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24 aprile 517
Domenica 7 Giugno 2015
Il punto di vista dell'avversario
Non riesco a dormire. La cosa difficile è trovare la posizione giusta: il braccio fa male, sento il cuore pulsare nella ferita, non riesco a stare nè su un fianco nè sull'altro.
Dev'essere molto tardi, è passato da poco il secondo turno di guardia: passi di soldati in armatura, bisbigliare sommesso. Tutto tranquillo. La notte profuma di primavera.
I miei compagni riposano, anche Engelhaft si è coricato dopo avermi controllata per l'ennesima volta e rassicurata del fatto che non ho febbre e la ferita sembra non dare segno di infezione.
Vodan è agitato, si rigira nel suo letto, digrigna i denti quasi come se ringhiasse, Colin borbotta frasi sconnesse nel sonno. Annie, che sta proprio qui accanto, non sono certa che stia dormendo, ho l'impressione che i suoi occhi siano aperti e che fissi immobile il soffitto. Degli altri sento il respiro profondo, quieto, che in questi mesi ho imparato a riconoscere.
Stamattina eravamo a Mavan, all'ombra del suo albero dai macabri frutti, e dopo una lunga giornata siamo arrivati a chiudere gli occhi a Mannorn, qui in mezzo al Cariceto.
Abbiamo scortato un convoglio di provviste e siamo stati attaccati, minacciati e sfidati, e infine lasciati andare con tutto il nostro carico.
A parte me nessuno si è fatto male, oggi.
Il comportamento dei Kraighar e dei loro uomini mi impone di interrogarmi sul punto di vista dei nostri avversari. Hanno scelto la sfida uno contro uno invece di uno scontro sanguinoso, rispettando poi i patti. Che i Kraighar seguano una loro etica guerresca e dell'onore militare non mi stupisce, per quel poco che ho imparato a conoscerli.
Mi ha stupita invece il fatto che abbiano espresso sdegno al ricordo del Kraighar Tarkun, il nostro avversario di qualche settimana fa. Lo hanno definito un vile, un uomo che ha smarrito la giusta via da percorrere.
Non hanno forse approvato la sua scelta di collaborare con la Vipera e di trasformarsi, grazie a lei, in una creatura capace di combattere in modo sovrannaturale?
I due Kraighar presenti oggi nel Cariceto, benchè guerrieri formidabili, non hanno dispensato trucchi strani, hanno combattuto normalmente. Erano circondati da persone, non da Risvegliati.
Peccato che Kurt non sia riuscito a far togliere l'armatura alla Kraighar donna, perchè sarebbe stato interessante vedere se avesse o meno stranezze sul corpo, tipo gli occhi mostruosi di Tarkun. Ma io credo di no, credo che sia lei che l'altro Kraighar che abbiamo visto oggi siano solo molto abili in combattimento, indossino corazze bizzarre, ma non abbiano niente di sovrannaturale.
Questo ci dice che l'alleanza tra Neshtar e Uthun non è così stretta come temevamo. Ci dice che i nostri avversari sono diversi tra loro e hanno importanti divergenze. E', insomma, una buona notizia.
Mettersi troppo a studiare il punto di vista dell'avversario è un'attività rischiosa, perchè si rischia di riconoscergli ragioni che potrebbero minare la nostra determinazione a combattere. Ma dopo tanto tempo ho riconosciuto una persona, dietro ad uno dei nostri nemici, e non un "mostro".
Parlo del balestriere che mi ha colpita.
Da quella distanza, con l'elmetto in testa, è ovvio che non sarei in grado nemmeno di riconoscerlo se lo incontrassi domattina al mercato (a parte che non ci sono mercati, qui). Eppure qualcosa di lui mi ha colpito l'immaginazione, oltre che il braccio. Forse il fatto che tra tanti miei compagni dall'aspetto minaccioso abbia scelto di scagliare il suo dardo proprio su di me, il modo con cui mi ha tenuta d'occhio durante i duelli, il gesto di saluto che ci siamo scambiati al momento in cui i suoi si sono ritirati e hanno ceduto il passo.
Chissà cosa pensano i Kraighar di Uthun dell'infezione di Risvegliati che affligge il Cariceto.
Mi sono sempre chiesta come fosse possibile che volessero trasformare la propria casa in un cimitero ambulante. Le spiegazioni che ho ricevuto, quando parlando con altri ho sollevato questo dubbio, erano sempre legate allo smodato odio che questi guerrieri di Uthun proverebbero nei confronti di noi "greyhavenesi". Un odio talmente smisurato da far loro preferire la devastazione del Cariceto ad una sconfitta.
Non mi ha mai convinta questa storia.
Però ecco. Chi è che vuole la contaminazione del Cariceto?
La Vipera dice che no, lei collabora solo per ragioni di opportunismo, per una serie di accordi, ma non è il suo primo obiettivo (che è piuttosto di trasformarsi in un mostro, de gustibus).
I Kraighar di Uthun pure prendono le distanze dal Kraighar Tarkun, l'unico che abbiamo visto andare in giro con lo sciame di Risvegliati dietro.
Ma che sia tutta un'idea di Tarkun mi sento di escluderlo, lui sembrava piuttosto seguire le indicazioni della Vipera. Dev'esserci qualcun altro, un'altra volontà, dietro a tutto questo.
La domanda da porsi è chi ci guadagna da questo focolaio di contagio nel Cariceto.
I suoi abitanti francamente ne dubito. Per quanto si mettano mascheroni con corna di cervo e adoperino armi pittoresche, non sono pazzi assetati di sangue. Anzi, se possono condurre un'attività di brigantaggio giocandosela sull'abilità e non sulla violenza, sono chiaramente più contenti.
Gli scienziati pazzi di Neshtar, forse. I capi della Vipera e tutta la combriccola di Morgoblath. Ha già più senso. Ma non penso che il culto delle arti oscure sia sufficiente a garantire tutta una serie di protezioni e agganci necessari per poter condurre attività di ricerca come vogliono loro.
La mia idea è che ci siano interessi politici di una certa rilevanza dietro a tutto questo, e che esista una fazione interessata a sostenere le attività di ricerca degli adepti di Morgoblath, assicurando loro campo libero purchè in cambio questi adoperino i frutti delle ricerche che conducono in loro sostegno.
Durante la Guerra delle Lande si è diffuso il morbo dei Risvegliati, e non è un caso certamente. Qui nel Cariceto il contagio arriva da Nord, dal Traunne. Da Nord devono anche arrivare gli interessi dietro a questa operazione.
La guerra è una brutta faccenda, per fare la cosa giusta è necessario a volte compiere delle ingiustizie.
Penso allo sguardo abbattuto di quel ragazzino che lavorava nella fattoria, marchiato in volto, denutrito, colpevole soltanto di essere figlio del Dominus sbagliato. Capisco le ragioni di una simile umiliazione, eppure mi dispiace.
Ci si trova da una parte o dall'altra spesso per caso, senza che ci sia un reale merito o un demerito. Recentemente il Sergente Rock mi ha posto il dilemma: con chi mi sarei schierata se fossi stata nell'esercito al momento della "decisione"?
E chi lo sa. Con lui, penso. Coi miei compagni. Senza tanti ragionamenti generali avrei scelto di restare al fianco delle persone a cui devo la vita e verso cui mi sento leale. Forse mi sarei trovata dalla parte giusta, forse dalla parte sbagliata.
E' facile distinguere il bene e il male quando da un lato ci sono persone e dall'altro mostri. Diventa più complicato quando entrambi gli schieramenti sono composti da gente che è convinta o spera di fare la cosa giusta.
Il primo scontro a cui ho partecipato è stato sotto la torre di Sir Madsen. Un avversario che, a un certo punto, è diventato alleato.
Per non parlare degli uomini di Acab, di Greg e degli altri, che erano nemici giurati dell'esercito di Uryen e adesso sono la speranza di Angvard.
Chi lo sa se un domani gli uomini di Uthun non diventeranno il baluardo contro il diffondersi del Morbo dei Risvegliati in queste terre: niente come un nemico tremendo e comune può far avvicinare dei nemici.
Sono riflessioni pericolose, me ne rendo conto, inappropriate. Tanto più che se ora sto sveglia, se non riesco ad addormentarmi e nemmeno a rigirarmi nel letto senza sentire dolore, è colpa proprio di uno degli uomini di Uthun. Dovrei mandargli accidenti, e non interrogarmi sulle sue ragioni.
Sarebbe stato meglio se, invece di tirarmi addosso, mi avesse sfidata a una bella gara di tiro al bersaglio, poco ma sicuro.
Ecco, ecco cosa posso immaginare, mentre prego che il sonno venga a portarmi via e ad avvicinare le luci dell'alba: una gara di tiro a segno, dove partecipano tutti. Come quella alla Torre Nove di mesi e mesi fa... stesse regole... chissà chi vincerebbe.
... già, chissà.