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11 Aprile 517
Giovedì 3 Settembre 2015
Stella Polare
La Disperata ondeggia vistosamente, opponendo la prua alle onde e allontanandosi dalla costa frastagliata dell'altopiano. Distinguo appena la sagoma delle Montagne della Follia e so che anche loro ci osservano: posso sentirne la rabbia, lo sguardo vendicativo della bestia ferita che vede le prede sfuggire alle sue grinfie. Ce l'abbiamo fatta, Dunc: abbiamo vinto noi, dimostrando chi siamo e cosa sappiamo fare. Per l'ennesima volta questa terra martoriata ha rivolto al cielo il suo grido di dolore e noi abbiamo risposto con le nostre armi, sudore, sangue. Soldati di Treize, soldati di Uryen, piccole stelle brillanti in un cielo immerso nell'oscurità. Singolarmente contiamo poco, eppure senza di noi nessuno potrebbe vedere nulla. Nessuno è insostituibile, ma la luce che sprigioniamo quando siamo insieme è abbagliante.
Mi costringo a pensarlo. Poi mi guardo intorno e non vedo niente. Sarà il vento sabbioso che mi fa lacrimare gli occhi, o questo mare nero che ci circonderà fino a casa. Com'è che dicevamo, appena un anno fa? Guardia in alto, guarda in alto. Eppure nessuna delle milioni di stelle disperse nel cielo mi sembra lontanamente luminosa come quella che si è spenta stanotte.
Ci mancherai, Dunc. La tua luce, la tua capacità di trovare la strada giusta in ogni situazione. Non esiste angolo in questo feudo che non mi facesse sentire a casa quando eri tu a segnare il cammino. E' grazie a te che ce l'abbiamo fatta, oggi come tante volte in passato.
La nostra Stella Polare.
Vorrei riuscire ad illudermi, a pensare che non posso saperlo con certezza... Ma niente di quello che ho visto nei tuoi occhi al momento di dirci addio può darmi questa speranza: non ti farai mai prendere vivo, ne sono certa. Non tutti i miei compagni di viaggio ti conoscevano, molti di loro non sono in grado di valutare quello che abbiamo perso: io si. Dovrei convincermi che questa vittoria, questo scudo spezzato valgano più di te? Fatica sprecata: non lo penserò mai. Ma la guerra ci ha insegnato che esistono momenti e situazioni in cui l'acqua vale più dell'oro, il ponte più dei soldati che lo attraversano, lo stendardo più del braccio che lo porta. E' così che funziona, giusto o sbagliato che sia: quando non riesci più a fartene una ragione vuol dire che è il momento di riconsegnare le armi. Sfioro con la mano l'elsa di Ametista. Non pensarci neppure. La stringo forte, fino a che non sento il freddo del ferro svanire sotto le mie dita.
Vasq guarda in basso, verso i flutti del mare: nessuno meglio di lui è in grado di comprendere l'entità di ciò che abbiamo perso. Si conoscevano da una vita, prima ancora di entrare nell'esercito. A breve toccherà a lui guidarci per montagne folli e paludi malsane, altopiani piovosi e deserti di neve: posti che nessuno di noi ha mai visto e il cui nome è sufficiente a incutere timore. Avventure formidabili, esperienze terribili e prove dolorose che dovremo imparare ad affrontare senza di te.
Garruk non riesce a staccare gli occhi dallo scudo. "Secondo te luccica?" Mi chiede a un certo punto. No, non luccica affatto: brilla soltanto della luce riflessa di decine, migliaia di stelle. Annuisce, poi si volge verso Brian. "Tutto questo casino per uno specchio", gli borbotta contro: "...ed è pure rotto!" Ascolto le parole del suo interlocutore mentre prova a farlo ragionare, spiegandogli l'importanza di un simile artefatto. Fatica inutile, paladino: lo sa perfettamente. Per questo è così incazzato.
Roy è in piedi, le mani serrate sul parapetto del ponte di prua. E' il terzo comandante che perde in meno di due anni. Ogni tanto guarda nella mia direzione: credo che si sia fatto un'idea di dove io abbia già visto Joad Kempf, colui che a Ghaan chiamavano l'uomo senza volto, e che stia cercando di capire se ho voglia di parlarne. Non molta, in verità: quando saremo ad Angvard sarò costretta a ricordare, adesso ho voglia di pensare a Dunc, ai mesi trascorsi insieme, a quando era ancora con noi.
Brian e Bohemond conversano animatamente, cercando di dare un significato alla lista di nomi che hanno trovato. Sono entrambi pieni di ferite che non avevano prima di scivolare nel vuoto: Joad Kempf li ha quasi fatti a pezzi, ma loro non si sono arresi e alla fine lo hanno sconfitto. Una vittoria che testimonia un coraggio e una determinazione degna dei soldati migliori. E' anche per questo che hai scelto di restare lì, non è vero Dunc? Sapevi che ci avresti lasciato in buona compagnia. Il Terzo, il Ventesimo, il Trentaquattresimo... I numeri per te contavano poco, tu hai sempre guardato i soldati.
La porta della cambusa si apre rumorosamente. Ramsey sale sul ponte con una piccola botte sottobraccio. "Ho scelto la qualità, perlomeno rispetto al poco che offre la stiva di questa nave". Poi fa cenno ai presenti di avvicinarsi, con l'aria di chi butterà di sotto chiunque si rifiuti di bere. Garruk, Roy, Vasq, Brian, Bohemond... dopo pochi istanti arrivano anche Jarod, Quorthon e Astor. Ramsey chiede notizie di Arman, la ragazza risponde mostrando le mani rosse di sangue: "è un bel salto e gli resta poca rincorsa: stanotte vedremo".
Il vino viene versato in un silenzio rotto soltanto dai flutti del mare.
Garruk è il primo a parlare. "Al caporale Marcus Herrberg", esclama levando al cielo il suo boccale: ne beve più di metà, poi getta il resto verso il mare scuro. "Un coglione presuntuoso, fatemelo dire: neanche ha messo piede a terra che ha cominciato a biascicare stronzate sul Terzo per nascondere la cagarella: non siete più quelli di una volta, siete rimasti in pochi... Magari se avesse guardato i nemici anziché i compagni non sarebbe stato sommerso da tutto quel piscio bollente. Ma nonostante fosse un povero bastardo era un nostro compagno e meritava di tornare a casa: cosa che non farà, perché ha dato la vita per noi. Quindi... Grazie, Marcus: alla tua!".
"Grazie Marcus, alla tua": alcuni lo ripetono, altri si limitano a pensarlo. Tutti beviamo. Poi è il turno di Vasq. "Al soldato scelto Simon Eslan. Per averci segnalato l'arrivo dei rinforzi della torre e per aver ferito Joad Kempf. Grazie Simon, alla tua".
Il mare beve ancora, così come noi. Ram riempie i boccali, poi si avvicina al parapetto: lo sguardo di tutti si posa su di lui. "Al Caporal Maggiore Duncan Vindel, che ci ha condotti fino alle porte di Gretel e poi è riuscito nell'impresa di riportarci a casa. Chi lo conosce non ha bisogno di sentire storie, gli altri non le capirebbero. Torna presto Dunc, nel frattempo... alla tua!".
Per un lungo istante gli occhi di tutti seguono il volo del boccale del tenente che, scagliato oltre il ponte con forza ultraterrena, attraversa il cielo lasciando dietro di sé una scia luminosa d'argento, oro e vino.
Finalmente, vedo le stelle.