I compiti della Santa Inquisizione
Il compito principale della Santa Inquisizione è quello di svolgere indagini e istruire processi in casi di eresie o crimini contro la fede e la morale, che coinvolgono quindi attività occultistiche, legate a culti proibiti o a pratiche magiche fuori legge.
In generale l'Inquisizione studia il mondo dell'occulto, raccoglie studi e documenti, in modo da essere in grado di valutare, caso per caso, i rischi reali e la gravità dei crimini commessi.
I poteri della Santa Inquisizione
L'inchiesta
L'Inquisitore, giunto in un luogo in cui si sospetta ci siano eretici, satanisti o praticanti di arti oscure, prima di tutto si presenta all'autorità religiossa locale (Vescovo, Rettore della chiesa principale, Abate).
Dopodichè può scegliere se svolgere le sue indagini in segreto, oppure rendere nota la sua presenza e convocare direttamente gli eventuali testimoni o sospettati. Può anche, e avviene in casi di sospette eresie diffuse tra la popolazione, rivolgersi direttamente al popolo.
La tortura
Sebbene sia autorizzato l'uso di metodi coercitivi per ottenere la confessione, tra cui il prolungamento della prigionia, la privazione degli alimenti e, in ultima istanza, la tortura, il ricorso a questo ultimo metodo è raro e sottoposto a condizioni ben precise.
La vittima non deve correre il rischio né della mutilazione né della morte, prima di usare la tortura l'inquisitore deve chiedere l'approvazione del vescovo o della massima autorità ecclesiastica locale, e la confessione ottenuta con la tortura alla vista degli strumenti di tortura non è valida a fini processuali, ma deve essere ripetuta spontaneamente e non con la violenza.
Le indagini sul campo
L'inquisitore spesso viene accompagnato e assistito nelle sue indagini da
Paladini, che hanno il compito di provvedere alla sua sicurezza e all'arresto di eventuali sospetti.
Molti dei casi sottoposti all'Inquisizione riguardano fenomeni sovrannaturali, che possono essere anche molto pericolosi. In ambito operativo è riconosciuta grande libertà di manovra all'Inquisizione, nel momento in cui siano coinvolti praticanti di arti magiche fuorilegge, prodotti di evocazioni o adoratori delle Tenebre.
Il procedimento d'urgenza
Di solito la Santa Inquisizione istruisce il processo, fino ad arrivare ad una confessione e ad un verdetto. Al momento dell'esecuzione della pena la faccenda passa nelle mani dell'autorità civile, che provvede alla sua esecuzione.
In casi particolari di urgenza, pericolo grave e imminente di fuga o di danni per persone o cose, l'Inquisizione può procedere direttamente ad eseguire condanne e applicare metodi coercitivi anche severi.
L'estradizione
L'operato della Santa Inquisizione è formalmente subordinato al potere dell'autorità territoriale locale: per questo motivo, una volta raccolte le prove o ottenuta la confessione, l'applicazione della pena viene solitamente lasciata nelle mani del feudatario di competenza, solitamente il Barone o il borgomastro che si occupa dell'amministrazione della città importante più vicina. Vi sono però alcuni casi in cui emergono fatti o situazioni collegate alle indagini dell'inquisitore che coinvolgano direttamente o indirettamente personalità di prestigio, imparentate e/o altrimenti vicine alla famiglia nobiliare reggente.
In tutti i casi in cui l'inquisitore ritenga che l'obiettività del feudatario locale sia in qualche modo compromessa e/o che egli non sia in grado di esercitare il potere esecutivo in modo giusto e imparziale, egli ha la possibilità di mettere in atto un procedimento di estradizione di uno o più accusati. Quando questo avviene la custodia dell'imputato passa sotto il diretto controllo del tribunale dell'inquisizione, che provvederà a scortarlo presso un territorio governato da un feudatario scelto dal tribunale stesso e che possa essere considerato neutro. Nella maggior parte dei casi viene scelto il feudatario di ordine superiore (il Conte nel caso delle Baronie, il Duca nel caso delle Contee o delle Marche) o avente il medesimo incarico feudale (un Barone della stessa contea nel caso delle Baronie, un Conte dello stesso Ducato nel caso delle Contee o delle Marche). Si tratta comunque di un procedimento raro e sottoposto a rigidi controlli, che necessita dell'approvazione del tribunale dell'Inquisizione del Ducato di competenza.
Il processo
Composizione del Tribunale
Nella gran parte dei processi il giudizio avviene direttamente sul posto dove viene istruito il caso, ad opera dello stesso Inquisitore. Vi partecipa una giuria costituita da persone di fiducia scelte da quest'ultimo, di solito tra personaggi del clero locale, gente del popolo, informati dei fatti e almeno un rappresentante dell'autorità civile. La responsabilità della sentenza rimane dell'inquisitore ma nella maggioranza dei casi l'inquisitore conferma il parere della giuria.
Solo nel caso di processi più importanti, di rilevanza politica o sociale maggiore, il giudizio si sposta davanti al Tribunale dell'Inquisizione, che si trova nella Capitale di ciascun Ducato.
L'arresto
L'imputato viene arrestato e condotto in un luogo sicuro, dove non possa nuocere. Non necessariamente gli vengono indicati esattamente i capi di accusa contro di lui, nè i testimoni contrari, ma viene invitato a redigere una lista di suoi possibili nemici. Se questa lista comprende i suoi accusatori, il processo può essere sospeso, fino all'accertamento della loro affidabilità.
L'invito al pentimento
La prima fase del processo consiste in un invito al pentimento e all'abiura. L'inquisito viene invitato a pentirsi e ritrattare pubblicamente, a giurare di non ripetere lo stesso errore e di denunciare eventuali crimini o eresie di cui dovesse venire a conoscenza.
Nel caso in cui l'inquisito acconsenta, non soffrirà di particolari pene se non quelle previste dalla legge civile per gli eventuali reati che ha condotto. Godrà comunque del perdono della Chiesa e, nel caso estremo dovesse essere messo a morte, sarà sepolto in terra consacrata.
Di solito davanti al pentimento dell'accusato, lo stesso potere civile viene invitato alla clemenza, ed è molto raro che si arrivi a condanne estreme. La pena di morte in particolare viene quasi sempre sostituita con pene detentive in luoghi in cui il colpevole possa espiare e redimersi.
L'interrogatorio
Se al termine dell'interrogatorio l'accusato persiste nel non volersi pentire e/o difendere il proprio credo o le proprie azioni contrarie ai dettami della chiesa, l'inquisitore sarà costretto a rifiutare all'imputato il perdono della chiesa e ad abbandonarlo nuovamente nelle mani della giustizia civile. Il mancato pentimento è considerato a tutti gli effetti come un fallimento della pratica inquisitoria, che si pone come obiettivo quello di recuperare l'anima dell'imputato: da un punto di vista civile le sue conseguenze sono in ogni caso estremamente gravi: salvo casi eccezionali il mancato pentimento coincide con l'attribuzione del massimo della pena.
L'esecuzione della pena
Nel caso in cui il colpevole sia affidato alla giustizia civile, la condanna può essere la privazione della libertà per un certo periodo di tempo, la fustigazione pubblica, la confisca dei beni o, nei casi più gravi, la pena di morte.
La reclusione può essere di vario tipo, il "muro largo", da scontare a casa prorpia o in un convento, e il "muro stretto", in una prigione vera e propria. Esiste anche il "muro strettissimo", in catene a pane e acqua.
Le penitenze possono essere mitigate o annullate in seguito. Al contrario, pene più severe sono previste per i recidivi, coloro che sono ricaduti nell'errore.
L'Inquisizione a Delos
L'Inquisizione a
Delos sostanzialmente non è mai esistita. Tuttavia viene riconosciuto anche nell'
Impero un alto valore spirituale all'istituzione.
Essa, già operante nel
Granducato di Greyhaven per decisione del
Sacro Collegio, è stata inserita ufficialmente con grande solennità nel credo di tutta la
Chiesa della Luce nel II
Sinodo di
Lindos del
423 p.F., quando l'
Impero era retto dalla teocrazia del
Patriarca di Delos Prosdocimos I.
La deliberazione del
Sinodo, molto importante ai fini spirituali perché sanciva la validità universale della scelta operata dalla Chiesa di Greyhaven, non ebbe però una realizzazione pratica a
Delos.
La teocrazia di
Prosdocimos infatti si concluse l'anno seguente al
Sinodo, nel
424 p.F., e la ricomparsa di un
Imperatore sul trono, nella persona di
Alexios I Komnìnnos, portò rapidamente alla soppressione dei tribunali appena istituiti da
Prosdocimos. I compiti sacri dell'
Inquisizione vennero riaffidati alle strutture diocesane della Chiesa e al braccio secolare dell'
Imperatore, che a
Delos vanta di essere il
Divino Interprete di Pyros e quindi può sussumere direttamente tali mansioni.
In effetti l'attuale situazione consente di evitare grossi conflitti tra potere politico e autorità ecclesiastica, visto che l'Inquisizione, non esistendo, non è soggetta all'
Imperatore e la Chiesa può compiere liberamente ed autonomamente indagini e primi processi interni, demandando infine alla giustizia laica ed imperiale il processo conclusivo (con le prove raccolte) e la condanna. Nel caso occorra, la Chiesa può richiedere in qualsiasi momento l'intervento della giustizia laica (l'unica ufficiale), ma a quel punto viene sostanzialmente privata della gestione del caso in questione.
Data la presenza della deliberazione sinodale, va comunque precisato che nulla può impedire teoricamente che un giorno l'Inquisizione venga ricostituita anche nell'
Impero di Delos.