del nome di Solice" dico, "Cosa c'entra questa storia?"
"Sì, gradirei che tu non lo pronunciassi", dice d'un tratto, guardandosi (?) intorno, "Non ad alta voce, almeno."
"Va bene," dico, poi lo incalzo: "dunque!"
"Come avrai capito", continua il vecchio "ci sono delle... associazioni di suoni che sono sopravvissute alla morte, passando da un'era all'altra, sopravvivendo da un alfabeto a un altro e di conseguenza da una lingua all'altra. Non si tratta delle stesse parole, non si tratta degli stessi significati, ma sono gli stessi segni, gli stessi suoni."
"Conoscete il loro significato?" chiedo.
"Beh non ci crederai, ma quei segni e quei suoni, e coloro che li portano, hanno il potere di far rivivere cio' che e' morto da... millenni e li'", mi dice, indicando il mio contenitore, "e' spiegato anche come. Ovviamente, tutto ha un prezzo...." dice poi, facendosi cupo.
Io aggrotto le sopracciglia.
"Sei pronto a vedere questo prezzo pagato? Perche' io pensavo di esserlo e mi sbagliavo" dice poi, indicandosi gli occhi, "e' stata l'ultima cosa che ho visto."
"Io non ho voglia di far rivivere cose morte millenni fa," dico subito "ho questo contenitore solo perché un Dio me lo ha indicato. Mi piacerebbe che mi dicesse cosa devo farne. Andavo a chiederlo al tramite tra Dio e gli uomini: un sacerdote."
Mi interrompe: "Sai quando e' che i morti si risvegliano?"
"Non esattamente" rispondo.
"Quando fai qualcosa senza sapere che stai disturbando il loro sonno. Abbattendo alberi sacri, scavando buchi in antichi luoghi o violando spazi incontaminati... " spiega lui, "queste sono le cose piu' comuni, ma si puo' disturbare il sonno dei defunti in tanti altri modi."
"Cosa c'entra questo con lo scrigno?" chiedo confuso, "se da noia ai defunti possiamo distruggerlo!"
"Quel testo puo' essere utilizzato in vari modi, con finalita' opposte tra di loro, oppure si puo' pensare di distruggerlo," dice, "ma sai cosa succedera' quando lo aprirai avendo questa intenzione?"
"No" rispondo.
Mi tira un mucchio delle sue pergamene. "Questo!" dice "ne' piu' ne meno."
"Cioé cosa?" chiedo timidamente, "diventeranno bianche?"
Annuisce.
"Be' distruggere o farle diventare bianche non è molto differente." faccio notare.
"E' esattamente cio' che pensai anche io quando mi resi conto di quello che era successo..." dice.
"Mentre..." lo incalzo curioso.
"Subito dopo, gli Dei smisero di parlarmi" continua il vecchio, "i primi giorni ne fui persino felice.... basta parole senza senso, pensai. Basta visioni incomprensibili; poi cominciai a realizzare che era grazie a quelle visioni che ero riuscito a tenere in vita le persone a cui tenevo. Non appena lo capii, cercai furiosamente di far tornare quei... simboli su questi fogli ma non... non penso potranno mai tornare. Puoi cancellare i simboli su quei fogli, e insieme recidere ogni spreanza di comunicazione tra questo mondo e quello che lo precedeva: ma sappi che non saranno gli unici fogli ad essere cancellati. E queste pagine", dice facendosele scorrere tra le mani, "non saranno gli unici corpi vuoti che ti tocchera' di li' a poco vedere."
"Capisco," commento intristito, "vuoi dire che se brucio i fogli muoiono i miei compagni."
"Sono anche loro dei fogli" risponde, "e come te, c'e' chi e' in dubbio se bruciarli o portarli da qualche parte."
"Bene allora non brucerò i fogli." dico, "cosa ci devo fare però?"
Scuote la testa. "Non sono arrivato fino a quel punto", mi dice. "So per certo che esiste qualcuno in grado di leggerli, spero che tu riesca a mantenerne il possesso fino a quando non lo trovi".
"Cosa sai dirmi sui nostri nomi?" chiedo poi, "che significato hanno?"
"So che c'e' un Guardiano da oltrepassare," torna a dire, "e che possono farlo solo un gruppo di persone. E' gia' successo in passato, in epoche remotissime, credo succedesse piu' volte, come una sorta di festa o rituale ricorrente e c'e' un brano decifrato che parla di come riconoscere questi individui. Il brano non e' chiaro e passibile di numerose interpretazioni: anno dopo anno ne vengono fatte di nuove, e si cerca queste persone in linea con quanto si desume dal carteggio."
"Un brano di quesi appunti che porto?" chiedo interrompendolo.
Scuote la testa. "No".
"Ci serve questo brano?" chiedo, "Tu lo conosci?"
Scuote la testa. "Non lo conosco, siamo morti prima di potercene impadronire".
"Sai dove si trova?" chiedo.
Annuisce, tristemente.
"Potresti passarmi questa informazione?" chiedo.
"Gli Dei hanno posto un limite a quanto posso dirti", mi risponde. "Mi e' rimasto tempo solo per un'ultima risposta, poi parleremo in seguito. E' questa la domanda che vuoi farmi?"
"Forse prima dovrò ritrovare i miei amici," penso ad alta voce, poi chiedo: "Puoi dirmi dove si trovano i compagni con i quali dovrò affrontare questa ricerca?"
Annuisce. "Posso farlo. e' questo che vuoi sapere dunque?"
"Sì" rispondo.
Si avvicina, a tentoni. Per la prima volta sembra realmente cieco, gli tendo la mano, si aggrappa alla mia mano, dandosi uno slancio, e appoggia il palmo dell'altra mano sulla mia fronte. Avverto come un flash, poi tutto diventa nero. non capisco dove mi trovo, sono come incorporeo. Intorno a me c'e' una foresta ed e' notte, ma non e' la stessa foresta in cui ti trovi adesso, e non e' neanche il Miestwode. Sento dei passi, un gruppo di persone, in armatura e sento anche delle voci che non sconosco: "lo spione ha portato compagnia", "tu, con me. Voi due sul lato opposto.", "ci sentiranno.", "come noi sentiamo loro. Fate come vi ho detto." Li vedo passare, sono quattro individui. Uno e' piuttosto tarchiato, gli altri hanno una corporatura piu' agile. Il tarchiato ha un'ascia, un altro ha spada e scudo,gli altri due non saprei dire, troppo lontani. Ho un altro flash. Sento delle urla, frastuono, clangore di armi. Vedo Loic che affronta l'individuo tarchiato, la sua ascia che ne sfonda lo scudo, poi lo vedo cadere, colpito al petto. Vedo Eric accerchiato, con Desiree che lo aiuta. Poi vedo altri flash: Desiree colpita al volto, che cade; Guelfo con due torce infuocate al posto delle mani; e poi ancora grida di dolore, sangue e armi che cozzano contro armature. Ho un altro flash vedo Bart steso sul letto, con Valerie che lo veglia, dicendogli di perdonarla. Poi rinviengo. Sono steso per terra, il vecchio e' sopra di me.
"Tutto bene?" chiede.
"Non molto." rispondo, poi lo incalzo: "Manca la persona di cui ti parlavo prima; non sarà una di noi?"
Il vecchio assume un'espressione triste. "Non mi e' concesso rispondere ad altre domande", mormora.
"Quando tornerai?" chiedo
Scuote la testa. Probabilmente non lo sa, o non dipende da lui. Torna indietro, verso i fogli e comincia a raccoglierli. Mentre lo osservo raccogliere i fogli, ho altri flash: vedo Julie che vaga per la foresta in una direzione ignota, vedo due lupi che lottano contro tre soldati che indossano delle armature, le stesse che avevano i soldati di Keib che ci hanno teso l'agguato questa notte. (i lupi sono i "nostri" due lupi, eppure sembrano notevolmente piu' grandi di come me li ricordavo). Non vedo altro. Il vecchio finisce di raccogliere i suoi fogli, dopodiche', senza voltarsi, si avvia verso un angolo della foresta. I fogli gli cadono un paio di volte, si china a raccoglierli, poi sparisce.
Queste rivelazioni mi angosciano e mi portano a decidere di tornare indietro dai miei amici senza andare da padre Thomas. Pare che bisognerà liberare qualcuno, che bisognerà trovare questo Guardiano, che bisognerà far tradurre le carte nello scrigno e che bisognerà trovare il foglio tradotto con la spiegazione dei nomi. Infine dovremo fare questo rituale in modo il più possibile positivo e opposto a come vorrebbero farlo i nostri avversari. Il compito è arduo e tante sono già le difficoltà. Speriamo che il profeta torni presto ad illuminarmi sul da farsi.
Mi sembra di scorgere una figura piuttosto bassa, di corporatura esile, ha un vestito lungo, probabilmente di colore scuro e mi da' le spalle; mi metto subito in guardia.
"Chi è là?" grido.
Non risponde, sembra intento a guardarsi intorno, in particolare guarda il terreno; a tratti si china e raccoglie qualcosa da terra per poi buttarlo li' di nuovo, sembrano fogli, pergamene. Mi avvicino lentamente rinfoderando la spada, mi guardo attorno, non sembra esserci nessun altro e sono nella realta'.
"Cosa cercate?" chiedo.
"Non cerco nulla. Ho gia' tutto quanto.... solo che..." risponde il vecchio sempre dandomi le spalle, "Non ho modo di ordinare questi fogli..."
"Io ti ho sognato," dico "anche io ho il tuo problema, vado da un sacerdote di Harkel per risolverlo!"
"Davvero?" mi dice, continuando nel suo lavoro.
"Sbaglio forse?" lo incalzo "L'altra notte ho scorto un simbolo sui vostri fogli. Forse può esservi utile?"
Scuote la testa. "Non sbagli," ti dice riferendosi alla mia intenzione di andare dal prete, "Il problema e' che lo metterai in pericolo, proprio come te."
"Posso forse fare da solo?" chiedo.
"Questi fogli appartengono al passato, a un'epoca che non c'e' piu'. Chi li ha scritti è morto, e morto e' il suo alfabeto." dice continuando a darmi le spalle, "Al tempo stesso, pero'..." continua, mentre si china a raccogliere un mazzo di fogli, "Cio' che e' morto, puo' vivere ancora. Ed anche se l'autore muore, certe verita' restano valide... nei secoli, nei millenni a venire..."
"Abbiamo qalche possibilità di venerne a capo?" lo interrompo.
"Sai cos'e' un millennio?" chiede.
"So che è più di quanto vive un albero" dico timoroso, "forse è la vita di una foresta."
"Questo mondo e' pieno di persone: una su mille di loro ha una possibilita' nella vita di venire a capo di una cosa di questo genere e tra queste, una su mille ne viene effettivamente a capo" risponde poi al mio interrogattivo, "Tu porti con te quei fogli: hai buone possibilita' di venirne a capo" dopo una breve pausa aggiunge "... per ora."
"Ma io non sono uno studioso," gli ricordo "che possibilità ho io se voi trovate difficoltà?"
"Hai due cose in piu' di me, tanto per cominciare, che rendono difficile il mio lavoro" dice, "inoltre, ci sono delle persone da liberare e anche quello mi risulta difficile. C'e' un Guardiano da togliere di mezzo, e quello risultera' molto difficile anche a te... ma di questo avremo modo di parlare in seguito"
"Cosa ho più di te?" insisto.
Si gira, e guardando la sua faccia lo capisco, ha dei fori al posto di entrambi gli occhi: due profonde cicatrici a forma di artiglio gli solcano la zona circostante.
"Chi siete?" chiedo stupito, "Siete uomo o spirito?"
"Ero un profeta, un tempo. Un visionario. Facevo dei sogni... sogni di sofferenza, di morte. Gli dei mi parlavano..." risponde triste, "a volte, sento ancora la loro voce. Ero un uomo, piu' alto e piu' forte di come mi vedi ora e gli dei mi hanno scelto. ma non erano gli dei che pensavo io, e l'ho capito troppo tardi."
"Devo tornare indietro a liberare Solice con i miei compagni?" chiedo rifacendomi alla sua affermazione di dover liberare persone.
"Solice... e' un bel nome. Al suo interno crescono la ginestra, il sorbo e il tasso" dice lui evitando di rispondere, "ma e' anche un nome scomodo... purtroppo."
"Perdonami non conosco le piante," lo interrompo, "cosa vuol dire?".
"Viviamo in un'epoca che ha perso il significato delle lettere e dei segni, in favore di quello delle parole e dei fonemi" dice lui seguendo un suo filo logico, "ma la parola e' assai piu' complicata del suo semplice significato... Conosci la storia dei due supplicanti?"
"Non credo di averla mai sentita" rispondo sincero.
"Non voglio annoiarti con questa storia: sappi solo che due supplicanti si misero in cammino, dietro ordine del loro Padre Spirituale, per raggiungere un tempio situato molto lontano. Il primo parti' esattamente 12 ore prima o forse... le ore erano 7.. non ricordo bene comunque... arrivo' 7 anni prima.. o forse erano 12. Entrambi fecero gli stessi incontri ed ebbero le medesime esperienze, ma il primo non si fermo' mai, avendo premura di raggiungere la meta, il secondo si fermo' seguendo il suo istinto e il suo buon cuore. Ora, non sono sicuro di ricordare come finisce questa storia, ma ha qualcosa a che vedere con il fatto che la vera meta era il viaggio stesso, e l'arricchimento che queste esperienze avevano portato nei cuori di questi due supplicanti ... ma come dicevo, non voglio annoiarti. di cosa stavamo parlando?"
"Parlavamo del nome di Solice" dico, "Cosa c'entra questa storia?"
"Sì, gradirei che tu non lo pronunciassi", dice d'un tratto, guardandosi (?) intorno, "Non ad alta voce, almeno."
"Va bene," dico, poi lo incalzo: "dunque!"
"Come avrai capito", continua il vecchio "ci sono delle... associazioni di suoni che sono sopravvissute alla morte, passando da un'era all'altra, sopravvivendo da un alfabeto a un altro e di conseguenza da una lingua all'altra. Non si tratta delle stesse parole, non si tratta degli stessi significati, ma sono gli stessi segni, gli stessi suoni."
"Conoscete il loro significato?" chiedo.
"Beh non ci crederai, ma quei segni e quei suoni, e coloro che li portano, hanno il potere di far rivivere cio' che e' morto da... millenni e li'", mi dice, indicando il mio contenitore, "e' spiegato anche come. Ovviamente, tutto ha un prezzo...." dice poi, facendosi cupo.
Io aggrotto le sopracciglia.
"Sei pronto a vedere questo prezzo pagato? Perche' io pensavo di esserlo e mi sbagliavo" dice poi, indicandosi gli occhi, "e' stata l'ultima cosa che ho visto."
"Io non ho voglia di far rivivere cose morte millenni fa," dico subito "ho questo contenitore solo perché un Dio me lo ha indicato. Mi piacerebbe che mi dicesse cosa devo farne. Andavo a chiederlo al tramite tra Dio e gli uomini: un sacerdote."
Mi interrompe: "Sai quando e' che i morti si risvegliano?"
"Non esattamente" rispondo.
"Quando fai qualcosa senza sapere che stai disturbando il loro sonno. Abbattendo alberi sacri, scavando buchi in antichi luoghi o violando spazi incontaminati... " spiega lui, "queste sono le cose piu' comuni, ma si puo' disturbare il sonno dei defunti in tanti altri modi."
"Cosa c'entra questo con lo scrigno?" chiedo confuso, "se da noia ai defunti possiamo distruggerlo!"
"Quel testo puo' essere utilizzato in vari modi, con finalita' opposte tra di loro, oppure si puo' pensare di distruggerlo," dice, "ma sai cosa succedera' quando lo aprirai avendo questa intenzione?"
"No" rispondo.
Mi tira un mucchio delle sue pergamene. "Questo!" dice "ne' piu' ne meno."
"Cioé cosa?" chiedo timidamente, "diventeranno bianche?"
Annuisce.
"Be' distruggere o farle diventare bianche non è molto differente." faccio notare.
"E' esattamente cio' che pensai anche io quando mi resi conto di quello che era successo..." dice.
"Mentre..." lo incalzo curioso.
"Subito dopo, gli Dei smisero di parlarmi" continua il vecchio, "i primi giorni ne fui persino felice.... basta parole senza senso, pensai. Basta visioni incomprensibili; poi cominciai a realizzare che era grazie a quelle visioni che ero riuscito a tenere in vita le persone a cui tenevo. Non appena lo capii, cercai furiosamente di far tornare quei... simboli su questi fogli ma non... non penso potranno mai tornare. Puoi cancellare i simboli su quei fogli, e insieme recidere ogni spreanza di comunicazione tra questo mondo e quello che lo precedeva: ma sappi che non saranno gli unici fogli ad essere cancellati. E queste pagine", dice facendosele scorrere tra le mani, "non saranno gli unici corpi vuoti che ti tocchera' di li' a poco vedere."
"Capisco," commento intristito, "vuoi dire che se brucio i fogli muoiono i miei compagni."
"Sono anche loro dei fogli" risponde, "e come te, c'e' chi e' in dubbio se bruciarli o portarli da qualche parte."
"Bene allora non brucerò i fogli." dico, "cosa ci devo fare però?"
Scuote la testa. "Non sono arrivato fino a quel punto", mi dice. "So per certo che esiste qualcuno in grado di leggerli, spero che tu riesca a mantenerne il possesso fino a quando non lo trovi".
"Cosa sai dirmi sui nostri nomi?" chiedo poi, "che significato hanno?"
"So che c'e' un Guardiano da oltrepassare," torna a dire, "e che possono farlo solo un gruppo di persone. E' gia' successo in passato, in epoche remotissime, credo succedesse piu' volte, come una sorta di festa o rituale ricorrente e c'e' un brano decifrato che parla di come riconoscere questi individui. Il brano non e' chiaro e passibile di numerose interpretazioni: anno dopo anno ne vengono fatte di nuove, e si cerca queste persone in linea con quanto si desume dal carteggio."
"Un brano di quesi appunti che porto?" chiedo interrompendolo.
Scuote la testa. "No".
"Ci serve questo brano?" chiedo, "Tu lo conosci?"
Scuote la testa. "Non lo conosco, siamo morti prima di potercene impadronire".
"Sai dove si trova?" chiedo.
Annuisce, tristemente.
"Potresti passarmi questa informazione?" chiedo.
"Gli Dei hanno posto un limite a quanto posso dirti", mi risponde. "Mi e' rimasto tempo solo per un'ultima risposta, poi parleremo in seguito. E' questa la domanda che vuoi farmi?"
"Forse prima dovrò ritrovare i miei amici," penso ad alta voce, poi chiedo: "Puoi dirmi dove si trovano i compagni con i quali dovrò affrontare questa ricerca?"
Annuisce. "Posso farlo. e' questo che vuoi sapere dunque?"
"Sì" rispondo.
Si avvicina, a tentoni. Per la prima volta sembra realmente cieco, gli tendo la mano, si aggrappa alla mia mano, dandosi uno slancio, e appoggia il palmo dell'altra mano sulla mia fronte. Avverto come un flash, poi tutto diventa nero. non capisco dove mi trovo, sono come incorporeo. Intorno a me c'e' una foresta ed e' notte, ma non e' la stessa foresta in cui ti trovi adesso, e non e' neanche il Miestwode. Sento dei passi, un gruppo di persone, in armatura e sento anche delle voci che non sconosco: "lo spione ha portato compagnia", "tu, con me. Voi due sul lato opposto.", "ci sentiranno.", "come noi sentiamo loro. Fate come vi ho detto." Li vedo passare, sono quattro individui. Uno e' piuttosto tarchiato, gli altri hanno una corporatura piu' agile. Il tarchiato ha un'ascia, un altro ha spada e scudo,gli altri due non saprei dire, troppo lontani. Ho un altro flash. Sento delle urla, frastuono, clangore di armi. Vedo Loic che affronta l'individuo tarchiato, la sua ascia che ne sfonda lo scudo, poi lo vedo cadere, colpito al petto. Vedo Eric accerchiato, con Desiree che lo aiuta. Poi vedo altri flash: Desiree colpita al volto, che cade; Guelfo con due torce infuocate al posto delle mani; e poi ancora grida di dolore, sangue e armi che cozzano contro armature. Ho un altro flash vedo Bart steso sul letto, con Valerie che lo veglia, dicendogli di perdonarla. Poi rinviengo. Sono steso per terra, il vecchio e' sopra di me.
"Tutto bene?" chiede.
"Non molto." rispondo, poi lo incalzo: "Manca la persona di cui ti parlavo prima; non sarà una di noi?"
Il vecchio assume un'espressione triste. "Non mi e' concesso rispondere ad altre domande", mormora.
"Quando tornerai?" chiedo
Scuote la testa. Probabilmente non lo sa, o non dipende da lui. Torna indietro, verso i fogli e comincia a raccoglierli. Mentre lo osservo raccogliere i fogli, ho altri flash: vedo Julie che vaga per la foresta in una direzione ignota, vedo due lupi che lottano contro tre soldati che indossano delle armature, le stesse che avevano i soldati di Keib che ci hanno teso l'agguato questa notte. (i lupi sono i "nostri" due lupi, eppure sembrano notevolmente piu' grandi di come me li ricordavo). Non vedo altro. Il vecchio finisce di raccogliere i suoi fogli, dopodiche', senza voltarsi, si avvia verso un angolo della foresta. I fogli gli cadono un paio di volte, si china a raccoglierli, poi sparisce.
Queste rivelazioni mi angosciano e mi portano a decidere di tornare indietro dai miei amici senza andare da padre Thomas. Pare che bisognerà liberare qualcuno, che bisognerà trovare questo Guardiano, che bisognerà far tradurre le carte nello scrigno e che bisognerà trovare il foglio tradotto con la spiegazione dei nomi. Infine dovremo fare questo rituale in modo il più possibile positivo e opposto a come vorrebbero farlo i nostri avversari. Il compito è arduo e tante sono già le difficoltà. Speriamo che il profeta torni presto ad illuminarmi sul da farsi.
13 Maggio 517
Martedì 16 Gennaio 2007
La visione continua
Nella prosecuzione del viaggio il tempo peggiora e veniamo attaccati da soldati di Keib (baronia molto lontana) alla ricerca di tre uomini mascherati da preti che hanno rubato una cosa preziosa a un nobile di quelle terre. Il nemico ci sta col fiato sul collo e potenti sono le sue risorse. Per evitarle ci separiamo e, restato solo in un bosco, la visione riprende:
Procedo senza problemi nel bosco, ignorando o evitando i rampicanti che mi bloccano. A un certo punto pero', ne sottovaluto uno che non si rompe al mio passaggio; a dire il vero, dal contatto che fa col piede non sembra neppure essere un rampicante. Mi sorreggo al terreno con le mani, evitando di sbattere la faccia. Voltandomi a guardarlo, vedo due orbite vuote che mi guardano, sopra una chiostra di denti in parte rotti e in parte mancanti. Sono inciampato su un teschio. Mi alzo e mi rendo conto che gli alberi sono piu' grandi, molto piu' grandi. Non sento piu' il peso della spada ne' quello del tuo bagaglio, sento invece il peso del sasso che ho in tasca. Mentre osservo il teschio che mi ha fatto inciampare, guardando quelle orbite vuote, mi assale un senso di paura. Ricordo di aver gia' provato quella paura in passato, quella stessa identica paura, in quella stessa identica situazione. Il teschio sembra staccato dal resto del corpo. Guardando intorno, noto qualche altro osso, o frammento di osso non saprei fare una datazione, ma sembra molto molto vecchio e mi fa paura. L'intera zona mi fa paura. Osservando il sasso vedo che ha lo stesso simbolo di prima. Non ho più punti di riferimento ... in "questa" foresta, non ne ho mai avuti. Non ricordo neppure da dove sono venuto, prima di inciampare. Per quel che posso vedere/capire, ho 5 anni e sono nel Miestwode. Cerco un nascondiglio e prego ... mi giro, mi guardo intorno, ma ogni volta che provo a nascondermi qualcosa di orribile accade che me lo impedisce. La prima volta, provo ad accucciarti dietro a un masso e un ragno enorme e peloso sbuca proprio dove volevo mettermi; la seconda volta, provo a nascondermi dietro un tronco caduto e calpesto una montagna di terra, piena di insetti che sembrano formiche. Non sembra esserci alcun posto adatto per nascondersi e pregare. A quel punto traccio il simbolo a terra con il sasso chiedendo aiuto agli Dei. Non appena finisco di tracciarlo, sento il singhiozzo della donna che ho visto in sogno. Non la vedo, ma ne sento il pianto disperato. Provo due o tre volte a cambiare direzione per avvicinarmi, ma e' come se si spostasse, se girasse attorno a dove mi trovo creando un effetto di grande angoscia e impotenza.
"Dove sei?" grido "Chi sei?".
"Non puoi farlo..." risponde tra i singhiozzi.
"Cosa non posso fare?" chiedo.
"Non puoi salvarci! siamo condannati... tutti!" mentre parla, sento anche un altro suono familiare: il suono sordo e secco del contenitore d'oro scagliato contro la catena ... deng... deng.... deng.... deng... deng.... deng....
"Chi siete?" grido.
A quel punto sento tante voci in parte maschili, in parte femminili che si sovrappongono, ognuna pronuncia una parola. Mi guardo attorno, vengono da tutte le parti, ma non vedo nessuno.
"Sono la Furia! Sono il Tradimento! Sono la Temperanza! Sono il Coraggio! Sono l'Equilibrio! Sono l'Innocenza!" dicono.
"Cosa posso fare per voi?" chiedo.
"Tu sei... parte di noi." rispondono.
"Gli Dei ci possono salvare." asserisco.
"Ricorda quel simbolo! Ricorda quel simbolo!" gridano.
"Cos'è il simbolo?" chiedo disperato. Mi giro verso il simbolo che ho tracciato e al centro del simbolo, sul terreno vedo che e' sbocciato un germoglio, una sorta di piantina. Anche se conoscessi quella pianta, sarebbe troppo piccola per essere identificata con le mie nozioni attuali. Mi chino per ricordarne i particolari, ma mentre la guardo, avizzisce lentamente. Lo stelo cade a terra, si deforma e si allunga diventando, da verde, marrone. Le foglie si rimpiccioliscono fino a scomparire. E' diventata un'erbaccia ed e' quella che mi ha fatto inciampare.
Questa visione mi rivela che io sono uno dei predestinati (Furia, Tradimento, Temperanza, Coraggio, Equilibrio, Innocenza). Inoltre scopro il potere del simbolo, se dovessi essere sperduto e senza vie da seguire lo traccerò di nuovo. Un'ulteriore speranza è la piantina; spero di saperla descrivere a qualcuno che la possa identificare. Magari dalla pianta ci darà il significato del simbolo.
Procedo senza problemi nel bosco, ignorando o evitando i rampicanti che mi bloccano. A un certo punto pero', ne sottovaluto uno che non si rompe al mio passaggio; a dire il vero, dal contatto che fa col piede non sembra neppure essere un rampicante. Mi sorreggo al terreno con le mani, evitando di sbattere la faccia. Voltandomi a guardarlo, vedo due orbite vuote che mi guardano, sopra una chiostra di denti in parte rotti e in parte mancanti. Sono inciampato su un teschio. Mi alzo e mi rendo conto che gli alberi sono piu' grandi, molto piu' grandi. Non sento piu' il peso della spada ne' quello del tuo bagaglio, sento invece il peso del sasso che ho in tasca. Mentre osservo il teschio che mi ha fatto inciampare, guardando quelle orbite vuote, mi assale un senso di paura. Ricordo di aver gia' provato quella paura in passato, quella stessa identica paura, in quella stessa identica situazione. Il teschio sembra staccato dal resto del corpo. Guardando intorno, noto qualche altro osso, o frammento di osso non saprei fare una datazione, ma sembra molto molto vecchio e mi fa paura. L'intera zona mi fa paura. Osservando il sasso vedo che ha lo stesso simbolo di prima. Non ho più punti di riferimento ... in "questa" foresta, non ne ho mai avuti. Non ricordo neppure da dove sono venuto, prima di inciampare. Per quel che posso vedere/capire, ho 5 anni e sono nel Miestwode. Cerco un nascondiglio e prego ... mi giro, mi guardo intorno, ma ogni volta che provo a nascondermi qualcosa di orribile accade che me lo impedisce. La prima volta, provo ad accucciarti dietro a un masso e un ragno enorme e peloso sbuca proprio dove volevo mettermi; la seconda volta, provo a nascondermi dietro un tronco caduto e calpesto una montagna di terra, piena di insetti che sembrano formiche. Non sembra esserci alcun posto adatto per nascondersi e pregare. A quel punto traccio il simbolo a terra con il sasso chiedendo aiuto agli Dei. Non appena finisco di tracciarlo, sento il singhiozzo della donna che ho visto in sogno. Non la vedo, ma ne sento il pianto disperato. Provo due o tre volte a cambiare direzione per avvicinarmi, ma e' come se si spostasse, se girasse attorno a dove mi trovo creando un effetto di grande angoscia e impotenza.
"Dove sei?" grido "Chi sei?".
"Non puoi farlo..." risponde tra i singhiozzi.
"Cosa non posso fare?" chiedo.
"Non puoi salvarci! siamo condannati... tutti!" mentre parla, sento anche un altro suono familiare: il suono sordo e secco del contenitore d'oro scagliato contro la catena ... deng... deng.... deng.... deng... deng.... deng....
"Chi siete?" grido.
A quel punto sento tante voci in parte maschili, in parte femminili che si sovrappongono, ognuna pronuncia una parola. Mi guardo attorno, vengono da tutte le parti, ma non vedo nessuno.
"Sono la Furia! Sono il Tradimento! Sono la Temperanza! Sono il Coraggio! Sono l'Equilibrio! Sono l'Innocenza!" dicono.
"Cosa posso fare per voi?" chiedo.
"Tu sei... parte di noi." rispondono.
"Gli Dei ci possono salvare." asserisco.
"Ricorda quel simbolo! Ricorda quel simbolo!" gridano.
"Cos'è il simbolo?" chiedo disperato. Mi giro verso il simbolo che ho tracciato e al centro del simbolo, sul terreno vedo che e' sbocciato un germoglio, una sorta di piantina. Anche se conoscessi quella pianta, sarebbe troppo piccola per essere identificata con le mie nozioni attuali. Mi chino per ricordarne i particolari, ma mentre la guardo, avizzisce lentamente. Lo stelo cade a terra, si deforma e si allunga diventando, da verde, marrone. Le foglie si rimpiccioliscono fino a scomparire. E' diventata un'erbaccia ed e' quella che mi ha fatto inciampare.
Questa visione mi rivela che io sono uno dei predestinati (Furia, Tradimento, Temperanza, Coraggio, Equilibrio, Innocenza). Inoltre scopro il potere del simbolo, se dovessi essere sperduto e senza vie da seguire lo traccerò di nuovo. Un'ulteriore speranza è la piantina; spero di saperla descrivere a qualcuno che la possa identificare. Magari dalla pianta ci darà il significato del simbolo.
13 Maggio 517
Martedì 16 Gennaio 2007
La visione
Mentre tento di riprendermi ripenso al sogno. Quel simbolo mi sembra familiare, sembra naturale che sia arrivato in quel momento, eppure non l'ho mai visto ... o almeno non lo ricordo. Prego chiedendo spiegazioni del sogno e ricevo la seguente visione:
Sono in mezzo a una foresta molto fitta. Guardandomi intorno ho l'impressione che sia tutto molto piu' grande di quanto non dovrebbe essere. Alzandomi in piedi, mi rendo conto che sono le mie dimensioni e non quelle dell'ambiente che mi circonda a non corrispondere. Sono piu' basso, piu' piccolo, come un bambino di quattro o cinque anni, non di piu'. In tutte le direzioni, ci sono soltanto alberi. Non c'e' un sentiero, una strada, ne' qualcosa che indichi una direzione. Riconosco i miei vestiti... vagamente. C'era un tempo in cui ne avevo di simili, quando ero bambino forse; sono vestiti "tipici" della comunita' del Miestwode a cui appartengo. Non ho nulla in mano, probabilmente nella tasca dei pantaloni c'e' qualcosa di grosso (in rapporto alla tasca) e' un sasso, piuttosto grosso, levigato. Guardandolo mi ricordo qualcosa: era per trovare quel sasso che mi sono allontanato, l'ho ritrovato, ma ora... non riesco piu' a ritrovare la strada. Non ha nulla di particolare a parte che su quel sasso, inciso a fondo, c'e' lo stesso identico simbolo che ho sognato. I bordi dell'incisione sono scheggiati e arrotondati, come se il tempo lo avesse in parte eroso: ma il simbolo e' ancora ben visibile. Comincio a girare un po' attorno per vedere se trovo qualche nuovo indizio. La foresta sembra essere il Miestwode o qualcosa di molto simile: e come il Miestwode, è davvero complicato mantenere una direzione o capire dove mi trovo. Fin da bambino, ho imparato a riconoscere i segni della natura dai raggi del sole, dalla posizione delle stelle e altro, ma in questo momento non riesco a vedere il cielo, nero e da cui cade pioggia fitta e questo mi acceca (mi rende cieco). Giro in cerchio, guardandomi intorno a un tratto il piede si incastra dentro qualcosa, scivolo sulla terra bagnata e cado, a faccia rivolta verso il basso ... mi scuoto, e mi riprendo.
Riprendendomi da questa visione mi sembra di aver già vissuto quella esperianza nell'infanzia, ma non riesco a richiamarla alla mente. In ogni modo anche questa è una metafora della nostra situazione. Ho trovato quello che cercavo e ora non so cosa farne (come tornare indietro). Noto che il simbolo appare sia tra le carte del vecchio (che dovrebbero essere quelle che porto nello scrigno indicatomi dal Dio), sia sul sasso che andavo cercando da piccolo (evidentemente rappresentanete lo stesso scrigno). Il punto centrale di ciò che ho trovato è quel simbolo, ma cosa vuol dire?
Sono in mezzo a una foresta molto fitta. Guardandomi intorno ho l'impressione che sia tutto molto piu' grande di quanto non dovrebbe essere. Alzandomi in piedi, mi rendo conto che sono le mie dimensioni e non quelle dell'ambiente che mi circonda a non corrispondere. Sono piu' basso, piu' piccolo, come un bambino di quattro o cinque anni, non di piu'. In tutte le direzioni, ci sono soltanto alberi. Non c'e' un sentiero, una strada, ne' qualcosa che indichi una direzione. Riconosco i miei vestiti... vagamente. C'era un tempo in cui ne avevo di simili, quando ero bambino forse; sono vestiti "tipici" della comunita' del Miestwode a cui appartengo. Non ho nulla in mano, probabilmente nella tasca dei pantaloni c'e' qualcosa di grosso (in rapporto alla tasca) e' un sasso, piuttosto grosso, levigato. Guardandolo mi ricordo qualcosa: era per trovare quel sasso che mi sono allontanato, l'ho ritrovato, ma ora... non riesco piu' a ritrovare la strada. Non ha nulla di particolare a parte che su quel sasso, inciso a fondo, c'e' lo stesso identico simbolo che ho sognato. I bordi dell'incisione sono scheggiati e arrotondati, come se il tempo lo avesse in parte eroso: ma il simbolo e' ancora ben visibile. Comincio a girare un po' attorno per vedere se trovo qualche nuovo indizio. La foresta sembra essere il Miestwode o qualcosa di molto simile: e come il Miestwode, è davvero complicato mantenere una direzione o capire dove mi trovo. Fin da bambino, ho imparato a riconoscere i segni della natura dai raggi del sole, dalla posizione delle stelle e altro, ma in questo momento non riesco a vedere il cielo, nero e da cui cade pioggia fitta e questo mi acceca (mi rende cieco). Giro in cerchio, guardandomi intorno a un tratto il piede si incastra dentro qualcosa, scivolo sulla terra bagnata e cado, a faccia rivolta verso il basso ... mi scuoto, e mi riprendo.
Riprendendomi da questa visione mi sembra di aver già vissuto quella esperianza nell'infanzia, ma non riesco a richiamarla alla mente. In ogni modo anche questa è una metafora della nostra situazione. Ho trovato quello che cercavo e ora non so cosa farne (come tornare indietro). Noto che il simbolo appare sia tra le carte del vecchio (che dovrebbero essere quelle che porto nello scrigno indicatomi dal Dio), sia sul sasso che andavo cercando da piccolo (evidentemente rappresentanete lo stesso scrigno). Il punto centrale di ciò che ho trovato è quel simbolo, ma cosa vuol dire?
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