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19 giugno 517
Giovedì 24 Maggio 2007
"io mi sento bene, ma non mi fanno alzare"
Lucius. Steso nel letto, pallido più delle lenzuola, febbricitante. Eppure freme e scalpita, vuole venire con noi, arrivare fino in fondo a questa storia.
Ma i guaritori sono stati chiarissimi: la ferita di Lucius è infetta, lui non si può muovere perchè altrimenti rischia di morire. Rischia di morire comunque, per dirla tutta.
Inghiottisco.
Apro la bocca per parlare, ma Loic mi precede. Loic che è voluto venire con me a trovare Lucius. Loic che parla, parla, incoraggia Lucius prospettandogli grandi imprese future, grandi battaglie e molto di più. Lucius risponde che è questa la battaglia che gli interessa, qui e ora. Ma Loic insiste, bonario, a rincuorarlo a modo suo.
Sento Loic, ma non lo ascolto.
I pensieri mi corrono in tutte le direzioni, neanche io so cosa desidero. So solo che mi sento triste da impazzire per Lucius che deve rimanere indietro, deve fermarsi qui. Lui che più di tutti ha coraggio da vendere e vuole così tanto portare a termine la missione.
Vorrei che venisse con noi, ma so benissimo che non può farlo. Vorrei...
Mi accorgo del silenzio, Loic tace.
Lucius mi guarda.
"Il mantello... vorrei che lo portassi con te", dice.
Avvampo.
Presa alla sprovvista resto imbambolata, poi annuisco. Non so neanche io cosa dico, ringrazio, forse, gli dico qualcosa come " sarà un po' come averti insieme a noi..." scemenze del genere...
Sento la testa che mi gira, Loic si avvicina al letto di Lucius e gli dà una pacca sul braccio, per salutarlo. Io lo seguo.
"Ciao..." gli dico. Non so dire niente di più.
Prendo il fagotto con il mantello, lo stringo al petto.
Usciamo dalla stanza.
Seguo Loic automaticamente, ci ritroviamo con gli altri.
Parole, discorsi. Arrivano Solice e Rosalie... si parla di cosa fare, se partire adesso o domattina per la foresta... Ma le loro voci mi scivolano sopra, non riesco a concentrarmi, sento che qualcosa è rimasto in sospeso.
Non posso aspettare il nostro ritorno.
Mi allontano dalla stanza senza dire nulla, sono tutti troppo intenti a parlare per accorgersene.
Scivolo per i corridoi, fino alla stanza di Lucius.
Neanche busso. Entro, lo abbraccio.
Finalmente parliamo.
Ma i guaritori sono stati chiarissimi: la ferita di Lucius è infetta, lui non si può muovere perchè altrimenti rischia di morire. Rischia di morire comunque, per dirla tutta.
Inghiottisco.
Apro la bocca per parlare, ma Loic mi precede. Loic che è voluto venire con me a trovare Lucius. Loic che parla, parla, incoraggia Lucius prospettandogli grandi imprese future, grandi battaglie e molto di più. Lucius risponde che è questa la battaglia che gli interessa, qui e ora. Ma Loic insiste, bonario, a rincuorarlo a modo suo.
Sento Loic, ma non lo ascolto.
I pensieri mi corrono in tutte le direzioni, neanche io so cosa desidero. So solo che mi sento triste da impazzire per Lucius che deve rimanere indietro, deve fermarsi qui. Lui che più di tutti ha coraggio da vendere e vuole così tanto portare a termine la missione.
Vorrei che venisse con noi, ma so benissimo che non può farlo. Vorrei...
Mi accorgo del silenzio, Loic tace.
Lucius mi guarda.
"Il mantello... vorrei che lo portassi con te", dice.
Avvampo.
Presa alla sprovvista resto imbambolata, poi annuisco. Non so neanche io cosa dico, ringrazio, forse, gli dico qualcosa come " sarà un po' come averti insieme a noi..." scemenze del genere...
Sento la testa che mi gira, Loic si avvicina al letto di Lucius e gli dà una pacca sul braccio, per salutarlo. Io lo seguo.
"Ciao..." gli dico. Non so dire niente di più.
Prendo il fagotto con il mantello, lo stringo al petto.
Usciamo dalla stanza.
Seguo Loic automaticamente, ci ritroviamo con gli altri.
Parole, discorsi. Arrivano Solice e Rosalie... si parla di cosa fare, se partire adesso o domattina per la foresta... Ma le loro voci mi scivolano sopra, non riesco a concentrarmi, sento che qualcosa è rimasto in sospeso.
Non posso aspettare il nostro ritorno.
Mi allontano dalla stanza senza dire nulla, sono tutti troppo intenti a parlare per accorgersene.
Scivolo per i corridoi, fino alla stanza di Lucius.
Neanche busso. Entro, lo abbraccio.
Finalmente parliamo.
17 giugno 517
Giovedì 24 Maggio 2007
... pluf!
Chi se la scorderà mai l'espressione di Guelfo nel momento in cui il misterioso birillo gli scivola di mano, rimbalza sul pavimento sdrucciolevole della grotta e cade nel pozzo?
Non ce l'ho fatta, sono sbottata a ridere!
E quando, appena ripreso fiato, ho teso a Guelfo l'astuccio autentico, al mio povero amico che già stava per farsi calare nel pozzo, lui mi ha guardata interdetto... non capiva... glie l'ho dovuto spiegare!
Era uno SCHERZO!!
Ancora se ci penso mi vengono le lacrime dal ridere... e che faccia anche gli altri, Quixote, Lucius....
Non ce l'ho fatta, sono sbottata a ridere!
E quando, appena ripreso fiato, ho teso a Guelfo l'astuccio autentico, al mio povero amico che già stava per farsi calare nel pozzo, lui mi ha guardata interdetto... non capiva... glie l'ho dovuto spiegare!
Era uno SCHERZO!!
Ancora se ci penso mi vengono le lacrime dal ridere... e che faccia anche gli altri, Quixote, Lucius....
17 giugno 517
Sabato 19 Maggio 2007
il tesoro nel pozzo
Lucius ha mantenuto la sua promessa.
Pallido, dolorante per il colpo d'alabarda ricevuto al petto stamattina, riesce a stento a passare per la strettissima galleria fino alla caverna con il pozzo: zoppicando, appoggiandosi alle pareti di roccia, con la lanterna in mano che barcolla...
Tuttavia, benchè ferito, quando ci troviano davanti al pozzo mi guarda negli occhi e si offre di calarsi al mio posto.
Non sta scherzando.
Si calerebbe sul serio, se dicessi di sì.
Mi fa venire la pelle d'oca, anche se io rispondo sdrammatizzando, dicendogli che semmai mi sarei rifiutata di calarmi nel pozzo schifido con gli insetti...
Il pozzo però fa paura, tocca ammetterlo. Profondo, buio, scivolosissimo e ricoperto di muschio... in una caverna scavata dall'acqua, mezza franata, già pericolosa di suo.
Loic mi stringe una corda alla vita, assicurandosi che i nodi a cui affiderò la mia pelle siano ben saldi.
Giusto il tempo per rivolgere una preghierina a Illmarinen...
E senza pensarci troppo mi calo nel pozzo.
Eric e Loic sono troppo grossi per passare per il cunicolo. Ci sono Guelfo, Quixote e Lucius a tenermi, sono sicura che non molleranno la presa: affido loro la mia vita senza timore.
Inizio a scendere con la lanterna in mano, con l'altra mi tengo alla corda che ho alla vita, visto che il pozzo non ha quasi appigli. E' buio, profondissimo, e sul fondo si intravede dell'acqua. Ma mentre scendo mi costringo a non pensare a come sarà difficile ripescare l'oggetto che stiamo cercando, a come sarà dura risalire, ai nodi e alle corde che si logoreranno, ai miei amici che di sopra sono in ansia per la mia vita...
La fortuna, o forse gli dei, mi aiutano subito.
Scendo di una decina di metri, non di più, e ancora non mi sento così sola e spaventata, quando scorgo qualcosa che sporge dal fianco più sconnesso del pozzo. Qualcosa che mi pare un astuccio.
"Forse l'ho trovato!" dico.
Sento la voce di Guelfo, ansiosa. "Che hai visto?"
"Non lo so, sembra un astuccio, incastrato tra le rocce..."
"E' lui!" esclama il mio amico.
"Provo a prenderlo. Dovrò dondolarmi un po'..."
"Sta attenta!"
Eh, attenta... se stavo attenta non mi ci calavo proprio, nel pozzo.
L'oggetto sta proprio dal lato opposto, devo saltare. Salto.
Sbatto contro la pietra, le braccia mi fanno male, ma non riesco ad afferrarmi. La corda mi riporta indietro.
Inghiotto il dolore, riprendo fiato. Riprovo.
Stavolta il colpo è ancora più forte, non riesco a trattenere un gemito. Ma le mani afferrano qualcosa, poi scivolano... e inesorabile la corda mi risbatte all'indietro.
Non posso mollare.
Sento di sopra gli amici che sono preoccupati, mi dicono di stare attenta, "sei sicura? te la senti?" so che stanno pregando per me, perchè la corda tenga.
E tiene.
Il terzo tentativo. Mi tuffo, le mie mani riescono ad aggrapparsi ai detriti, stringono fino a sanguinare, sostengo il mio peso. Ed ecco che devo scendere un po', per avvicinarmi all'oggetto, che non riesco ancora bene a vedere. Non so nemmeno io come, ma ce la faccio. L'afferro.
"Tiratemi su", dico, "ce l'ho fatta".
Il resto va da se.
Raggiungo il bordo del pozzo, mi isso fuori. Solo ora vedo bene le mie mani, che sanguinano e tremano per l'agitazione.
Vado da Guelfo, gli metto in mano quel che ho trovato, poi mi appoggio a Lucius e mi siedo. Riprendo fiato.
"Ma che è?" sento Guelfo.
"Eh?"
"E' un birillo!"
Mi stringo nelle spalle. Sia quel che sia, non è certo questa la cosa più importante, il mio "tesoro nel pozzo".
Pallido, dolorante per il colpo d'alabarda ricevuto al petto stamattina, riesce a stento a passare per la strettissima galleria fino alla caverna con il pozzo: zoppicando, appoggiandosi alle pareti di roccia, con la lanterna in mano che barcolla...
Tuttavia, benchè ferito, quando ci troviano davanti al pozzo mi guarda negli occhi e si offre di calarsi al mio posto.
Non sta scherzando.
Si calerebbe sul serio, se dicessi di sì.
Mi fa venire la pelle d'oca, anche se io rispondo sdrammatizzando, dicendogli che semmai mi sarei rifiutata di calarmi nel pozzo schifido con gli insetti...
Il pozzo però fa paura, tocca ammetterlo. Profondo, buio, scivolosissimo e ricoperto di muschio... in una caverna scavata dall'acqua, mezza franata, già pericolosa di suo.
Loic mi stringe una corda alla vita, assicurandosi che i nodi a cui affiderò la mia pelle siano ben saldi.
Giusto il tempo per rivolgere una preghierina a Illmarinen...
E senza pensarci troppo mi calo nel pozzo.
Eric e Loic sono troppo grossi per passare per il cunicolo. Ci sono Guelfo, Quixote e Lucius a tenermi, sono sicura che non molleranno la presa: affido loro la mia vita senza timore.
Inizio a scendere con la lanterna in mano, con l'altra mi tengo alla corda che ho alla vita, visto che il pozzo non ha quasi appigli. E' buio, profondissimo, e sul fondo si intravede dell'acqua. Ma mentre scendo mi costringo a non pensare a come sarà difficile ripescare l'oggetto che stiamo cercando, a come sarà dura risalire, ai nodi e alle corde che si logoreranno, ai miei amici che di sopra sono in ansia per la mia vita...
La fortuna, o forse gli dei, mi aiutano subito.
Scendo di una decina di metri, non di più, e ancora non mi sento così sola e spaventata, quando scorgo qualcosa che sporge dal fianco più sconnesso del pozzo. Qualcosa che mi pare un astuccio.
"Forse l'ho trovato!" dico.
Sento la voce di Guelfo, ansiosa. "Che hai visto?"
"Non lo so, sembra un astuccio, incastrato tra le rocce..."
"E' lui!" esclama il mio amico.
"Provo a prenderlo. Dovrò dondolarmi un po'..."
"Sta attenta!"
Eh, attenta... se stavo attenta non mi ci calavo proprio, nel pozzo.
L'oggetto sta proprio dal lato opposto, devo saltare. Salto.
Sbatto contro la pietra, le braccia mi fanno male, ma non riesco ad afferrarmi. La corda mi riporta indietro.
Inghiotto il dolore, riprendo fiato. Riprovo.
Stavolta il colpo è ancora più forte, non riesco a trattenere un gemito. Ma le mani afferrano qualcosa, poi scivolano... e inesorabile la corda mi risbatte all'indietro.
Non posso mollare.
Sento di sopra gli amici che sono preoccupati, mi dicono di stare attenta, "sei sicura? te la senti?" so che stanno pregando per me, perchè la corda tenga.
E tiene.
Il terzo tentativo. Mi tuffo, le mie mani riescono ad aggrapparsi ai detriti, stringono fino a sanguinare, sostengo il mio peso. Ed ecco che devo scendere un po', per avvicinarmi all'oggetto, che non riesco ancora bene a vedere. Non so nemmeno io come, ma ce la faccio. L'afferro.
"Tiratemi su", dico, "ce l'ho fatta".
Il resto va da se.
Raggiungo il bordo del pozzo, mi isso fuori. Solo ora vedo bene le mie mani, che sanguinano e tremano per l'agitazione.
Vado da Guelfo, gli metto in mano quel che ho trovato, poi mi appoggio a Lucius e mi siedo. Riprendo fiato.
"Ma che è?" sento Guelfo.
"Eh?"
"E' un birillo!"
Mi stringo nelle spalle. Sia quel che sia, non è certo questa la cosa più importante, il mio "tesoro nel pozzo".
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