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17 settembre 517
Venerdì 18 Aprile 2008
Il mistero del panettone
Mia sorella ultimamente è un poco strana.
Da quando sono venuti i soldati viene qui quasi giorno con la scusa di portare dolci e torte di pane, e anche se non me lo dice io lo so che viene per me, per assicurarsi che io stia bene e che non mi succeda nulla. Ma cosa dovrebbe succedermi? Gliel'avrò detto almeno dieci volte che io i soldati manco li ho visti...
...Anche se non è poi così tanto vero che non li ho visti: il giorno in cui ci hanno attaccati io ero con Quentin e Janis a cercare i vermi, nel cortile: Quentin è un vero mago a trovarli, i vermi. E' uno di quelli che sa leggere e scrivere meglio, e conosce anche un sacco di cose. Quando andrò via di qui penso che lo porterò con me, uno con le sue doti potrebbe farmi comodo. Janis invece non è tanto sveglio ma corre veloce... non quanto me, ma veloce. Quando Rebecca scopre che siamo usciti e ci insegue per il cortile io e Janis corriamo più veloce di tutti, mentre Quentin spesso resta indietro e quando finalmente arriva si butta per terra e sembra che sta per morire, e gli esce della bavetta schifosa dalla bocca e dal naso. Rebecca dice che non sta tanto bene e che deve fare delle inalazioni tutti i giorni dispari ma per me è una cazzata, perché dopo qualche minuto si alza e sta meglio di noialtri messi insieme.
Insomma quel giorno c'era pochissima gente al collegio perché era morto un sacerdote importante, e così eravamo riusciti a tornare in cortile prima di cena: ci trovavamo a metà strada sul muretto che porta alla tana dei vermi... no, non sono vermi sono LOMBRICHI, così ha detto Quentin una volta... quando sentiamo rumore di zoccoli che si avvicinano. Io ho capito subito che doveva trattarsi di cavalieri e l'ho detto a Janis, che è subito corso ad arrampicarsi sul muretto: "sei uno stupido", gli ho urlato: "se li vedi in faccia poi t'ammazzano". Ho detto quella cosa perché mia sorella una mi ha spiegato che se qualcuno ha una spada o un'arma di quel tipo è sempre molto, molto meglio non vederlo mai in faccia. Così si evitano guai inutili.
"Hanno tutti l'elmo" aveva urlato Janis, ancora affannato per l'arrampicata. "Che ti strilli? Sei scemo?" gli ho risposto io. Gli ho urlato contro, a quel cretino, ma ero felice per lui: se Janis non era riuscito a vederli in faccia, forse non l'avrebbero ammazzato. E così è stato: quei mentecatti hanno ammazzato un sacco di Paladini, ma Janis quella sera stessa era seduto alla mensa a mangiarsi le uova con la pancetta. Così sono salito pure io su quel muretto, e ho dato un'occhiata a quella gente, alle loro armature per vedere se erano simili a quelle dei soldati di Rigel. Niente di più diverso, mai visti prima.
... Forse mia sorella mi chiede tante volte la stessa cosa perché si rende conto che non le ho detto tutto quanto, e che in fondo su quel muretto ci sono salito pure io. Ma il mio compito è di proteggerla, certe cose è meglio che lei non le sappia altrimenti poi si preoccupa e fa un casino come quella volta a Rigel in cui mescolò il vino con l'aceto e perse il lavoro e ci toccò mangiare biscotti secchi per giorni e giorni.
Un'altra cosa che ho detto un pò diversa a mia sorella, e anche a Guelfo quando è venuto a trovarmi, è che se torneranno me ne starò buono... Non è esattamente così che andrà. Ne ho già parlato con Quentin e Janis, e anche con Leo e Patrick: abbiamo rimediato dei manici di scopa e anche qualche coltello di stagno e la prossima volta non ce ne staremo certo con le mani in mano, ma aiuteremo i Paladini. Ovviamente è importante non fare casino, quindi ho dato anche delle cariche a ciascuno di noi: io sono il Guardiano del Tempio, mentre Janis, Leo e Patrick sono i tre Custodi: ho anche nominato una Custode femmina, Rita, che viene spesso a giocare con noi e che anche se è piena di buona volontà finisce per starci sempre tra i piedi. Quentin invece non ha proprio voluto partecipare a questa cosa, ha detto che secondo lui potrebbe persino essere una mezza bestemmia... ma secondo me no.
... Ma non è questa la cosa più strana che ha fatto mia sorella. Quello che mi ha sorpreso è come ha reagito quando le ho detto che Guelfo è passato a trovarmi. All'inizio è stata contenta, quasi raggiante, ma mano a mano che le ho raccontato com'era andata ha cominciato a fare domande sempre più strane. Me lo ha anche chiesto tre o quattro volte di raccontarle come era andata, e ogni volta che glielo ripetevo ricominciava a farmi domande strane, al punto che ho pensato che potesse essere preoccupata per Guelfo e i suoi compagni. Allora le ho spiegato che Guelfo è un eroe, che il suo lavoro è di dare la caccia ai cavalieri rinnegati come quelli che ci hanno attaccati... ma lei era ancora piuttosto agitata, a tratti sembrava persino triste. Le ho chiesto se era preoccupata e mi ha detto di no, ma era chiaro che mentiva: allora le ho chiesto se era innamorata di Guelfo e a quel punto lei è scoppiata a ridere, si è messa a dire che questa cosa non stava nè in cielo nè in terra e mi ha fatto giurare che non avrei mai più detto una cosa del genere! Si è agitata così tanto che mi sono messo a ridere anche io, e ho pensato che era davvero bello ridere insieme così dopo tanto tempo: purtroppo poco dopo siamo tornati seri, anche perché è passato in lontananza Padre Horace e una veste bianca ci ha detto di fare silenzio per rispetto ai morti.
Nailah mi ha anche chiesto tre o quattro volte se il panettone a Guelfo gli era piaciuto, e io ho detto di si, che gli era piaciuto, e ogni volta lei commentava che era ben strano che gli fosse piaciuto tanto perché quel panettone era vecchio almeno di due giorni, e io a ripetergli che SI GLI ERA PIACIUTO QUEL CAVOLO DI PANETT...
da quel giorno Nailah passa tutte le mattine, e ogni volta ci porta un panettone nuovo di zecca. Per me gatta ci cova. Staremo a vedere.
Da quando sono venuti i soldati viene qui quasi giorno con la scusa di portare dolci e torte di pane, e anche se non me lo dice io lo so che viene per me, per assicurarsi che io stia bene e che non mi succeda nulla. Ma cosa dovrebbe succedermi? Gliel'avrò detto almeno dieci volte che io i soldati manco li ho visti...
...Anche se non è poi così tanto vero che non li ho visti: il giorno in cui ci hanno attaccati io ero con Quentin e Janis a cercare i vermi, nel cortile: Quentin è un vero mago a trovarli, i vermi. E' uno di quelli che sa leggere e scrivere meglio, e conosce anche un sacco di cose. Quando andrò via di qui penso che lo porterò con me, uno con le sue doti potrebbe farmi comodo. Janis invece non è tanto sveglio ma corre veloce... non quanto me, ma veloce. Quando Rebecca scopre che siamo usciti e ci insegue per il cortile io e Janis corriamo più veloce di tutti, mentre Quentin spesso resta indietro e quando finalmente arriva si butta per terra e sembra che sta per morire, e gli esce della bavetta schifosa dalla bocca e dal naso. Rebecca dice che non sta tanto bene e che deve fare delle inalazioni tutti i giorni dispari ma per me è una cazzata, perché dopo qualche minuto si alza e sta meglio di noialtri messi insieme.
Insomma quel giorno c'era pochissima gente al collegio perché era morto un sacerdote importante, e così eravamo riusciti a tornare in cortile prima di cena: ci trovavamo a metà strada sul muretto che porta alla tana dei vermi... no, non sono vermi sono LOMBRICHI, così ha detto Quentin una volta... quando sentiamo rumore di zoccoli che si avvicinano. Io ho capito subito che doveva trattarsi di cavalieri e l'ho detto a Janis, che è subito corso ad arrampicarsi sul muretto: "sei uno stupido", gli ho urlato: "se li vedi in faccia poi t'ammazzano". Ho detto quella cosa perché mia sorella una mi ha spiegato che se qualcuno ha una spada o un'arma di quel tipo è sempre molto, molto meglio non vederlo mai in faccia. Così si evitano guai inutili.
"Hanno tutti l'elmo" aveva urlato Janis, ancora affannato per l'arrampicata. "Che ti strilli? Sei scemo?" gli ho risposto io. Gli ho urlato contro, a quel cretino, ma ero felice per lui: se Janis non era riuscito a vederli in faccia, forse non l'avrebbero ammazzato. E così è stato: quei mentecatti hanno ammazzato un sacco di Paladini, ma Janis quella sera stessa era seduto alla mensa a mangiarsi le uova con la pancetta. Così sono salito pure io su quel muretto, e ho dato un'occhiata a quella gente, alle loro armature per vedere se erano simili a quelle dei soldati di Rigel. Niente di più diverso, mai visti prima.
... Forse mia sorella mi chiede tante volte la stessa cosa perché si rende conto che non le ho detto tutto quanto, e che in fondo su quel muretto ci sono salito pure io. Ma il mio compito è di proteggerla, certe cose è meglio che lei non le sappia altrimenti poi si preoccupa e fa un casino come quella volta a Rigel in cui mescolò il vino con l'aceto e perse il lavoro e ci toccò mangiare biscotti secchi per giorni e giorni.
Un'altra cosa che ho detto un pò diversa a mia sorella, e anche a Guelfo quando è venuto a trovarmi, è che se torneranno me ne starò buono... Non è esattamente così che andrà. Ne ho già parlato con Quentin e Janis, e anche con Leo e Patrick: abbiamo rimediato dei manici di scopa e anche qualche coltello di stagno e la prossima volta non ce ne staremo certo con le mani in mano, ma aiuteremo i Paladini. Ovviamente è importante non fare casino, quindi ho dato anche delle cariche a ciascuno di noi: io sono il Guardiano del Tempio, mentre Janis, Leo e Patrick sono i tre Custodi: ho anche nominato una Custode femmina, Rita, che viene spesso a giocare con noi e che anche se è piena di buona volontà finisce per starci sempre tra i piedi. Quentin invece non ha proprio voluto partecipare a questa cosa, ha detto che secondo lui potrebbe persino essere una mezza bestemmia... ma secondo me no.
... Ma non è questa la cosa più strana che ha fatto mia sorella. Quello che mi ha sorpreso è come ha reagito quando le ho detto che Guelfo è passato a trovarmi. All'inizio è stata contenta, quasi raggiante, ma mano a mano che le ho raccontato com'era andata ha cominciato a fare domande sempre più strane. Me lo ha anche chiesto tre o quattro volte di raccontarle come era andata, e ogni volta che glielo ripetevo ricominciava a farmi domande strane, al punto che ho pensato che potesse essere preoccupata per Guelfo e i suoi compagni. Allora le ho spiegato che Guelfo è un eroe, che il suo lavoro è di dare la caccia ai cavalieri rinnegati come quelli che ci hanno attaccati... ma lei era ancora piuttosto agitata, a tratti sembrava persino triste. Le ho chiesto se era preoccupata e mi ha detto di no, ma era chiaro che mentiva: allora le ho chiesto se era innamorata di Guelfo e a quel punto lei è scoppiata a ridere, si è messa a dire che questa cosa non stava nè in cielo nè in terra e mi ha fatto giurare che non avrei mai più detto una cosa del genere! Si è agitata così tanto che mi sono messo a ridere anche io, e ho pensato che era davvero bello ridere insieme così dopo tanto tempo: purtroppo poco dopo siamo tornati seri, anche perché è passato in lontananza Padre Horace e una veste bianca ci ha detto di fare silenzio per rispetto ai morti.
Nailah mi ha anche chiesto tre o quattro volte se il panettone a Guelfo gli era piaciuto, e io ho detto di si, che gli era piaciuto, e ogni volta lei commentava che era ben strano che gli fosse piaciuto tanto perché quel panettone era vecchio almeno di due giorni, e io a ripetergli che SI GLI ERA PIACIUTO QUEL CAVOLO DI PANETT...
da quel giorno Nailah passa tutte le mattine, e ogni volta ci porta un panettone nuovo di zecca. Per me gatta ci cova. Staremo a vedere.
11 settembre 517
Giovedì 27 Marzo 2008
La casa dei fantasmi
"Non ce l'hai il coraggio di scendere in cantina", mi dice. Guardo Carmen e sorrido.
"Sei tu quella che non ne ha il coraggio. Guardami, sto andando."
Ha otto anni, porta le trecce ed è già abbastanza orgogliosa da venirmi dietro, o troppo paurosa per restare fuori da sola tra le sterpaglie.
Oltrepassiamo la porta sfasciata, dentro la casa dei fantasmi è tutto buio. Pezzi di mobili, un gran puzzo di animali selvatici, ragnatele.
Silenzio.
"Hai sentito?" le faccio. Lei annuisce. "Veniva da sotto...." mi si fa più vicina. "Sono loro? Sono i ''fantasmi''?"
"Non lo so. Potrebbe essere l'uomo senza testa.... o la donna senza cuore"
"O tutti e due?"
"O tutti e due", annuisco, e muovo qualche passo verso le scale che portano alla cantina della casa abbandonata.
Nella penombra sento la mano di Carmen che trova la mia e la stringe forte, ricambio la stretta. "Non avere paura, ci sono io a proteggerti". So che è così, e che lei mi crede. I fantasmi che ci aspettano tra le ombre della vecchia casa non possono farci del male, se restiamo insieme.
Adesso che questi cinquanta disperati si aggirano smarriti tra i ruderi, dopo tanti anni sento ancora la stretta della mano di mia sorella nella mia, e vedo nei loro occhi lo stesso stupore, la stessa sua paura davanti all'ignoto. Ma vedo anche la stessa fiducia.
"Ci sono io a proteggerti", le dissi. E a proteggere tutti loro?
Mi sto infilando in un casino enorme.
Eppure ho la strana sensazione che sia più semplice ora proteggere queste persone da chi dà loro la caccia, cavalieri spietati, assassini e nobili satanisti, che non proteggere la mia Carmen da sè stessa.
Parlando col mio buon amico Guelfo mi sono sentito finalmente compreso in queste mie preoccupazioni, lui che ancora più di me deve gestire un difficile rapporto con sua sorella, Desiree. Il fatto che ella abbia deciso di restare qui alla torre mi preoccupa, e la sua amicizia con Carmen mi preoccupa ancora di più... Mi costruirà un laboratorio alchemico in casa, per meglio giocare con gli elementi della natura e i sentimenti delle persone.
Naturalmente ho detto di sì. Sono io l'uomo senza testa.
Poi c'è Solice. La principessa vestita di rosso che si rimbocca le maniche e scava a mani nude tra le erbacce per indicare agli sfollati dove piantare le assi da risistemare. Coi capelli biondissimi legati, gli occhi semplici e infantili, ed un ascendente spaventoso su questa gente. Mi costruirà una cattedrale in casa. E come sempre non dirò di no. Ma almeno lei non è la donna senza cuore.
La guardo con la stessa ammirazione di questi villici. Il loro rispetto si fa distanza, autorità, ed ammanta questa ragazza di un'aura che la porta su un piano diverso dalle altre donne. Se stringessi la sua mano per guidarla nella cantina buia di questi ruderi, lo farei soltanto per proteggerla, come fosse ancora la bambina di otto anni che rimpiango tanto.
Il nostro fantasma è il tempo che passa e che ci rende diversi, ci fa dimenticare quello che siamo.
Ma mentre questa gente si affaccenda intorno alla casa dei fantasmi, mi sento di nuovo tornare un bambino, respiro il loro entusiasmo e la loro paura, il coraggio enorme che dimostrano nel voler ricominciare da capo una nuova vita.
Ha ragione Guelfo, mi distraggo un attimo e mi ritroverò a cavalcioni di qualche asse con un martello in mano ad inchiodare.
... sono proprio io l'uomo senza testa.
"Sei tu quella che non ne ha il coraggio. Guardami, sto andando."
Ha otto anni, porta le trecce ed è già abbastanza orgogliosa da venirmi dietro, o troppo paurosa per restare fuori da sola tra le sterpaglie.
Oltrepassiamo la porta sfasciata, dentro la casa dei fantasmi è tutto buio. Pezzi di mobili, un gran puzzo di animali selvatici, ragnatele.
Silenzio.
"Hai sentito?" le faccio. Lei annuisce. "Veniva da sotto...." mi si fa più vicina. "Sono loro? Sono i ''fantasmi''?"
"Non lo so. Potrebbe essere l'uomo senza testa.... o la donna senza cuore"
"O tutti e due?"
"O tutti e due", annuisco, e muovo qualche passo verso le scale che portano alla cantina della casa abbandonata.
Nella penombra sento la mano di Carmen che trova la mia e la stringe forte, ricambio la stretta. "Non avere paura, ci sono io a proteggerti". So che è così, e che lei mi crede. I fantasmi che ci aspettano tra le ombre della vecchia casa non possono farci del male, se restiamo insieme.
Adesso che questi cinquanta disperati si aggirano smarriti tra i ruderi, dopo tanti anni sento ancora la stretta della mano di mia sorella nella mia, e vedo nei loro occhi lo stesso stupore, la stessa sua paura davanti all'ignoto. Ma vedo anche la stessa fiducia.
"Ci sono io a proteggerti", le dissi. E a proteggere tutti loro?
Mi sto infilando in un casino enorme.
Eppure ho la strana sensazione che sia più semplice ora proteggere queste persone da chi dà loro la caccia, cavalieri spietati, assassini e nobili satanisti, che non proteggere la mia Carmen da sè stessa.
Parlando col mio buon amico Guelfo mi sono sentito finalmente compreso in queste mie preoccupazioni, lui che ancora più di me deve gestire un difficile rapporto con sua sorella, Desiree. Il fatto che ella abbia deciso di restare qui alla torre mi preoccupa, e la sua amicizia con Carmen mi preoccupa ancora di più... Mi costruirà un laboratorio alchemico in casa, per meglio giocare con gli elementi della natura e i sentimenti delle persone.
Naturalmente ho detto di sì. Sono io l'uomo senza testa.
Poi c'è Solice. La principessa vestita di rosso che si rimbocca le maniche e scava a mani nude tra le erbacce per indicare agli sfollati dove piantare le assi da risistemare. Coi capelli biondissimi legati, gli occhi semplici e infantili, ed un ascendente spaventoso su questa gente. Mi costruirà una cattedrale in casa. E come sempre non dirò di no. Ma almeno lei non è la donna senza cuore.
La guardo con la stessa ammirazione di questi villici. Il loro rispetto si fa distanza, autorità, ed ammanta questa ragazza di un'aura che la porta su un piano diverso dalle altre donne. Se stringessi la sua mano per guidarla nella cantina buia di questi ruderi, lo farei soltanto per proteggerla, come fosse ancora la bambina di otto anni che rimpiango tanto.
Il nostro fantasma è il tempo che passa e che ci rende diversi, ci fa dimenticare quello che siamo.
Ma mentre questa gente si affaccenda intorno alla casa dei fantasmi, mi sento di nuovo tornare un bambino, respiro il loro entusiasmo e la loro paura, il coraggio enorme che dimostrano nel voler ricominciare da capo una nuova vita.
Ha ragione Guelfo, mi distraggo un attimo e mi ritroverò a cavalcioni di qualche asse con un martello in mano ad inchiodare.
... sono proprio io l'uomo senza testa.
26 agosto 517
Sabato 16 Febbraio 2008
Luce di notte
Notte. Dimora delle stelle e dei segreti, manto in cui la ragione accetta di farsi avvolgere dai sogni, deponendo le armi e arrendendosi ad essi.
Non sono parole mie. Ricordo di averle lette da qualche parte: ora mi sono tornate in testa e, a quanto pare, non se ne andranno per un bel pò.
Conosco il calore del sole da quando ho memoria, dal giorno in cui mi legarono a una sedia: sopravvivere, vivere, proteggere la vita. Ho imparato a guardarlo negli occhi, a trovare la forza nei suoi raggi: a seguirlo senza sosta, trovandolo di giorno, cercandolo di notte. "Lontano dalla luce è l'ineffabile splendore", recitava la scritta sulla porta dell'alba. Stando a quanto ci ha detto una volta sir Marcus quella scritta è scomparsa oltre cento anni fa, ma io sono certo di averla vista quel giorno: non sapevo leggere, non ancora, ma ricordo distintamente il grigio di quei caratteri sul bianco del marmo immacolato della fortezza.
Quella scritta scomparve per volere di alcuni sacerdoti, preoccupati che la popolazione si fermasse al significato letterale di quella frase: "il nostro coraggio è nel sole e la nostra forza è nei suoi raggi", ci spiegò una volta sir Marcus, riferendosi proprio a quelle parole, "ma ciò che ci rende soldati della fede è la capacità di onorare le nostre vesti anche nelle notti senza luna e senza stelle, di trovare il nostro sole nell'oscurità più totale".
A sir Marcus quella frase piace, da anni intende rimettere quelle lettere al loro posto: ma ancora non lo ha fatto. Ammetto di aver sempre pensato che, se fossi vissuto cento anni fa, avrei fatto parte di quella popolazione che ha tirato un sospiro di sollievo vedendo sparire quelle parole così spaventose; e ammetto anche di aver sempre creduto di non essere in grado di vedere il sole di notte.
Fino a stanotte.
E' per questo che non riesco a chiudere gli occhi? Sapevo da tempo che era lì, ho cominciato a capirlo dal primo giorno in cui ho visto i suoi primi raggi: ma era giorno allora, e non era facile distinguerli. Poi d'un tratto fu notte: ricordo di aver sentito per la prima volta l'esigenza di cercare il suo bagliore, di avvicinarmi al suo calore: a Beid, nella taverna senza tempo. Fu lì, lontano dalla luce, che mi accorsi per la prima volta del suo ineffabile splendore. Poi fu ancora il sole, di giorno, e ancora una volta, di notte, a Rigel: un'altro sole? No, lo stesso: il medesimo giuramento, il medesimo impegno. La stessa battaglia, la stessa vita, mai realmente lontane perché mai realmente divise. Eppure non ho alzato lo sguardo, non ho avuto il coraggio di guardare negli occhi quella luce, spaventato come un bambino seduto su una sedia di fronte a caratteri sconosciuti, terrorizzato all'idea di scoprire che non avrei saputo decifrarla, che potesse rivelarsi a me ignota.
Fino a stanotte.
Pochi istanti fa ho rivolto i miei occhi verso quel sole: è per questo che non vogliono più chiudersi? Si, è per questo. E' per via del fatto che per la prima volta mi sento davvero felice, perché ora so di non essermi sbagliato. Il sole è più grande ora, più completo: è una luce che splende di notte, all'ombra di una candela che si spegne: posso sentirla vicino, ascoltare i battiti del suo cuore. Posso vivere dentro di lei e a lei posso arrendermi, trovando nella resa il coraggio e la forza che mi serve per amarla.
Non sarà facile, questo lo so. Ma ho preso la mia decisione e non ho intenzione di tirarmi indietro: quei caratteri misteriosi ora hanno un senso, ed è ciò che rende la mia fiamma eterna e immortale. Per questo stanotte non posso dormire: per questo, ora che ho trovato il mio sole, vorrei che questa notte non finisse mai.
Non sono parole mie. Ricordo di averle lette da qualche parte: ora mi sono tornate in testa e, a quanto pare, non se ne andranno per un bel pò.
Conosco il calore del sole da quando ho memoria, dal giorno in cui mi legarono a una sedia: sopravvivere, vivere, proteggere la vita. Ho imparato a guardarlo negli occhi, a trovare la forza nei suoi raggi: a seguirlo senza sosta, trovandolo di giorno, cercandolo di notte. "Lontano dalla luce è l'ineffabile splendore", recitava la scritta sulla porta dell'alba. Stando a quanto ci ha detto una volta sir Marcus quella scritta è scomparsa oltre cento anni fa, ma io sono certo di averla vista quel giorno: non sapevo leggere, non ancora, ma ricordo distintamente il grigio di quei caratteri sul bianco del marmo immacolato della fortezza.
Quella scritta scomparve per volere di alcuni sacerdoti, preoccupati che la popolazione si fermasse al significato letterale di quella frase: "il nostro coraggio è nel sole e la nostra forza è nei suoi raggi", ci spiegò una volta sir Marcus, riferendosi proprio a quelle parole, "ma ciò che ci rende soldati della fede è la capacità di onorare le nostre vesti anche nelle notti senza luna e senza stelle, di trovare il nostro sole nell'oscurità più totale".
A sir Marcus quella frase piace, da anni intende rimettere quelle lettere al loro posto: ma ancora non lo ha fatto. Ammetto di aver sempre pensato che, se fossi vissuto cento anni fa, avrei fatto parte di quella popolazione che ha tirato un sospiro di sollievo vedendo sparire quelle parole così spaventose; e ammetto anche di aver sempre creduto di non essere in grado di vedere il sole di notte.
Fino a stanotte.
E' per questo che non riesco a chiudere gli occhi? Sapevo da tempo che era lì, ho cominciato a capirlo dal primo giorno in cui ho visto i suoi primi raggi: ma era giorno allora, e non era facile distinguerli. Poi d'un tratto fu notte: ricordo di aver sentito per la prima volta l'esigenza di cercare il suo bagliore, di avvicinarmi al suo calore: a Beid, nella taverna senza tempo. Fu lì, lontano dalla luce, che mi accorsi per la prima volta del suo ineffabile splendore. Poi fu ancora il sole, di giorno, e ancora una volta, di notte, a Rigel: un'altro sole? No, lo stesso: il medesimo giuramento, il medesimo impegno. La stessa battaglia, la stessa vita, mai realmente lontane perché mai realmente divise. Eppure non ho alzato lo sguardo, non ho avuto il coraggio di guardare negli occhi quella luce, spaventato come un bambino seduto su una sedia di fronte a caratteri sconosciuti, terrorizzato all'idea di scoprire che non avrei saputo decifrarla, che potesse rivelarsi a me ignota.
Fino a stanotte.
Pochi istanti fa ho rivolto i miei occhi verso quel sole: è per questo che non vogliono più chiudersi? Si, è per questo. E' per via del fatto che per la prima volta mi sento davvero felice, perché ora so di non essermi sbagliato. Il sole è più grande ora, più completo: è una luce che splende di notte, all'ombra di una candela che si spegne: posso sentirla vicino, ascoltare i battiti del suo cuore. Posso vivere dentro di lei e a lei posso arrendermi, trovando nella resa il coraggio e la forza che mi serve per amarla.
Non sarà facile, questo lo so. Ma ho preso la mia decisione e non ho intenzione di tirarmi indietro: quei caratteri misteriosi ora hanno un senso, ed è ciò che rende la mia fiamma eterna e immortale. Per questo stanotte non posso dormire: per questo, ora che ho trovato il mio sole, vorrei che questa notte non finisse mai.
23 agosto 517
Lunedì 11 Febbraio 2008
Santa Chiara e la rivolta
Brutto figlio di puttana, adesso lo sai come ci si sente a strisciare nel fango.
Questo è per mia sorella, mia madre, per tutte le persone che soffrono e muoiono a causa tua, a causa vostra.
E' stata Santa Chiara ad armare il mio braccio, a guidare questa freccia su di te e ad abbatterti. Non abbastanza in fretta da impedirti di colpire con la tua stregoneria i miei amici, Paul e Alain, Franzo e il Paladino. Ma abbastanza perchè tu non lo faccia mai più, e finisca di pronunciare le tue rune all'inferno.
E' la rivolta.
Yesso non ha perso tempo e anche Lord Wilhelm è caduto, e ora è prigioniero in attesa di essere giustiziato. I Maestri del Vento, uno dopo l'altro, stanno cadendo e moriranno tutti. Sta succedendo tutto così in fretta.
Siamo euforici, sconvolti, feriti e spaventati. Ma il coraggio che la Paladina ci ha portato, la memoria di tempi antichi in cui i nostri padri hanno alzato la testa davanti alla minaccia e all'ingiustizia, ci guida sulla retta via.
Solice è poco più che una bambina, avrà l'età di Marielle, e c'è qualcosa nei suoi occhi che me la ricorda. Forse la consapevolezza di avere visto troppe cose, troppo presto. Troppo giovane.
Cosa c'è di così spaventoso in quella valle? Tante volte ho pregato di poterci entrare anche io, per non lasciarti sola e spaventata, sorellina mia.
Ma adesso c'è Solice con noi, ed è anche lì con te, Marielle. Sarà lei a prenderti per mano e a guidarti fuori da quella valle di tenebra. Ho quasi paura ad accogliere la sottile speranza di non essere condannato a perderti... eppure la speranza mi travolge, adesso che verso il sangue dei nostri aguzzini, che trovo il coraggio di chiamarli finalmente con il loro nome.
Alziamo le falci, i forconi, le spade e le reti da pesca. Tutto in mano nostra diventerà un'arma. Adesso ci aspetta la torre, e non c'è niente che ci potrà fermare. Saremo liberi e lontani di qui, in un posto migliore dove ricominciare. Tra meno di un mese sarà la festa di Santa Chiara, e chissà dove saremo allora... Forse saremo tutti morti, nella pace di Kayah. O forse davvero riusciremo a realizzare il sogno, trovare una nuova casa, una nuova vita. In entrambi i casi staremo meglio di adesso: non abbiamo niente da perdere, fuorchè le nostre catene... e abbiamo un mondo da guadagnare.
Forza, andiamo!!!
Questo è per mia sorella, mia madre, per tutte le persone che soffrono e muoiono a causa tua, a causa vostra.
E' stata Santa Chiara ad armare il mio braccio, a guidare questa freccia su di te e ad abbatterti. Non abbastanza in fretta da impedirti di colpire con la tua stregoneria i miei amici, Paul e Alain, Franzo e il Paladino. Ma abbastanza perchè tu non lo faccia mai più, e finisca di pronunciare le tue rune all'inferno.
E' la rivolta.
Yesso non ha perso tempo e anche Lord Wilhelm è caduto, e ora è prigioniero in attesa di essere giustiziato. I Maestri del Vento, uno dopo l'altro, stanno cadendo e moriranno tutti. Sta succedendo tutto così in fretta.
Siamo euforici, sconvolti, feriti e spaventati. Ma il coraggio che la Paladina ci ha portato, la memoria di tempi antichi in cui i nostri padri hanno alzato la testa davanti alla minaccia e all'ingiustizia, ci guida sulla retta via.
Solice è poco più che una bambina, avrà l'età di Marielle, e c'è qualcosa nei suoi occhi che me la ricorda. Forse la consapevolezza di avere visto troppe cose, troppo presto. Troppo giovane.
Cosa c'è di così spaventoso in quella valle? Tante volte ho pregato di poterci entrare anche io, per non lasciarti sola e spaventata, sorellina mia.
Ma adesso c'è Solice con noi, ed è anche lì con te, Marielle. Sarà lei a prenderti per mano e a guidarti fuori da quella valle di tenebra. Ho quasi paura ad accogliere la sottile speranza di non essere condannato a perderti... eppure la speranza mi travolge, adesso che verso il sangue dei nostri aguzzini, che trovo il coraggio di chiamarli finalmente con il loro nome.
Alziamo le falci, i forconi, le spade e le reti da pesca. Tutto in mano nostra diventerà un'arma. Adesso ci aspetta la torre, e non c'è niente che ci potrà fermare. Saremo liberi e lontani di qui, in un posto migliore dove ricominciare. Tra meno di un mese sarà la festa di Santa Chiara, e chissà dove saremo allora... Forse saremo tutti morti, nella pace di Kayah. O forse davvero riusciremo a realizzare il sogno, trovare una nuova casa, una nuova vita. In entrambi i casi staremo meglio di adesso: non abbiamo niente da perdere, fuorchè le nostre catene... e abbiamo un mondo da guadagnare.
Forza, andiamo!!!
13 agosto 517
Mercoledì 21 Novembre 2007
La bella e la bestia
Finalmente inizio a capire.
Quanto folle devo essere sembrato nel mio tentativo di manifestare l'amore che provo per lei! Quanto sgraziato... e offensivo! Dopo quello che la poverina ha passato...
Adesso che ho parlato con suo fratello, tutte le stranezze del comportamento di Desiree, che mi sembravano soltanto vezzi stravaganti e seducenti, assumono un significato ben preciso: una disperata richiesta d'aiuto, sia pure mascherata dall'orgoglio e dalla profonda dignità che la contraddistingue.
Povera Desiree... non conosco i dettagli della tua "tragedia", nè so chi siano stati quei cattivi consiglieri che ti hanno fatto credere di essere perduta, e di non aver più diritto ad aspirare ad un matrimonio di rango.
Per timore di restare sola e derelitta, hai accettato di fidanzarti con quell'uomo che, a detta persino di un suo caro amico, è un "bambinone violento e irrascibile".
Come è possibile? Come può una donna stupenda come Desiree arrivare a credersi destinata ad una vita di rassegnazione?
Non posso sopportare che una principessa simile venga sfiorata dalle grosse e incolte mani di un uomo come Loic. E il solo pensiero che un giorno possa egli aspirare a dividere con lei il talamo nuziale mi riempie di disgusto.
Per fortuna suo fratello si rende conto del disastro incombente, e mi pare intenzionato a porvi rimedio. Spero che ci riesca, e nel frattempo farò del mio meglio per diventare all'altezza di chiedere la sua mano.
Mi rendo conto di non essere nobile, e che sarei per questo motivo io stesso un ripiego: ma un ripiego che si giustificherebbe nell'amore che le porto, e che spero un giorno lei ricambierà.
Quanto folle devo essere sembrato nel mio tentativo di manifestare l'amore che provo per lei! Quanto sgraziato... e offensivo! Dopo quello che la poverina ha passato...
Adesso che ho parlato con suo fratello, tutte le stranezze del comportamento di Desiree, che mi sembravano soltanto vezzi stravaganti e seducenti, assumono un significato ben preciso: una disperata richiesta d'aiuto, sia pure mascherata dall'orgoglio e dalla profonda dignità che la contraddistingue.
Povera Desiree... non conosco i dettagli della tua "tragedia", nè so chi siano stati quei cattivi consiglieri che ti hanno fatto credere di essere perduta, e di non aver più diritto ad aspirare ad un matrimonio di rango.
Per timore di restare sola e derelitta, hai accettato di fidanzarti con quell'uomo che, a detta persino di un suo caro amico, è un "bambinone violento e irrascibile".
Come è possibile? Come può una donna stupenda come Desiree arrivare a credersi destinata ad una vita di rassegnazione?
Non posso sopportare che una principessa simile venga sfiorata dalle grosse e incolte mani di un uomo come Loic. E il solo pensiero che un giorno possa egli aspirare a dividere con lei il talamo nuziale mi riempie di disgusto.
Per fortuna suo fratello si rende conto del disastro incombente, e mi pare intenzionato a porvi rimedio. Spero che ci riesca, e nel frattempo farò del mio meglio per diventare all'altezza di chiedere la sua mano.
Mi rendo conto di non essere nobile, e che sarei per questo motivo io stesso un ripiego: ma un ripiego che si giustificherebbe nell'amore che le porto, e che spero un giorno lei ricambierà.
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