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28 settembre 518
Martedì 5 Ottobre 2010
Abbattimento e resistenza.
Hanno anche perso tempo ad acchiappare una cavalletta.
E' questa la cosa che mi fa più impressione.
Non soltanto sono riusciti a tenerci a bada, impedendoci di raggiungere le catacombe.
Non soltanto hanno attaccato contemporaneamente la foresteria di Santo Pantaleimon, rapito Arlyn e ferito gravemente Eugene.
No: hanno anche trovato il tempo di prepararci il pacchettino, la rosa bianca stropicciata, la cavalletta.
E' così fondamentale per loro demoralizzarci?
Sono i fatti a demoralizzarci, le ferite sanguinanti, gli insuccessi. Le occasioni perdute.
Eppure a loro non basta, vogliono spingere il coltello nella piaga, indugiare e ribadire la loro supremazia. Vogliono essere sicuri che abbasseremo la testa e non troveremo più la forza e il coraggio di rialzarla.
Perchè? La spiegazione più semplice è che vogliano togliersi la soddisfazione di umiliarci. Ma io non credo che sia tutto qui, non credo che questo basti a giustificare l'impazzimento di cercare una rosa bianca e una cavalletta, per giunta trovandosi in una città straniera, da ricercati.
Secondo me loro hanno ancora paura di noi. Hanno paura della nostra determinazione, del nostro coraggio, della nostra Fede. E' per questo che si impegnano tanto nel tentare di demoralizzarci.
Ed è per questo che non ci dobbiamo abbattere.
Perchè questa loro ostentazione di forza è in realtà indizio di debolezza. Perchè loro sanno, forse meglio ancora di noi, che se noi non perdiamo la speranza siamo ancora in grado di sconfiggerli.
Amici, teniamo duro, resistiamo.
E' questa la cosa che mi fa più impressione.
Non soltanto sono riusciti a tenerci a bada, impedendoci di raggiungere le catacombe.
Non soltanto hanno attaccato contemporaneamente la foresteria di Santo Pantaleimon, rapito Arlyn e ferito gravemente Eugene.
No: hanno anche trovato il tempo di prepararci il pacchettino, la rosa bianca stropicciata, la cavalletta.
E' così fondamentale per loro demoralizzarci?
Sono i fatti a demoralizzarci, le ferite sanguinanti, gli insuccessi. Le occasioni perdute.
Eppure a loro non basta, vogliono spingere il coltello nella piaga, indugiare e ribadire la loro supremazia. Vogliono essere sicuri che abbasseremo la testa e non troveremo più la forza e il coraggio di rialzarla.
Perchè? La spiegazione più semplice è che vogliano togliersi la soddisfazione di umiliarci. Ma io non credo che sia tutto qui, non credo che questo basti a giustificare l'impazzimento di cercare una rosa bianca e una cavalletta, per giunta trovandosi in una città straniera, da ricercati.
Secondo me loro hanno ancora paura di noi. Hanno paura della nostra determinazione, del nostro coraggio, della nostra Fede. E' per questo che si impegnano tanto nel tentare di demoralizzarci.
Ed è per questo che non ci dobbiamo abbattere.
Perchè questa loro ostentazione di forza è in realtà indizio di debolezza. Perchè loro sanno, forse meglio ancora di noi, che se noi non perdiamo la speranza siamo ancora in grado di sconfiggerli.
Amici, teniamo duro, resistiamo.
27 settembre 518
Sabato 25 Settembre 2010
Il cavallo morto
Riflessione tardiva mentre il primo dardo di balestra inizia a pioverci addosso.
Da quanto tempo appariva morto il cavallo sbranato dai cani? Ed era di colore bruno come quelli dei cavalieri di Micol Semeyr?
Mi tornano nella mente le parole frettolose del Logarco con cui mi dava ragione: "evidentemente quei cavalieri avevano provato a portare i cavalli".
Chi ci dice che invece quello non sia il più recente cavallo dell'eventuale messaggero che ha messo sul chi vive i nostri nemici? Magari inviato dallo stesso Logarco?
Aimè, non è questo il momento di farsi simili domande, speriamo bene!
Da quanto tempo appariva morto il cavallo sbranato dai cani? Ed era di colore bruno come quelli dei cavalieri di Micol Semeyr?
Mi tornano nella mente le parole frettolose del Logarco con cui mi dava ragione: "evidentemente quei cavalieri avevano provato a portare i cavalli".
Chi ci dice che invece quello non sia il più recente cavallo dell'eventuale messaggero che ha messo sul chi vive i nostri nemici? Magari inviato dallo stesso Logarco?
Aimè, non è questo il momento di farsi simili domande, speriamo bene!
23 settembre 518
Venerdì 24 Settembre 2010
Probabilmente non sono io la persona giusta per fare questi discorsi.
Non sono mai vissuta in una vera "famiglia", salvo nella prima infanzia, mai ferma in uno stesso luogo per più di qualche mese.
Mi si dirà che mi sento messa in mezzo, che ho bisogno di difendere me stessa, ed è per questo che sento il bisogno di fare queste riflessioni. E in fondo è persino possibile che in parte sia vero.
Dal villaggio di Arta, e dai villaggi vicini, sono sparite delle ragazze. Corrotte da qualche imbroglione che le ha incantate con bei discorsi e promesse, portate via, trascinate prima nel peccato e poi, almeno in un caso, ad una atroce e prematura morte.
La gravità di quel che è accaduto è indubbia, la colpa del corruttore, o dei corruttori, anche.
Quello che però sento di dover dire, per quanto forse sia come parlare al vento, o a me stessa, è che forse anche gli uomini di qui, la gente di questi paesini, dovrebbe farsi un esame di coscienza.
Se inizi a considerare qualsiasi cosa, al di là della triste e silenziosa vita nei campi, come "peccato", diventa difficile mantenere il senso della prospettiva, delle proporzioni. Perdi completamente di credibilità. Se ascoltare la musica, cantare, divertirsi, è "peccato", è qualcosa di cui vergognarsi, allora tutto diventa peccato. E se tutto diventa peccato... come distinguere realmente il bene dal male?
...
E poi c'è la domanda, la domanda *vera*. La domanda che mi sta perseguitando.
Sarei fuggita anche io da Arta?
Me lo sono chiesta molte volte, in questi giorni. Mi sarei lasciata abbindolare dalle belle parole di qualche vagabondo che promette emozione, oppure avrei rifiutato ogni tentazione e sarei rimasta china sul telaio, silenziosa e rassegnata?
Le ho rispettate io, le regole, quando ho avuto la possibilità di scegliere?
Non tutte, onestamente. Non tutte.
Ho raccolto con le mie mani le ghirlande di fiori appassiti, gli abiti stracciati che abbiamo ritrovato in quelle grotte. E mentre sfioravo gli oggetti appartenuti a chi, per errore o impulsività, ha scelto di fuggire, ho sentito violentemente la mia vicinanza a quelle ragazze.
"Avresti potuto essere tu", sussurravano quei petali, quei lembi di stoffa umida. "Non saresti stata diversa da noi... da tutte noi..."
Come fantasmi, ombre, ricordi di esperienze che non ho avuto ma che ugualmente bussano alla porta della mia fantasia, dei miei sogni... così quelle voci mi incantano.
E' peccato anche questo fantasticare?
Se lo è, che gli Dei mi perdonino. E che abbiano pietà di tutte le ragazze che, come me, non hanno saputo chinare la testa e dire di no.
Non sono mai vissuta in una vera "famiglia", salvo nella prima infanzia, mai ferma in uno stesso luogo per più di qualche mese.
Mi si dirà che mi sento messa in mezzo, che ho bisogno di difendere me stessa, ed è per questo che sento il bisogno di fare queste riflessioni. E in fondo è persino possibile che in parte sia vero.
Dal villaggio di Arta, e dai villaggi vicini, sono sparite delle ragazze. Corrotte da qualche imbroglione che le ha incantate con bei discorsi e promesse, portate via, trascinate prima nel peccato e poi, almeno in un caso, ad una atroce e prematura morte.
La gravità di quel che è accaduto è indubbia, la colpa del corruttore, o dei corruttori, anche.
Quello che però sento di dover dire, per quanto forse sia come parlare al vento, o a me stessa, è che forse anche gli uomini di qui, la gente di questi paesini, dovrebbe farsi un esame di coscienza.
Se inizi a considerare qualsiasi cosa, al di là della triste e silenziosa vita nei campi, come "peccato", diventa difficile mantenere il senso della prospettiva, delle proporzioni. Perdi completamente di credibilità. Se ascoltare la musica, cantare, divertirsi, è "peccato", è qualcosa di cui vergognarsi, allora tutto diventa peccato. E se tutto diventa peccato... come distinguere realmente il bene dal male?
...
E poi c'è la domanda, la domanda *vera*. La domanda che mi sta perseguitando.
Sarei fuggita anche io da Arta?
Me lo sono chiesta molte volte, in questi giorni. Mi sarei lasciata abbindolare dalle belle parole di qualche vagabondo che promette emozione, oppure avrei rifiutato ogni tentazione e sarei rimasta china sul telaio, silenziosa e rassegnata?
Le ho rispettate io, le regole, quando ho avuto la possibilità di scegliere?
Non tutte, onestamente. Non tutte.
Ho raccolto con le mie mani le ghirlande di fiori appassiti, gli abiti stracciati che abbiamo ritrovato in quelle grotte. E mentre sfioravo gli oggetti appartenuti a chi, per errore o impulsività, ha scelto di fuggire, ho sentito violentemente la mia vicinanza a quelle ragazze.
"Avresti potuto essere tu", sussurravano quei petali, quei lembi di stoffa umida. "Non saresti stata diversa da noi... da tutte noi..."
Come fantasmi, ombre, ricordi di esperienze che non ho avuto ma che ugualmente bussano alla porta della mia fantasia, dei miei sogni... così quelle voci mi incantano.
E' peccato anche questo fantasticare?
Se lo è, che gli Dei mi perdonino. E che abbiano pietà di tutte le ragazze che, come me, non hanno saputo chinare la testa e dire di no.
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