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23 ottobre 517
Sabato 28 Aprile 2018
Il prezzo del sangue
La luce argentea di Kayah illumini la tua notte e il tuo riposo
Splenda il raggio della Luna sul volo incantato della civetta
Ora dormi e giaci, perché sia più largo il tuo sorriso al Sole
domani nella brezza mattutina
La preghiera con cui ho deposto nella pace i mille tormenti e la grande speranza del mio confratello Damian Mansell.
Ti sei spento nella Luce e solo per te Kayah la Misericordiosa ha ascoltato la mia voce.
Io per me ho pagato l'amaro prezzo di questa tenebra che avvolge il mondo. Nel fango e nel buio ho combattuto solo per giungere a te. E la tua sofferenza mi assolve in un'immensità di fili brillanti, in una mistica visione che acceca i miei occhi vacui e cisposi.
Pyros, che hai accompagnato il mio confratello lungo i sentieri di ogni strazio e della fame e della e sete, donami un poco della tua saggezza e della tua forza per illuminare le menti di chi mi accompagna e di chi lotta per rivedere un giorno la tua Alba gloriosa.
Per dare un po' di conforto a chi ha ucciso e ha ancora la purezza di provare orrore per questo.
Splenda il raggio della Luna sul volo incantato della civetta
Ora dormi e giaci, perché sia più largo il tuo sorriso al Sole
domani nella brezza mattutina
La preghiera con cui ho deposto nella pace i mille tormenti e la grande speranza del mio confratello Damian Mansell.
Ti sei spento nella Luce e solo per te Kayah la Misericordiosa ha ascoltato la mia voce.
Io per me ho pagato l'amaro prezzo di questa tenebra che avvolge il mondo. Nel fango e nel buio ho combattuto solo per giungere a te. E la tua sofferenza mi assolve in un'immensità di fili brillanti, in una mistica visione che acceca i miei occhi vacui e cisposi.
Pyros, che hai accompagnato il mio confratello lungo i sentieri di ogni strazio e della fame e della e sete, donami un poco della tua saggezza e della tua forza per illuminare le menti di chi mi accompagna e di chi lotta per rivedere un giorno la tua Alba gloriosa.
Per dare un po' di conforto a chi ha ucciso e ha ancora la purezza di provare orrore per questo.
30 giugno 517
Lunedì 4 Gennaio 2016
Il Ragazzo dei Corvi
... mamma... mamma... Carolin... nonnina...
Piangi sommessamente alla luce della luna che filtra dal lucernaio. La notte è quieta, tiepida, il silenzio è rotto solo dal rantolo sgangherato che proviene dal piano di sotto.
Sono loro.
La mia famiglia.
Hai fame, nonostante la puzza che proviene dal basso, nonostante la paura e la solitudine e i rantoli dei Risvegliati. Hai fame e sete, ma soprattutto ti scappa forte: sono molte ore che non affronti il pericolo di scendere, e farla qui nel sottotetto è troppo schifoso.
Il lato positivo è che ''loro'' sono stupidi.
Apri la gabbietta, con un gesto rapido afferri il topolino che contiene. Ha già una corda in vita, stretta dalla mattina, dall'ultima volta che si è reso utile.
Mortimer, adesso tocca a te.
Il topolino si agita, squittisce, ha paura. Sbirci tra le assi sconnesse cercando di individuare dove si trovano, lì di sotto. E' sempre difficile attirarli... ma tu puoi farcela, tu sei il Ragazzo dei Corvi. Invisibile, silenzioso, potente.
Possono fiutare la tua paura, Ash. Hanno fame della tua paura. Non devi avere paura.
La paura è la piccola morte, lo sai benissimo, te lo sei ripetuto centinaia di volte, nelle lunghe ore di solitudine. Ma il Ragazzo dei Corvi non ha paura.
Lasci calare Mortimer nel buio fetido del piano di sotto, la bestiola squittisce e si agita freneticamente. Prima o poi creperà di spavento.
Eccola qui la vostra cena... ecco qui... venite a prenderla...
Passi.
Su, coraggio, venite tutti. C'è il mio amico Mortimer a cena.
Se potesse, il topolino si arrampicherebbe lungo il filo, si dimena disperato mentre poco più in basso...
Agganci l'altra estremità della corda alla gamba dello sgabello. E' il momento di strusciare piano piano piano piano verso il capo opposto del sottotetto.
Piano.... piano... possono fiutarti, possono sentirti, possono... farti diventare come loro.
Le scale, ci siamo.
Nonna, nonna cara... riposa in pace sotto il drappo oscuro. Veglia su di me, intercedi per me presso il Selvaggio Signore dei Ghiacci e delle Tempeste. La notte è nera ma non mi fa paura, perchè tu sei dentro di me.
Avanzi in punta di piedi verso il passaggio sotto al letto, da cui ti cali nella cucina fredda.
Fatta. Anche per stavolta è fatta. Puoi uscire all'esterno, spingerti nell'aria fresca della notte, respirare il vapore della nebbia e la quiete della solitudine.
Apri la porta di casa, padrone di casa, signore delle tue terre e Ragazzo dei Corvi.
Ma....
... cosa sono quest...
...
LOCUSTE
Ai tuoi piedi una distesa sterminata di locuste, che brulicano silenziose a perdita d'occhio. Le loro elitre riflettono il chiarore della luna. Hai paura? Hai paura?
Ciascuna di loro sarebbe in grado di ghermirti tra i suoi artigli affilati, sollevarti fino al cielo e scaraventarti sulle rocce. Ciascuna di loro potrebbe ucciderti... e sono migliaia. Migliaia e migliaia.
Hai paura? Hai paura?
O questa è soltanto un'altra prova del Signore delle Tempeste? Un'altra prova, per vedere se sei degno.
Oh... ma io non ho più lacrime. Io SONO degno.
Un passo, poi un altro.
Le locuste si allargano al tuo passaggio, domate dalla tua smisurata forza di volontà.
Io sono il Ragazzo dei Corvi, io sono il Dominatore delle Locuste.
Io non ho più paura.
1 novembre 516 p.F.
Giovedì 13 Marzo 2014
Parole di guerra...
La mia vita militare non è stata lunga, ma c'è stata nel passato. In quest'anno è ripresa con maggior forza e vigore. Gli obblighi spirituali da me contratti si fondono con questi nuovi, da soldato.
Una riflessione di tanto tempo fa mi occorre: "Lo stratega parla, il soldato muore".
Quante belle parole negli scritti di tecnica militare, quanto senno di poi nei commentari di guerra, quanta propaganda del vincitore o del capo!
Chi parla, chi scrive è sempre quello che si è salvato. Il più delle volte quello che non ha combattuto.
Quanti tra i grandi generali hanno mai provato o ricordano che cosa sia essere in prima linea sul fronte, giocarsi la vita ogni secondo per un tuo colpo mal riuscito, per un buon affondo dell'avversario? Ben pochi, o nessuno. Soprattutto quelli che sono tanto pronti nell'accusare pusillanimità o incertezza nel soldato spesso sono gli stessi che dormivano nel loro padiglione, immersi in una buona lettura, o scrutavano al sicuro sopra una montagna, circondati da squadroni di Immortali, mentre i loro piccoli militi insignificanti morivano a frotte.
Ci ho ripensato oggi, sanguinante al torace, mentre riparavo alla bene e meglio le ferite mie e dei compagni e scoprivo nei loro sguardi il disappunto per come si era svolta la battaglia. Dovevo andare all'assalto, senza scudo, tra il volteggiare dei giavellotti e delle frecce? Dovevo arrischiare la mia vita, tanto, anche se cadevo trafitto, un altro tra i miei avrebbe potuto guadagnare la giornata? Dovevo insistere nell'attacco, tenuto da presso e non soccorso dai commilitoni, anche con il petto lacerato, tentando di assestare, chissà, un colpo fortunato?
Tanto uno vale l'altro. Siamo tutti piccoli soldatini, pedine nel grande gioco della guerra...
E' questo che vuole Dytros il Grande? Nel rispondere alla domanda mi sovvengono i versi di un famoso e antichissimo paladino del Dio della Guerra Giusta, se così si chiamavano allora, frammenti di carmi perduti, tramandati dai grandi eruditi di Turn e di Delos. Li scovai in una fortunosa lettura notturna dentro la biblioteca del Monastero e non me li sono levati dalla testa.
Qualcuno dei Sai ora si gloria del mio scudo. Non volevo, ma pure ho dovuto abbandonarlo vicino a un cespuglio. Era un'arma senza difetti. Epperò sono scampato alla morte. Alla malora lo scudo! Non passerà molto tempo e ne comprerò uno migliore
Una riflessione di tanto tempo fa mi occorre: "Lo stratega parla, il soldato muore".
Quante belle parole negli scritti di tecnica militare, quanto senno di poi nei commentari di guerra, quanta propaganda del vincitore o del capo!
Chi parla, chi scrive è sempre quello che si è salvato. Il più delle volte quello che non ha combattuto.
Quanti tra i grandi generali hanno mai provato o ricordano che cosa sia essere in prima linea sul fronte, giocarsi la vita ogni secondo per un tuo colpo mal riuscito, per un buon affondo dell'avversario? Ben pochi, o nessuno. Soprattutto quelli che sono tanto pronti nell'accusare pusillanimità o incertezza nel soldato spesso sono gli stessi che dormivano nel loro padiglione, immersi in una buona lettura, o scrutavano al sicuro sopra una montagna, circondati da squadroni di Immortali, mentre i loro piccoli militi insignificanti morivano a frotte.
Ci ho ripensato oggi, sanguinante al torace, mentre riparavo alla bene e meglio le ferite mie e dei compagni e scoprivo nei loro sguardi il disappunto per come si era svolta la battaglia. Dovevo andare all'assalto, senza scudo, tra il volteggiare dei giavellotti e delle frecce? Dovevo arrischiare la mia vita, tanto, anche se cadevo trafitto, un altro tra i miei avrebbe potuto guadagnare la giornata? Dovevo insistere nell'attacco, tenuto da presso e non soccorso dai commilitoni, anche con il petto lacerato, tentando di assestare, chissà, un colpo fortunato?
Tanto uno vale l'altro. Siamo tutti piccoli soldatini, pedine nel grande gioco della guerra...
E' questo che vuole Dytros il Grande? Nel rispondere alla domanda mi sovvengono i versi di un famoso e antichissimo paladino del Dio della Guerra Giusta, se così si chiamavano allora, frammenti di carmi perduti, tramandati dai grandi eruditi di Turn e di Delos. Li scovai in una fortunosa lettura notturna dentro la biblioteca del Monastero e non me li sono levati dalla testa.
Qualcuno dei Sai ora si gloria del mio scudo. Non volevo, ma pure ho dovuto abbandonarlo vicino a un cespuglio. Era un'arma senza difetti. Epperò sono scampato alla morte. Alla malora lo scudo! Non passerà molto tempo e ne comprerò uno migliore