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30 novembre 518
Lunedì 14 Febbraio 2011
Il ritorno a casa.
Anticamente a Delos venivano composti dei poemi nei quali si raccontava il ritorno a casa degli eroi dopo una guerra, o dopo una rischiosa missione lontano dalla patria. Li chiamavano "Nostoi", i ritorni.
A pensarci bene il primo ad avermene fatto sentire qualche frammento musicato è stato proprio Spyros, quando ancora i sospetti sul suo conto erano lievi, ed ero tanto curiosa di conoscere canzoni e ballate deliote. In seguito, durante la convalescenza, ho avuto l'occasione di approfondire un pochino, e di alimentare il mio interesse.
"Ritornare a casa": non poteva esserci argomento più bello e struggente per me, in quel momento. E quei versi antichi, così eleganti e musicali nella lingua deliota che finalmente inizio a capire, hanno accompagnato passo passo il mio riorno verso nord, il mio piccolo, personale "Nostos".
La Julie che ha ripercorso la strada da Kastoria verso il Kieblach fin qui a Beid è una persona un po' diversa da quella che era alla fine dell'estate, quando ci imbarcammo in questa impresa.
Prima avevo paura che la missione fosse troppo difficile per noi, che fosse assurda la responsabilità che ci era stata assegnata. Seguivamo un'incomprensibile scia di sangue e di sacrilegi, in una corsa contro il tempo della quale conoscevamo troppo poco. Tutto quel che riuscivamo a scoprire erano nuove avversità, nuove montagne da scalare, pochissimi spiragli di luce.
Adesso è tutto finito: Marc Sand è morto e la minaccia scongiurata, persino Arlyn è in salvo. Un successo clamoroso, a conti fatti. Ma credo che ci porteremo dietro qualche cicatrice per un po' di tempo.
Il nostro "Ritorno" è partito da Kastoria.
Entrati trionfalmente con la Santa Reliquia di Aghios Agapithos, siamo usciti dalla città alla chetichella, in fretta, dopo un congedo veloce con l'Heresioptis.
Kastoria è una bella città: mi ci sono subito trovata bene. Era come se le sue strade, le sue piazze, rispondessero ad una logica che riuscivo a capire.
Non sono stati giorni semplici qui in città, abbiamo subito un agguato che ha portato alla morte di una povera madre di famiglia caduta nel tentativo di sfuggire all'incendio della sua casa, assistito a ingiustizie e rapimenti e verificato coi nostri occhi le collusioni tra la magistratura locale e la malavita.
Però Kastoria è una città che mi piace, che mi è piaciuta da subito, e che un po' rimpiangerò: la grande Chiesa Metropolita, il Monastero di Santo Pantaleimon, la chiesa dei Santi Protettori della Fede, finalmente libera dalle sue oscure presenze...
Quando però ci siamo allontanati dalla città, ormai fuori dalle mura lungo la Via Poldoriana, mi sono voltata ed è stata la Torre dell'Heresioptis ad attirare il mio sguardo.
La Torre dell'Heresioptis, nostra dimora per tanti giorni, svettava contro il cielo azzurro. Non è mai stato un luogo davvero accogliente, un riparo sereno. Dagli spifferi gelidi delle prime notti fino al sospetto che si faceva largo nei nostri cuori, non c'è mai stato autentico riposo tra le sue mura. E ora che finalmente abbandoniamo la sua protezione, ci rimane il rimpianto di non poter fare nulla per ottenere la verità: sono rimasti molti sospetti terribili, trame più grandi di noi su cui siamo riusciti a malapena a gettare uno sguardo.
Risalendo verso Nord, ci siamo lasciati per sempre alle spalle i villaggi di Ipsos e di Arta, e le campagne a Est di Kastoria.
Chissà se le ragazze fuggite dalle loro famiglie torneranno a casa, ora che si è scoperto dove si nascondono. L'Heresioptis farà il suo dovere? Manderà gente a intervenire, o tutto resterà così com'è?
Di certo nella locanda "L'Unica" non ci sarà più musica, ma silenzio.
Se penso al primo incontro con Spyros, e a tutto ciò che abbiamo saputo in seguito, mi viene molta tristezza. Avevano ragione gli altri e torto io, senza dubbio. Ho persino discusso con Solice, per colpa di quella sorsata dalla sua borraccia...
Di Spyros purtroppo non mi resterà il ricordo del bravo musicista, della sua voce e delle sue canzoni. Il ricordo che mi resterà di lui è quello di quando lo abbiamo incontrato presso il Tibur, ridicolo e peccaminoso, imbarazzato per essere stato scoperto insieme ai suoi patetici e blasfemi compagni.
C'è un altro ricordo in realtà, legato alla locanda L'Unica, che preferirei non sovrapporre a tutte le brutte cose successe in seguito, e conservare nella sua malinconica contraddittorietà: la prima festa da ballo.
Al Grillo Matto, tantissimo tempo fa, l'espressione di Bernard fu la stessa di quella di Ghiorghios. Niente parole e mille differenze, ma il ricordo, unito alla consapevolezza di una morte terribile di lì a pochi giorni, continua ad addolorarmi.
La tristezza si mischia al senso di colpa, e questa cicatrice mi rimarrà addosso quanto quelle provocate da quel ragno invisibile e dalle frecce avvelenate di Gil Palantir.
La via Poldoriana ci ha guidati verso Nord, verso Ananion e il luogo in cui ci scontrammo con Ingrmmir, e Guelfo ha rischiato così tremendamente di morire. Guelfo non ha detto niente, ma i suoi occhi parlavano per lui: non sono l'unica ad essere cambiata, durante questo viaggio.
Verso casa, e verso il Nord, il nostro Ritorno ha faticosamente raggiunto le Allston, una via dolorosa attraverso gli inutili delitti e sacrilegi compiuti da Micol Semeyr nel suo tentativo di attirare l'orrore su questa terra. Poldorion, le cappelle, i vecchi preti un po' rimbambiti che continuavano a confondermi con lei.
"Siate il più misericordiosi possibile con lei, quando la prenderete, perchè lei non è una persona malvagia come lascerebbero pensare le sue azioni".
Le ultime parole di Roland mi tornano in mente di continuo. Non è una persona malvagia. Non è una persona malvagia, eppure ha evocato quell'orribile creatura demoniaca. Non è una persona malvagia, eppure mi ha quasi uccisa, scagliandomi addosso un ragno invisibile assetato del mio sangue. Non è una persona malvagia: qualcuno lo dica per favore ai familiari delle ragazze che ha rapito e assassinato. Micol non è una persona malvagia.
Dovrei scrollare le spalle e prendere le parole di Roland come il delirio di un innamorato pronto a morire. Come mai non è così? Come mai pensare a lei mi mette addosso solamente tristezza, e non odio?
Micol Semeyr, la Julie cattiva, il mio riflesso oscuro nello specchio. La prima volta che l'ho vista è accaduto in sogno, e lei aveva il mio stesso viso. Quando ci siamo trovate faccia a faccia realmente il suo viso era diverso, ma lo sguardo l'ho riconosciuto.
Rammarico, ecco cosa c'era nei suoi occhi. Un profondo e disperato rammarico.
Passo dopo passo, siamo finalmente arrivati a varcare le Montagne ed abbiamo toccato la terra di Amer. E' stato persino strano sentire di nuovo le persone nelle locande e nei villaggi che parlavano nella mia lingua, dopo così tanto tempo.
E' stato come risvegliarsi da un sogno, e ritrovarsi in un mondo in cui le regole della natura funzionano normalmente. Non puoi più volare, il cielo è tornato azzurro e le due finestre di una stessa casa affacciano sullo stesso paesaggio.
Mi sembra passato un secolo, e nello stesso ho quasi l'impressione di non essere mai partita da qui.
I volti si fanno diafani e misteriosi. Quante persone non rivedrò più.
Torniamo vittoriosi e segnati, stanchi e delusi.
Un pezzetto del nostro animo lo abbiamo sotterrato per sempre in una terra imbevuta di sangue, di cui ci rimangono solo dolci poesie, che sembrano ancora più struggenti perchè cantate in una lingua tanto, tanto antica.
Addio Delos, addio montagne innevate. Addio.
La buona vecchia gongolando ascese
Nelle stanze superne, alla padrona
Per nunziar, ch’era il marito in casa.
A pensarci bene il primo ad avermene fatto sentire qualche frammento musicato è stato proprio Spyros, quando ancora i sospetti sul suo conto erano lievi, ed ero tanto curiosa di conoscere canzoni e ballate deliote. In seguito, durante la convalescenza, ho avuto l'occasione di approfondire un pochino, e di alimentare il mio interesse.
"Ritornare a casa": non poteva esserci argomento più bello e struggente per me, in quel momento. E quei versi antichi, così eleganti e musicali nella lingua deliota che finalmente inizio a capire, hanno accompagnato passo passo il mio riorno verso nord, il mio piccolo, personale "Nostos".
La Julie che ha ripercorso la strada da Kastoria verso il Kieblach fin qui a Beid è una persona un po' diversa da quella che era alla fine dell'estate, quando ci imbarcammo in questa impresa.
Prima avevo paura che la missione fosse troppo difficile per noi, che fosse assurda la responsabilità che ci era stata assegnata. Seguivamo un'incomprensibile scia di sangue e di sacrilegi, in una corsa contro il tempo della quale conoscevamo troppo poco. Tutto quel che riuscivamo a scoprire erano nuove avversità, nuove montagne da scalare, pochissimi spiragli di luce.
Adesso è tutto finito: Marc Sand è morto e la minaccia scongiurata, persino Arlyn è in salvo. Un successo clamoroso, a conti fatti. Ma credo che ci porteremo dietro qualche cicatrice per un po' di tempo.
Il nostro "Ritorno" è partito da Kastoria.
Entrati trionfalmente con la Santa Reliquia di Aghios Agapithos, siamo usciti dalla città alla chetichella, in fretta, dopo un congedo veloce con l'Heresioptis.
Kastoria è una bella città: mi ci sono subito trovata bene. Era come se le sue strade, le sue piazze, rispondessero ad una logica che riuscivo a capire.
Non sono stati giorni semplici qui in città, abbiamo subito un agguato che ha portato alla morte di una povera madre di famiglia caduta nel tentativo di sfuggire all'incendio della sua casa, assistito a ingiustizie e rapimenti e verificato coi nostri occhi le collusioni tra la magistratura locale e la malavita.
Però Kastoria è una città che mi piace, che mi è piaciuta da subito, e che un po' rimpiangerò: la grande Chiesa Metropolita, il Monastero di Santo Pantaleimon, la chiesa dei Santi Protettori della Fede, finalmente libera dalle sue oscure presenze...
Quando però ci siamo allontanati dalla città, ormai fuori dalle mura lungo la Via Poldoriana, mi sono voltata ed è stata la Torre dell'Heresioptis ad attirare il mio sguardo.
La Torre dell'Heresioptis, nostra dimora per tanti giorni, svettava contro il cielo azzurro. Non è mai stato un luogo davvero accogliente, un riparo sereno. Dagli spifferi gelidi delle prime notti fino al sospetto che si faceva largo nei nostri cuori, non c'è mai stato autentico riposo tra le sue mura. E ora che finalmente abbandoniamo la sua protezione, ci rimane il rimpianto di non poter fare nulla per ottenere la verità: sono rimasti molti sospetti terribili, trame più grandi di noi su cui siamo riusciti a malapena a gettare uno sguardo.
Risalendo verso Nord, ci siamo lasciati per sempre alle spalle i villaggi di Ipsos e di Arta, e le campagne a Est di Kastoria.
Chissà se le ragazze fuggite dalle loro famiglie torneranno a casa, ora che si è scoperto dove si nascondono. L'Heresioptis farà il suo dovere? Manderà gente a intervenire, o tutto resterà così com'è?
Di certo nella locanda "L'Unica" non ci sarà più musica, ma silenzio.
Se penso al primo incontro con Spyros, e a tutto ciò che abbiamo saputo in seguito, mi viene molta tristezza. Avevano ragione gli altri e torto io, senza dubbio. Ho persino discusso con Solice, per colpa di quella sorsata dalla sua borraccia...
Di Spyros purtroppo non mi resterà il ricordo del bravo musicista, della sua voce e delle sue canzoni. Il ricordo che mi resterà di lui è quello di quando lo abbiamo incontrato presso il Tibur, ridicolo e peccaminoso, imbarazzato per essere stato scoperto insieme ai suoi patetici e blasfemi compagni.
C'è un altro ricordo in realtà, legato alla locanda L'Unica, che preferirei non sovrapporre a tutte le brutte cose successe in seguito, e conservare nella sua malinconica contraddittorietà: la prima festa da ballo.
Al Grillo Matto, tantissimo tempo fa, l'espressione di Bernard fu la stessa di quella di Ghiorghios. Niente parole e mille differenze, ma il ricordo, unito alla consapevolezza di una morte terribile di lì a pochi giorni, continua ad addolorarmi.
La tristezza si mischia al senso di colpa, e questa cicatrice mi rimarrà addosso quanto quelle provocate da quel ragno invisibile e dalle frecce avvelenate di Gil Palantir.
La via Poldoriana ci ha guidati verso Nord, verso Ananion e il luogo in cui ci scontrammo con Ingrmmir, e Guelfo ha rischiato così tremendamente di morire. Guelfo non ha detto niente, ma i suoi occhi parlavano per lui: non sono l'unica ad essere cambiata, durante questo viaggio.
Verso casa, e verso il Nord, il nostro Ritorno ha faticosamente raggiunto le Allston, una via dolorosa attraverso gli inutili delitti e sacrilegi compiuti da Micol Semeyr nel suo tentativo di attirare l'orrore su questa terra. Poldorion, le cappelle, i vecchi preti un po' rimbambiti che continuavano a confondermi con lei.
"Siate il più misericordiosi possibile con lei, quando la prenderete, perchè lei non è una persona malvagia come lascerebbero pensare le sue azioni".
Le ultime parole di Roland mi tornano in mente di continuo. Non è una persona malvagia. Non è una persona malvagia, eppure ha evocato quell'orribile creatura demoniaca. Non è una persona malvagia, eppure mi ha quasi uccisa, scagliandomi addosso un ragno invisibile assetato del mio sangue. Non è una persona malvagia: qualcuno lo dica per favore ai familiari delle ragazze che ha rapito e assassinato. Micol non è una persona malvagia.
Dovrei scrollare le spalle e prendere le parole di Roland come il delirio di un innamorato pronto a morire. Come mai non è così? Come mai pensare a lei mi mette addosso solamente tristezza, e non odio?
Micol Semeyr, la Julie cattiva, il mio riflesso oscuro nello specchio. La prima volta che l'ho vista è accaduto in sogno, e lei aveva il mio stesso viso. Quando ci siamo trovate faccia a faccia realmente il suo viso era diverso, ma lo sguardo l'ho riconosciuto.
Rammarico, ecco cosa c'era nei suoi occhi. Un profondo e disperato rammarico.
Passo dopo passo, siamo finalmente arrivati a varcare le Montagne ed abbiamo toccato la terra di Amer. E' stato persino strano sentire di nuovo le persone nelle locande e nei villaggi che parlavano nella mia lingua, dopo così tanto tempo.
E' stato come risvegliarsi da un sogno, e ritrovarsi in un mondo in cui le regole della natura funzionano normalmente. Non puoi più volare, il cielo è tornato azzurro e le due finestre di una stessa casa affacciano sullo stesso paesaggio.
Mi sembra passato un secolo, e nello stesso ho quasi l'impressione di non essere mai partita da qui.
I volti si fanno diafani e misteriosi. Quante persone non rivedrò più.
Torniamo vittoriosi e segnati, stanchi e delusi.
Un pezzetto del nostro animo lo abbiamo sotterrato per sempre in una terra imbevuta di sangue, di cui ci rimangono solo dolci poesie, che sembrano ancora più struggenti perchè cantate in una lingua tanto, tanto antica.
Addio Delos, addio montagne innevate. Addio.
La buona vecchia gongolando ascese
Nelle stanze superne, alla padrona
Per nunziar, ch’era il marito in casa.