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11 settembre 517
Mercoledì 14 Giugno 2017
Il gioco di Miya
"Adesso facciamo un gioco...vediamo se riesco a farti smettere di pensare."
Miya ce la mette proprio tutta, va detto. Chiudo gli occhi, la lascio fare. Mesi e mesi passati ad ingoiare la merda dei Varchmann, degli Zodd e persino dei Dur-Dur, mesi e mesi a respirare questa sabbia maledetta che ti brucia negli occhi e ti rivolta lo stomaco, mesi e mesi a trascinarmi in una landa infetta, sterile, senza speranza, in cui l'uomo è ormai uno straniero spaurito e su cui dominano mostri di ogni sorta. Un'ora sola in cui non pensare a quanto sia ridicola l'idea di poter fare la differenza in questo inferno...a quanto sia patetico illudersi di poterne uscirne vivi. E' così sbagliato, per un'ora sola, non pensare? Sentire su di me le mani dolci e sfrontate di questa donna? Sono tanto più terribili delle lame, degli artigli, delle chele in agguato là fuori?
Sette anni mi separano dal coglioncello che bazzicava nei postriboli di Achenar...e lo ritrovo qui, nel Castello di Seta, meno cambiato di quanto sperassi. Nel volto di Miya rivedo quello di Layka ...lo sguardo di Kalya, ricordo di aver pensato che fosse nero e scintillante come il mare in tempesta..., quel sorriso complice che ti faceva dimenticare ogni amarezza, ogni paura, e ti metteva in corpo il coraggio di un Dio. Era sfrontata. Era libera. Era in vendita, ma per quante volte la comprassi non sarebbe stata mai tua, e per questo non potevi far altro che tornare da lei, ancora e ancora. Era... era come avere un pugnale piantato nel petto vederla massacrata a quel modo, i denti spezzati, un'occhio fisso e cieco puntato verso di me, l'altro sprofondato nell'orbita, nero di sangue.
Miya continua il suo gioco, la lascio fare. Mi sorprendo a pensare a che faccia avesse Yara, scaraventata sulle rupi dal Nordro trionfante. Immagino la sorpresa nel suo sguardo, lo smarrimento, la consapevolezza di aver fallito come paladino e come comandante...e poi solo cieco dolore. Penso al Nordro. Chissà se i loro occhi si sono incontrati mentre lei cadeva, in quel breve istante di silenzio prima dello schianto e delle grida. Qualcosa mi dice di sì, e che sul volto di lui era impresso lo stesso ghigno compiaciuto che avevo io un anno fa mentre abbattevo la mia lama sul collo di Larissa, incurante delle sue suppliche. Penso a quella Regola che impone ai Paladini di non prendere mai una vita se non in circostanze di pericolo mortale. Penso a come sia stato facile ignorarla, e a come il Dio abbia accettato di buon grado l'olocausto di quella sventurata, regole o non regole. Penso ancora a Yara, a cosa dovrò dirle la prossima volta che ci incontreremo, sempre che sopravviva a questa spedizione. Penso a Mirai che ci aspetta a Trost, a Caaron. Penso ad Annie che vola nella nebbia, dilaniata dall'esplosione. Penso al Wyrm che un attimo dopo si avventa sulla carcassa dell'Abnorme e mi si riempie il petto di rabbia. Te la sei presa comoda, fottuto biscione...grazie per essere venuto a ricordarci quanto siamo piccoli, quanto siamo inutili.
Penso che sarebbe bello lasciarti vincere, Miya, penso che tutto sommato in questi mesi me lo sono guadagnato questo cazzo di diritto. E tutto a un tratto smetto di pensare.