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25 aprile 516
Giovedì 23 Agosto 2012
La giovinezza fantastica.
Ebbene sì, sono un uomo fortunato.
Da quando ho lasciato Vintemberg le cose non hanno fatto altro che girare per il verso giusto.
Ho una bella locanda, tutta mia, e nonostante la maretta degli ultimi anni alla fine me la sono cavata, bisogna ammetterlo, con un certo stile.
Ho lasciato Surok poco prima dei casini più grossi, affidando la gestione della "Pollastra Infarinata" al mio vecchio e ormai insopportabile socio Gebediah. Non so se ridere o sentirmi in colpa al ricordo di lui che mi saluta dalla soglia dicendomi "Te ne pentirai, Armando!", con la sua solita aria saccente.
Ma tant'è che mi è giunta voce che i Nordri hanno poche settimane dopo depredato la Pollastra, ne hanno svuotato la cantina, dato fuoco al pergolato e fatto chissà cosa di spiacevole a Gebediah e al personale che non aveva accettato la mia proposta di trasferirsi a Nord.
Al Nord, a Leduras.
Una piccola ma promettente cittadina fortificata, meno ambiziosa forse come sede, ma più protetta dalle scorrerie dei predoni marittimi.
Ed ecco la mia buona stella.
Arriviamo in città, iniziamo ad organizzarci, rileviamo una vecchia taverna ribattezzandola "La Locanda del Lupo", gli affari poco a poco ingranano. Ed ecco che a febbraio arriva la notizia più gradita e inaspettata. Leduras d'ora in avanti si chiamerà Leisburg... e sarà la capitale del Ducato di Feith.
Avevo abbandonato una capitale, sebbene con qualche vago rimpianto, ed ecco che mi ritrovo comunque in un'altra capitale, più giovane, centrale, stimolante.
Sono proprio un uomo fortunato, inutile negarlo.
Certo, a volte penso a tutte le strade a cui ho rinunciato, ai sentieri del destino che ho preferito non percorrere.
Ricordo i miei antichi e bizzarri padroni di Vintemberg, amici di quel Vecchio Frack che ormai sarà passato certamente a miglior vita. Ricordo le loro armi, le loro armature, la loro pelliccia di leone di montagna (eh, quella ce l'ho qui a Leisburg, una delle poche cose che mi sono portato dietro da Surok). Quei matti mi piacevano, in fondo. Mi piaceva la loro vita avventurosa, mi piacevano i loro racconti esagerati, i viaggi, gli incredibili tesori.
E' per questo che sto coltivando un piccolo sogno, in cantina. Non è per me, è per i miei figli, per Mark, Conrad e la piccola Alice.
L'armatura che, poco alla volta, mi sto comprando. Le armi, la bellissima balestra intarsiata, lo spadone a due mani. Lo scudo spaccato, che porta i segni di tante battaglie.
Ogni tanto, la sera, quando mi siedo nella stanza dei bambini per farli addormentare, gli racconto la mia giovinezza fantastica.
Prima di diventare un oste, qui a Leisburg, ho vissuto con la fantasia anni e anni di avventure, che per loro, per i miei figli, saranno realtà. Il padre che ricorderanno, il nonno che descriveranno a loro volta ai figli che gli Dei vorranno loro donare, sarà un uomo avventuroso, impavido, che ha girato tutto il mondo. Armando l'avventuriero, che ha visitato Benson, sconfitto adoratori delle Tenebre, penetrato gli oscuri segreti del Meistwode, raggiunto Delos e le terre del Mezzogiorno.
Quando li accompagno in cantina, dischiudo la porta che custodisce i miei tesori, vedo i loro occhi innocenti illuminarsi. Quella è l'armatura del babbo, il suo scudo, la spada terribile che ha versato il sangue di tanti nemici.
Sono solo menzogne?
In fondo che importanza ha? Il ricordo di avvenimenti lontani, il sogno e la fantasticheria, con il passare di tanti anni, tendono a sovrapporsi. E forse, chi può dirlo, è quella la verità.
Da quando ho lasciato Vintemberg le cose non hanno fatto altro che girare per il verso giusto.
Ho una bella locanda, tutta mia, e nonostante la maretta degli ultimi anni alla fine me la sono cavata, bisogna ammetterlo, con un certo stile.
Ho lasciato Surok poco prima dei casini più grossi, affidando la gestione della "Pollastra Infarinata" al mio vecchio e ormai insopportabile socio Gebediah. Non so se ridere o sentirmi in colpa al ricordo di lui che mi saluta dalla soglia dicendomi "Te ne pentirai, Armando!", con la sua solita aria saccente.
Ma tant'è che mi è giunta voce che i Nordri hanno poche settimane dopo depredato la Pollastra, ne hanno svuotato la cantina, dato fuoco al pergolato e fatto chissà cosa di spiacevole a Gebediah e al personale che non aveva accettato la mia proposta di trasferirsi a Nord.
Al Nord, a Leduras.
Una piccola ma promettente cittadina fortificata, meno ambiziosa forse come sede, ma più protetta dalle scorrerie dei predoni marittimi.
Ed ecco la mia buona stella.
Arriviamo in città, iniziamo ad organizzarci, rileviamo una vecchia taverna ribattezzandola "La Locanda del Lupo", gli affari poco a poco ingranano. Ed ecco che a febbraio arriva la notizia più gradita e inaspettata. Leduras d'ora in avanti si chiamerà Leisburg... e sarà la capitale del Ducato di Feith.
Avevo abbandonato una capitale, sebbene con qualche vago rimpianto, ed ecco che mi ritrovo comunque in un'altra capitale, più giovane, centrale, stimolante.
Sono proprio un uomo fortunato, inutile negarlo.
Certo, a volte penso a tutte le strade a cui ho rinunciato, ai sentieri del destino che ho preferito non percorrere.
Ricordo i miei antichi e bizzarri padroni di Vintemberg, amici di quel Vecchio Frack che ormai sarà passato certamente a miglior vita. Ricordo le loro armi, le loro armature, la loro pelliccia di leone di montagna (eh, quella ce l'ho qui a Leisburg, una delle poche cose che mi sono portato dietro da Surok). Quei matti mi piacevano, in fondo. Mi piaceva la loro vita avventurosa, mi piacevano i loro racconti esagerati, i viaggi, gli incredibili tesori.
E' per questo che sto coltivando un piccolo sogno, in cantina. Non è per me, è per i miei figli, per Mark, Conrad e la piccola Alice.
L'armatura che, poco alla volta, mi sto comprando. Le armi, la bellissima balestra intarsiata, lo spadone a due mani. Lo scudo spaccato, che porta i segni di tante battaglie.
Ogni tanto, la sera, quando mi siedo nella stanza dei bambini per farli addormentare, gli racconto la mia giovinezza fantastica.
Prima di diventare un oste, qui a Leisburg, ho vissuto con la fantasia anni e anni di avventure, che per loro, per i miei figli, saranno realtà. Il padre che ricorderanno, il nonno che descriveranno a loro volta ai figli che gli Dei vorranno loro donare, sarà un uomo avventuroso, impavido, che ha girato tutto il mondo. Armando l'avventuriero, che ha visitato Benson, sconfitto adoratori delle Tenebre, penetrato gli oscuri segreti del Meistwode, raggiunto Delos e le terre del Mezzogiorno.
Quando li accompagno in cantina, dischiudo la porta che custodisce i miei tesori, vedo i loro occhi innocenti illuminarsi. Quella è l'armatura del babbo, il suo scudo, la spada terribile che ha versato il sangue di tanti nemici.
Sono solo menzogne?
In fondo che importanza ha? Il ricordo di avvenimenti lontani, il sogno e la fantasticheria, con il passare di tanti anni, tendono a sovrapporsi. E forse, chi può dirlo, è quella la verità.