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« E così Brian era un Paladino... ma pensa te! »
- Kailah Morstan -
 
Solice Kenson
Cronache della Campagna di Caen
Solice Kenson
"Voi avete coraggio e siete molto convincente: ma non appena sarete chiamata a combattere, al primo combattimento che possa realmente definirsi tale, voi morirete. E non parlo di scontri confusi o ingarbugliati, dove nessuno capisce fino in fondo quello che sta facendo o magari ha meno voglia di uccidervi che di portare la pelle a casa. Parlo di uno scontro vero, in cui affronterete una persona con le vostre sole forze. Beh, è giunto il momento che qualcuno che vi vuole bene vi dica che queste forze non basteranno proprio contro nessuno".
creato il: 20/05/2005   messaggi totali: 91   commenti totali: 32
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19 Dicembre 517
Sabato 22 Novembre 2008

Yezraelen

Quando l'ho vista per la prima volta aveva il doppio dei miei anni: la sua figura si confondeva con quella di mio padre, attirando i raggi di sole che filtravano tra le tende del salone dei ricevimenti con la grazia di una dama nell'atto di ricevere gli omaggi dei suoi sudditi. Yezraelen: l'anima di Yezra.

"La sua storia risale a molti anni fa", continuò guardandomi negli occhi, costringendomi ad abbassare lo sguardo verso terra: non era mio padre che avevo di fronte, ma il Marchese di Beid. "Venne fatta costruire da Lord Eric Kenson come dono per sua cugina, Lady Ardea Kenson della Piana del Vento". Dopo aver pronunciato queste parole mosse alcuni passi verso di me, facendo sfiorare il terreno alla punta della lama.

"Guardala", mi disse. "Non avere paura di lei". I miei occhi si affrettarono ad ubbidire, sollevandosi a percorrere la lama lunga e sottile fino ad arrivare all'elsa dorata, al cui centro brillava una piccola pietra di colore azzurro.

Da quel giorno Yezraelen, l'anima di Yezra, mi accompagna: un dono che mio nonno non è riuscito a consegnare, una lama nata per essere impugnata da una donna e che ha atteso per trent'anni una mano che potesse stringerla: la mia mano. Poteva andarti meglio, Yezraelen: il tuo destino è quello di condividere le mie sconfitte, di finire in terra con me o di essere raccolta tra gli arbusti dopo un lancio disperato e fuori bersaglio: se tu potessi parlare saresti arrabbiata con me, se potessi parlarti io lo farei per chiederti scusa.

Questa non sarà l'ultima delle nostre battaglie, Yezraelen: il dolore che sento alla gamba è spaventoso e mi rende difficile pensare, ma non possiamo mollare adesso. Aiutami, ti prego: a rialzarmi e a restare in piedi, a ricordare che mio padre quel giorno è stato fiero di me: a sopravvivere, a tornare a casa... a Beid... a Luceen.

Yezraelen - Immagine
scritto da Solice , 01:29 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
24 novembre 517
Giovedì 9 Ottobre 2008

Notte in bianco

Le ultime gocce di pioggia percorrono la cassa armonica del grande liuto di legno che fa da insegna al posto in cui ci troviamo: restano lì per qualche istante, a dondolarsi sul bordo inferiore osservando il salto che le attende. Forse è proprio il senso di vertigine indotto da quei tre metri a indurle a raggrupparsi l'una all'altra, stringendosi insieme come bambini spaventati: e anche se il volo resta inevitabile, saltare insieme fa meno paura.

I primi soldati della fede della mia vita li ho visti negli occhi di mio fratello: i suoi racconti prendevano vita nella mia mente e mi rendevano partecipe del sacrificio, dell'impegno nei confronti degli altri. La prima volta che chiesi com'erano fatti mi disse di chiudere gli occhi: "immaginali come dei raggi di sole che squarciano le tenebre dell'ingiustizia, della menzogna e del dolore". Eppure mai come ora mi sento come una di quelle gocce di pioggia, tremanti e spaventate di fronte al "salto" come lo sono stata io poche ore fa: stretta insieme ai miei compagni ho saltato insieme a loro, consapevole che avrebbero capito, che mi sarebbero stati vicini trasformando le mie paure in coraggio: così è stato. E ancora una volta, grazie alla loro fiducia, una goccia di pioggia ha potuto sognare di essere un raggio di sole. Vorrei tanto che tu potessi vederci, Patrick: so che saresti fiero di noi.

"Faccio quello che posso per impedire a questi disgraziati di fare una brutta fine".

Le parole pronunciate dall'uomo che mi siede davanti sono scelte con cura, e colpiscono dove fa più male: mentre le ascolto mi rendo conto che rappresentano esattamente l'opposto di quanto ho appena fatto: le mie azioni hanno rischiato di provocare uno scontro che avrebbe messo a repentaglio la vita dei miei compagni. Le azioni prevedibili di una paladina giovane e inesperta, che tra la via della Giustizia e quella del Giudizio avrebbe senz'altro scelto la prima, lasciando a lui il privilegio di poter percorrere la seconda: ed è quello che ha fatto, malgrado la superiorità numerica e una situazione a noi decisamente sfavorevole. Entrambi abbiamo avuto quello che volevamo ma sono io quella in debito, ed è una cosa che sappiamo tutti e due.

Gocce di Pioggia
scritto da Solice , 04:09 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
15 novembre 517
Venerdì 12 Settembre 2008

Soldato della Fede

Le ore passate a guardare i miei fratelli e i cavalieri di mio padre, il lungo e faticoso addestramento al monastero di Foucault e i primi scontri "veri" combattuti al fianco di Abel; le interminabili mattine passate ad evitare gli affondi di Diana, i pochi e incredibilmente fortunati scambi di colpi con i Maestri del Vento, la costanza con cui sir Paul Harvesham e sir Karl Anderson hanno saputo allenarmi giorno e notte; ma soprattutto il lungo e difficile combattimento con Bellamy Collorotto, in cui la Santa a cui ora appartengono la mia vita e la mia anima ha deciso di prendere il mio braccio, infondendo in esso la sua forza.

"Torna dalla mamma, ragazzina!"

Una frase che suona come una condanna, ineluttabile verdetto sull'esito ultimo dei miei sforzi per rendere questa spada qualcosa di più che un peso; un unico e secco strattone in grado di sciogliere in un istante tutti i nodi che avevo faticosamente realizzato sulla corda del mio orgoglio: non sono riuscita a fermare quell'uomo, colpevole di aver sottratto uno scrigno dal contenuto così prezioso da non poter essere neppure rivelato, così importante da valere più di sessanta vite. Ho letto il rammarico negli occhi di messer Balthasar Toppler, e non sono riuscita a non pensare al furto che io stessa ho subito oggi: anche io avevo uno scrigno e anche io ora non l'ho più, svanito come l'ultimo respiro del mio cavallo, fragile come i sogni e le speranze dell'unica vita che vale: la mia.

Eppure, devo riuscirci: come Soldato della Fede di Pyros, come figlia di Elias Kenson, sento e so di avere la responsabilità di rialzarmi e continuare. Lo devo a Padre Lorenzo che ha creduto in me, lo devo a mio padre, lo devo ai miei amici... ma soprattutto lo devo a Santa Chiara: per Lei costruirò un nuovo scrigno e a Lei chiederò di riempirlo vivendo e operando per Lei, nella speranza che possa aiutarmi a proteggerlo nel migliore dei modi.

Solice Kenson - 15 Novembre 517
scritto da Solice , 03:08 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
15 ottobre 517
Mercoledì 9 Luglio 2008

Casa

Le estremità dei miei capelli, vinte dalle forbici di Julie, si allontanano seguendo il movimento ondulatorio dei flutti del Dymiras come una lenta processione di fedeli. Il mio sguardo riesce a seguirli solo per i primi passi del lungo cammino che li attende, salutandoli con una preghiera inusuale: che possano vedere per l'ultima volta la città di Achenar, trasportati da uno dei molti torrenti che si insinuano al di sotto delle alte e spesse mura della città dalle mille e una lama, per poi dissolversi nella spuma del mare.

La prima volta che mia sorella mi tagliò i capelli ebbi qualche problema a riconoscermi. Ricordo distintamente l'impressione che mi fece vedere la mia faccia privata della cornice alla quale ero da sempre abituata: "sembro quasi un ragazzo", mormorai incredula. "beh, spero proprio che ti piaccia, questo ragazzo" commentò mia sorella osservando il suo lavoro, "perché adesso non c'è modo di tornare indietro". A distanza di anni, il suono di quelle parole risuona spesso nella mia testa.

''non c'è modo di tornare indietro''.

A mio padre l'idea di Rosalie non andò particolarmente a genio: quella fu la prima e l'ultima volta che mia sorella mi tagliò i capelli... fino a quando non ci trovammo a condividere la stanza nel monastero di Foucault.

''non c'è modo di tornare indietro''.

Guelfo e Julie sono certi che io abbia preso la decisione giusta, come lo ero io stessa al momento di agire: allora non potevo sapere l'entità di quel peso, certa com'ero che le mie spalle fossero allenate a sufficienza per sostenerlo. Ma ora li sento entrambi, Menzogna e Assassinio: posso avvertire il loro fiato dietro di me, le loro mani che premono con forza contro la mia schiena, penetrandola a fondo fino a sfiorare i polmoni: e se quel contatto non è ancora stato in grado di soffocarmi è soltanto merito del coraggio e dell'impegno dei miei compagni, che hanno saputo comprendere le mie difficoltà, proteggere le mie debolezze, perdonare i miei errori. Ogni giorno ringrazio gli Dei di averli accanto, e ogni giorno prego che possano presto raggiungere quella giustizia che da tanto, troppo tempo rincorrono, la cui sete fa ormai ardere anche me.

Prego per loro, così come prego per tutti coloro che non hanno esitato a mettere in gioco quanto di più importante avevano pur di aiutarci a compiere questo miracolo: la mia mente rincorre i loro volti, così diversi eppure così vicini: Padre Gabriel, il capitano Ratel, Benton Hare, Omar Pacifico, Peoh Blood; sir Karl Anderson, sir Paul Harvesham e la sua consorte, Lady Lucille; e ancora, con maggior forza, sir André Navon... e sir Steven deRavin; e infine, non paga di quanti sono stati disposti a mettere a rischio la propria vita, rincorre i volti di quanti l'hanno perduta: nomi che la mia mano non è in condizione di fare, non senza aumentare a dismisura il tremolio che già la pervade dal giorno in cui ho preso con me la vita di Lord John Payne... e che forse mai l'abbandonerà.

Un miracolo: non c'è altro termine che possa descrivere la libertà di quella bambina, il suo trionfo sui carcerieri che fin dalla nascita avevano incatenato la sua vita ai loro fini. E se l'immensità del significato di questa parola ci rende immeritevoli di poterci fregiare di tale risultato, dobbiamo comunque ringraziare gli Dei per averci concesso di esserne testimoni. Ogni volta che la guardo ripenso a quella lettera, che mi costringe a immaginare il dolore e la solitudine che deve aver passato: e subito i miei pensieri prendono il volo, e ignorando ogni mio tentativo di fermarli corrono a ricordare un altro volto, diverso eppure più grande soltanto di pochi anni... Non farlo Solice, non commettere due volte lo stesso errore: non ce l'hai fatta quando non avevi due demoni alle tue spalle, di certo non puoi riuscirci ora: pensa piuttosto a scappare, il meglio che puoi fare è portarli lontano.

Presto parlerò nuovamente con padre Quart: devo farmi coraggio e dirgli tutto, pregandolo di donare a questo gruppo una figura che possa dare ciò che io non sarò mai in grado di offrire, riempiendo al tempo stesso il vuoto lasciato da Abel e la forza combattiva orfana di Quixote. Un uomo che sono pronta ad assistere e proteggere con tutte le mie forze se così dovrà essere, o di fronte al quale sarò disposta a cedere il passo se il destino sarà duro al punto da volermi separare ancora una volta da ciò che ho imparato a chiamare "casa".
scritto da Solice Kenson , 01:08 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
8 ottobre 517
Lunedì 23 Giugno 2008

Scelte

La decisione di indossare nuovamente le mie vesti ha sciolto le mie paure, ma ora rischia di compromettere la missione affidataci da sir Bruno Malade e la necessità di segretezza da lui più volte sottolineata. Guelfo ha ragione, i nostri nemici sono potenti e non possiamo permetterci di sottovalutarli: nessuno che possa avere contatti con i nostri nemici dovrà vedermi con queste vesti o sapere che una paladina di Pyros sta svolgendo indagini nella città di Achenar.

Ho forse frainteso le parole di Padre Francesco, prendendole in modo troppo letterale? Sento la necessità di parlargli nuovamente, di spiegargli che la scelta di indossare o meno questo abito coinvolge necessariamente le persone che viaggiano con me e quelle che ci hanno offerto il loro aiuto. Accettando di prendere parte a questa missione mi sono impegnata a rispettare le sue regole, sommandole a quelle previste dal mio giuramento da paladina: se davvero non esiste alcun modo per rispettarle entrambe, il rispetto verso i miei compagni mi impone di congedarmi da questo incarico senza che la mia presenza o le mie scelte possano in alcun modo comprometterne l'esito. Ma la conversazione con Padre Francesco dovrà attendere fino a domattina: altre e più urgenti confessioni mi attendono questa notte stessa.

La prima la devo a lady Lucille e alla generosità con cui ha deciso di accogliermi nella sua dimora fidandosi unicamente della parola di sir Karl: farò del mio meglio per ripagarla della sua fiducia, e per dimostrarle che non è stata malriposta.

La seconda è con Eileen Brent: è strano... non abbiamo scambiato che poche parole, eppure le sono bastati un istante e uno sguardo per assumere il ruolo più importante di tutti. I suoi occhi mi hanno vista per quello che sono, e la sua espressione di fronte al mio sconcerto tradiva la volontà di non restare a lungo l'unica testimone. Questa notte, dopo aver parlato con Lucille, mi recherò a parlare con lei nella speranza che vorrà ascoltarmi: poche ore fa le ho detto che la mia vita è nelle sue mani, ora devo fare del mio meglio per convincerla a farne buon uso.

Solice e Eileen
scritto da Solice , 02:34 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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