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« Ero io col mascherone: una schiappa assoluta messa lì a far paura. »
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Myst Cyclopedia

Loic Navar

[personaggio]
personaggio
Soprannome:
Carezza
Razza:
Umano
Sesso:
maschio
Nato/a il:
03 agosto 493 P.F.
Altezza:
200 cm
Peso:
120 kg
Ruolo:
compagno
Tipo:
PG
Giocatore:
Elmer's pupil
Ritratto di Loic Navar.Loic è, insieme al gemello Eric, alla cugina Julie e a molti altri personaggi, uno dei partecipanti alla campagna di Caen. Nato il 3 agosto del 493 P.F., è rimasto, come i parenti e gli amici, profondamente scosso dal massacro di Caen, avvenuto quando era ancora un bambino, e, dopo aver inizialmente ereditato la professione del padre Bertrand, il boia di Caen, si è unito alla Confraternita della Rosa Bianca. In questo modo e sotto la guida di Lorenzo Quart pensa di cooperare alla soppressione dei personaggi che hanno causato la morte dei suoi cari e che portano disordine e malvagi sentimenti nel mondo di Sarakon. Per svolgere questa funzione (ed anche in verità per un sano attaccamento alle semplici gioie dell'esistenza) tende a conservarsi in vita e a fare mirato uso della sua straordinaria forza. Sa in effetti di essere meno abile dell'onnipresente ed amato fratello nel valutare rischi e pericoli e, a meno che non sia trascinato dall'ira, preferisce aspettare che Eric gli consigli se e quando attaccare. Il problema è quando è trascinato dall'ira: in quel caso i compagni devono improvvisare qualche nuova strategia. Nel corso degli anni ha maturato un sempre più spiccato spirito religioso e ha approfondito sicuramente la semplice fede di partenza. C'è da dire anche che, essendo cresciuta in esperienza e autonomia la cugina, ha cominciato a lasciarla più libera e nel contempo (causa o effetto?) ha rivolto sempre più attenzioni verso l'amica Desiree, che un giorno non lontano sogna di sposare.

Loic boia

Presto Papà Bertrand fa un discorso semplice a Loic: "Le mie mani non ci sono più e i Magistrati del Barone hanno bisogno di un boia e di un valido carceriere. Tu già così piccolo sai manovrare un po' l'ascia. Eredita il mestiere di tuo padre. Buona fortuna, Loic!".
E così per Loic cominciano giorni faticosi ma anche entusiasmanti. Ora è vero che non è più un bambino. Ha un lavoro. E' rispettato in paese. E' il boia. Loic Navar, figlio di Bertrand.
Più che altro il suo lavoro consiste nel controllare i prigionieri nel Palazzo delle Guardie, annesso alla Torre del Borgomastro. Ogni tanto capita qualche esecuzione capitale.
In tutto quattro o cinque in dieci anni. Ma già è tanto rispetto alla media di Papà Bertrand. Si tratta di un ladro beccato a rubare in casa di Lord Bayard, nobilotto di campagna di Royelle e responsabile pure della morte di un servitore; di un ragazzotto di Willcox, che, ubriacatosi, ha avuto la bella pensata di cavare un occhio ad una Guardia Civica (esecuzione penosa, questa, per Loic: il giovane piangeva disperatamente e non si era reso conto del delitto commesso; Loic lo ha stordito col vino prima del taglio); di un brigante che aveva assaltato la carovana di un mercante, fatto prigioniero da Eric; di un marito uxoricida.
A quest'ultimo è legata una vicenda particolare. Era un borghese di Anthien. Nella capitale della Baronia era da poco morto il boia.
Fu chiamato Loic.
Il disprezzo per il marito vigliacco che uccide una donna della sua casa, il fastidio di dover officiare (forse) in presenza di Lord Albert, nascosto da qualche paravento, spingono Loic ad essere particolarmente violento ed impreciso nell'esecuzione: sceglie un'ascia ad una sola mano, per provocare più dolore, e appositamente sbaglia il primo colpo, ferendo solamente il condannato. Successivamente dà il colpo di grazia.
Le grida e il dolore sconvolgono il pubblico presente. Loic è certo di aver dato l'impressione di essere un boia incapace e che non sarà più richiamato ad Anthien, ad officiare magari un'altra volta la morte di innocenti, condannati da Lord Albert.
La trasferta di Anthien, insieme a qualche passeggiata a Willcox, rappresentano tutti i viaggi di Loic in questi tempi.
In questi anni i suoi vecchi amici si fanno rivedere ogni tanto a Caen, per pregare sulle tombe dei loro cari: Desiree, Guelfo, Stratos, Abel.
Sono tutti diventati più ricchi, più civili, più cittadini: così paiono a Loic. La prima volta che torna Abel Loic è molto gentile e offre da bere. Poco più. Ma si sente in colpa per averlo trattato male il giorno prima che partisse. Loic voleva bene ai compagni del suo gruppo.
Loic si sente molto solo. Quando Abel gli dice che Stratos è scappato dal Monastero di Chalard, Loic va, quatto quatto e senza farsi accompagnare da nessuno, nel Grande Prato e in un tardo pomeriggio di vento fa volare gli aquiloni di Nonno Stratos........lascia libero quello del suo amico: il più bello.
Eric è sempre fuori, le giornate sono lunghe a Caen, spesso penose. L'infanzia è scappata via, insieme all'adolescenza. Julie non è più tornata. Loic si sente sempre più responsabile della sua scomparsa. Ha adottato il pupazzo di lei con cui parla incessantemente la notte e spesso anche durante il giorno:
"Sei stata cattiva a scappare così. La devi smettere di giocare a nascondino. Adesso nessuno ti difende più. Se restavi con me, non dovevi piangere."
Per di più nel 509 viene a mancare anche la zia Charlotte, la mamma di Julie, per una grave malattia. Loic è convinto che il motivo sia che non è più tornata Julie, ma con Eric non ne ha mai parlato. La solitudine viene lenita dalla compagnia di attori che viene per la festa di Pyros in estate: Loic non pensa, come suo padre, che sia inopportuno per il boia e carceriere del villaggio assistere agli spettacoli teatrali. Ma certo ormai non è più il bambino di Caen e i contatti con gli attori sono inesistenti.
La sera Loic va in taverna, dove trova un po' di conforto nel nuovo amico Leonard Jovine, il grosso macellaio: un tipo solare, simpatico, sposato con Nicolette e padre di un bel bambino grassoccio come lui. Leonard è un ottimo giocatore di dadi e Loic ha molto da imparare (e da divertirsi) con lui.
Nei primi mesi del 516 un nuovo lutto rattrista però la sua vita: Papà Bertrand muore, mamma Josephine, ancora abbastanza giovane, dopo aver assistito con amore il marito fino alla fine, lascia Caen, per trasferirsi a casa di sua sorella Marion a Rochelle. Qui potrà vivere serena con tutti i suoi nipotini (i figli delle due figlie di Marion). Lasciando Loic, dice al figliolo:
"Loic, sei un bravo ragazzo, hai un lavoro, il lavoro di tuo padre. Non ti preoccupare per me. Zia Marion mi darà tutto quello che mi occorre. Fatti una famiglia al più presto. Vivi felice".
Loic non aveva mai pensato a farsi una famiglia e non si sente in effetti molto pronto. Di lì a poco alcune difficili evenienze della sua vita lavorativa (e di quella di Eric) gli toglieranno l'angoscioso pensiero......

La famiglia Navar

Clovis Navar faceva l'allevatore di vacche a Caen intorno alla metà del 400 P.F. Poi una malattia decimò la sua piccola mandria.
Il figlio più grande, Bertrand, si impiegò come carceriere e boia del villaggio, il figlio più piccolo, Philippe, si imbarcò per Delos, nonostante la fiera opposizione del padre Clovis, alla ricerca di fortuna, così lui diceva: forse in realtà più per desiderio di avventura e novità, dato il suo carattere un po' irregolare e irrequieto.
Era il 480 P.F.; Bertrand aveva 25 anni, Philippe 21. Bertrand manteneva la famiglia. Qualche anno dopo si seppe che Philippe lavorava come conciatore di pelli in una manifattura di Kastòria, capitale del Tema di Aipyros; poi però non si ebbero più notizie.
Bertrand era promesso ad una Modane. I Modane erano una famiglia abbastanza benestante. Si pensò, date le mutate condizioni economiche dei Navar, di rompere il fidanzamento. Ma Josephine, una bella ragazzina brunetta di 14 anni allora, voleva bene al grande Bertrand.
Nel 486 P.F. si sposarono nella chiesetta di Caen. I primi anni furono duri. Venivano pochi soldi a casa e servivano per mantenere anche i vecchi genitori di Bertrand.
Josephine partorì un bimbo nel 489, ma il piccolo morì dopo pochi giorni. Per la mamma fu un grave colpo, da cui non riusciva a riprendersi.
Due anni dopo passò per il villaggio un uomo che si diceva fosse un grande Guaritore. Egli profetizzò a Josephine: "Tra meno di tre anni tu avrai il compenso al tuo dolore".
Il 3 agosto del 493 P.F. Josephine diede alla luce due gemelli diversi tra di loro: Eric e Loic furono i nomi scelti dai genitori. Erano belli e forti (e molto pesanti!): Josephine aveva ricevuto due figli con un parto e due figli resistenti e sani.
Nel 499 morì nonno Clovis, nel 503 nonna Gertrude. I piccoli si erano già fatti due bei ragazzoni, soprattutto Loic che era molto grosso; Eric sembrava però più proporzionato d'aspetto.
Già spadroneggiavano nel loro gruppo di amici. Eric in particolare era molto rispettato, visto che associava capacità fisiche temibili ad un innato buon senso, che dava molta sicurezza a chi gli stava vicino, Loic invece veniva più che altro temuto per i suoi improvvisi scatti di collera, quando gli altri del gruppo si comportavano male con qualcuno troppo debole.
Molti genitori di ragazzini, interni al gruppo dei gemelli o esterni, venivano a lamentarsi con papà Bertrand per il comportamento di Loic. In genere Bertrand li cacciava in malo modo (di carattere sono sempre stati abbastanza simili padre e figlio).
Nel frattempo mamma Josephine aveva incominciato a dare loro qualche lezione di alfabeto, perché pensava che leggere e scrivere fosse importante per qualunque suddito del Duca: il testo su cui i due bimbi avrebbero imparato a leggere sarebbe stato un piccolo libro molto diffuso allora ad Amer: le Fiabe Naniche di Etienne de La Fois.
Si trattava di storie fantasiose che avevano come protagonisti Nani gloriosi contro Draghi, Orchi, mostri di ogni tipo. Mamma Josephine aveva una rozza copia di questo libro e la considerava un po' un suo tesoro (c'erano infatti due o tre illustrazioni molto vivaci che rappresentavano momenti topici della narrazione).
Loic non riusciva ad imparare; dopo tante arrabbiature di mamma Josephine e tanta delusione da parte del piccolo, alla fine papà Bertrand convinse la moglie a lasciar perdere.
Al contrario Eric, pur con le comprensibili difficoltà iniziali, si appassionava alla lettura: fin da piccolissimo aveva sentito la mamma narrargli le avventure del Nano Brandimartello, l'eroe delle Fiabe Naniche. Brandimartello, armato del suo gigantesco martello da guerra, spaccò in due la testa del Re degli Orchi Abramark e staccò al Drago dorato Gilmug i due denti d'oro che troneggiano sul suo elmo......
Eric amava tanto il suo eroe da immedesimarsi in lui, al punto che papà Bertrand gli promise che per il suo sedicesimo compleanno, se fosse stato bravo, gli avrebbe regalato un vero martello, forgiato a Nair-Al-Zaurak, come quelli che si vendono ad Anthien. Eric visse la sua prima adolescenza, sognando l'arrivo di questo martello.
Nel frattempo però un nuova nascita era avvenuta in famiglia: il fratello di mamma Josephine, zio Jacques Modane, aveva avuto una splendida bambina di nome Julie (497).
Lì per lì la cosa entusiasmò poco i gemelli, tanto più seccati dal fatto che la mamma spesso andava ad aiutare il fratello e la cognata, lasciandoli, a loro vedere, soli. Poi però col crescere della bimba Loic ci si affezionò e si divertiva a proteggerla con la sua prestanza di cugino grande; Julie ne approfittò per frequentare gruppi di bimbi più grandi di lei e, in particolare, il gruppo dei gemelli.
Eric non vedeva bene la cosa, gli sembrava che avrebbe potuto creare problemi, ma Loic su questo si impose.
Talvolta a Caen passava una compagnia di attori girovaghi. Non si trattava di una circostanza molto frequente, data la posizione un po' periferica del villaggio. Di solito si verificava in estate, in occasione dei festeggiamenti in onore di Pyros. Ogni volta Loic si intrufolava tra la gente per vedere gli attori.
Papà Bertrand e mamma Josephine non andavano, non sembrava molto opportuno che il carceriere e la moglie frequentassero questi spettacoli... almeno così pensava papà Bertrand!
Eric non aveva interesse per queste cose, preferiva approfittare dei divertimenti delle feste del villaggio, in cui c'era sempre da racimolare qualcosa, o in nichelini o in roba da mangiare; Loic invece guardava ammirato attori e ballerine e talvolta rimaneva con la compagnia, quasi fosse momentaneamente "adottato", per uno o due giorni, il tempo che questa restava in paese. Per Loic era la cosa più divertente del mondo! Il fatto era noto solo a mamma Josephine, che però lasciava fare e montava scuse per l'assenza di Loic con il marito....

Loic bambino

Loic è sempre stato un bambino più grosso e alto del normale. Ancora oggi la sua statura di circa 2 m lo rende piuttosto riconoscibile. Da bimbo era anche molto grasso. Oggi si potrebbe forse dire, data anche l'altezza, che è soltanto "massiccio".....
Ha sempre portato i capelli abbastanza corti, ma non cortissimi. E' riccioluto. I suoi occhi sono castani. Il viso da piccolo era tondeggiante, oggi è abbastanza squadrato.
Ha sempre avuto un carattere piuttosto aperto e spontaneo e ha sempre amato far parte di un gruppo di amici affiatati. Da piccolo gli ha nuociuto la professione del padre, a causa della quale molti bambini lo evitavano, e da grande l'aver proseguito quella stessa tradizione.
La cosa che più gli piaceva era sentirsi utile, in particolare nei confronti delle persone da lui ritenute deboli o fragili. Nel gruppo di marmocchi era sempre quello che si levava in difesa dei ragazzi più mingherlini o delle bambine.
Una predilezione particolare riservava alla cuginetta Julie, che, grazie alla sua confortante presenza, poteva partecipare ai giochi dei più grandi. Provava e prova tuttora un piacere particolare a ridurre in brandelli gli arroganti e gli strafottenti, soprattutto quando se la prendono con i piccoli. Spesso questo gli ha causato dei problemi, venendo molti genitori di teppistelli del paese a lamentarsi con suo padre. Per questo suo misto di tenerezza e di violenza fin da bambino era soprannominato "Carezza".
Vivendo la vita in maniera molto semplice ed essendo in genere il più tosto, non ha mai avuto paure particolari (se non quelle tipiche di ogni bambino e di ogni adulto). Condivide tutte le normali superstizioni degli Ameriti, ma non quelle, a suo dire esagerate, del fratello, soprattutto quando riguardano la professione sua e del padre.
Nei confronti di Eric ha comunque un rispetto notevole, benché siano gemelli (eterozigoti), fin dalla più tenera età.
Ritiene che quest'ultimo sia più saggio di lui e abbia sempre la risposta giusta a tutti i problemi. Rare sono le volte in cui si trova in disaccordo e in genere ha la sensazione che non è del tutto dalla parte della ragione in quelle situazioni.
Per quanto riguarda i divertimenti, considera sommo piacere mangiare a crepapancia nelle feste del paese e bere fino a notte tarda in taverna (il primo boccale di vino lo ha bevuto a 2 anni).
E' felice in maniera imbarazzante fin da piccolo quando c'è da tirare qualche dado; in genere cerca di non giocare a soldi, ma si sottopone a qualche prova di abilità ("penitenza") in caso di sconfitta, come sollevare quattro tavoli dell'osteria uno sull'altro....in tal caso considera suo diritto e suo privilegio perdere al gioco!
Il suo sogno segreto era però fare l'attore.
Fin da mocciosetto spiava le compagnie teatrali, facendosi sempre beccare e "adottare" da qualche attore o qualche ballerina (il bimbo grassoccio risultava simpatico).
Ovviamente non ha mai avuto alcun talento e nemmeno è riuscito a imparare a leggere uno stringato canovaccio. Ancora oggi con grande discrezione frequenta gli spettacoli, senza farsi vedere troppo, tutto stupito per le evoluzioni di ballerine e giocolieri e per le storie inscenate dai teatranti....
Creata il 09/06/2007 da Elmer's pupil (248 voci inserite). Ultima modifica il 30/09/2008.
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