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11 settembre 518
Venerdì 11 Giugno 2010
Speranze future
Il rancore non è diminuito. Non più di ieri, almeno.
Quanto tempo è passato? Due settimane, forse... Sicuramente non più di tre. Alla rocca dell'Aquila fa buio presto, nonostante il sole d'estate... ed è facile perdere il conto quando non esci. Nasconderli alla mia vista non è comunque servito: in questi giorni riuscivo ugualmente a sentire le loro voci, a distinguere quei fastidiosi e sommessi mormorii. I Signori dovrebbero servire i loro sudditi, mi diceste una volta, quando eravate in vena di aforismi. Se fosse vero, padre, avrei fallito il mio compito: le morti di Lisa e del bambino che aveva in grembo privano questo feudo di un erede e distruggono le prospettive di speranza costruite in dieci lunghi anni. Se fosse vero, padre, questi uomini avrebbero tutto il diritto di odiarmi.
"Lord Thedor... vi imploro..."
E' tardi per questa conversazione, padre. Avreste dovuto pensarci prima di farvi carico di questo ingrato fardello. Cosa pensavate di fare, qual era il vostro piano...
"Niente... non volevamo fare... niente. Vi scongiuro... Voi conoscete la misericordia, lo avete dimostrato più volte. Ve lo chiedo in ginocchio, ripensateci...".
Avete ragione, padre: conosco la misericordia. E' per questo che siete ancora vivo. Adesso datemi i nomi che vi ho chiesto.
"Non c'è nessuno, Lord Thedor... nessuno vi ha tradito, nessuno che vi abbia in..."
La misericordia, padre, è una concessione che doveste sforzarvi maggiormente di meritare. Un privilegio che conto di revocare al più presto, qualora vogliate persistere in questo ostinato e colpevole silenzio. Davvero pensate che io sia così stupido, così facile da ingannare? Ho anch'io un aforisma per voi, padre: i Sacerdoti dovrebbero pregare, non predicare. Ho ascoltato personalmente quello che dite durante le vostre funzioni. Ero lì. Non mi avete riconosciuto, forse? Non mi stupisce: sapete così poco di me, eppure non vi fate mancare nulla nel descrivere le mie mancanze agli occhi degli Dei. E nell'elencare i miei errori non fate mistero di auspicare il ritorno di una dinastia ormai estinta, dimenticando che ha portato questo feudo sull'orlo della distruzione. Ditemi, padre, quand'è che siete diventato così distratto?
...
Cosa c'è, non dite più nulla? D'accordo, continuate pure a tenere in piedi la vostra sciarada. Ve lo prometto, farò sì che possiate riscoprire presto il dono della parola. Prima che le guardie vi riportino in cella voglio che sappiate un'ultima cosa: oggi ho ricevuto la lettera che stavo aspettando. Presto mi recherò presso la Marca di Beid, dove avrò modo di discutere con il Marchese alcuni dettagli relativi al vostro futuro. Conoscete la Foresta di Veremar, padre? Dicono che quel posto sia in grado di offrire esperienze particolarmente intense. E pensate... se ho ben inteso il senso di quella lettera c'è persino la possibilità che questa Baronia possa ospitare presto un nuovo matrimonio.
Anche se temo che non sarete voi a celebrarlo...
Quanto tempo è passato? Due settimane, forse... Sicuramente non più di tre. Alla rocca dell'Aquila fa buio presto, nonostante il sole d'estate... ed è facile perdere il conto quando non esci. Nasconderli alla mia vista non è comunque servito: in questi giorni riuscivo ugualmente a sentire le loro voci, a distinguere quei fastidiosi e sommessi mormorii. I Signori dovrebbero servire i loro sudditi, mi diceste una volta, quando eravate in vena di aforismi. Se fosse vero, padre, avrei fallito il mio compito: le morti di Lisa e del bambino che aveva in grembo privano questo feudo di un erede e distruggono le prospettive di speranza costruite in dieci lunghi anni. Se fosse vero, padre, questi uomini avrebbero tutto il diritto di odiarmi.
"Lord Thedor... vi imploro..."
E' tardi per questa conversazione, padre. Avreste dovuto pensarci prima di farvi carico di questo ingrato fardello. Cosa pensavate di fare, qual era il vostro piano...
"Niente... non volevamo fare... niente. Vi scongiuro... Voi conoscete la misericordia, lo avete dimostrato più volte. Ve lo chiedo in ginocchio, ripensateci...".
Avete ragione, padre: conosco la misericordia. E' per questo che siete ancora vivo. Adesso datemi i nomi che vi ho chiesto.
"Non c'è nessuno, Lord Thedor... nessuno vi ha tradito, nessuno che vi abbia in..."
La misericordia, padre, è una concessione che doveste sforzarvi maggiormente di meritare. Un privilegio che conto di revocare al più presto, qualora vogliate persistere in questo ostinato e colpevole silenzio. Davvero pensate che io sia così stupido, così facile da ingannare? Ho anch'io un aforisma per voi, padre: i Sacerdoti dovrebbero pregare, non predicare. Ho ascoltato personalmente quello che dite durante le vostre funzioni. Ero lì. Non mi avete riconosciuto, forse? Non mi stupisce: sapete così poco di me, eppure non vi fate mancare nulla nel descrivere le mie mancanze agli occhi degli Dei. E nell'elencare i miei errori non fate mistero di auspicare il ritorno di una dinastia ormai estinta, dimenticando che ha portato questo feudo sull'orlo della distruzione. Ditemi, padre, quand'è che siete diventato così distratto?
...
Cosa c'è, non dite più nulla? D'accordo, continuate pure a tenere in piedi la vostra sciarada. Ve lo prometto, farò sì che possiate riscoprire presto il dono della parola. Prima che le guardie vi riportino in cella voglio che sappiate un'ultima cosa: oggi ho ricevuto la lettera che stavo aspettando. Presto mi recherò presso la Marca di Beid, dove avrò modo di discutere con il Marchese alcuni dettagli relativi al vostro futuro. Conoscete la Foresta di Veremar, padre? Dicono che quel posto sia in grado di offrire esperienze particolarmente intense. E pensate... se ho ben inteso il senso di quella lettera c'è persino la possibilità che questa Baronia possa ospitare presto un nuovo matrimonio.
Anche se temo che non sarete voi a celebrarlo...
23 agosto 518
Venerdì 16 Aprile 2010
Notte dopo notte.
"Siete un uomo di fede?"
L'innocenza. "Siete un uomo di fede?"
No. Non sono un uomo di fede.
"Credi in me?"
L'ombra come sempre si avvicina silenziosa per invadere i miei sogni.
"Va' via". Non mi ascolta. Non mi ascolta mai.
Si avvicina ancora, poi il suo sguardo cade sul ciondolo che porto al collo.
"Toglilo!" mi ordina.
"No".
"Toglilo subito...."
"No".
"Ti prego.... non vorrai lasciarmi sola...."
Devo resistere. Per l'ennesima notte, per l'ennesima volta... devo resistere. Ma la sento piangere sommessamente ai piedi del letto, il suo lamento è straziante.
"TI prego, ti prego Andrè, tu lo sai che hai bisogno di me... che soltanto io posso darti ciò di cui hai bisogno per placare la tua sofferenza".
"Vattene".
Ogni sua lacrima mi brucia sulla pelle, ogni suo singhiozzo mi toglie il respiro.
"Vattene."
"Ama colei che ha ucciso la donna che amavi e le ha strappato il cuore".
"Vattene!"
Stringo la mano sul ciondolo, mi sembra scottare. Non ti amo, non ti amo, non ti amo. Sei un mostro, sei soltanto un mostro, una creatura dannata, una maledetta strega.
"Sangue del tuo sangue".
"No!"
"Perchè fai così, Andrè? Nemmeno più i sogni ci rimangono per stare insieme? Nemmeno qui, nell'unico angolo di libertà che abbiamo... perchè mi rifiuti?"
Sospiro. E' straziante.
Mi si avvicina, protende la mano per accarezzarmi, ma è come se qualcosa la trattenesse, un muro invisibile tra di noi.
"Leva quel ciondolo, ti scongiuro..."
Scuoto il capo. "Lasciami stare, va' via".
Tutto si fa buio intorno a me. Nel silenzio si sente il mio respiro sofferente e il vento fuori dalla finestra. Forse adesso potrò riposare, forse adesso troverò pace. Lady Solice... se voi poteste vedermi in questo istante.
Ma eccola ancora.
"Ti amo".
"Ti amo..."
"... ti amo ti amo ti amo ti amo..."
...
Basta... ti prego smettila!
"Ti amo! Ti amo! Ti amo!"
Mi alzo di soprassalto, in un bagno di sudore. Il sogno è così vivido, così reale.
Ce l'ho fatta, sorrido tra me. Ci sono riuscito.
...
Ludmilla, mio pubblico invisibile. Le mie mani sono ancora mie. Il mio cuore, le mie gambe, il mio cevello. Sono io. E anche se non sono degno.... questa notte facciamo finta che io lo sia.
Perchè ogni notte sarà battaglia. Ogni singola notte... ed ho bisogno di aiuto.
L'innocenza. "Siete un uomo di fede?"
No. Non sono un uomo di fede.
"Credi in me?"
L'ombra come sempre si avvicina silenziosa per invadere i miei sogni.
"Va' via". Non mi ascolta. Non mi ascolta mai.
Si avvicina ancora, poi il suo sguardo cade sul ciondolo che porto al collo.
"Toglilo!" mi ordina.
"No".
"Toglilo subito...."
"No".
"Ti prego.... non vorrai lasciarmi sola...."
Devo resistere. Per l'ennesima notte, per l'ennesima volta... devo resistere. Ma la sento piangere sommessamente ai piedi del letto, il suo lamento è straziante.
"TI prego, ti prego Andrè, tu lo sai che hai bisogno di me... che soltanto io posso darti ciò di cui hai bisogno per placare la tua sofferenza".
"Vattene".
Ogni sua lacrima mi brucia sulla pelle, ogni suo singhiozzo mi toglie il respiro.
"Vattene."
"Ama colei che ha ucciso la donna che amavi e le ha strappato il cuore".
"Vattene!"
Stringo la mano sul ciondolo, mi sembra scottare. Non ti amo, non ti amo, non ti amo. Sei un mostro, sei soltanto un mostro, una creatura dannata, una maledetta strega.
"Sangue del tuo sangue".
"No!"
"Perchè fai così, Andrè? Nemmeno più i sogni ci rimangono per stare insieme? Nemmeno qui, nell'unico angolo di libertà che abbiamo... perchè mi rifiuti?"
Sospiro. E' straziante.
Mi si avvicina, protende la mano per accarezzarmi, ma è come se qualcosa la trattenesse, un muro invisibile tra di noi.
"Leva quel ciondolo, ti scongiuro..."
Scuoto il capo. "Lasciami stare, va' via".
Tutto si fa buio intorno a me. Nel silenzio si sente il mio respiro sofferente e il vento fuori dalla finestra. Forse adesso potrò riposare, forse adesso troverò pace. Lady Solice... se voi poteste vedermi in questo istante.
Ma eccola ancora.
"Ti amo".
"Ti amo..."
"... ti amo ti amo ti amo ti amo..."
...
Basta... ti prego smettila!
"Ti amo! Ti amo! Ti amo!"
Mi alzo di soprassalto, in un bagno di sudore. Il sogno è così vivido, così reale.
Ce l'ho fatta, sorrido tra me. Ci sono riuscito.
...
Ludmilla, mio pubblico invisibile. Le mie mani sono ancora mie. Il mio cuore, le mie gambe, il mio cevello. Sono io. E anche se non sono degno.... questa notte facciamo finta che io lo sia.
Perchè ogni notte sarà battaglia. Ogni singola notte... ed ho bisogno di aiuto.
14 maggio 518
Giovedì 15 Ottobre 2009
Risposta.
Mia spiritosa benefattrice,
siate pur certa la fiamma che arde nel mio cuore è dono di Pyros, come l'occhio di Kayah è il brillante che orna la mia collana.
Mia, sì. Perchè se questa vostra strana e pietosa lettera ha come scopo quello di reclamare indietro il dono che mi faceste, beh... avete consumato inutilmente dell'inchiostro.
"Ricorda sempre quello che sei". QUale condanna peggiore, quale insulto peggiore potevate immaginare per una donna come me, dalle origini tanto umili? Eppure sono orgogliosa di dimostrarvi che no, non solo non ricordo quello che sono, ma che non sussiste più alcun legame con la mia misera vita passata. La mia collana è stata la fonte del mio coraggio, grazie ad essa ho ricordato non "chi sono", ma "chi sarei potuta essere". E lo sono diventato realmente.
Non capisco quanto siete seria, nella vostra lettera. Non capisco di cosa vi scusiate, non capisco cosa vi affligga.
Non ho bisogno di aiuto nè di protezione, so badare a me stessa, so bastare a me stessa.
E non sono mai stata tanto fiera di me.
Solice. Ecco finalmente il vostro nome, un nome che non ho mai sentito. Realmente mi incuriosite. Perchè un simile dono? Perchè adesso una lettera tanto incomprensibile?
Chi siete, Solice, cosa vi muove?
Dopotutto mi piacerebbe scoprirlo.
siate pur certa la fiamma che arde nel mio cuore è dono di Pyros, come l'occhio di Kayah è il brillante che orna la mia collana.
Mia, sì. Perchè se questa vostra strana e pietosa lettera ha come scopo quello di reclamare indietro il dono che mi faceste, beh... avete consumato inutilmente dell'inchiostro.
"Ricorda sempre quello che sei". QUale condanna peggiore, quale insulto peggiore potevate immaginare per una donna come me, dalle origini tanto umili? Eppure sono orgogliosa di dimostrarvi che no, non solo non ricordo quello che sono, ma che non sussiste più alcun legame con la mia misera vita passata. La mia collana è stata la fonte del mio coraggio, grazie ad essa ho ricordato non "chi sono", ma "chi sarei potuta essere". E lo sono diventato realmente.
Non capisco quanto siete seria, nella vostra lettera. Non capisco di cosa vi scusiate, non capisco cosa vi affligga.
Non ho bisogno di aiuto nè di protezione, so badare a me stessa, so bastare a me stessa.
E non sono mai stata tanto fiera di me.
Solice. Ecco finalmente il vostro nome, un nome che non ho mai sentito. Realmente mi incuriosite. Perchè un simile dono? Perchè adesso una lettera tanto incomprensibile?
Chi siete, Solice, cosa vi muove?
Dopotutto mi piacerebbe scoprirlo.
15 maggio 518
Sabato 19 Settembre 2009
Un'esperienza.
Strane persone.
Lady Nina mi aveva avvisata, d'altronde, che sarebbe stata un'esperienza. Per le cose che abbiamo fatto, effettivamente avventurose, ma soprattutto perchè ho avuto modo di conoscere più da vicino degli "avventurieri". Beh, se prima avessi avuto dei dubbi, ora so che la loro non è una vita che fa per me.
Le ragazze sono simpatiche.
Desiree specialmente è una persona cordiale, alla mano, molto gentile. E' stata la prima a parlarmi, e mi ha dato l'impressione di rendersi conto dell'originalità dei suoi compagni. Sicuramente è la più normale tra tutti quanti, l'unica con cui penso che potrei, con un po' di tempo, diventare amica.
Solice anche è gentile e disponibile, ma il fatto di essere una paladina me la fa sentire più distante, più lontana dal modo semplice di vedere le cose che ho io, che ha la gente qualunque.
Ma devo dire sono i ragazzi quelli più curiosi, che più mi hanno messa in difficoltà.
Loic ed Elias, specialmente.
Molto legati, molto amici, ma con una strana attitudine non paritetica, come se Elias considerasse Loic una sorta di guida spirituale, o qualcosa del genere. Tant'è che ha cambiato atteggiamento verso di me a un certo punto, inizialmente era molto cortese, garbato (a parte un po' goffo quando mi è cascato addosso nella galleria), e poi, dopo aver visto l'attitudine di sufficienza con cui mi trattava il "signor Loic", ha iniziato a sua volta a essere spocchioso nei miei confronti.
Eric è un tipo taciturno e burlone, sembra sempre un po' distaccato dagli altri, come se sapesse sempre qualcosa che gli altri ignorano, e fondamentalmente glie ne importasse comunque poco. Con me è sempre stato gentile, anche se poco socievole.
Guelfo... strano, forse quello che mi ha messo più paura. Apparentemente piuttosto cordiale, anche se sempre con una certa vena derisoria, di colpo ha scatti di collera spropositati, fa minacce molto gravi (non a me direttamente, per fortuna), e insomma sembra uscire dai gangheri con enorme facilità. Da come parla, sembra essere uno studioso di arti occulte, forse uno stregone. E uno stregone iracondo e impulsivo è un tipo di persona che mette davvero inquietudine! Io credo che gli siano capitate molte disavventure, solo così si spiega una simile attitudine verso il mondo...
E infine... Youri.
Beh, bel tipo. Silenziosissimo, chiuso e molto più grande di età degli altri, a volte mi è sembrato che parlassero di lui come del loro "capo". Beh, io immaginavo che un capo fosse il rompiscatole principale di un gruppo, quello che decide, parla, dice, ordina e così via. Invece raramente ho visto una persona discreta e taciturna come lui. Poche parole, ma sempre presente e attento. Secondo me dietro quello sguardo schivo nasconde un passato davvero interessante. Peccato che non me lo racconterà mai.
Adesso sto qui a Adison Hill, in ansia per la mia signora e i miei compaesani. Ma ho fiducia in Sir Hector, e anche in quella strana combriccola di avventurieri con cui sono arrivata fin qui.
Prego Dytros che il bene trionfi... e sono orgogliosa di aver dato il mio piccolo contributo.
Lady Nina mi aveva avvisata, d'altronde, che sarebbe stata un'esperienza. Per le cose che abbiamo fatto, effettivamente avventurose, ma soprattutto perchè ho avuto modo di conoscere più da vicino degli "avventurieri". Beh, se prima avessi avuto dei dubbi, ora so che la loro non è una vita che fa per me.
Le ragazze sono simpatiche.
Desiree specialmente è una persona cordiale, alla mano, molto gentile. E' stata la prima a parlarmi, e mi ha dato l'impressione di rendersi conto dell'originalità dei suoi compagni. Sicuramente è la più normale tra tutti quanti, l'unica con cui penso che potrei, con un po' di tempo, diventare amica.
Solice anche è gentile e disponibile, ma il fatto di essere una paladina me la fa sentire più distante, più lontana dal modo semplice di vedere le cose che ho io, che ha la gente qualunque.
Ma devo dire sono i ragazzi quelli più curiosi, che più mi hanno messa in difficoltà.
Loic ed Elias, specialmente.
Molto legati, molto amici, ma con una strana attitudine non paritetica, come se Elias considerasse Loic una sorta di guida spirituale, o qualcosa del genere. Tant'è che ha cambiato atteggiamento verso di me a un certo punto, inizialmente era molto cortese, garbato (a parte un po' goffo quando mi è cascato addosso nella galleria), e poi, dopo aver visto l'attitudine di sufficienza con cui mi trattava il "signor Loic", ha iniziato a sua volta a essere spocchioso nei miei confronti.
Eric è un tipo taciturno e burlone, sembra sempre un po' distaccato dagli altri, come se sapesse sempre qualcosa che gli altri ignorano, e fondamentalmente glie ne importasse comunque poco. Con me è sempre stato gentile, anche se poco socievole.
Guelfo... strano, forse quello che mi ha messo più paura. Apparentemente piuttosto cordiale, anche se sempre con una certa vena derisoria, di colpo ha scatti di collera spropositati, fa minacce molto gravi (non a me direttamente, per fortuna), e insomma sembra uscire dai gangheri con enorme facilità. Da come parla, sembra essere uno studioso di arti occulte, forse uno stregone. E uno stregone iracondo e impulsivo è un tipo di persona che mette davvero inquietudine! Io credo che gli siano capitate molte disavventure, solo così si spiega una simile attitudine verso il mondo...
E infine... Youri.
Beh, bel tipo. Silenziosissimo, chiuso e molto più grande di età degli altri, a volte mi è sembrato che parlassero di lui come del loro "capo". Beh, io immaginavo che un capo fosse il rompiscatole principale di un gruppo, quello che decide, parla, dice, ordina e così via. Invece raramente ho visto una persona discreta e taciturna come lui. Poche parole, ma sempre presente e attento. Secondo me dietro quello sguardo schivo nasconde un passato davvero interessante. Peccato che non me lo racconterà mai.
Adesso sto qui a Adison Hill, in ansia per la mia signora e i miei compaesani. Ma ho fiducia in Sir Hector, e anche in quella strana combriccola di avventurieri con cui sono arrivata fin qui.
Prego Dytros che il bene trionfi... e sono orgogliosa di aver dato il mio piccolo contributo.
14 maggio 518
Venerdì 10 Luglio 2009
Aspettando l'alba.
L'infelicità assume di notte una colorazione diversa. E' come se rilucesse nel buio, ricoprendo la stanza e il lento scorrere del tempo di una patina bluastra e luminescente, fredda. Si insinua tra le coperte, simile ad un'onda lenta di marea, raggiunge il cuore e si ferma lì, a pesare.
La sento su di me, questa mano fredda che stringe appena la gola, e non ho la forza di ricacciarla indietro. Mi abbandono invece ai ricordi, lasciando che continuino a ferirmi.
Quante volte le mani di Derek mi hanno cinto il collo? Calde e ruvide, coi calli provocati dalle briglie strette per ore e ore ogni giorno.
Allora pensavo fosse soltanto un corriere della Posta Granducale, il migliore, il più rapido e generoso. Ignoravo la sua seconda vita, la "Rosa Bianca", e tanto più ignoravo forse la sua terza vita, il Tradimento.
Ho scoperto più cose su di lui morto di quante non ne immaginassi finchè era in vita. Credevo di conoscere l'uomo che amavo, ma a volte adesso non riesco più a separare i nostri ricordi più belli dal viso incomprensibile dello sconosciuto che ha preso il suo posto.
Derek.
Fingevi anche in quella notte in cui mi hai salvata dal rimorso e dallo strazio eterno? La notte in cui mi hai ridato speranza e vita, in cui hai rimediato al più spaventoso errore che io potessi commettere?
Eri tu o era soltanto una tua maschera l'uomo che galoppava nella tormenta con quel bambino moribondo tra le braccia? Eri tu. Eri tu, Derek... o veramente sono cieca, veramente potrei strapparmi questo cuore e non cambierebbe nulla, perchè è un cuore incapace di distinguere il bene dal male.
L'infelicità consiste nel vedere con chiarezza i propri limiti.
Ed io li vedo, adesso. Riconosco la paura, la debolezza, la contraddittorietà dei miei desideri.
Sei morto, Derek? Sei vivo e traditore? Se tu tornassi da me... sarei disposta a perdonare?
Ieri, mentre cercavo di contattare i ragazzi di Chalard, sono passata alla Stazione di Posta. Ho rivisto il piccolo Josh, mi è venuto incontro tutto sorridente, e l'ho abbracciato. L'ho rivisto per un istante com'era quella notte, bianco, devastato dal vomito, minuscolo tra le tue braccia. Talmente stremato da non avere più nemmeno la forza di piangere. E adesso ha quattro anni, è forte e grassottello, con gli occhi pieni di vita.
Non ci credo, Derek. Non sei un traditore. Ma non riesco nemmeno ad accettare il pensiero che tu possa essere morto, e mi attacco a tutto, anche alle più orribili delle illusioni, pur di avere la speranza di rivederti ancora.
I ragazzi venuti da Chalard sono nei guai, e vorrei tanto riuscire ad avvertirli. Ma come fare? Alla stazione di posta non si sono fatti vivi, nè io posso tornare al Gatto Nero e farmi vedere insieme a loro. Devo trovare un modo... un modo per aiutarli. Non posso deludere anche loro.
La sento su di me, questa mano fredda che stringe appena la gola, e non ho la forza di ricacciarla indietro. Mi abbandono invece ai ricordi, lasciando che continuino a ferirmi.
Quante volte le mani di Derek mi hanno cinto il collo? Calde e ruvide, coi calli provocati dalle briglie strette per ore e ore ogni giorno.
Allora pensavo fosse soltanto un corriere della Posta Granducale, il migliore, il più rapido e generoso. Ignoravo la sua seconda vita, la "Rosa Bianca", e tanto più ignoravo forse la sua terza vita, il Tradimento.
Ho scoperto più cose su di lui morto di quante non ne immaginassi finchè era in vita. Credevo di conoscere l'uomo che amavo, ma a volte adesso non riesco più a separare i nostri ricordi più belli dal viso incomprensibile dello sconosciuto che ha preso il suo posto.
Derek.
Fingevi anche in quella notte in cui mi hai salvata dal rimorso e dallo strazio eterno? La notte in cui mi hai ridato speranza e vita, in cui hai rimediato al più spaventoso errore che io potessi commettere?
Eri tu o era soltanto una tua maschera l'uomo che galoppava nella tormenta con quel bambino moribondo tra le braccia? Eri tu. Eri tu, Derek... o veramente sono cieca, veramente potrei strapparmi questo cuore e non cambierebbe nulla, perchè è un cuore incapace di distinguere il bene dal male.
L'infelicità consiste nel vedere con chiarezza i propri limiti.
Ed io li vedo, adesso. Riconosco la paura, la debolezza, la contraddittorietà dei miei desideri.
Sei morto, Derek? Sei vivo e traditore? Se tu tornassi da me... sarei disposta a perdonare?
Ieri, mentre cercavo di contattare i ragazzi di Chalard, sono passata alla Stazione di Posta. Ho rivisto il piccolo Josh, mi è venuto incontro tutto sorridente, e l'ho abbracciato. L'ho rivisto per un istante com'era quella notte, bianco, devastato dal vomito, minuscolo tra le tue braccia. Talmente stremato da non avere più nemmeno la forza di piangere. E adesso ha quattro anni, è forte e grassottello, con gli occhi pieni di vita.
Non ci credo, Derek. Non sei un traditore. Ma non riesco nemmeno ad accettare il pensiero che tu possa essere morto, e mi attacco a tutto, anche alle più orribili delle illusioni, pur di avere la speranza di rivederti ancora.
I ragazzi venuti da Chalard sono nei guai, e vorrei tanto riuscire ad avvertirli. Ma come fare? Alla stazione di posta non si sono fatti vivi, nè io posso tornare al Gatto Nero e farmi vedere insieme a loro. Devo trovare un modo... un modo per aiutarli. Non posso deludere anche loro.
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