Storia
La nascita dell'Impero di Delos e il regno di Ioudianos
La data di nascita dell'Impero di Delos è discussa.
Quella formalmente più esatta è l'anno 213 p.F., quando, alla morte dell'Imperatore di
Turn Arrasius Thobosus, la più grande entità statale di
Sarakon viene divisa tra i suoi figli, per volontà dell'Imperatore defunto, in una parte occidentale, con capitale a
Turn, retta da
Merobaudes, e in una parte orientale, con capitale a
Delos, retta da
Anilius.
Quello retto da
Anilius è l'
Impero di Delos.
Altri sostengono però che la data sia più antica e vada fatta risalire fino al 206 p.F., quando lo stesso Imperatore
Thobosus trasferì la capitale dell'Impero da
Turn a
Delos.
Altri invece ritengono che una data più veritiera sia il 229 p.F., quando
Turn e
Merobaudes cadono sotto i colpi degli
Ummariti, o il 230 p.F., quando l'Imperatore della parte orientale
Ioudianos sconfigge gli stessi
Ummariti e riunifica la parte occidentale, orba dei
Temi del Nord, alla parte orientale.
Alcuni infine sono dell'idea che la data di nascita dell'
Impero di Delos sia il 233 p.F., quando, con il
Trattato del Vallo Tarraconense, viene chiarita la separazione dei
Temi del Nord nel nuovo
Granducato di Greyhaven.
Per comodità prenderemo qui le mosse dalla salita al trono di
Ioudianus, o
Ioudianos, cioè dal 230 p.F.
Il nuovo Imperatore della parte orientale riconquista la parte occidentale, tranne i
Temi del Nord, trasformata da
Ummar nell'effimero
regno di Turn, e non ricostituisce più un
Imperatore di Turn. Procede dunque alla riunificazione e alla ricostruzione, ratificando la rinuncia ai
Temi del Nord (vedi voci
Impero di Turn e
Trattato del Vallo Tarraconense o del Passo di Dagor).
Il giovane
Ioudianus fu uno dei più grandi Imperatori di Delos. Regnò fino al 267, ingrandendo la città di
Delos e molte delle antiche città costiere di monumenti grandi ed imponenti, riformò definitivamente la struttura amministrativa dell'Impero (organizzata in Temi), tenendo conto della nuova situazione territoriale, riordinò infine tutto il patrimonio di leggi scritte, di letteratura, di antiche conoscenze ereditato dall'
Impero di Turn.
Dal punto di vista religioso cercò di rafforzare la posizione dell'unico
Imperatore rimasto, quello di
Delos, senza però causare scismi o acuire contrasti all'interno o all'esterno dello Stato.
A tal fine convocò il II
Sinodo di
Kàmiros nel 250 p.F., attraverso il quale venne riconosciuta l'autocefalia ottenuta dalla Chiesa greyhavenese, venne ufficializzata la denominazione stessa di
Chiesa della Luce, come avevano già fatto i Vescovi del Nord nel loro
Concilio e d'altra parte vennero rafforzati e meglio definiti i poteri del
Patriarca di Delos nella parte orientale dell'Impero.
Durante il suo regno va anche rilevata un'importante evoluzione linguistica: la lingua ufficiale dell'Impero era da secoli ovviamente il turniano, sebbene le popolazioni della costa parlassero da sempre una lingua sorella più dolce, l'odierno deliota, e quelle del Nord una variante del turniano, molto ricca di influssi di sostrato (da questo "turniano tarraconense" si è presto sviluppata, con sempre maggiore autonomia, l'attuale lingua Greyhaven).
Iudianus impone come lingua ufficiale il deliota, anche in virtù dello spostamento della capitale, realizzato da
Thobosus; il turniano, escluso dai documenti ufficiali e ristretto ad una piccola comunità di parlanti andrà via via estinguendosi, riducendosi a lingua colta, dotta ed antica di
Greyhaven e
Delos (oggi è parlato, in maniera alquanto modificata, solo nei temi settentrionali dell'Impero).
Gli Arrasii
La dinastia degli Arrasii regge Delos dopo
Iudianus (
Iudianos in deliota) per altri cinquant'anni con
Lukianòs (267-279) e i suoi figli
Iudianos II (279-295) e
Heraklìskos (295-317), i quali si devono scontrare più volte con le popolazione seminomadi dell'Est che minacciano gli ultimi possedimenti orientali
dell'Impero.
Iudianos II cade in battaglia ed
Herakliskos le respinge momentaneamente tre anni prima di morire (battaglia di
Eikònion: 314 P.F.).
Herakliskos perde la vita in una congiura di palazzo, guidata dall'Imperatrice
Irini e dal suo amante
Bardas Makedòn,
Protospatario dell'
Imperatore.
I Makedònes
Il regno di
Bardas (317-354), a dispetto della sua origine infausta, fu contrassegnato da prosperità e potenza. L'Est, saldamente nelle mani dei Delioti, incuteva timore persino a
Zedghast, con cui ricominciarono le scaramucce, sempre più violente e sempre più a favore di
Bardas (riconquista di
Teleukìa: 330 P.F.).
La dinastia dei Makedònes resse l'Impero per circa un secolo.
Il figlio di Bardas
Andronìkos I (354-376) e suo figlio
Bardas II il Tungaroktònos (376-411), continuarono l'opera del predecessore, potenziando la flotta, riformando la guardia imperiale (attribuita in massima parte a mercenari barbari) e il servizio di palazzo (attribuito ad
elfi o ad
eunuchi di origine straniera) e mietendo vittorie ad oriente.
Al riguardo c'è da dire che questi floridi anni comportano la diffusione dei culti di Delos anche verso alcune popolazioni nomadi o seminomadi dell'Est e la scalata sempre più prepotente degli
Elfi ai vertici dell'amministrazione imperiale.
Il colpo di Stato di Varg Vikerens
Nel 411 sarà sempre un comandante della guardia, questa volta di origine barbara (le riforme non sono servite a prevenire le congiure),
Varg Vikerens, a complottare contro
Bardas II. Accecato l'
Imperatore, che sarà dunque costretto a ritirarsi in un monastero, Varg assume la corona.
E' un periodo di grave sconvolgimento per il popolo di Delos, anche a causa dell'odiosa crudeltà che contraddistingue il nuovo sovrano. Barbari incolti vengono posti ai più alti vertici della corte, efferatezze immonde vengono perpetrate a danno di presunti ribelli ed anche di alcuni dei più eminenti membri delle Chiesa. Nel 416 sarà il
Patriarca di Turn Parlan V a farsi interprete delle proteste di un popolo intero e ad approfittarne per screditare il debole rivale
Eunapios II di
Delos, del tutto soggetto alle volontà dell'Imperatore
Varg.
Scoppia una guerra civile che dura tre anni e che vede schierate dalla parte di Varg anche le forze tenebrose di alcuni potenti Negromanti ed Evocatori, provenienti da oltre confine.
Alla fine, grazie soprattutto all'opera dei
Paladini di
Pyros e
Dytros, protagonisti di un epico scontro contro gli stregoni nella piana di
Làrissa, al centro dell'Impero,
Varg viene sconfitto.
Il detestabile sovrano riesce però a sfuggire sia alla morte che alla cattura e trova rifugio (così si dice) oltre i confini nella sordida palude di
Morgoblath.
A questo punto, nel 419, l'Impero è di fatto nelle mani della Chiesa. Essa però che avrebbe l'autorità per prendere le redini del potere è divisa tra
Parlan V ed
Eunapios II.
Un
Sinodo convocato a
Delos risolve la situazione con un compromesso: la reggenza è assegnata al
Patriarca di Delos ma
Eunapios viene rimosso e al suo posto viene posto un nobile monaco,
Prosdocimos.
La teocrazia
Il
Patriarca Prosdocimos regge
Delos dal 419 al 424; anni in cui vengono promulgati alcuni atti importanti come la parità tra le
Divnità della Luce e le
Divinità Antiche nel II
Sinodo di
Delos (421), sulla scorta di una analoga deliberazione già presa dal
Concilio di Greyhaven nel 290 p.F., e la costituzione dell'
Inquisizione contro i culti condannati e contro la magia nera (principalmente le scuole dell'Evocazione e della Necromanzia) nel
Sinodo di
Lìndos (423).
Infine
Prosdocimos ordina la costruzione di grandi fortificazioni sopra le montagne che dividono
Delos dal Ducato di
Benson ed assegna la custodia di quei forti come di tutto quel confine ai
Paladini e alle superstiti comunità naniche, che ottengono in cambio anche loro la cittadinanza di
Delos, con quasi duecento anni di ritardo rispetto agli
Elfi.
Nel 424 un organo statale da sempre silente rialza la testa. E' il
Senato di Delos; costituito da Thobosus, ad imitazione di quello di Turn, quando cambiò la capitale, con elementi dell'aristocrazia di corte, rappresentò la brutta copia di quello di
Turn, fino a quando quest'ultimo non perse del tutto la sua antica importanza, riducendosi ad essere niente più che un consiglio di decurioni di provincia. Il
Senato di Delos, privo però di una propria storica autorità, non potè ereditarne le rilevanti funzioni nella gestione dello Stato e rimase sempre poco più che il gran consiglio dell'
Imperatore.
Ora però questo
Senato avverte il pericolo di un'involuzione teocratica clericale, che non garantisca le varie componenti della complessa società dell'Impero. In breve tempo dalla parte del Senato sono anche le minoranze elfica e nanica, l'esercito con i suoi alti gradi, tutta l'aristocrazia, la burocrazia di corte, i governatori provinciali.
Prosdocimos è costretto a scegliere il migliore tra i giovani patrizi di
Delos:
Alexios Komnìnnos, generale ventenne di grandissimo ingegno e perfetta bellezza. Bella come una dea è anche la donna che
Alexios sposa nel 427:
Zoì, della stirpe dei Dalassèni, rovina dell'Impero.
I Komninni
Equilibrato e giusto è il governo di
Alexios Komnìnnos: esso vede la pace con
Zedghast, che durante la guerra civile aveva recuperato
Teleuchìa, l'accordo matrimoniale con il
Granduca di Greyhaven (l'erede al trono
Michaìl sposa la figlia del Granduca
Rosvita, ribattezzata
Theòdora), un generale recupero del "laicismo" se così si può dire nella politica imperiale, ma contemporaneamente uno sviluppo delle pratiche monastiche che da sempre costituiscono una caratteristica della religiosità deliota.
E' infatti al regno di
Aléxios che risalgono la costruzione di molti monasteri e la stipula dei documenti che ne attestano l'indipendenza e l'autonomia rispetto al potere dei
Metropoliti.
Nel 437 in un disgraziato incidente di caccia l'Imperatore
Alexios muore.
Il tredicenne
Michaìl (si era sposato ad 11 anni con la diciannovenne
Rosvita) governa sotto la tutela della madre: l'Imperatrice
Zoì.
Ella si risposa un anno dopo con il brillante
Stratego di
Adàlia Romanòs Pyroghenétes e in quello stesso anno muore per delle gravissime febbri il piccolo
Michaìl.
Zoì e i suoi tre Imperatori
Romanòs assurge al soglio imperiale, nonostante le proteste del
Patriarca di Delos Adamàndios, subito sostituito con il più arrendevole
Eustatios.
Romanòs non è uno sciocco, ma con una corte e con una nobiltà ostile deve ricorrere agli intrighi ed alla corruzione per tenersi sul trono.
Dopo qualche anno è nelle mani di due Incantatori intriganti (
Bòrilos e
Ghermanòs), che fanno senza ritegno le loro private vendette; dietro di loro le manovre dell'Imperatrice
Zoì.
Nel 443 un nuova invasione dall'Est trova impreparati i Delioti: sono gli
Abbuliti, guerrieri fanatici e feroci, convertiti dalla loro primitiva religione a quella di
Zedghast, sottomessi fino alla morte volontaria al loro
Sultano Sahid-Pascià.
Essi dilagano nell'Est, conquistando e devastando città antichissime, che sembravano costruite dagli dei, come
Nikèa,
Antýra,
Eikònion,
Adàlia. Le armate di
Romanòs non fanno altro che ritirarsi, lasciando agli invasori le gemme dell'Impero.
Erano secoli che non avveniva una simile catastrofe.
Presso le sponde dell'
Histron Romanòs respinge infine la cavalleria inesorabile di
Sahid-Pascià, ma perde la vita nello scontro.
Si favoleggia che dopo la morte dell'
Imperatore siano scesi in campo gli spiriti di
Iudianos, con i suoi catafratti al galoppo sulle nuvole, e di
Alexios, dagli occhi splendenti nella nebbia come zaffiri.
Avuta notizia della morte del marito, per nulla turbata,
Zoì fa allontanare
Bòrilos e
Ghermanòs con l'aiuto del
Patriarca Eustatios e della guardia di palazzo.
Sposa infine il
Protospatario Grigòrios Pakurianòs, elevando anche lui al soglio imperiale (444).
Nel frattempo aveva concluso la pace con il
Sultano il
Curopalata Nikèphoros Briennios,
Duca di Dyrrachion: Delos perdeva i territori dell'Est, ma si garantiva pace trentennale ed alleanza contro i barbari delle steppe, che tornavano pericolosamente ad incombere.
Briennios torna a
Delos come un salvatore della patria, ma si trova ovviamente di fronte all'ostilità implacabile dell'
Imperatrice e di
Pakurianòs.
Per evitare il peggio si ritira dunque ad ovest nella sua
Dyrrachion.
Dissoluto e decadente il regno di
Pakurianòs, orbo delle ricche città dell'Est.
Zoì se ne sbarazza facilmente nel 449, facendolo accecare in una congiura e segregandolo in un monastero di montagna.
Regge quindi da sola l'Impero, facendosi proclamare dal vecchio
Eustatios e da un
Senato terrorizzato dalle alabarde dei
Varanghi della guardia imperiale.
Lo scandalo è grande. L'Ordine dei
Paladini di
Dytros e molti alti esponenti del clero chiedono la convocazione di un
Sinodo, ufficialmente per dirimere questioni teologiche, ma in realtà per deporre il
Patriarca Eustatios.
Eustatios stesso accetta a questo punto di ritirarsi a vita privata e viene nominato suo successore il più saggio e rigoroso dei Metropoliti di Delos:
Michaìl Ephesìnos.
Zoì, comprendendo la precarietà della sua situazione, si affretta a sposare
Andronìkos Katakalòn, che riveste la porpora imperiale con il nome di
Andronìkos II (452).
A questo punto la ribellione scoppia in tutto l'Impero: da Occidente scende in armi
Nikephoros Briennios con tutto il suo prestigio, dal mare lo
Stratego di
Rhodos Nikètas Melixènos con quasi metà della flotta imperiale, dagli
Allston il Prostàte dei Confini]]
Ghiànnis Dunchas con la fanteria pesante e le schiere dei Nani; il
Granduca di Greyhaven si dichiara garante della vita dell'Augusta
Theòdora, rinchiusa da anni nel monastero dei
Màngani, poco fuori la capitale.
L'esercito di
Andronìkos II Katakalòn è sconfitto da
Briennios; l'Imperatore fa appena in tempo a rifugiarsi nella capitale, quando quest'ultima viene presa d'assedio da
Melixènos sul mare e da
Ghiànnis Dunchas da terra.
Andronìkos si suicida,
Zoì fugge attraverso un pertugio delle mura, travestita da mendicante e, dopo un lungo e periglioso viaggio si nasconde nel monastero degli
Eroi Vincenti, nelle profondità dell'Impero.
Ghiànnis Dunchas viene proclamato
Imperatore dal
Senato e dal
Patriarca Michaìl Ephesìnos,
Nikètas Melixènos gli giura fedeltà,
Nikephoros Briennios, arrivato in ritardo, deve per la seconda volta arrendersi alla cattiva sorte ed imitare lo
Stratego di
Rhodos (454).
I Dunchas
Ghiànnis Dunchas apparteneva ad una delle più nobili famiglie di Delos, trasferitesi nella città al seguito di
Thobosus; il suo potere si mostra subito saldo. Ristabilisce i vincoli con le minoranze dell'Impero, trama segretamente per mettere zizzania tra l'antico Emirato di
Zedghast e il nuovo
Sultanato di Abbùl, riforma per quanto possibile l'esercito, stabilisce alleanze con i barbari dell'Est, ormai non più tanto pericolosi, per tenere a bada il
Sultano di Abbùl.
Nel 474, allo scadere della pace con il
Sultano, un nuovo fiero assalto viene sferrato dagli
Abbuliti, ma
l'Imperatore
Ghiannis guida la riscossa con i suoi pochi armati fino all'interno del Sultanato, riuscendo persino, con qualche inganno, a riconquistare la sacra
Nikèa. Abbùl è costretta ad una pace di cinquant'anni.
Nel 481 lo "
Splendore dei Viventi", così era stato soprannominato, muore per un'epidemia di peste.
Gli succede il figlio
Michaìl II, che sposa la bellissima principessa barbara
Eudocia Varanga. Continua sotto di lui la ricostruzione di un Impero molto provato e rimpicciolito, che sembra condannato ormai ad una lenta ma irrimediabile decadenza.
L'imperatrice, dopo il difficile parto della piccola
Anna, non genera più figli e questo è sentito dagli astrologi di corte e dal popolino come un sinistro presagio.
D'altra parte l'Imperatore
Michaìl, un poeta, un mistico, un sensitivo, si ostina a non voler ripudiare la bionda moglie, di cui è perdutamente innamorato.
Nel 500 P.F. l'
Imperatore, sconvolto da sette giorni di febbri altissime proprio durante le feste in onore di
Dytros, lascia l'Impero senza eredi maschi diretti.
Il
Senato in gran fretta, per timore di nuovi rivolgimenti e delle pretese dinastiche che quasi tutti i
Sebasti (patrizi) dell'Impero potevano avanzare, incorona, con il consenso del
Patriarca di Delos Áretas, l'anziano zio del defunto Imperatore, il fratello di
Ghiannis, il
Sebastocràtore Constandinos I Dunchas.
Sotto il suo pacifico regno, durato fino al 508 p.F., si cerca di riprendere più stretti contatti con il
Granducato di Greyhaven, culminati nel
matrimonio di Anna Porfirogenita con Lord
Silear, il nipote del
Granduca, e di porre fine ai contrasti suscitati, dentro e fuori la corte, con l'esclusione della linea diretta di
Ghiannis I e di
Michaìl II.
Tali contrasti si accentuano con la nomina del nipote omonimo dell'
Imperatore a co-Imperatore nel 506 p.F. ed esplodono alla morte dell'
Constandìnos I, quando si scatena la
guerra civile del 508, mossa dal giovane
Duca di Dyrrachion,
Nikephoros II Briennios, contro il nuovo Imperatore
Constandìnos II.
La guerra è però vinta dal potere centrale e
Constandìnos II è dal 509 saldamente sul trono. Nel 510 p.F. tra l'altro la sua posizione si è ulteriormente rafforzata per la nascita del piccolo
Porfirogenito Ghiannis.
La politica imperiale degli ultimi anni cerca di rimarginare le ferite e di attutire i contrasti, interpretando attraverso i vari membri della dinastia, soprattutto il
Sebastocràtore Michaìl e il
Curopàlata Andronìkos, tutte le anime e tutte le tendenze dell'Impero.
Geografia e risorse
Il territorio rimasto nelle mani dell'Imperatore è delimitato a nord dalla catena degli
Allston (i Delioti storpiano spesso il nome in Alliston o peggio Allistòni), che sul versante deliota è meno imponente e presenta vette meno alte che dalla parte di Gryhaven; qui confina precisamente con i Ducati di
Amer,
Krandamer e
Benson attraverso i passi di
Madyran (
Kieblach),
Tarraconense (di
Dagor o
Dagorblach) e di
Myst (
Mustblach).
Ad est il confine era segnato dal fiume
Istron, ma dopo la riconquista di
Nikéa si è spostato all'
Araxis; quest'ultimo divide l'Impero dal
Sultanato di Abbùl e dalle popolazioni
nomadi.
A sud c'è il mare e la grande isola di
Rhodos. Più piccole isole circondano le coste dell'Impero e sono soggette all'autorità imperiale.
L'interno è solcato da grandi fiumi, che a partire da est sono, dopo l'Araxis e l'Istron, l'
Evropàtis (che confluisce nel
Tigris), il
Tigris, l'
Axìnaros (che bagna la Capitale), l'
Halys, il
Tibur (che bagna
Turn), il
Padon (affluente del Tibur).
Il resto del territorio è prevalentemente collinare, intervallato da pianure, la più fertile delle quali è quella collocata tra il
Tigris e l'
Evropàtis, la
Mesopedìa.
Altre montagne sono il
Massiccio di Elis (monte
Hìmetton m. 2011), che copre a Nord la
Penisola di Chalkis, ove sorge la città di
Delos, e la Catena degli
Hyperboran (monte
Helikòn m. 3678), che scende verso sud, staccandosi dagli
Allston. Non ci sono laghi di grande estensione, tranne forse il Lago
Copais, che nasce dall'immissione di un piccolo ramo del
Tigris e il Lago
Merois, lungo il corso dell'
Halys, che però ha un carattere semipaludoso.
L'isola di
Rhodos ha le caratteristiche fisiche del continente: colline, basse montagne, fertili pianure; c'è però un alto vulcano, l'
Atnon (m. 2050), sulla punta settentrionale dell'isola.
L'economia dell'Impero è saldamente sostenuta dalle ricche pianure, soprattutto la
Mesopedìa e le piane di
Rhodos, che forniscono grano in abbondanza, oltre ad altri generi di prima necessità. Sulle colline in tutto il territorio imperiale è diffusissima e antica la coltivazione dell'olivo e della vite (qui vengono prodotti tra i migliori oli e vini di Sarakon). Montagne e colline forniscono anche erba per i pascoli, sebbene
Delos non sia molto nota per i formaggi e i derivati del latte (i formaggi delioti sono in genere stagionati e piccanti); è molto allevata la capra e meno la vacca.
Le foreste riescono a provvedere al fabbisogno di legname per la flotta mercantile e per quella militare (i cantieri navali dell'Impero hanno una lunga tradizione), ma ultimamente in caso di una guerra navale che richiedesse un incremento notevole della flotta, i Delioti dipenderebbero certamente dalle importazioni di
Lankbow e di
Greyhaven.
Le risorse minerarie sono ancora notevoli, in particolare oro e argento lungo gli
Hyperboran, ferro, rame e stagno sugli
Allston; il
Massiccio di Elis ospita alcune importanti miniere di gemme.
Una grave carenza sono le risorse idriche, anche per il clima molto caldo d'estate; gli antichi acquedotti turniani (quando in buono stato di manutenzione) in parte risolvono il problema.
Il clima è in genere di tipo "mediterraneo" con estati calde ed inverni miti, sulle montagne possono tuttavia verificarsi abbondanti nevicate anche in primavera.
Commercio e strade
Il principale prodotto di esportazione deliota è il vino, particolarmente rinomato, seguito dall'olio, che nei territori settentrionali fuori dall'
Impero di Delos può essere considerato addirittura alimento di lusso.
Altra voce importante del commercio è costituita dai tessuti e in genere dalle manifatture, dato l'alto grado di specializzazione e di raffinatezza dell'artigianato deliota.
Molto avanzata è l'industria della pergamena e della carta, che vengono esportate in particolare verso
Greyhaven e verso
Abbùl.
Spezie e generi di lusso sono un capitolo importante dei rapporti commerciali con Zedghast; essi sono poi rivenduti ad alto prezzo all'aristocrazia di
Greyhaven.
L'Impero invece dipende in maggior misura dall'importazione estera per quanto riguarda il legname (paesi importatori:
Lankbow e
Greyhaven) e il ferro (paesi importatori:
Greyhaven e
Abbùl).
La rete viaria costituisce il vanto dell'Impero, essendo stata costituita al tempo di
Turn. Si tratta di strade antiche, larghe e lastricate, in grado di far spostare anche eserciti di notevoli dimensioni velocemente e senza disagi. Vie come la
Dagoriana e la
Poldoriana collegano alcune delle città più importanti dell'Impero e attraversano i
Passi verso
Greyhaven. In generale l'antica capitale
Turn è collegata con quasi tutte le città più importanti dell'Impero. Diversa la situazione della nuova capitale
Delos, istituita quando la maggior parte della rete viaria era stata già costruita; essa è collegata con Turn attraverso la
Via Arrasia.
Oltre ad altre importanti vie ci sono ovviamente molte strade minori, non lastricate, che collegano i centri di minore importanza alle città e alle vie principali.
Questo sistema viario consente la raggiungibilità di quasi tutti gli agglomerati sia da parte dei mercanti che delle truppe.
Anche i fiumi costituiscono importanti vie commerciali, ma soltanto il
Tigris e l'
Evropatis sono navigabili per gran parte del loro percorso; l'
Araxis ha un corso molto impetuoso ed è navigabile solo a prezzo di gravi rischi; l'
Halys e l'
Istron sono navigabili solo verso la foce a causa delle paludi il primo e della bassa profondità del fondale l'altro; il
Padon è navigabile nelle vicinanze della confluenza col
Tibur, il
Tibur stesso solo intorno a
Turn e dopo le colline che intersecano il suo percorso.
Questa situazione rende in genere preferibili i collegamenti terrestri per gran parte del territorio imperiale.
I porti marittimi attivi e fiorenti sono una quantità incredibile, data l'antica vocazione marinara dei Delioti. Si distinguono la Capitale stessa, dove arrivano merci da ogni parte,
Dytropolis e
Dyrrachion sulla costa occidentale, i cui traffici sono rivolti soprattutto verso
Greyhaven e
Lankbow,
Rhodos, che è un crocevia tra l'Oriente e l'Occidente, e le grandi città portuali dei Temi orientali come
Thessalonìki (sacra a
Maers),
Epipàreton e
Nikèa.
Società e popolazione
La popolazione dell'
Impero di Delos è circa il doppio di quella del
Granducato di Greyhaven, benché le dimensioni dei due Stati siano ormai pressoché simili. La motivazione va trovata nel fatto che a Delos c'è un'urbanizzazione più sviluppata e le grandi città sono oltre che più numerose anche generalmente più popolose di quelle di
Greyhaven. C'è poi da aggiungere il fatto che a Delos ancora esiste (seppure in maniera più blanda rispetto al passato) la schiavitù e la manodopera delle campagne è costituita da molte migliaia di schiavi.
La più grande distinzione sociale all'interno dell'Impero è rappresentata dalla cittadinanza: i cittadini delioti (
uomini,
elfi e
nani residenti nell'Impero) godono infatti di particolari diritti e di un sistema giudiziario più mite rispetto ai non cittadini (schiavi e stranieri residenti o di passaggio nell'Impero). Privilegi ulteriori e ben più cospicui sono poi assegnati all'aristocrazia (il piccolo popolo dei
sebasti), che è molto ben rappresentata nelle città.
La grande nobiltà, spaventosamente ricca rispetto alla massa della popolazione e padrona di immense proprietà nelle campagne (sempre più somiglianti a veri e propri feudi: le
Prònoie), costituisce un mondo a sé, spesso contrassegnato da gravi lotte intestine.
Un ruolo importantissimo nella società deliota è ricoperto dal clero della
Luce, che è ottimamente inserito nel tessuto sociale: l'alto clero dei
Metropoliti (
Vescovi) e degli
Igùmeni (
Abati) può essere equiparato alla grande nobiltà, mentre il basso clero dei sacerdoti e dei monaci (diffusissima e molto favorita la cultura monastica) gode quasi ovunque del prestigio della piccola nobiltà e della più rispettata borghesia.
A questo riguardo lo sviluppato commercio delle grandi città (in particolare di quelle marine e fluviali) ha consentito lo sviluppo e l'arricchimento di un vasto ceto di mercanti anche di alto livello e di facoltosi artigiani di merci pregiate.
I contadini indipendenti sono tra i più miserandi rappresentanti della società deliota; esposti alla concorrenza delle grandi proprietà terriere e ai soprusi dei funzionari governativi, sono infatti tra quelli che più risentono fra l'altro di carestie, epidemie e degli aggravi fiscali, che non infrequentemente cercano di mettere riparo alle finanze dello Stato.
In condizione simile alla loro versa la manovalanza a basso costo delle città (marinai, rematori, scaricatori dei porti, operai non artigianali, salariati di vario genere), ma col vantaggio di essere meno raggiungibili dall'esoso fisco imperiale.
All'ultimo gradino stanno gli schiavi, veri e propri servi della gleba, che lavorano nelle grandi proprietà terriere dei nobili latifondisti di Delos; la maggior parte di loro è costituita da prigionieri di guerra (per le guerre ufficiali) o da poveri nomadi rapiti venduti dagli spietati mercanti di schiavi del
Sultanato o del Ducato di
Benson, tuttavia alcuni di loro sono sempre di più ex-contadini indipendenti ormai impoveriti, che preferiscono dipendere in tutto da un proprietario terriero che li garantisca rispetto al potere centrale.
Data la diffusa cultura cittadina si può parlare di un elevato grado di alfabetizzazione in tutto l'Impero, tranne che nelle campagne, soprattutto quelle più isolate e depresse. Un livello di istruzione superiore è garantito soprattutto nelle città marittime, in particolare a
Delos stessa e a
Rhodos.
Non c'è a Delos un'effettiva parità tra uomini e donne e la condizione di queste ultime da questo punto di vista è molto peggiore rispetto a quella ad es. della vicina
Greyhaven. Non possono infatti arruolarsi nell'esercito (se ne vedono solo, e assai raramente, di mercenarie), né scalare i gradi della burocrazia; solo il clero offre loro un'occasione di promozione sociale, ma se ci sono molte potenti Igùmene, è rarissimo trovare nella storia di Delos un Metropolita donna e impossibile un Patriarca donna: ciò che non è escluso in linea di principio è negato dalla prassi. Tuttavia è possibile trovare nell'Impero donne di grande prestigio sia nel ramo del grande commercio sia tra le famiglie nobiliari: la donna infatti, pur non avendo un ruolo sociale palese, è generalmente assai rispettata all'interno della famiglia (sia ai livelli alti che a quelli umili) e può di fatto guidare le scelte della parte maschile.
Le minoranze elfica e nanica vivono in maniera diversa. i Nani, pur integrati nell'apparato militare per la difesa dei confini, hanno conservato le caratteristiche della loro società in gran parte (religione, struttura dei clan, attività tradizionali) e intrattengono contatti indipendenti con i Nani di
Amer oltre confine; questo però a danno della loro integrazione nella parte dell'Impero in cui sono meno diffusi (è difficile vedere un Nano rispettato ed autorevole ad es. nella Capitale). Gli Elfi invece hanno per lo più rinunciato nei secoli ai loro usi e alle loro tradizioni (tranne poche sparute comunità), che conservano magari solo nell'ambito familiare; in compenso hanno scalato i vertici della gerarchia sociale, arrivando, grazie alla via preferenziale del servizio imperiale, fino a sussurrare nelle orecchie dell'Imperatore e dei maggiorenti dell'Impero. Per quanto riguarda il resto della popolazione elfica, si può parlare di integrazione pressoché totale in quasi tutte le attività condivise dagli umani.
Religione ed esoterismo
La religione, come si sa, è fortemente sentita a Delos, in particolare per quanto riguarda il culto di
Pyros, di cui l'
Imperatore è considerato il Divino Interprete e quasi l'incarnazione.
Il clero è comunque retto da due
Patriarchi, uno con sede a
Delos, l'altro con sede a
Turn, e con giurisdizione rispettivamente sulla parte orientale e sulla parte occidentale dell'Impero.
Ad un grado inferiore (quello delle capitali di Tema e delle città comunque più importanti) sovrintendono i
Metropoliti (
Vescovi). I monasteri sono moltissimi, e tra questi non sono pochi quelli indipendenti rispetto al potere del
Metropolita. Essi sono generalmente ricchi e potenti, disponendo anche di estese proprietà terriere; sono maschili e femminili e retti da un
Igùmeno o
Igùmena (=
Abate,
Badessa).
L'Ordine di
Pyros è il più diffuso in ogni parte dell'Impero e quasi tutti i Metropoliti vi appartengono.
L'Ordine dei Paladini di
Dytros, sebbene con pochi effettivi rispetto a
Greyhaven, gode di notevole prestigio e il suo
Gran Maestro, residente a Nikòpolis, è chiamato anche ufficiosamente
Patriarca di Dytros o
Patriarca di Nikopolis.
Il culto di
Dytros è particolarmente sentito nelle zone di confne con
Benson e nei Temi occidentali. I culti di
Kayah e
Reyks godono di una diffusione abbastanza vasta, soprattutto nelle campagne e nelle piccole città, e di numerosi e potenti monasteri.
I culti delle
Divinità Antiche, preesistenti all'invasione turniana, sono anch'essi rappresentati a Delos, seppure in minor misura.
Maers è particolarmente venerato a
Thessalonìki (dove ha un antico immenso tempio) ed ora anche nelle città dell'Ovest,
Harkel nelle foreste e nelle campagne,
Ilmarinen presso le comunità naniche dei confini; il culto di
Ilmatar invece è talmente raro da non avere una rilevanza sociale.
I culti delle tenebre sono fieramente avversati e trovano in genere poco credito in una popolazione più dedita alle attività di pace che di guerra. Tra le divinità oscure quella più pericolosa è certo
Shasda, che riscuote molto favore soprattutto nei porti e nelle città più grandi. Le altre attecchiscono talvolta in certe frange dell'esercito. Diffusissimo però è il culto di
Gargutz, che spesso ha costituito una vera Chiesa parallela, eretica e condannata, ma in segreto molto più venerata di quelle ufficiali dai mercanti più spregiudicati e dal sottobosco delle città commerciali.
L'
Inquisizione, seppure istituita in un
Sinodo, è stata di fatto dismessa e la cura delle fede è affidata al braccio secolare dell'
Imperatore con il modesto supporto delle milizie direttamente dipendenti dal clero (in particolare i
Paladini di
Pyros e
Dytros).
La Magia, a differenza di quanto accadeva nel passato, non ha attualmente una forte tradizione a Delos e dipende in genere dalle acquisizioni della vicina
Greyhaven. Per studiare il
Sortilegio seriamente bisogna frequentare l'Università imperiale nella Capitale; da qui infatti vengono reclutati gli
Incantatori cui sono assegnati importanti incarichi riservati dal potere centrale.
Necromanzia ed
Evocazione sono presenti ad un livello inferiore e vengono insegnate nella più assoluta clandestinità in località periferiche ed appartate.
Organizzazione politica e militare
A
Delos l'autorità centrale è fortemente sentita ed è rappresentata dalla persona dell'
Imperatore e dei suoi intermediari. Egli è il sovrano assoluto e padrone dell'Impero. Incarnando la presenza di
Pyros su
Sarakon, secondo l'interpretazione religiosa più seguita a Delos del I
Sinodo di
Kàmiros, sarebbe anche Capo Supremo della
Chiesa della Luce.
Questo punto, come è noto, è motivo di controversia a
Greyhaven, lo è stato nei territori orientali un tempo appartenuti a
Delos, oggi nelle mani degli infedeli, e trova anche una certa opposizione in certi ambienti dell'Impero, soprattutto nell'area soggetta alla giurisdizione del
Patriarca di Turn.
A questo riguardo l'unica cosa universalmente riconosciuta, anche se talvolta a malincuore, è che l'
Imperatore ha il diritto di sedere al posto d'onore in tutti i Sinodi ed è coinvolto nelle procedure di nomina dei
Patriarchi di Delos e di Turn e del cosiddetto
Patriarca di Dytros di
Nikopolis. Nel caso del
Patriarca di Turn la questione si limita all'invio di una lettera formale da parte del
Conclave con l'annuncio, non contestabile, della nomina. Nel caso invece del
Patriarca di Delos e del cosiddetto
Patriarca di Nikopolis, che sarebbe il
Gran Maestro dei
Paladini di
Dytros di
Delos, l'autorizzazione imperiale alla nomina è obbligatoria.
Per quanto riguarda i poteri politici, la successione e la ratifica della nomina imperiale vedi la voce
Imperatore di Delos. Interessante a questo riguardo che il
Patriarca di Delos intervenga nella procedura di incoronazione dell'
Imperatore, come a reciproco bilanciamento dei poteri.
Dal punto di vista amministrativo l'Impero è suddiviso attualmente in 12
Temi:
Delos,
Ausonìa,
Optimaton,
Rhodos,
Kilikia,
Kappadokìa,
Nikèa,
Dyrrachion,
Makedonìa,
Moréa,
Thessalìa,
Aipyros.
Ogni
Tema è retto da uno
Stratego, massima autorità politica e militare territoriale; il governante del
Tema di Ausonìa ha il titolo di
Esarca ed anche quel
Tema è comunemente chiamato
Esarcato; il governante del
Tema di Dyrrachion ha preso il titolo di
Duca ed il Tema è chiamato
Ducato; il
Tema di Delos è amministrato direttamente dall'
Imperatore o dai suoi delegati (vedi sotto).
La gerarchia di prestigio tra i governanti segue l'ordine con cui sono stati elencati i nomi dei Temi.
Non ci sono ulteriori divisioni territoriali: ogni città, anche le capitali dei
Temi, è amministrata da un
Demarco e da un
Senato.
Il
Demarco è scelto tra i maggiorenti locali dal
Senato.
I membri del
Senato sono nelle città più piccole gli anziani capi-famiglia, nelle città più grandi i capi della nobiltà locale.
Va con sé che nelle città più importanti il ruolo del Senato nella nomina del Demarco è fortemente limitato dall'autorità dello
Stratego, il quale formalmente può rifiutare la nomina e di fatto la gestisce.
Nella città di
Delos il ruolo del
Demarco è ricoperto dall'
Eparca. Questa carica è altamente onorifica e viene assegnata solo a nobili di supremo rango (spesso può capitare peraltro che all'
Eparca sia conferita la delega su tutto il
Tema di Delos).
Come si vede il potere, anche a livello locale, è saldamente accentrato nelle mani degli
Strateghi.
Essi tuttavia non possono trasmetterlo direttamente per via dinastica; in teoria il governante locale è nominato infatti dall'
Imperatore e può addirittura essere revocato in qualsiasi momento e senza motivazione. Ciò nondimeno ormai le famiglie più influenti si sono insediate nei
Temi e di fatto si trasmettono di padre in figlio il governo di quei territori (ad es. i
Brienni a
Dyrrachion, i
Melixéni a
Rhodos).
Il centralismo politico e amministrativo è comunque in qualche modo garantito dal funzionamento degli incarichi di nomina imperiale, visto che ogni delegato imperiale può avere autorità generale, sovraterritoriale e indiscussa per tutta l'estensione dell'Impero. Tali incarichi possono essere estemporanei e conferiti a tempo, ciò non inficia in alcun modo la loro "potestas".
Quelli istituzionali, con ampio apparato burocratico alle dipendenze e con sede amministrativa nella Capitale sono:
Il
Grande Logotéte (sorta di primo ministro), chiamato anche
Mesàzon.
Il
Sakellàrios (capo dell'amministrazione finanziaria); sotto di lui il
Chartulàrios (amministratore del tesoro aureo) e vari
Logoteti (per le spese militari, le spese della corte, ecc.).
Il
Protoasecretis (capo della cancelleria imperiale).
Accanto a questi vanno citati anche alcuni incarichi di corte, di solito assegnati ad
Elfi o
eunuchi, di altissimo prestigio e grande influenza, come:
Il
Parakimòmenos (colui che dorme accanto alla camera imperiale).
Il
Protovestiàrios (capo del guardaroba imperiale).
Il
Rector (supervisore generale).
Il
Comes dello Stàvlon (capo-stalliere).
Il
Protoprepositos (supervisore del Palazzo).
Il
Protospatario (il comandante della guardia di palazzo).
L'Amministrazione militare è divisa tra quella dei temi e quella centrale.
Quella dei Temi è di fatto una
Guardia Civica alle dipendenze dello
Stratego con alcune caratteristiche particolari ed è chiamata
Guardia del Tema, quella centrale è organizzata in due
tagmata (sing.
tagma), di solito residenti a
Delos: si tratta degli
excubitores (la guardia scelta dell'Imperatore) e delle
schole (l'esercito imperiale), ammontanti rispettivamente a 7000 e 8000 uomini.
Essi sono guidati dal
Doméstikos degli Excubitores e dal
Doméstikos delle Schole, massime cariche militari.
Anche la flotta è divisa in flotte dei
Temi, sotto il controllo dei rispettivi
Strateghi, e flotta imperiale. La flotta imperiale è di stanza a
Delos e a
Rhodos, ammonta a 300 unità ed è comandata dal
Drungàrios della Flotta.
I gradi militari sono uguali per le truppe centrali e per quelle locali:
Tassiarco (= generale o colonnello)
Logarco (= maggiore o capitano)
Ipologarco (= tenente)
Epistratiòta (= sergente)
Epinavarco (= ammiraglio)
Navarco (= capitano di vascello)
E' ovvio che i contingenti delle truppe e della flotta imperiali sono maggiormente specializzati rispetto a quelli dei
Temi. Tuttavia
Strateghi dalle spiccate capacità militari possono aver sviluppato un addestramento più professionale per una parte degli uomini a loro disposizione.
La coscrizione di queste truppe locali (sia di terra che di mare) è affidata interamente agli
Strateghi competenti.
E' assai difficile che avvengano trasferimenti dalle truppe locali ai
tagmata e viceversa, tranne nel caso di alti gradi delle truppe locali che vogliano far carriera nei
tagmata o di soldati dei
tagmata che chiedano di passare alle truppe locali del
Tema di Delos.
Al contrario il sogno di chiunque militi nelle flotte locali è di passare alla ben più prestigiosa flotta imperiale.
Sia le truppe locali che quelle imperiali sono comunque massicciamente integrate da mercenari provenienti dalle terre dei Nomadi e addirittura da
Greyhaven; essi dipendono dai gradi dell'esercito deliota ovviamente, ma spesso costituiscono delle vere e proprie forze trasversali all'interno delle milizie.
Per arginare il problema non si è trovato di meglio che far entrare i capi di questi gruppi di mercenari nelle gerarchie ufficiali dell'esercito con effetti ambivalenti.
Il comando supremo è affidato, come si è detto, ai
Doméstikoi e al
Drungàrios, ma, poiché esso risiede nelle mani dell'
Imperatore, quest'ultimo può assegnare a chi vuole un comando temporaneo o prolungato delle truppe, scavalcando i comandanti ufficiali.
Gli uffici che sono stati fin qui delineati (che potemmo definire genericamente "cariche") non sono titoli nobiliari (per cui vedi sotto). In linea di massima i più prestigiosi fra questi si accompagnano ovviamente ai titoli, ma ciò in teoria non è necessario.
Queste cariche sono ordinate secondo un preciso ordine gerarchico di prestigio (o forse meglio di etichetta), cui i più vanesi tra gli eminenti Delioti prestano molta attenzione.
Prendendo come base la lista dei
Temi, subito dopo l'
Esarca di Ausonìa viene per rango il
Grande Logotéte; dopo lo
Stratego di
Kilikia viene l'
Eparca di Delos; dopo lo
Stratego di
Nikéa il
Doméstikos delle Schole, il
Doméstikos degli Excubitores, il
Drungàrios della Flotta; dopo tutti gli
Strateghi il
Sakellàrios e gli altri
Logotéti.
E' evidente che le cariche di corte si collocano tutte ad un livello più basso.
Occorre comunque ricordare che questo ordine riguarda solo il rango formale, l'"auctoritas"; di fatto la "potestas" è stabilita in base a quanto le singole cariche esprimono la volontà dell'
Imperatore, da cui l'apparente assurdo che un
eunuco investito di una carica di corte possa avere più potere del più autorevole degli
Strateghi.
Fin qui le "cariche"; ma esistono pure i "titoli" a
Delos. Si tratta di veri e propri titoli nobiliari che hanno lo scopo di gratificare tutta una classe sociale, depositaria di alcuni privilegi giuridici ed economici.
Alcuni di questi titoli infatti garantiscono una rendita annua fissa da parte del tesoro imperiale e tutti abilitano ad usufruire del codice penale destinato alla nobiltà, molto più mite rispetto a quello dei cittadini comuni.
Sono conferiti direttamente dall'
Imperatore, ovviamente tramite la sua burocrazia.
Eccoli di seguito in ordine crescente:
Sebasto (ereditario, senza rendita)
Spatario (ereditario, senza rendita)
Protosebasto (ereditario, rendita di 500 scudi annui)
Panipersebasto (non ereditario, rendita di 700 scudi annui, seggio nel
Senato di
Delos)
Sebastoipértato (non ereditario, rendita di 800 scudi annui, seggio nel
Senato di
Delos)
Entimoipértato (non ereditario, rendita di 900 scudi annui, seggio nel
Senato di
Delos)
Curopàlata (non ereditario, rendita di 1000 scudi annui, seggio nel
Senato di
Delos)
Sebastocràtore (non ereditario, rendita di 2000 scudi annui, seggio nel
Senato di
Delos)
I possessori di questi titoli possono fregiarsi delle relative insegne, che vengono loro consegnatevall'atto della proclamazione o trasmesse dal padre per via ereditaria.
I Sebasti e gli Spatari sono considerati piccola nobiltà, tutti gli altri alta nobiltà.
Di Sebastocràtore non ce ne è mai stato più di uno e può accadere che non ce ne sia neanche nessuno; in genere è un parente stretto dell'Imperatore. Anche i Curopàlati sono pochissimi (nell'ambito delle unità) in tutto l'Impero.
Leggi
Il codice di leggi di
Delos è, fatte salve le differenze rappresentate dal diverso assetto sociale ed istituzionale, abbastanza simile a quello di
Greyhaven.
Un elemento di distinzione importante è costituito dalla persistenza a
Delos della schiavitù, abolita recentemente a
Greyhaven.
Gli schiavi, in realtà servi della gleba (vedi sopra), compongono il più basso grado della scala sociale deliota; possono essere puniti in maniera esemplare anche per reati poco gravi, qualora ne dia autorizzazione il padrone, ed in linea di massima possono essere vessati da quest'ultimo in qualsiasi modo senza garanzie da parte dello Stato.
Tra gli schiavi e i cittadini di pieno diritto si collocano gli stranieri, nei riguardi dei quali è applicata disinvoltamente la pena di morte ed un maggiore rigore generalizzato per i reati degli altri gradi.
Si discute su come debbano essere considerati i cittadini di
Greyhaven, in quanto appartenenti in antico all'Impero comune; i vari tribunali storicamente si muovono in diverso modo e c'è una ricca giurisprudenza al riguardo.
I cittadini delioti seguono la scala usuale; possono tuttavia appellarsi (se conoscono la complicata procedura o sono assistiti) allo
Stratego e successivamente all'
Imperatore.
I nobili vengono sempre puniti ad un grado minore (a meno che non si tratti di alto tradimento), possono essere giudicati solamente dallo
Stratego o dai suoi delegati anche per reati minori; l'alta nobiltà solo dal
Senato di Delos.
L'
Imperatore rappresenta sempre l'ultima possibilità di appello.
Il clero è equiparato alla nobiltà, ma è giudicato dal
Metropolita di competenza; l'alto clero, equiparato all'alta nobiltà, può essere giudicato solo dal
Patriarca di competenza; sempre però, per quanto riguarda il clero, l'
Imperatore può avocare a sé il giudizio.
Per ogni tipo di reato comunque e in special modo per i reati più gravi l'
Imperatore può assumere su di sé il giudizio (anche per l'alta nobiltà e l'alto clero) ed in questo caso naturalmente non c'è possibilità di appello!
I tribunali
Nelle piccole città il potere giudiziario è affidato al
Senato e ai giudici da esso nominati; nelle grandi città c'è una vera e propria magistratura, dal carattere un po' burocratico, che fa capo al
Demarco e al
Senato solo dal punto di vista organizzativo.
La risoluzione dei casi più impegnativi e degli appelli è assegnata direttamente allo
Stratego o ai suoi delegati.
Il potere giudiziario risiede in assoluto nelle mani dell'
Imperatore, cui si ricorre per l'ultimo appello.
Eccezionalmente possono ricoprire funzioni giudiziarie i
Metropoliti, i
Patriarchi ed il
Senato di Delos (vedi sopra).
Nota:
Per i reati più gravi, soprattutto quello di alto tradimento e sovversione, oltre alla pena di morte e all'esilio, è in uso a
Delos la pratica della mutilazione (accecamento, rinotmési, ecc.).
L'istituto della Prònoia e la proprietà monastica
Come si è accennato, in larghe parti dell'Impero si è affermato un certo tipo di proprietà terriera, nelle mani dell'alta nobiltà, che prende il nome di
Prònoia.
Essa assomiglia amministrativamente sempre più ai feudi greyhavenesi, soprattutto per la licenza giudiziaria che le viene accordata.
In sostanza il mantenimento dell'ordine e il giudizio per i casi riguardanti stranieri e cittadini delioti di bassa condizione è affidato alle guardie e ai giudici alle dipendenze del
Pronoiario, senza nessun rapporto con l'amministrazione giudiziaria della città più vicina (controllata dal
Demarco) o quella dello
Stratego competente. Vige ovviamente sempre per i cittadini delioti la possibilità di appello (allo
Stratego o all'
Imperatore) ma si riduce ad essere puramente teorica.
L'apparente contraddizione con gli usi centralistici dell'Impero va spiegata con la difficoltà di controllo delle campagne in un sistema che è tutto incentrato sulla struttura urbana: l'affidamento di competenze poliziesche e giudiziarie al Pronoiario, che comunque detiene la proprietà del fondo, si rivela un comodo escamotage per la gestione del territorio. Anche il pagamento delle tasse grava sui contadini che lavorano nella Pronoia in maniera indiretta, poiché gli esattori richiedono la somma in ragione del numero degli abitanti esclusivamente al Pronoiario, al quale spetta il compito di raccoglierla tra i suoi sottoposti: ciò naturalmente accentua il rapporto di dipendenza dei contadini verso il padrone (per i quali comunque in genere liberarsi dal rapporto diretto col fisco imperiale rappresenta un guadagno) e d'altra parte l'indipendenza del Pronoiario rispetto al potere centrale.
Un simile regime è condiviso in linea di massima anche dalle numerose ed estese proprietà monastiche, che godono di particolari statuti di privilegio concessi dall'
Imperatore. Qui tuttavia la diversificazione amministrativa è notevole e dipende dal gradi di indipendenza che l'
Imperatore ha voluto accordare a questo o quel monastero: può essere assegnata o solo la funzione di mantenimento dell'ordine o solo la funzione di esazione delle tasse o l'amministrazione della giustizia e il mantenimento dell'ordine.
E' difficile insomma che la proprietà monastica possa avere tutti i privilegi della Prònoia, ma non impossibile.
La schiavitù
Servitù della gleba
Nessuno a Delos definirà mai un contadino che serve presso terre altrui come uno schiavo. Tuttavia bisogna ammettere che la condizione dei lavoranti nelle grandi Prònoie dell'Impero (i vasti appezzamenti concessi in amministrazione ai più importanti nobili provinciali) non è dissimile da quella della servitù della gleba tipica dell'ordinamento feudale, dunque con gravi limitazioni della libertà personale. In sostanza la situazione dei contadini in queste grandi Prònoie è quasi identica a quella che si riscontra nel Granducato. Andrebbe precisato però che questa realtà si è diffusa nell'Impero con la creazione e la legittimazione delle vaste Prònoie e non sarebbe caratteristica di Delos. L'Imperatore infatti interviene spesso con provvedimenti legislativi non tanto (o non solo) per alleviare la condizione dei contadini sottomessi, ma soprattutto per impedire, ritardare o ridurre l'assimilazione della piccola proprietà contadina nei grandi latifondi dell'aristocrazia.Tratta degli schiavi
Questo è il punto di maggiore differenza con il Granducato al momento attuale (a seguito della legge del 496). Delos ritiene legittimo ed anzi "salvifico" raccogliere il maggior numero di schiavi nelle guerre contro gli infedeli: essi vengono deportati nel centro dell'Impero (e principalmente nella Capitale) dove iniziano un cammino di conversione e sono venduti come schiavi per le più varie funzioni. A tutt'oggi la fonte principale che rifornisce questo mercato è l'area di confine con Abbùl, dove sono continue le scaramucce (anche in tempo di pace). E i Delioti purtroppo subiscono lo stesso destino presso gli Abbuliti, quando sono questi ultimi a prevalere. Per altri versi, cioè per la via commerciale, anche da parte del Ducato di Benson e dalle terre dei nomadi giungono notevoli quantità di schiavi, originari dell'estremo Est. Va precisato comunque che il governo imperiale cerca di controllare questo mercato (ufficialmente per assicurarsi che avvenga sempre la conversione alla vera religione). In teoria non sarebbe lecito istituire un mercato di schiavi in alcun luogo senza l'autorizzazione e la supervisione imperiali, con l'ausilio della Chiesa. Neanche uno Stratego può istituire autonomamente un mercato di schiavi nel Tema di sua competenza. Ciò spiega perché tutto questo traffico si concentri principalmente nella Capitale. Evidentemente però la situazione non è nella realtà così rosea e controllata. Molti traffici illegali di schiavi avvengono nelle terre imperiali, soprattutto nelle regioni di confine con Abbùl e Benson, come nelle città costiere. Un elemento deterrente è però la facoltà insita in ogni funzionario imperiale o di Tema di richiedere le carte e le autorizzazioni necessarie per una persona che sia ritenuta in stato di schiavitù, con le gravissime pene annesse, se il proprietario risulta sprovvisto di questi documenti.
Lavori forzati
Essi vanno considerati come una pena e nella legislazione deliota viene fatta una distinzione chiara tra questa limitazione della libertà e la riduzione in stato di schiavitù che può essere praticata solo su stranieri infedeli o su cittadini cui viene revocato il diritto di cittadinanza (in genere per alto tradimento o eresia). Anche in questo caso tuttavia la distinzione, così chiara nella legislazione, non appare con la stessa chiarezza nella pratica: lo Stratego o un suo delegato può esercitare sui criminali condannati ai lavori forzati un diritto quasi identico a quello del padrone sullo schiavo. La differenza si mostra evidente in ogni caso nella proibizione di fare mercato di questo genere di persone e nel divieto di utilizzarle per funzioni di tipo domestico (i forzati sono assegnati a lavori pesanti di utilità sociale, in genere lavori pubblici come costruzione di chiese, ammodernamento di strade, mura, ecc. o servizi militari, come l'assegnazione ai dromoni).
La liberazione degli schiavi
La conversione degli schiavi costituisce il prodromo per la successiva liberazione, che non è mai esclusa (ed anzi, almeno formalmente, auspicata). Essa si realizza però molto raramente, come ci si può immaginare, per gli schiavi sottoposti ai lavori più pesanti e alle funzioni più faticose ed umilianti. A seguito di una vittoriosa battaglia navale ad es. possono essere liberati (ed eventualmente dotati del diritto di cittadinanza) tutti i galeotti (siano essi schiavi stricto sensu o condannati); oppure, come estremo atto di magnanimità, possono essere liberati gli operai che hanno contribuito alla costruzione di una chiesa o di un monastero. Più facile che la liberazione si realizzi invece per gli schiavi domestici delle grandi famiglie nobiliari o della famiglia imperiale addirittura. A ciò si collega l'utilizzazione degli eunuchi, che sono sempre ex-schiavi, per lo più prigionieri di guerra, poi liberati e divenuti in taluni casi gli alti funzionari del servizio imperiale.