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Le cronache degli eroi che salveranno il mondo
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16 Settembre 517
Mercoledì 6 Settembre 2017
Come tempesta d'estate
16 Settembre, ore 02.24
[...]
"Ram, che facciamo?" La voce di Garruk esce come un rantolo: era un bel pò che non lo vedevo così provato da uno scontro.
"Continuiamo così, non diamogli tregua: non può tenere questo ritmo a lungo!".
Lo spero davvero: combattere in queste condizioni è estenuante. Se solo non fosse così dannatamente veloce, le poche volte che riusciamo a vederlo... Maledizione, se almeno la gamba non mi facesse così male. Dai Ali, non puoi mollare ora: ci sarà tempo dopo per riposarti, adesso hai una testa da staccare.
[...]
13 Settembre 517, ore 20:15
Quello che è accaduto stasera ha dell'incredibile: se non avessi assistito in prima persona, con i miei occhi, dubito che ci avrei mai creduto... ma andiamo con ordine.
La partenza di Giada ha avuto un forte impatto sull'umore di tutte noi: nessuna affronta l'argomento in modo diretto, ma è evidente che la tensione si fa più forte ogni giorno che passa. Non siamo abituate a non ricevere notizie fresche dal fronte, ma stavolta è diverso: il silenzio è totale, come se il plotone fosse svanito nel nulla, inghiottito dalle spire del vento sabbioso che soffia con forza al di là del Traunne.
Ciascuna di noi vive la cosa in modo diverso. Mira si sfoga mordendosi le nocche: lo fa per brevi istanti, quando nessuno la guarda, facendo ben attenzione a non andare troppo a fondo; l'ultima cosa che vuole è un ricordo duraturo del suo nervosismo. Al di là di questa comprensibile reazione emotiva è la più misurata di tutte noi: conosce abbastanza bene Sven Herzog, il soldato più anziano e più capace del gruppo, e ha buone ragioni per fidarsi di lui; ci ha più volte ripetuto che Giada è in buone mani, così come lo sarebbe stata chiunque di noi. Non stento a crederlo... sembravano brave persone.
Zyra reagisce tirando di spada: non riesce a capacitarsi che non abbiano scelto lei. In realtà, con il carattere che si ritrova, sarebbe stata la meno adatta... Lei fu l'unica a contestare la scelta di offrirsi tutte come volontarie: voleva che facessimo un passo indietro, ce l'ha messa tutta per sacrificarsi al posto nostro. Quando fu il momento, arrivò persino a contestare Kalina per averci fatto quel discorso che ci ha così tanto motivate.
Kalina... la nostra guida, la nostra protettrice. Posso solo immaginare quanto questo silenzio possa essere doloroso per lei, eppure dal suo viso perfetto non traspare nulla: la sua tempesta di tensioni, rimorsi e rimpianti ruggisce nel nulla che riesce a creare dentro di lei, lo stesso che le consente di non sentire il dolore fisico e celare qualsiasi emozione. Ma persino lei non è onnipotente: la sua preoccupazione per Giada traspare più di quanto vorrebbe. Mi chiedo se si sia pentita di averci motivate a quel modo, il giorno in cui i soldati vennero a reclutarci: di averci detto che quella missione era fondamentale, che non soltanto il suo esito ma la vita stessa di quegli uomini era nelle nostre mani, nelle mani della sirena che avrebbero scelto. Conoscendola, so per certo che avrebbe davvero essere lei: eppure ha scelto di non imporsi, confidando nelle capacità di scelta di quel gruppo di uomini e donne e condannandosi a questa interminabile attesa. In queste ultime settimane si è dedicata ad assistere il Caporal Maggiore Ali Shark, che ha concluso la sua convalescenza alla fine di agosto: l'ho vista persino scambiare qualche parola con una paladina di Pyros, June Vogel. Un rischio notevole, per una come lei. Ma Kalina è fatta così, non ha paura di nulla: più il pericolo è grande, più crescono le sue capacità.
Poi, stasera, è successa una cosa molto strana. Poco dopo il tramonto, a una manciata di minuti dalla consueta apertura della capasanta. Io e Teegan stavamo piegando alcune lenzuola quando abbiamo sentito chiamare. Era un soldato di Uryen, uno dei tanti che viene spesso a cercare conforto qui: il suo nome è William, William Deed. Lo so perché ho una buona memoria, faccio del mio meglio per ricordare i nomi degli ospiti con cui abbiamo a che fare. Nel suo caso era ancora più semplice, visto che il suo nome era stato citato spesso negli ultimi giorni come protagonista di alterne prodezze al di qua e al di là del fiume.
La maggior parte dei soldati che viene qui finisce per affezionarsi a una di noi, nella maggior parte dei casi la prima che prova... o che trova. Lui no, è uno di quelli che ha voluto provare tutto, e stasera era venuto a pretendere l'unica che non aveva ancora potuto avere. Gridava a gran voce il suo nome, affermando di avere dell'oro e di voler entrare nella stanza dell'oro. Di lì a poco eravamo tutte affacciate, cercando di capire le sue intenzioni. Poco dopo è uscita Zyra, brandendo la spada per il fodero e intimandogli di tacere. Era prevedibile: della stanza non si deve parlare, lo sanno tutti. Specialmente con una paladina di Pyros che vive nei paraggi.
Il soldato si è avvicinato a Zyra e, con forza e velocità pazzesche, l'ha colpita con uno schiaffo, sbattendola al suolo. Poi l'ha bloccata con lo stivale, schiacciandola a terra e continuando a chiamare Kalina a gran voce. Ho l'oro. Voglio entrare nella stanza. Mostrati e non le farò nulla, altrimenti... A quel punto Teegan è corsa via, diretta verso l'uscita del retro, pensando che fosse meglio andare a chiamare Varchmann. La situazione è rimasta ferma per una manciata di secondi, quindi Kalina è uscita. Ha cominciato a parlare con il soldato, riuscendo a calmarlo e a convincerlo a liberare Zyra. Poi gli ha chiesto di seguirla, prendendolo per mano e portandolo verso una delle porte. Verso la stanza.
A questo punto, sono certa che vi chiederete dove si trovi la cosa strana nel mio racconto. Non si tratta del primo soldato o avventore che picchia e minaccia una di noi: prima o poi è successo a tutte, Kalina compresa. Siamo sopravvissute a una guerra, se c'è una cosa che abbiamo imparato a fare è incassare. La cosa strana è quello che è accaduto dopo. Eravamo tutte certe che Kalina avrebbe raccontato tutto a Varchmann e che la vicenda si sarebbe conclusa come di consueto: una gamba rotta, un dito mozzato, o magari qualche settimana di "distaccamento speciale" al porto... Invece no, niente di tutto questo. Eravamo presenti tutte quando Kalina ha detto a Varchmann che era tutto a posto, che non era successo niente. E mentre lo diceva, con tono fermo e rassicurante, il suo sguardo non lasciava dubbi su cosa bisognasse fare: non una parola, nessuna di noi.
Varchmann non sembrava convinto. Dava l'impressione di essere molto contrariato del fatto che suo cugino Ork non avesse visto nulla, nonostante si trovasse di pattuglia proprio lungo la strada che porta alle case: il soldato William doveva essergli passato proprio sotto il naso. Quando si è allontanato, Kalina ci ha spiegato il motivo di questa sua decisione. Ci ha raccontato che quel soldato, William non è normale: che rappresenta un serio pericolo per tutte noi. Infine ha allentato la fascia di seta che le stringe la veste alla vita, e ci ha mostrato quello che le aveva fatto. "Non vi preoccupate", ha aggiunto, vedendo i nostri sguardi esterrefatti: "guarirà presto". A quel punto Zyra non si è potuta trattenere e le ha chiesto come mai abbia rifiutato l'aiuto di Varchmann. Kalina le ha risposto che con quelle persone non bisogna cercare lo scontro finché non si è certi di poter prevalere. Non ero pronta, ha quindi aggiunto prima di congedarsi: la prossima volta lo sarò. Prima di lasciarci si è fatta promettere di stargli alla larga e che, nell'improbabile caso di un suo ritorno, saremmo corse a chiamarla senza indugi.
Lo abbiamo promesso tutte, anche se Teegan mi è parsa un pò risentita: è normale, lei è qui da poco... non conosce ancora Kalina bene come noi. Dal canto mio non ho dubbi: se c'è una persona che può gestire al meglio questa situazione è senza dubbio lei.
- Laara Vintemberg -
16 Settembre, ore 02.27
[...]
"Ma siete sicuri che sia uno, si? Perché io ne vedo sempre di più..."
"Lo stregone ha detto che quello vero è uno: tutto sta a trovarlo".
Facile a dirsi, il problema è che non si vede un cazzo. "Quelli finti non fanno ombra", urlo mentre tiro un fendente all'ennesimo simulacro. Il problema è che le ombre le facciamo noialtri, poi con questa luce ridicola c'è poco da capire.
"Ce l'ho io!" urla Roy, subito dopo averlo colpito al piede con la lancia. Garr è troppo lontano, ma io e Ram siamo a due passi. Un attimo dopo lo attacchiamo in tre: Roy finta un secondo colpo e assesta una spallata, Ramsey punta a intralciargli le gambe; a me spetta il compito più gratificante. Impugno Ametista con entrambe le mani e la sollevo in alto: aspetto che si copra la testa e poi la spingo giù, disegnando un rapido cerchio che si conclude con un montante dal basso. Per la testa c'è tempo, adesso è la tua zampa che voglio!
Il colpo va a segno: vorrei avere il tempo di contemplare maggiormente quell'artiglio mozzato che intravedo appena, ma se non mi tolgo subito di mezzo finisce male.
"Tre contro uno e non riuscite a stenderlo?" Ruggisce Garruk, correndo verso di noi. Non fa in tempo: in un attimo lo stronzo è addosso a Roy, conficcandogli l'artiglio ancora sano appena sotto al braccio sinistro. Ha una velocità pazzesca, irreale. Roy urla di dolore, come se l'anima gli venisse strappata dal corpo: poi crolla al suolo, proprio come gli altri. Maledizione! Aveva già preso un colpo prima, proprio lì. Lo stronzo deve averlo fatto apposta... non avrà mica centrato il giunto?
Roy rotola a terra, privo di sensi: non resta che sperare che questa testa di cazzo non sia contagiosa, altrimenti domani ci risveglieremo tutti.
[...]
14 Settembre, ore 17:41
"Davvero te l'ha fatto quando..."
Quando faccio cenno di si col capo, Astor scuote la testa. "E tu non gliene hai dette subito quattro? Guarda che non è mica uno scherzo..."
"Dai, è solo un morso..." Mi vergogno quasi, a minimizzare la cosa: probabilmente non dovrei, ma davvero lì per lì non mi era sembrato niente di che.
"Un morso! E ti pare normale? Guarda che se non ti fai rispettare tu, loro non ti rispetteranno mai..."
"Ahia!" Doloredoloredolore... Ma che c'è in quella boccetta, acido al peperoncino?
"Tiè, guarda che roba: non mi stupisce che sia un avanzo di galera!" Astor contempla le mie ferite per qualche secondo, quindi riprende a medicarmi, intingendo nuovamente il pennello in quell'ampolla piena di tintura giallastra.
"Ahia..."
"Ma smettila, che adesso non ti ho neanche toccata. Scommetto che quando quello ti prendeva a sberle non fiatavi neppure..."
"Beh, a dire il vero..."
Rido, poi ride anche lei. Astor mi sta davvero simpatica, avrei voluto conoscerla prima: è qui in infermeria soltanto da qualche settimana, ma ha già conquistato tutti i soldati. E' la figlia del tenente di vascello Kraven e, a quanto ho capito, fa parte del suo equipaggio. Dicono che parli anche la lingua degli Elsenoriti... Mentre continua a curarmi parliamo del più e del meno: mi chiede se ho notizie di Angelica, la nostra cuoca tuttofare, e io colgo l'occasione per spiegarle la mia teoria: una fuga d'amore con Heinrich, la sua guardia del corpo personale. Ridiamo ancora. Chissà se è fidanzata, chissà se c'è qualcuno che le piace. Non siamo ancora abbastanza in confidenza per farle questo tipo di domande... meglio aspettare: nel frattempo direi che è il caso di capire se sono fidanzata io, oppure se si è trattata di... com'è che si dice in questi casi? una botta e via?
Bah, e dire che fino a due giorni fa non mi piaceva per niente. Poi, verso la fine di quella festa... boh, che ne so. Fatto sta che ci ho pensato per tutta la notte: poi il giorno dopo, proprio quando ero riuscita a togliermelo per bene dalla testa, mi si avvicina ancora. Cominciamo a parlare in mezzo agli allenamenti, poi mi guarda in modo strano, e prima di salutarmi, a fine giornata, mi indica nuovamente la casetta di Ann... ehm, la casetta in cui alloggia. "Ti aspetto".
Ma che cavolo vuol dire, ti aspetto? Che frase è? E soprattutto, perché ci sono andata? Non sono davvero il tipo di ragazza che si imbarca in questo tipo di storie frettolose e... Beh, fatto sta che ci sono andata: a momenti neanche ho fatto in tempo a bussare: mi ha letteralmente trascinata dentro, con una forza pazzesca e una frenesia da togliere il fiato. Quello che è successo dopo, beh... So solo che non mi era mai capitato niente di simile! Sarà durato una, forse due ore: alla fine siamo dovuti scappare via di corsa, altrimenti se ne sarebbero accorti tutti! E' stato così... intenso, che quasi non mi sono accorta di tutti questi segni che evidentemente mi ha fatto. Eppure, nonostante tutto, fanno un male cane! Questa notte ho dormito malissimo, nonostante il bel ricordo e le interessanti prospettive. Per non parlare degli allenamenti di oggi... ho stretto i denti per tutto il tempo! E adesso eccomi qui, che non aspetto altro che uscire da questa stanzetta che odora di olio disinfettante per...
... per capire come funziona adesso, suppongo. Oggi William non s'è visto: il sergente ha detto che aveva da fare con il terzo plotone, ma secondo me non era la verità. Ho paura che possa avere avuto una giornata no, come quelle che aveva Annie... O magari è colpa mia che... No, Charlie, ma che vai a pensare? Il mondo non gira mica tutto intorno a te! Vedrai che quello che è successo ieri non c'entra niente. Adesso la cosa migliore da fare è farsi almeno un'oretta di riposo e poi, magari, vedere se si fa trovare a cena. Non diventare petulante: fatti desiderare.
Tuttavia, le gambe non sembrano essere molto d'accordo: si muovono da sole, verso quella che era la stanzetta di Annie, come se non sopportassero l'idea di farmi sprecare l'occasione di rendermi ridicola prima di cena. E va bene, mi arrendo: farò come dite voi!
Il minuscolo vialetto che porta alla casetta è deserto. Al tempo stesso, è talmente vicino alla Rocca che quasi certamente qualcuno mi vedrà: pensaci bene, Charlie, davvero vuoi farti ridere dietro da tutto l'esercito di Uryen? Non ti è bastata la volta in cui ti sei offerta di organizzare Mister Tramontano? Bah, problemi loro: come diceva la mia saggia nonna, chi non ti sopporta oggi non ti sopporterà mai, quindi tanto vale fregarsene. Il che, peraltro, è in aperto contrasto con la mia rivalutazione di William... Insomma, comunque la si guardi resto una cretina.
"William?" Chiamo a bassa voce, una volta raggiunta la porta. Nessuna risposta. Provo a bussare... niente. Gli scuri alle finestre sono tirati, sembra proprio che non ci sia nessuno. Poi mi ricordo che ce n'è uno con il gancetto rotto: ci ho fatto caso ieri, quando ero... insomma, quando ero dentro. Mi ero fissata a guardare la luce che filtrava. Charlene, so perfettamente a cosa stai pensando, ed è davvero una pessima idea! Lo so, nonna... ma non è colpa mia: le braccia si muovono da sole! e poi, William potrebbe stare male come Annie, magari ha bisogno di aiuto... Ma chi vuoi prendere in giro: vuoi solo curiosare, ficcare il naso, magari farti trovare dentro... Si, ok, sono colpevole, penso mentre applico una serie di spinte strategiche finché lo scuro non si convince ad aprirsi.
CRASH!
Il rumore improvviso mi fa sobbalzare... poi, con orrore, realizzo quello che è successo. Cacchio... la piantina! Me ne sono totalmente dimenticata! Stupida, stupida Charlie!
E vabbè, ormai è fatta: in men che non si dica, sono dentro, tra cocci e mucchietti di terriccio. Devo assolutamente provare a ricomporla in qualche modo, prima di andarmene...
Mi guardo intorno: e così qui è dove vivono gli Angeli di Uryen: è almeno la terza volta che ci sono stata ma così, da sola e di sera, fa tutto un'altro effetto. Una scrivania, due sedie, un baule, un letto... e adesso un vaso rotto. Nel baule ci sono i vestiti di William, mentre la roba di Annie è stata spostata in una specie di mucchietto in un angolo. Ieri sera non ci avevo fatto proprio caso, ma sembra che William l'abbia riposta molto accuratamente. Mi chiedo dove sia Moffy, visto che Annie lo aveva lasciato qui. Forse sotto il letto? Mi chino a guardare e, in effetti, vedo che c'è un pò di roba pure lì: vestiti appallottolati, si direbbe. Li prendo, ma di Moffy nessuna traccia. I vestiti sono femminili: altra roba di Annie, suppongo... un completo che non penso di averle mai visto addosso, decisamente più carino e femminile di qualsiasi altro abito che mette di solito. Nel piegarlo, capisco perché: è sporco di sangue in più punti. Poverina... Chissà che cosa deve aver passato, nelle tante notti solitarie che ha trascorso qui. Mentre lo ripongo, quasi mi uccido inciampando sul vaso rotto... No, non sul vaso, bensì sulla trave di legno che dev'essere saltata a seguito della sua caduta. Cavoli, Charlie, stai qui dentro da tre minuti e l'hai quasi demolita, questa casa.
Poi vedo che sotto alla trave c'è qualcosa. Altri vestiti, a quanto pare. In pessime condizioni, si direbbe... e poi...
No.
Sento il sangue ghiacciarsi nelle vene, mentre osservo le tracce scure che quei brandelli di stoffa umidicci lasciano sulle mie mani. Fuori ormai fa quasi buio, ma mi sembra proprio...
Cazzo!
Improvvisamente ricordo dove ho già visto quel vestito: non è di Annie, porca puttana!
Ho bisogno di luce: devo controllare, devo esserne sicura. Mi alzo, getto a terra gli stracci insanguinati e mi precipito verso la lanterna sulla scrivania. Quando la accendo, e torno a osservare la zona intorno alla trave, mi sento morire.
No... oh Dèi, no...
Poi, con uno scatto, la porta si apre dietro di me.
"Che significa?" domando, con voce tremante. Non serve girarmi, so benissimo chi è.
"Stà calma", mi sento rispondere. "Non è come pensi".
"E com'è, allora? Perché hai..."
"Siediti e ti spiego. Mi fai spiegare, almeno?". La sua voce è calma, impassibile... completamente diversa da quella di ieri.
"Non posso... Devo.. devo andare, adesso". Le parole mi escono a caso, dettate dalla paura per quello che ho appena visto. Non posso restare qui: devo dirlo a qualcuno.
"Siediti, ho detto..." La sua voce è cambiata ancora: ha un tono suadente, accondiscendente. Forse è davvero come dice, forse dovrei ascoltarlo. Eppure non c'è un'oncia del mio corpo che non mi spinga a correre il più lontano possibile da questa stanza.
"No, no... NO!" Faccio per uscire, ma lui mi blocca la porta. Mi giro verso la finestra e lui, con un balzo fulmineo, mi è alle spalle. Provo a urlare, ma lui mi tappa la bocca. E' fortissimo, maledizione... Pensa, Charlie, pensa: cosa farebbe Ali? Mi viene in mente quello che ho in mano, poi lo sguardo mi cade sulle tende che ondeggiano proprio davanti a me: posso farcela. Colpisco il mio oppressore con il gomito con tutta la forza che ho, poi approfitto di quell'istante per lanciare la lanterna. Avanti, avanti... Il vetro si frantuma in mille pezzi, mentre l'olio infiammato lambisce la stoffa. Ce l'ho fatta, penso. Ce l'ho fatt...
Bes-Vas, replica lui, subito prima di tornare a ghermirmi: e di colpo tutto si spegne.
"Perché?" domando invano, mentre una coltre di tenebra si chiude intorno a me.
- Charlotte Zwein -
16 settembre, ore 2:32
[...]
"Ti ho preso, stronzo!" Garruk esulta, mentre la sua ascia trancia la gamba del nostro avversario all'altezza del ginocchio. Ancora una volta, la medesima scena si ripete su tutti i simulacri che ancora ci circondano: assistere a un tale prodigio alla luce della luna fa un effetto strano... sembra davvero di essere in un racconto del Khal-Valàn.
Il nemico urla di dolore, un rantolo strozzato che non ha più nulla di umano. Poi, ancora una volta, spicca il volo, portandosi dietro buona parte delle sue illusioni. Sorrido: era proprio quello che stavamo aspettando. Vasq scocca la freccia che stava tenendo in serbo sopra all'unica macchia d'ombra sparata al suolo dalla luna, colpendolo in pieno all'altezza del collo: un secondo urlo, stavolta molto più acuto, riempie la notte.
Come sempre, non abbiamo tempo di esultare. "Attento, Vasq!" Urla Ram, mentre si getta a copertura del nostro compagno mentre due sagome scure saltano fuori dall'oscurità della foresta. Grandissimo figlio di una gran troia, ci tiri addosso persino i Risvegliati! Ram riesce a prenderne uno, ma l'altro è più veloce: assisto impotente mentre Vasq viene sbattuto a terra, tentando invano di sguainare la spada.
"ANTAAAAAAR!!" Grido a squarciagola, mentre corro all'impazzata verso il mio compagno. Un grido inutile, visto che siamo già tutti qua: Roy è in una pozza di sangue, i soldati che ci siamo portati sono a terra, l'Angelo Nero e gli altri eroi di Greyhaven si stanno facendo le seghe chissà dove e come al solito tocca a noi. Colpisco l'Hunter con gli occhi iniettati di sangue, brandendo Ametista come se fosse una clava: mentre i frammenti della sua testa di cazzo mi rimbalzano sull'armatura penso a quegli incapaci dei soldati di Angvard e merdecani dell'Armata del Corno che giuravano e spergiuravano che nessuno poteva controllare i Risvegliati, vorrei che venissero qui ora a toccare con mano quello che stiamo vivendo noi.
Vasq è ancora al tappeto. "Stai bene?" Grido nella sua direzione, mentre torno in direzione dell'ospite d'onore. Lo vedo rialzarsi con la coda dell'occhio: meno male, a quanto pare sono arrivata in tempo.
"Dove sta il pipistrello?" Chiedo a Ram e a Garruk, intenti a scrutare il cielo.
"Lo vuoi sapere davvero?" Mi risponde lui, puntando l'ascia da una parte.
"Oh, cazzo..."
[...]
15 settembre, ore 19:21
"Penso che lo stregone abbia ragione: non può essere andato lontano, le tracce sono ancora fresche".
A quanto pare sono tornato ad essere "lo stregone". Fino ad oggi il terzo plotone si limitava a chiamarmi così soltanto in mia assenza: un segno di rispetto, malgrado tutto, per gli obiettivi e i traguardi faticosamente raggiunti insieme. Temo ahimé che le tristi e sanguinose vicende recenti abbiano incrinato irrimediabilmente il nostro rapporto. Non che mi senta di dar loro torto, intendiamoci: riconosco che è ben difficile immaginare un diverso responsabile degli ultimi eventi occorsi... a parte il loro autore, naturalmente. Tra i tanti errori che ho commesso vi è stato quello di sottostimare grandemente il contributo che avrebbe avuto lo Yoki a tutti i livelli: mi aspettavo una versione molto più forte, selvaggia e incontrollabile di Annie, ma questo livello di perversione e squilibrio mentale era al di là di ogni possibile previsione.
Poche ore fa, seguendo le sue tracce, abbiamo trovato il "cimitero" dove William ha sepolto tutte le sue vittime: Angelica Beidenn, Henrich Koch, Charlotte Zwein, una prostituta delle Case della Gioia di nome Teegan Kay, più i due uomini di fiducia del Burgravio incaricati di sorvegliarlo a vista. Tutti uccisi negli ultimi 3 o 4 giorni, nel silenzio più assoluto, con una perizia nell'esecuzione degna dell'Uomo senza Volto di Ghaan. La follia dev'essersi insinuata nella sua mente durante la sua prima e ultima prova sul campo, probabilmente per colpa di un abuso reiterato dei suoi poteri, ancora troppo acerbi: si è sopravvalutato oltre ogni possibile limite, dimostrando di non avere alcun autocontrollo. A nulla è valso avvertirlo, farlo parlare con l'Angelo Nero, affidarlo alle cure di soldati esperti: era un inguaribile inetto, e tale è rimasto fino al momento di perdere totalmente alla sua umanità. La verità è che non mi aspettavo che sarebbe successo così presto: persino io non avevo idea che avrebbe fatto l'esatto opposto di tutto quello che gli è stato detto, che sarebbe diventato un simile pazzo assassino. O forse, ed è la cosa che più mi addolora, dentro di me sapevo... e avevo comunque bisogno di misurare le profondità di questa follia.
La maggior parte dei cadaveri è stata parzialmente divorata. Quelli di sesso femminile, a quanto mi è stato riferito, sono stati anche oggetto di violenza: è probabile che William, ormai preda dei suoi incubi e deliri, abbia provato a placare l'appetito insaziabile che sentiva in ogni possibile modo che gli è venuto in mente. Chissà cosa pensava, quando prendeva quelle vite... Chissà se la sua mente era ancora sua, se pure irrimediabilmente compromessa, ovvero sotto il controllo di chissà quale influsso ancestrale.
Temo che non lo sapremo mai: parte dello squadrone dei Predatori del Tenente Ramsey sta per mettersi sulle sue tracce con l'ordine e l'intenzione di farlo a pezzi. Barun vorrebbe impiegare altri uomini, ma non ha intenzione di tollerare l'idea che possa fuggire: sfortunatamente, l'intero squadrone di Greyhaven si trova attualmente presso la zona di Cantor. Quanto a me, ho chiesto invano di poter andare: se anche fossi in grado di tenere il passo dei loro cavalli, Ramsey non mi vorrebbe mai insieme a loro. L'unica cosa che mi hanno concesso di fare è stata fornire a Vasq un piccolo aiuto, nella speranza che possa servire a qualcosa: avrei voluto fare molto di più, ma la realtà è che stavolta ho davvero fatto troppo.
- Luger -
16 settembre, ore 02:33
[...]
"Secondo voi sono vere? O è la solita presa per il culo da stregone?"
Scuoto la testa: non ne ho proprio idea. Certo è che da questa distanza, alla luce della luna sembrano reali.
"Torna qui, Deedo! Voglio giocare con te!" Temo che urla di Garruk non serviranno a molto, se non ad attirare qualche altro Risvegliato: non sembra che il nostro amico abbia intenzione di tornare qui.
"Se non altro non sembra in grado di spostarsi lateralmente", commenta Ram.
E' così: va solo su e giù, come quando non aveva quelle ali ridicole. Forse sono davvero finte, un'illusione come quasi tutte le altre cose che ci ha tirato addosso nelle ultime ore. Purtroppo, quella specie di artigli che hanno preso il posto degli arti e con cui ha squartato i nostri compagni sono fin troppo veri. Figlio di puttana, te la sei presa persino con le donne innocenti e con le ragazzine. Non ti bastava vomitare ogni giorno nel piatto che ti nutriva, hai dovuto persino uccidere chi te lo preparava. Non esiste al mondo che ti faremo volare via da qui, dovessi venire a prenderti io stessa.
Mi guardo intorno, approfittando di questa pausa irreale: quattro soldati di Uryen, gli unici ancora in piedi, che osservano una specie di tafano umanoide che libra a non meno di trenta metri d'altezza. La zona intorno a noi sembra tranquilla, adesso: forse non ha più Risvegliati da chiamare. Forse, dopo tutto il potere che ha speso e i danni che ha preso, anche lui è giunto al limite. Sempre che ce l'abbia, un limite. Che gran stronzo. Se soltanto quel giorno in cui l'ho riempito di botte non mi fossi fermata... Ma non è il momento di recriminare: è tempo di distruzione.
Ram guarda Vasq, chiedendogli se è pronto: Vasq annuisce. Entrambi tendono l'arco e cominciano a prendere la mira. "Inizio io", dice Ram. Scocca una freccia, poi un'altra, poi un'altra ancora: il mostro continua a fare fare su e giù, fluttuando nell'aria. Vasq resta in silenzio, studiando le pause, i cambi di traiettoria e di velocità. Ancora un'altra, dice: cerca di prenderlo al bersaglio grosso. Ram scocca ancora, Deedo va su. Ancora una. La freccia parte, Deedo va giù. Ancora una... Poi, subito dopo Ram, scocca anche lui: un proiettile enorme, lunghissimo, che tutto sembra tranne che una freccia. Ecco perché ha dovuto cambiare arco. La saetta si innalza verso il cielo, quindi si incendia a mezz'aria: trattengo il fiato. Il tafano cerca di evitarla in tutti i modi, ma neppure lui può alterare le forze che governano il suo stesso volo. Il dardo lo trafigge a mezz'aria, colpendolo in pieno petto: poi, un istante dopo, esplode.
Lo spettacolo è notevole, ma nessuno di noi ha davvero voglia di esultare: è ben altro, quello che ci va di fare. Osserviamo pazienti di vedere dove cade, poi ci incamminiamo a passo svelto verso il luogo dell'atterraggio. Contempliamo con tacita soddisfazione il corpo bruciacchiato che si alza lentamente.
La frase di Ram è tombale: "Non posso sopportare di vedergli addosso la nostra armatura". Garruk non se lo fa certo dire due volte: prima lo colpisce bene sulla gamba sana, così da assicurarsi che non gli venga in mente di zompettare via: poi su entrambe le braccia, tanto per evitare che possa nuocere. Quindi procede.
A guardarlo così, non fa certo paura: un povero mentecatto tremante e nudo come un verme. Questa è l'immagine di te che voglio imprimere nella mia memoria, William. Il resto non tarda ad avere luogo: nessuno di noi ha voglia di rischiare che si rigeneri, che ricorra a qualche stregoneria o che cacci l'ennesimo urlo per chiamare aiuto. Lo facciamo a pezzi metodicamente, fino a quando neppure Garruk riesce a trovare più nulla di buono da tagliare.
"Dite che lo stregone ci resterà male? Non sarà facile studiarlo, così..."
"Adesso ci piscio sopra, così se gli viene in mente di farlo mi diverto pure io".
Osservo il rituale, senza particolare emozione. Ram e Vasq si allontanano. Raccolgo una torcia da terra. Siamo stanchi morti, ma dobbiamo recuperare i nostri compagni: per ogni secondo che perdiamo c'è il rischio che qualche brocco fuori zona pensi bene di affondare i denti nel collo di uno dei nostri compagni privi di sensi.
Poi vedo qualcosa che proprio non mi piace. "Ram, c'è qualche problema?" Nessuna risposta. Perché vi state zitti? Avvicino la torcia al collo di Vasq e lo vedo, definito e inequivocabile: con quello degli Antar non ti puoi proprio sbagliare. L'orrore pazzesco e assoluto.
No, no...
Non so cosa dire, ho le lacrime agli occhi. Non sono arrivata in tempo. Non sono...
"Ali, non è colpa tua...".
Certo! Certo che è colpa mia. Tutta questa maledettissima storia è colpa mia. Ce l'ho avuto davanti al naso per quindici giorni e non mi sono accorta di nulla, l'ho visto che faceva lo stronzo con Charlie e non ho fatto niente, e poi come cazzo ti viene di metterti a tirare con l'arco da solo con le spalle agli alberi, Vasq! Come ti permetti di farti mordere così, come una fottuta recluta a due metri da noi.... Ti odio, mi stai sul cazzo, questa non me la dovevi fare. Lui mi stringe forte, poi mi ricorda che abbiamo ancora tanto da fare. Altri soldati da mettere in salvo, per non far sì che possa diventare troppo tardi anche per loro. "Và da Roy", mi dice. "Non perdiamocelo di nuovo".
Annuisco. Ma è proprio lì, a pochi passi, che mi attende l'ennesimo incubo. Ram è chino su di lui, le ginocchia affondate nel sangue, la mano serrata a pugno che preme contro la ferita al collo, come a volergli tenergli dentro l'anima a forza.
"Portami una torcia, Garr".
"È inutile, Ram. È..."
"Portami una cazzo di torcia!"
L'esclamazione di Ram è seguita da un tuono, che prelude alle prime gocce di pioggia. Mentre costringo i miei piedi ad avanzare verso gli altri miei compagni mi viene da pensare che forse stavolta le cazzate sono state tante e tali da far rammaricare qualcuno persino lassù.
Una cosa è certa, dopo stanotte non saremo più gli stessi.
- Ali Shark -
27 agosto 517
Giovedì 24 Agosto 2017
Funesta Fioritura
27 Agosto 517
Il paziente ha cominciato a rispondere alla terapia questa mattina, dopo circa 18 ore trascorse in stato comatoso. Le incisioni che ho praticato sugli ascessi hanno drenato gran parte del sangue guasto, tuttavia vi sono forti possibilità che l'infezione abbia provocato danni a muscoli, tendini e nervi. Il fatto che non sia ancora morto di setticemia mi rende ottimista, così come il battito leggermente accelerato e il respiro regolare: se tutto andrà bene, nessuna di queste cose avrà particolare importanza.
La clessidra mi avverte che è quasi ora di somministrare il prossimo decotto: quando mi toccherà girarla saranno passate 32 ore dalla mia ultima notte di sonno. Ero certo che non avrei sentito la stanchezza, ma non pensavo di poter provare ancora un tale livello di apprensione: quello che accadrà nelle prossime ore sarà determinante. Molte cose da fare, poco tempo e nessuno che possa sostituirmi o darmi il cambio: devo farcela da solo, senza sbagliare nulla. No... non da solo: osservo il giovane soldato di fronte a me e cerco di immaginare la sua silenziosa ordalìa. Ripenso alle leggende che parlano di Oropo, l'Ultima delle Cinque, e alle esperienze maturate in una vita di esperimenti legati al ciclo che unisce la nascita e la morte. O dovrei dire fallimenti? Mi tornano alla mente le giovani donne dell'Est che al momento di partorire si recavano sulle rive dell'Alcor nella speranza che i sapienti della Torre del Silenzio potessero salvare il loro bambino dal ''Medgui Garmaa'' che sentivano di avere: il ricordo di quei feti deformi e mostruosi, sufficiente a far ricredere anche più scettico dei ricercatori, è ancora ben impresso nella mia memoria.
Ripenso a chi, prima di voltarmi le spalle per sempre, mi disse che le mie ossessioni erano dovute al fatto che non potevo avere figli. Probabilmente aveva ragione: fatto sta che per questa nascita avrei davvero preferito una femmina. Invece a quanto pare rischiamo di avere un fiocco azzurro, per giunta dotato di Yoki: non so proprio come farò a spiegare a Barun quello che è successo e a convincerlo a non provocare un aborto ben poco spontaneo. Per non parlare dell'Angelo Nero, che conosce i rischi e le conseguenze almeno quanto me: ''funesta fioritura'', così la chiamavano i Popoli Antichi. Eppure la situazione di urgenza in cui ci troviamo, unita alla mancanza pressoché assoluta di studi e letteratura, è tale da imporci la sofferta e sanguinosa strada delle iterazioni progressive. Sfortunatamente per William non capita spesso di vedere la luce al primo tentativo. Staremo a vedere: comunque vada, vedremo di fare tesoro dell'esperienza.
Se son rose fioriranno... altrimenti fioriranno comunque.
1 Settembre 517
Sono vivo. Ho la testa che sembra in fiamme, un braccio bloccato e l'occhio sinistro che non vuole saperne di aprirsi, ma sono vivo. Luger mi ha detto che ho dormito per quasi cinque giorni senza mangiare un boccone: non stento a crederlo, visto che il solo pensiero di dover trattenere qualcosa è sufficiente a farmi venire da vomitare. A dire il vero, succede di frequente anche senza quel pensiero: un liquido verde scuro di cui non riesco a sentire l'odore, ma qualcosa mi dice che fa parecchio schifo.
Nonostante tutti questi acciacchi, comincio a sentirmi meglio: le gambe sono a posto, sento che potrei camminare senza stancarmi per chissà quante miglia... o meglio potrei, visto che mi hanno messo in cella con una serie di accuse che non finisce più: pratica di attività magiche, atti contro il feudo, pratiche oscure e chissà che altro. Il sergente Rudd, subito dopo avermi pestato e rinchiuso qui, mi ha assicurato che chiederà a Barun di decapitarmi personalmente. E dire che Luger era stato possibilista... mi era sembrato di capire che, dopotutto, avrebbe persino cercato di intercedere in mio favore. Si vede che non conta poi molto, a differenza di quello che crede.
Poche ore dopo il mio arrivo in questa cella ho ricevuto la visita di Navél, l'Angelo Nero. E' stato in quel momento, quando ha varcato la porta, che ho capito di avercela fatta. "Hey, abbiamo due occhi in due!" ho esclamato, sperando di rompere il ghiaccio. Niente da fare: è rimasto a osservarmi in silenzio, puntandomi addosso quella singola orbita nera e inespressiva. Uno sguardo che tradiva il profondo disprezzo per me e per quello che avevo fatto, unito alla delusione di vedermi vivo e al rancore di sapermi ormai simile a lui. Poi ha parlato: una sola frase scandita a bassa voce, con il solo e unico intento di intimidirmi. Un chiaro segno che non nutre alcuna fiducia in me e in come potrò gestire questa cosa. Un modo creativo per non pronunciare la solita vecchia frase da vecchietta claudicante: riga dritto, altrimenti... E va bene, Angelo Nero: mettiti pure in fila dietro al sergente Ruud, ho idea che finirete per essere in tanti. Sfortunatamente per voi, non c'è molto che può spaventarmi ora come ora: non ho mai sentito la morte vicina come in questo momento. E' come se il mio corpo si trovasse al centro di una tempesta inaudita, nell'unico punto in cui tutte le spaventose forze che ne fanno parte si bilanciano tra loro e si annullano a vicenda... con la particolarità ulteriore che molte di quelle forze, se non tutte, fuoriescono da me.
E' così che ti sentivi all'inizio, Annie? Un vulcano pronto ad eruttare, un'onda gigantesca sul punto di infrangersi contro una muraglia di scogli. Se guardo dentro me stesso mi sembra di rivedere te e il modo che avevi di affrontare la tua esistenza: il tuo distacco, la tua forza, la tua indomabile energia che tenevi nascosta sotto un mantello di apparente apatia e rassegnazione. A tutti gli altri, forse, ma non a me: io ho sempre potuto vedere sotto alle tue vesti, ho sempre saputo quello che nascondevi: quando vomitavi, quando non dormivi per ore, quando sanguinavi e piangevi maledicendo te stessa e il mondo intero... ero lì con te. E' grazie a te che adesso sono qui, che ho potuto cogliere questa incredibile opportunità: e se riuscirò a domare questa bestia che mi ruggisce dentro sarà soltanto grazie a quello che ho appreso osservando le tue interminabili notti solitarie.
A proposito... adesso dovrebbe essere notte fonda, eppure il mio occhio ci vede ancora piuttosto bene. Se lo chiudo, posso ancora avvertire qualche frammento di quello che mi circonda sfruttando le deboli emanazioni del mio stesso Yoki: è incredibile come stia cambiando la percezione che ho del mio stesso potere. Prima era qualcosa di esterno che mi portavo dietro, come una riserva di acqua all'interno di un otre. Adesso, giorno dopo giorno, sta diventando qualcosa di simile a un polmone: posso sentirlo, posso respirarlo. Posso distinguere il suo odore e quello di chiunque altro lo possieda intorno a me.
Ho una gran voglia di uscire e di scoprire cosa altro posso fare. Vorrei poter parlare con Barun e spiegargli le mie ragioni, fargli capire che ho fatto tutto questo per diventare un'arma... la nostra arma. Come Annie e forse - mi auguro - persino più forte, oltre che del tutto indipendente dai nostri nemici. Sapevo che ero l'unico a potercela fare e ce l'ho fatta, rischiando la vita, nell'unico modo che avevo a disposizione. Vorrei dirgli che adesso sta a lui scegliere se condannarmi a morte e vanificare tutto, continuando ad adeguare questa "guerra degli uomini" ai tempi valànici del Prevosto e alle titubanze di Luger, o darmi la possibilità di diventare quello che voglio: l'Angelo Nero di Uryen, colui che può ribaltare le sorti dello scontro. Il soldato perfetto. Il super predatore. Il... Chi se ne importa del nome, basta che mi facciano uscire da qui.
5 settembre 517
"E' uno scherzo, vero?"
La faccia di Ramsey, quando scherza, la conosco: e non è certamente quella. Specialmente quando mi risponde senza dire un cazzo, guardandomi negli occhi e scuotendo la testa.
"Col cazzo, Ram: io non ci sto, non me lo accollo!"
"E' un'ordine del Tenente Comandante Scherer".
"Me ne sbatto i coglioni del Tenente Comandante Scherer! E' una stronzata, e lo sai pure tu. Andiamo a parlare con Barun e chiariamo questa storia".
"Barun è d'accordo".
"Che cazzo dici?"
"Barun è d'accordo. Lui e pure il Burgravio. A quanto pare lo stregone li ha convinti tutti".
"Serio?"
"Serio".
Adesso sono io a scuotere la testa. Lo faccio mentre Ram continua a guardarmi, impassibile. Ali e Vasq non dicono nulla: se ne stanno lì, in silenzio, seduti sul muretto come se questa di cui parliamo fosse la cosa più normale del mondo.
"E a te sta bene? Che FacciaDiCulo diventi uno di noi? Così, perché lo dice Gadman Scherer. Io dovrei farmi guardare le spalle da FacciaDiCulo, che appena mi giro mi svuota le tasche... o peggio, perché lo dice Gadman StiGranCazzi Scherer".
Ali scoppia a ridere, Vasq si gratta la testa.
Ram sospira: "Non diventerà uno di noi, Garr... dobbiamo tenerlo d'occhio, ecco tutto. L'unico modo per farlo è portarcelo dietro".
"Come un maiale da tartufo", gli fa eco Ali.
Scuoto la testa. "I maiali da tartufo sono femmine: scambiano il tartufo per l'odore del maschio".
Ali annuisce. "Appunto! E non ti fa ridere la cosa?" Ah, questa ragazza... Che Ilmatar la benedica: riesce sempre a mettermi di buon umore, anche quando arrivano queste brutte notizie del cazzo.
Torno a guardare Ram: "il dodici che dice"?
"Il dodici dice quello che dico io. E io dico che va bene. E pure il terzo. E pure tu".
"Non capisco...ma veramente vi sta bene a tutti? Davvero questa cosa fa incazzare solo me?"
Ali mi guarda severa: "Come no, non aspettavamo altro! Dopo 20 giorni passati a letto non sai che gioia tornare e sentire questa notiziona: è pure il mio tipo, guarda! In questo momento abbiamo due occhi buoni in due, pensa che gran coppia che farem...".
Vasq la interrompe: "Gli è ricresciuto: due giorni fa".
Ali aggrotta l'unico sopracciglio visibile: "Veramente? E' guarito prima di me? Che razza di cafone! Se è così non se ne fa niente!"
Ramsey riprende a parlare: "Garr, è chiaro che questa cosa non piace a nessuno. Lo sai quello che Barun pensa dei ladri, no? Mettici sopra quello che io penso dei maghi e quanto mi fa piacere averli tra le palle quando lavoro. Ma quel tizio, FacciaDiCulo come lo chiami tu, fa cose grosse. E lo stregone dice è dei nostri, che lo possiamo controllare. Come Annie, come l'uomo di Greyhaven".
"E tu ci credi?"
"No".
"Ah, mi pareva...".
"Non ci credo affatto. Ed è per questo che voglio essere pronto, quando mi toccherà tirarlo giù. Visto che a quanto pare la testa non gliela tagliano, almeno per ora..."
Cose da pazzi. Sputo per terra due volte; sono così incazzato che col secondo mi prendo la punta dello stivale. Fanculo. "Ma poi che sarebbero queste cose grosse? Che cos'è che fa, per aver convinto il Burgravio e Scherer? Caga forse grappoli di pepite d'oro?"
"Dicono che non caga", esclama Ali: "fa solo pipì".
"Che cazzo dici?"
"Eh..."
"Vero?"
"Eh. E spesso piscia sangue."
"Pure! Ma tu come lo sai, scusa? L'hai visto pisciare?"
Ali indica Vasq. "Lui sa tutto. Voleva che mi offrissi volontaria, ricordi? Per fortuna che non gli ho dato retta, altrimenti lo facevo diventare roscio..." Vasq alza le mani, in segno di resa.
"Mi state sul cazzo quando fate i pagliacci..."
"Ridiamo per non piangere, Gar: questa cosa non piace neanche a noi e lo sai bene". Ha ragione, lo so: FacciaDiCulo sta molto più sul cazzo a lei che non a me... anzi, quel poco che so di quella nullità me lo ha raccontato lei... Fino a quando il fenomeno non ha pensato bene di intrufolarsi nel ripostiglio dello stregone, nudo come un cazzo di verme. Roba da prenderlo a calci nel culo, ovvero in faccia, da qui a Benson. Invece che facciamo? Gli diamo una stretta di mano e ce lo portiamo dietro: ''ben fatto, FacciaDiCulo: benvenuto a bordo''! Già che c'eravamo potevamo anche dargli una medaglia... Magari lo scudo dell'ultimo, visto che ci siamo: ''l'ultimo degli stronzi!''
"Va bene: adesso, seriamente, mi dite cosa fa?"
Ram e Ali guardano Vasq, che si schiarisce la voce: a quanto pare ne sa davvero più di noi.
"Pare che i Risvegliati non lo attacchino, proprio come Annie. Inoltre, dice di sentirli arrivare: come se fosse in grado di percepirli nell'aria intorno a lui".
"A quanti metri?".
"Parecchi. E' una delle cose che ci hanno chiesto di approfondire".
"Le altre quali sono?"
Vasq si conta le dita: "Ha una vista molto sviluppata... specie da un paio di giorni, quando gli è ricresciuto l'occhio che aveva perso. Ci vede piuttosto bene anche di notte... guarisce molto bene dalle ferite... diventa invisibile... sposta gli oggetti col pensiero... vola..."
"... E chi cazzo è, Dytros?"
"Dytros non vola mica!", esclama Ali. "Al massimo Ilmatar, lei sì che vola..." e poi si tocca l'orecchio, facendomi scoppiare a ridere di nuovo.
"... Poi", continua Vasq, "pare che sia anche più forte e veloce di come era prima".
"Pure!" Scuoto la testa: "più forte di una donnetta è sempre poco forte".
"No", esclama Ram, serio: "è forte, te lo garantisco".
"Insomma me state a dì che improvvisamente è diventato utile...".
"... Se non sbarella", aggiunge Ali. "Tocca vedere se è diventato sveglio, visto che prima era un fantacoglione".
Annuisco. Per qualche istante, cala il silenzio.
"... Almeno lo posso insultare, vero?"
Ram annuisce: "non deludermi".
"... Soprannome? Posso, vero?"
Ram fa un altro segno di assenso. Ali ridacchia: "ma non ne ha già uno?"
"Quale?"
"FacciaDiCulo?"
Scuoto la testa, sogghignando: "Ti sbagli... quello è il nome".
Forse, dopo tutto, un lato positivo ci sarà.
8 settembre 517
Lo spettacolo offerto da quel che resta di Holov è così desolante da toglierci ogni voglia di parlare. Persino William tace, mentre i suoi occhi scandagliano i ruderi alla ricerca di movimenti. Ricordo quando ci venivo con mio padre, all'epoca lui era una guardia di carovana e io ero soltanto un moccioso che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di impugnare un martello come il suo. Se soltanto avessi saputo quante altre volte ci sarei tornato, per giunta proprio con il suo, non avrei avuto tutta quella fretta. Nella mia mente è ancora vivido il ricordo di quel giorno di due anni fa: faceva un caldo innaturale, proprio come ora. Lo sguardo corre a fissare il punto esatto dove accatastammo tutti quei morti, per poi trascinarli verso il Traunne e seppellirli intorno alla collina, dove la terra era più morbida. Quando alla fine ce ne andammo, lo spettacolo non doveva essere poi molto migliore di così. Eppure...
D'un tratto William si ferma, lo sguardo puntato sul muro semidistrutto di un edificio. "C'è qualcosa, William?"
La risposta non si fa attendere: "tre brocchi dietro quel muro e altrettanti corridori che aspettano nascosti in quella macchia di alberi".
Garruk sghignazza, brandendo l'ascia: "Ci volevano fare una sopresa, eh? Mica lo sanno che abbiamo Deedos!"
I minuti successivi sono ordinaria amministrazione: non siamo rimasti vivi fino ad oggi per farci mettere in difficoltà da questo agguato. Alla fine dello scontro William non manca di protestare con Garruk per il soprannome assegnatogli, il quale si difende indicandomi: "Ringrazia che Ramsey mi ha costretto a cambiare il primo, Deedos, altrimenti eri ancora Nerchiopiteco!".
Incredibilmente, Deed... ahem, William sta svolgendo degnamente i compiti che gli sono stati assegnati, rendendosi utile in molte occasioni. Mi rifiuto di pensare a lui come "paziente zero", come lo chiama Luger: chi viene con me è un soldato e come tale mi viene da trattarlo. Certo, nessuno di noi si fida ancora di lui e il suo atteggiamento strafottente lo renderebbe antipatico persino a un santo... Ma non posso negare l'evidenza, alcune delle cose che può fare ci stanno facendo risparmiare un sacco di tempo. Lo stregone è fiducioso, dice che può durare settimane, mesi o persino anni... Non mi sento di essere così ottimista, ma visto che me l'hanno affibbiato tanto vale usarlo finché ho modo.
"Vasq, vedi ancora quelle tracce?"
Vasq annuisce, indicando la stessa direzione di due settimane fa. Verso il cimitero di Holov.
Garruk sbuffa sonoramente: "Poi qualcuno mi dovrà spiegare perché Roy dovrebbe essere andato lì anziché tornare verso il fiume...".
"Dipende da come e dove è caduto dopo l'esplosione: ti ricordo che c'era un incendio al posto della collina alle nostre spalle...".
"Stiamo parlando di Roy, mica di un cazzone qualsiasi: sarebbe andato a est, non a nord-ovest, a meno che un pezzo del tortino sparato dal Fannullone non lo abbia preso in testa".
"Quella notte era un bordello, non sappiamo com'era qui: magari era pieno di risvegliati. Inoltre Vasq dice che probabilmente non era solo, quindi è possibile che ci sia qualcun altro dei nostri con lui. Che c'è, ti pesano le gambe?".
Povero Garruk, so fin troppo bene come ti senti: nessuno di noi ha voglia di trovare il cadavere di Roy. Le speranze che sia vivo sono praticamente nulle, eppure dobbiamo sforzarci di credere che ce l'abbia fatta fino a quando non lo vedremo avanzare barcollando verso di noi. Barun non mi ha permesso di tornare a prendere Dunc ma non ha potuto dirmi nulla rispetto a questa missione, non dopo che ho acconsentito a portarmi dietro William: del resto, se davvero lo scopo è mettere alla prova le sue abilità non c'è posto migliore di un bel cimitero.
La strada che va verso ovest è completamente deserta: i soldati di Greyhaven hanno fatto un buon lavoro, le loro indicazioni consentono a Vasq di cercare un buon riparo per la notte evitando i punti più esposti verso Nord: il pericolo più grosso da queste parti non sono i Kreepar né i Risvegliati, quanto piuttosto...
"Fermi!" esclama William improvvisamente. "Abbiamo visite".
"Ci risiamo", gli fa eco Garruk sollevando l'ascia: "ancora una volta mi fate lavorare dopo il calar del sole: quando spaccavo pietre mi pagavano dopp...".
"Zitto!" lo interrompe William, osservando il deserto di fronte a noi. "Sono tanti".
Per una volta, persino lui sembra preoccupato: "Tanti quanti?"
"Non lo so, ma... sento zoccoli. Tanti".
Poi, improvvisamente, li vediamo. Le ombre della sera non mi impediscono certo di distinguere il simbolo bianco che campeggia su quello stendardo rosso che ho visto fin troppe volte su questa sponda del Traunne. In men che non si dica stiamo già correndo verso sud, diretti verso la macchia d'alberi che si sviluppa lungo il corso del fiume.
"Ci ha detto bene", dice Vasq. "Non è uno squadrone speciale..."
"Già, che culo... per lo squadrone speciale!" Replica Garruk. "Quanti sono? Sei?"
"Sette, se non ho contato male", precisa William.
"... E' arrivato il pallottoliere!"
Sette cavalieri di Ghaan non sono troppi: tutto sta ad arrivare agli alberi in tempo. Chiedo a William e a Vasq di fare attenzione alla zona, ci manca solo di finire in bocca a un paio di Risvegliati. Sfortunatamente, nessuno dei due ha modo di anticipare la brutta sorpresa che ci si para davanti di lì a poco: un secondo plotone che esce dalla macchia e si schiera a difesa degli alberi.
"Oh cazzo", esclama Garruk: "ma questi sono stati lì per tutto il tempo?"
Vasq conta quattro fanti e due arcieri, William conferma.
"Sette più sei fa troppi, giusto?" Domanda Ali, sguainando la spada.
"Tranquilla, se tagliamo tutte le teste non si risvegliano. Deedos, sei caldo? Voglio vederti danzare".
William guarda Garruk, quindi sguaina la spada e allarga le braccia facendo un sorriso strano: "sissignore".
Ormai siamo in ballo: vediamo come ne usciamo.
12 settembre 517
"Vuoi ancora vino, Charlie?"
Rifiuto cortesemente l'offerta: ho già bevuto troppo, lo capisco dalle luci che cominciano a fare la scia. Questa notte sembra davvero non finire mai: sarà che non mi sembra vero di essere qui, a brindare e a festeggiare con lo squadrone dei Predatori. Il Tenente Ramsey è stato così gentile da estendere l'invito a tutti i soldati che non sono in servizio, tra cui me... Per colpa del piede ancora malandato, che a questo punto mi tocca persino ringraziare. Seduti insieme a noi ci sono anche alcuni soldati del contingente di Greyhaven: è stato bellissimo mangiare, bere e cantare tutti insieme sulle note delle ballate tradizionali del Continente, come se fossimo un'unico esercito.
Finalmente ho avuto l'occasione per poter scambiare qualche parola con Ali, Garruk, Roy e Vasq, forse i tre soldati di truppa più decorati dell'intero esercito... Tutti gli altri sono stati promossi, oppure sono morti. A quanto ho capito nessuno di loro ha intenzione di diventare Sergente, almeno per il momento: preferiscono restare sul campo, tenendo alto lo stendardo del Terzo plotone insieme al loro comandante di sempre, il Tenente Ramsey. Trovo davvero ecomiabile la loro dedizione all’esercito di Uryen: spero un giorno, magari non troppo lontano, di poter sentire lo stesso attaccamento, lo stesso spirito di corpo. Sono davvero una famiglia, proprio come il plotone di Kailah e Annie.
La festa di stasera è in onore del Caporale scelto Roy Black, tornato vivo e vegeto alla Rocca di Tramontana ventotto giorni dopo la sua scomparsa, avvenuta durante la Notte dell’Apocalisse... quando fu sconfitto King. La storia che ci ha raccontato ha dell’incredibile: sbattuto chissà dove a seguito dell'esplosione è riuscito a rimettersi in piedi nonostante una serie di ferite molto gravi, trascinandosi con la forza della disperazione lontano dalle fiamme e dai risvegliati che circondavano la collina. E’ stato quindi trovato e catturato da un gruppo di guerrieri di Ilsanora, i quali lo hanno curato salvandogli la vita. Ha quindi passato quasi un mese in compagnia di persone che non parlavano la sua lingua, ignaro di cosa volessero fare di lui. Fortunatamente, tutto si è risolto per il meglio: il Terzo plotone è riuscito a seguire le tracce lasciate dai pirati fino al loro nascondiglio, un approdo nascosto tra le colline a ovest del cimitero di Holov e raggiungibile soltanto dal mare o passando per alcune gallerie sotterranee semi allagate, prive di luce e piene di Risvegliati... La cosa più incredibile è che il merito di questo recupero è in gran parte di William Deed! A quanto pare è stato determinante in almeno due occasioni, prima uccidendo un bel pò di soldati di Ghaan in uno scontro nei pressi di Holov, quindi per evitare o eliminare gran parte dei risvegliati che circondavano l'approdo.
Come Ramsey abbia convinto gli Elsenoriti a riconsegnare Roy resta un mistero... Non hanno potuto dirci niente: forse non vogliono che si sappia che li hanno uccisi, o magari le voci su un patto di non aggressione che circolavano qualche tempo fa erano vere. Fatto sta che Roy è tornato a Uryen e il merito è anche di William. Poco fa ci ho parlato, dopo settimane in cui non ci incontravamo più. Forse dovrei ricredermi sul suo conto: mi ha sempre fatto una brutta impressione, ma a quanto mi sembra di aver capito ha compiuto un enorme sacrificio per l'esercito che sta cominciando a dare buoni frutti. Persino Garruk, che sembrava non poterlo sopportare, lo sta trattando in modo quasi decente. E' incredibile come i ragazzi riescano a...
Neanche a farlo apposta, sta tornando a parlarmi. Mi si siede accanto e mi chiede come sto, se va tutto bene... se ho sentito ancora Kailah o Annie. Certo che no, gli rispondo... come potrei? Sono via da mesi, oltre il Traunne... Ma forse lui non lo sa. Mi dice che non gli raccontano niente, che gran parte delle attività dell'esercito non gli vengono comunicate. Gli faccio presente che forse se non gli dicono le cose vuol dire che c'è una buona ragione e lui si mette a ridere. E' davvero simpatico, non c'è che dire: comincia a raccontarmi le ragioni che lo hanno portato qui ad Uryen, una strana storia di mentori e di false accuse che lo costringono a fuggire per evitare il carcere... Chissà se erano davvero false, oppure se ho di fronte un vero criminale. Un criminale simpatico, se non altro. Del resto, la maggior parte dei soldati si arruola per uscire di galera o per evitarla... E' così in tutte le zone di frontiera.
A un certo punto, non so come mai, mi viene da fargli una domanda strana: gli chiedo se è ancora innamorato di Annie. Lui sorride, quasi imbarazzato, poi mi risponde di si. Mi dice che ci pensa spesso, in questi giorni, perché sta seguendo un percorso... che lo porta a sentire cose molto simili a quelle che...
"Allora, Deedos? La piantiamo?"
La voce di Ali mi scuote, riportandomi alla realtà: è ancora bellissima, nonostante il fazzolettone che le copre la parte bassa del viso. Il sergente Ruud dice che sembra una guerriera delle tribù nomadi, che sono solite coprirsi la bocca per... non ricordo il perché.
"Che c'è, Ali? Sto solo parlando..."
"Non sono Ali, sono il caporal maggiore Shark, quello che ti farà un culo così se non voli in branda seduta stante". William annuisce, e di lì a poco estrae dalla tasca una chiave con un portachiavi in ferro, che brilla per un attimo alla luce dei falò. Mi sembra di... ma si, la riconosco! E la chiave della casetta dove avevano alloggiato Annie! Possibile che...
"E tu, soldato Zwein: che hai da vegetare? Non ti sei ingozzata abbastanza per questa notte? In clausura con le altre monachelle... subito!"
Sorrido e annuisco: ubbidire agli ordini di Ali ha un che di appagante, specialmente in questo momento così particolare. William mi saluta con un cenno, poi si allontana in direzione opposta a quella di Ali: va proprio verso la casetta di Annie... a un certo punto si gira nuovamente: da questa distanza riesco a distinguere bene soltanto i suoi occhi, che brillano nell'oscurità alla luce dei falò.
"Seguimi", sussurra. Non so come, ma riesco a sentirlo.
"...Io?" Non capisco. "Ma dici a me?" Sbatto gli occhi, e improvvisamente lui non c'è più.
Mi guardo intorno: la festa volge al termine, i soldati stanno incominciando a portare via i tavoli e le sedie. I profumi di vino e carne arrostita si diradano lentamente nell'aria. Lo sguardo vaga nel buio della notte senza riuscire ad afferrare nulla di concreto, quindi si posa lentamente sui fuochi dei falò, ormai prossimi a diventare braci.
Che mi prende?
Lentamente, incomincio a camminare. I piedi si muovono uno davanti all'altro, seguendo una scia invisibile diretta verso il buio che si sviluppa di fronte a me.
Che sto facendo?
Fermati, Charlie... Fermati: assicurati di avere il controllo. Mi fermo. A quanto pare ce l'ho: sto camminando io, di mia spontanea volontà. Non sono ubriaca, non sono... Forse è il sonno, si. Forse dovrei... andare a dormire. Ecco, da brava. Peccato che il convento delle monachelle, così come lo ha chiamato Ali, sia esattamente dall'altr...
Dove sto andando?
Ok, così non va. Non so cosa tu ti sia messa in testa, Charlotte Zwein, ma non ci si comporta così: tu non ti comporti così. Sei un soldato, ricordatelo sempre. Adesso, da brava, raggiungi un barile d'acqua fredda, datti una bella rinfrescata e poi vattene a dormire. Mannaggia a me e a quando alzo il gomito: se non lo reggo non lo reggo, perché insistere? Finisco solo per rendermi ridicola, e...
e...
Basta! Mi costringo a fare due passi, quindi faccio violenza a me stessa e tuffo la testa nell'abbeveratoio dei cavalli: fa un pò schifo, ma ne ho bisogno. Aah, ci voleva proprio. E ora fila a nanna, accidenti a te: domani è un altro giorno.
20 settembre 517
Venerdì 14 Luglio 2017
Secondo livello e mezzo
Un tempo i tetti del secondo livello di questa città dovevano essere tutti uguali: sottili lastre di pietra montate su travetti di legno. I secondi sono rimasti più o meno ovunque, mentre le prime sono state sostituite con materiali meno nobili e più leggeri da molti carpentieri improvvisati. Pessima idea, vista la pioggia e la neve che cadono da queste parti: la prima cosa che mi ha insegnato il mio vecchio è che il tetto, finché funziona, non lo devi toccare. Il risultato è che adesso chi abita le case appartenute a chi ha fatto questa cazzata è costretto ad arrampicarsi più volte all'anno per metterci una pezza a base di acqua, resina, sabbia, calce e qualche tegola rimediata in giro.
... O a chiedere a qualcun altro di farlo, come in questo caso.
Salire è stato facile: gli acciacchi accumulati in questi ultimi anni non sono ancora sufficienti a impedire alle mie braccia di tirarmi su. Scendere sarà più impegnativo, considerando le condizioni del muro e del solaio su cui mi tocca lavorare... Poco male: l'ultima cosa che mi va di fare adesso è scendere. Ancora per una manciata di ore il mio posto sarà qui, insieme a quel poco che resta delle cornacchie e dei piccioni che un tempo popolavano questo livello della città: il secondo e mezzo, a giudicare dalla distanza rispetto a terra e alla fine della scalinata di pietra che porta alla dimora solitaria di Lord David e Lady Yara.
Da qui si vede bene la locanda del Camminatore, con il suo camino spaccato che butta fumo nero quasi ad ogni ora; poco più in basso c'è la bottega dove lavoro, che a sua volta apre sulla piazza che porta alla terrazza da cui si vede gran parte del primo livello. Osservo la gente tornare lentamente verso le proprie case, a pochi passi dal luogo da cui soltanto poche settimane fa s'è scatenato l'inferno che ha rischiato di ucciderci tutti. Il pugno stringe forte il manico della cazzuola, mentre il volto stanco e invecchiato che si riflette malamente nel ferro mi guarda torvo: mi chiede se davvero è qui che dovrei essere, mi ricorda che potrei fare di più. Molto di più. Eppure c'è sempre più gente, a Uryen come altrove, che sostiene come sia proprio la fretta che ci sta portando alla rovina.
Libero le mani, bagnandole quel poco che basta per sciacquare via la resina dai palmi, poi prendo la lettera che mi è stata consegnata ieri. Rileggo lentamente quella manciata di righe, immergendomi ancora una volta in quel nefasto abisso di dolore e disperazione. Una parte della mia testa rifiuta ancora di rassegnarsi all'idea che sia andata in questo modo. L'altra parte vorrebbe arrampicarsi ancora per qualche metro, così da poter prendere Ilmatar per il bavero del suo mantello stellato e chiederle se tutte quelle persone coraggiose ridotte a una lista di nomi scritti su un fogliaccio meritavano davvero di finire così, alla stregua di tante altre: e se noialtri, che siamo ancora qui, meritavamo davvero di perdere anche loro.
Chissà quali nefaste conseguenze porterà questa ennesima sventura.
Che rabbia: più ci avviciniamo e più ci scottiamo, come insetti che cercano di avere la meglio sul fuoco. La strada che ci sta portando alla comprensione di quello che sta accadendo è un sentiero di braci che percorriamo scalzi, ripetendo a noi stessi che è la cosa giusta da fare: l'unica cosa da fare. Qualcosa dentro di me mi spinge a credere che sia così, eppure non riesco a darmi pace al pensiero che i ragazzi che ho addrestrato, i miei ragazzi, sono là fuori a farsi masticare dal demonio in persona mentre chi dovrebbe aiutarli non riesce a cavare un ragno dal buco.
Il torrente di pensieri sfugge al mio controllo e si rovescia nel Traunne: in un istante mi riporta a Uryen, al cospetto del prevosto che continua a ripetere la sua nenia incessante che questa è la guerra degli uomini, non degli Dèi... Poi straripa come un fiume in piena e mi sospinge verso l'alto, verso chi dovrebbe proteggerci da tutti questi orrori. Reprimo a fatica il fortissimo impulso di mandarli tutti a fanculo, proprio come fece il mio vecchio quella mattina in cui si accorse che il vento gli aveva spezzato gli spaventapasseri e che i corvi avevano fatto scempio del suo raccolto migliore. Era un vero combattente, il mio vecchio: proprio come noi. Eppure, per quanto si sforzasse di fare un buon lavoro, la sorte non gli concedeva mai un briciolo di fortuna, un barlume di speranza sufficiente a farlo sentire fiero, nonostante tutto: proprio come a noi.
Che questa sia una guerra di uomini mi sembra fin troppo evidente: il sangue versato è chiaramente il loro. Ma contro chi.. o cosa... stiamo combattendo, esattamente? Perché queste spire di nebbia che ci circondano e accecano, pronte a prenderci a calci in bocca ogni volta che proviamo ad alzare la testa, tutto sembrano fuorché umane o frutto dell'opera umana.
Il volto imprigionato nella cazzuola mi guarda severo, implacabile. Respira, vecchio. Hai fatto il tuo pezzo, ora cerca di darti una calmata.
Lascio che la rabbia mi attraversi del tutto, per poi defluire: non posso permettermi di farmi consumare. Gli sciacalli dell'Armata del Corno che si trovano a un livello e mezzo sotto ai miei piedi non aspettano che un nostro passo falso per metterci al tappeto.
Accendo la pipa. L'odore di ginepro e fiorrancio mi riporta ancora una volta a casa. Penso ai miei ragazzi, spero che almeno loro siano ancora vivi: Sven, Bohemond, Enghelhaft, Colin, Gannor, Annie, Kailah... chissà quante e quali stronzate fuori dal mondo starete affrontando in questo momento. Mi auguro che possiate trovare presto le risposte che ci mancano, ora come ora siete la carta migliore che abbiamo.... Insieme alla vostra guida. Barun non mi ha detto il suo nome, ma se avesse davvero voluto tenermelo nascosto non lo avrebbe spedito al Camminatore, a due passi da me: gli Dèi che sono stato sul punto di maledire poco fa mi fulminino senza rimorsi il giorno che non sarò più in grado di riconoscere il mio vecchio Comandante.
Il sole affonda dietro l'orizzonte, annientandolo in un mare di fiamme dorate. Tra non molto mi toccherà scendere e fare la mia parte: ancora una volta dovremo trovare il modo di venire a patti con le conseguenze di quello che è successo.
Maledizione: vorrei non averla mai ricevuta, questa lettera di merda.
10 settembre 517
Giovedì 11 Maggio 2017
Nebbia
Come ti senti, Annie?
Non molto bene, suppongo. Potrai ingannare gli altri, forse, ma non me. Anzi, a ben vedere non riesci a ingannare nessuno, visto che chiunque ti vede ti dà per malata, moribonda, infetta, maledetta e così via.
Come ci si sente a non avere più né fame né sete? Quando è stata l’ultima volta che sei riuscita a dormire? Scommetto che hai perso il conto: quando i punti di riferimento vengono meno i giorni si legano l’uno all’altro in un lungo percorso confuso senza inizio né fine.
Quali bisogni primari ti restano? Se la risposta ti mette a disagio puoi anche non rispondere: non sono pensieri che dovresti avere in testa. Chissà se è una reazione a quello che ti sta accadendo o se fa parte del processo di trasformazione: la risposta è irrilevante, visto che rientra ampiamente in ciò che ti è precluso.
Le frasi di Logan, Colin e Bohemond ti hanno colpita molto: in modo diverso, come diverse sono queste persone e diverso è il modo in cui si comportano con te.
Logan non ti ha colpita solo a parole, ma non hai sentito granché. Il dolore arriva ovattato, come se i calci colpissero da un’altra parte. Un bel cambiamento, rispetto ai crampi, ai bruciori e agli spasmi insopportabili che lambivano ogni parte del tuo corpo fino a qualche settimana fa. E’ una sensazione strana, quasi appagante: avresti voglia di vedere fino a dove puoi spingerti, quanto puoi sopportare prima che quel prurito indistinto torni a fare il male che deve. Avresti voluto che ti desse molti altri calci, dì la verità: anche perché te li meritavi. Ricordi quell’unica volta in cui tuo padre ti prese a calci? Non è passato molto tempo, anche se ormai sembra un’eternità. Lo fece perché ti aveva colta con le mani nel sacco. Le persone per bene non rubano, mai: il furto è il peggiore dei crimini. A quel tempo lo sentivi eccome, il dolore: i lividi ti fecero piangere per settimane, eppure di certo fecero più male a lui. Era un brav’uomo, ti voleva bene. Hai più rubato, da quel giorno? No. In compenso però ti è stato rubato praticamente tutto. La dignità e la carriera dal Sergente Maggiore Varchmann, la famiglia dai Nordri di Ilsanora, quindi tutto il resto da Mirai Raaken. Qualcuno, non ricordi chi, ti ha detto che Mirai significa “futuro”: non certo il tuo, a quanto pare. Non sai che fartene di questa vita di alterne sofferenze e continua frustrazione a cui sei stata condannata. Vorresti risolvere tutto con una fine gloriosa, gettando alle ortiche gli sforzi che tutti stanno facendo per tenerti in vita. Pensieri indegni di una ragazza per bene e inaccettabili per un soldato: Logan lo ha capito benissimo, per questo i suoi calci non saranno mai abbastanza.
Colin continua a spendersi giorno e notte per cercare di salvarti: è uno dei pochi a pensare che tu non sia una causa completamente persa. Guardarlo negli occhi ti è ogni giorno più difficile: ti vergogni perché lo hai lasciato solo, visto che ormai hai smesso di crederci persino tu. A tratti il suo ottimismo incondizionato ti dà sui nervi, eppure hai bisogno di lui più di chiunque altro: avresti voglia di abbracciarlo e piangere a lungo, ma sei troppo orgogliosa e comunque va bene così, in fondo meno tocchi le altre persone e meglio è. Intanto continui a trangugiare quel bibitone preparato dalle sue mani, quelle due volte al giorno in cui te lo porta sono diventate il momento più bello della giornata. Al tempo stesso sai bene che continuerai a deluderlo: non sei in grado di rispettare i livelli di lucidità che lui si aspetta. Lui pensa che tu possa ancora migliorare, non ha idea di quanto tu stia lottando per non precipitare.
Le parole di Bohemond non te le aspettavi: ti hanno colpita molto. Anche lui ha ragione da vendere e riesce a guardare le cose da una prospettiva diversa e più sensata della tua. L’unico modo che hai per sfuggire a questa sensazione di inutilità è metterti al lavoro, fino a quando avrai un braccio in grado di sollevare una spada. Metti in pratica quello che sai fare, sfrutta i vantaggi posizionali, tieni a freno la... cosa? Furia? Frenesia? Sete di sangue? Non lo sai neanche tu come definire quel velo rosso che a tratti ti scende davanti agli occhi. Non è una cosa buona, poco ma sicuro. Per il momento non sembri avere problemi a rivolgerla verso gli avversari, ma sarà così anche in futuro?
Le propaggini della bruma bianca si avvicinano ad ogni passo: per i tuoi compagni è una trappola mortale ma a te non sembra fare alcun effetto, proprio come per i Risvegliati. Un’altra freccia al tuo arco che potrà essere di grande aiuto, se solo riuscirai a usare la testa.
Afferra la spada, stringi i denti e fai del tuo meglio: se non riesci a combattere in modo efficace, diventa un faro per i tuoi compagni. Questa coltre pallida non può fermarti, così come gli avversari che si nascondono al suo interno.
Ancora uno sforzo, Annie: cerca almeno di arrivare a Skogen.
27 agosto 517
Domenica 12 Febbraio 2017
Convalescenza
Nessuno in vista: è il momento di alzarsi. Tredici interminabili giorni a scaldare il letto sono un pò troppi, specie quando i tuoi compagni gozzovigliano a uno sputo di metri dentro la Capasanta, ubriacandosi e cantando a squarciagola. Non è passato un giorno in cui non li abbia sentiti... e invidiati. Beati loro, questo ho pensato per tutto il tempo. Mai avrei pensato di avere tanta voglia di quel piscio di gatto che Milo si ostina a chiamare sidro. Ma le tre guardiane che si sono alternate al mio capezzale sono state inflessibili: niente passeggiate, niente cibarie o bevande diverse dai loro decotti. Dovrei dar loro retta, in fondo è grazie a loro se ho ancora una faccia.
Lo so, sono una pessima paziente. Il fatto è che se resto ferma impazzisco: ho bisogno di prendere un pò d'aria, di volgere lo sguardo in direzione di quel che resta della collina, di respirare a pieni polmoni questo odore di bruciato che ancora si sente e in cui ancora aleggia il profumo della nostra vittoria. La mia vittoria.
Ti credevi invincibile, eh King? Pensavi di mettere radici, di costringerci a vivere con le chiappe incollate al muro per chissà quanto tempo... invece sei durato meno di uno dei miei fidanzati. Pensavi che saresti venuto a comandare, invece hai fatto la stessa fine dei Nordri e degli Elsenoriti che ci hanno provato prima di te. Pensavi di essere immortale, invece sei crepato come tutti gli altri. E non pensare che sarai l'unico, né l'ultimo a cadere: più grossi siete, più casino farete quando vi sbatteremo a terra.
Uno dopo l'altro, dopo l'altro, dopo l'altro. Imparerete che da queste parti i sovrani non durano molto, se alzano troppo la cresta.
Uno dopo l'altro, dopo l'altro, dopo l'altro. Avanti il prossimo, vediamo chi ha il coraggio di prendere quella corona: faremo in modo di renderla pesante anche al tuo successore.
"Dove credi di andare, zia?"
La sagoma massiccia di Garruk mi blocca la strada. Il suo sguardo severo mi scruta il volto, poi incontra l'occhio che spunta dalle bende. "Non mi risulta che tu possa andartene a spasso...".
"Non respiro, Garr. Ho bisogno di fare due passi. Se resto là dentro..."
"... Guarisci prima?"
"... No. Impazzisco e le ammazzo tutte."
Garruk ci pensa. "Sarebbero... quasi cinquanta punti in meno per il prossimo concorso! O sbaglio?"
Scuoto la testa. "Oltre settanta, con me. Mi impiccherebbero subito dopo, penso... per la paladina."
Garruk annuisce. "Ma per Kalina c'è chi ti darebbe una medaglia... non certo io, però!"
"Non farmi ridere, stronzo. E fatti da parte."
"E' vero che t'hanno dato il letto di Giada?"
"Non ne ho idea. Sei tu l'esperto di letti, qui..."
Mi guarda in silenzio, poi sorride. "Tornerai meglio di prima, zia: stai tranquilla, quelle sanno il fatto loro... sei in buone mani."
"Ma se neanche sai chi mi sta curando e come..."
"E' vero! Tu però non dirmelo, preferisco immaginarlo io!"
"Fanculo, la pianti di farmi ridere? Mi fa malissimo..." Dèi, quanto mi mancavano questi scambi, penso mentre tento di tenere fermi i muscoli delle guance.
Lo stronzo per tutta risposta ride lui, poi si fa serio e mi guarda in cagnesco. "Non starai pensando di... andare dallo stregone, vero?"
Scuoto la testa. Non preoccuparti. Ci ho pensato, in effetti, quando Vasq è venuto a trovarmi e mi ha accennato la storia: i dettagli non li sa nessuno, forse soltanto Ramsey, ma si capisce che è una cosa grossa... sempre che non sia l'ennesima cantonata che prende lo stregone. Confesso che in quel momento, tra la rabbia per quanto è accaduto a Roy, le costole fratturate, il braccio rotto e questo bel regalino sul viso, mi sembrava davvero la cosa giusta da fare. Del resto, c'è forse differenza rispetto a quello che facciamo ora? Se davvero dobbiamo spendere la nostra vita a combattere mostri per proteggere questo inferno che chiamiamo casa, tanto vale farlo come si deve. Ma è stato un momento di debolezza, un istante infinitesimale in cui ho spento il cervello: subito dopo l'ho riacceso e ho pensato a te, Garruk, e poi a Roy, a Vasq, a Ramsey, al capitano Barun... A Dunc. E mi sono ricordata che io, questa guerra, voglio vincerla restando me stessa: beh, magari non la faccia, ma tutto il resto sì. Umana. Umana e incazzata, predatrice in uno squadrone di Predatori, non certo pecora o debole preda in balia di questi cadaveri ambulanti color merda.
Uno dopo l'altro, dopo l'altro, dopo l'altro. Vi scaglieremo addosso tutto ciò che abbiamo: dalle catapulte alle fionde, dalle frecce spuntate alle nostre stesse ossa rotte.
Uno dopo l'altro, dopo l'altro, dopo l'altro. Trasformeremo casa nostra in un inferno: il nostro fuoco vi brucerà da vivi e da morti fino a ridurvi in cenere, anche a costo di ardere insieme a voi.
Garruk si allontana scuotendo la testa, lasciandomi immersa nei miei gloriosi pensieri di epica rivalsa: ha capito che oggi non è il caso di fermarmi.
Mi allontano a passo svelto dalle Case della Gioia, approfittando dell'assenza delle mie tre guardiane: ha ragione, sono il meglio che potevo sperare di avere. Da Kalina e da Astor me lo aspettavo, dalla paladina no: non so cosa bene perché lo stia facendo... Forse le sono simpatica, o magari ha semplicemente pietà di me. Fatto sta che ha passato tutte le sue giornate a mettermi e togliermi i suoi impacchi, recandosi qui dall'alba al tramonto: incurante tanto della nomea di questo posto, così poco congeniale alla sua cappa, quanto degli sguardi di chiunque l'abbia vista qui. Alla fine è stata quella con cui ho parlato di più, in questi giorni. Pur non essendo una chiacchierona, è molto brava ad ascoltare. Mi sembra una persona molto valida, di animo nobile e sani principi. La presenza di Kalina la mette molto a disagio, così come tutto il circondario... ma pur di aiutarmi ha scelto di ingoiare il rospo. L'ennesimo debito che dovrò ripagare, prima o poi...
Non oggi, però: oggi ho voglia di bere, di cantare con i miei compagni, di...
Poi lo vedo, intento a parlare coi suoi, e in un attimo mi passa tutta la voglia di entrare. Maledizione a voi, proprio alla Capasanta dovete venire? Torno rapidamente sui miei passi, mordendo forte la garza che mi tormenta la bocca. La succhio e sento il sapore del sangue, lo stesso che mi torna violentemente a ribollire nelle vene.
Fanculo.
Fanculo a te, a me e a questi demoni del cazzo. Dovete bruciare tutti, dal primo all'ultimo. Vi bruceremo fino a ridurvi in cenere. E poi bruceremo anche quella. Vi faremo rimpiangere di essere venuti, vi faremo pentire di essere scesi in questo inferno che ci ostiniamo a chiamare casa.
Fanculo. Ho davvero voglia di una birra.