Questi venti freddi
e le balze grigie
di Irmuntal,
queste immense selve
verdi e cupe
e la crudele
ritrosia del sole.

Non nacqui per fuggire
o per portare lontano
il mio cuore,
non nacqui per temere
e per un canto
solitario.

Luna, che già pallida
sorgi tra le vette
spogliate, tu forse conosci
chi segna sulla sabbia,
chi incide sulla pietra
le magiche rune,

gli incanti buoni,
i baci fedeli,
che questo soffocare
e le febbri roventi
spegneranno dell'Anello

e la bruciante
impietosa e muta
malia del Drago.

Stelle bianche del cielo
che regnerete stanotte
nel tremulo buio
e lo fate vibrare
di poesia immobile
e di amore

voi forse vedete
oltre le valli
dei Nani, oltre le montagne,
oltre il mare infinito,
che piange senza lacrime

sciolti capelli
correre forte,
gemme negli occhi:
ambra o zaffiro
o nera tenebra
dell'abisso.
Passerà forse questo gelo
mortale, questa pioggia,
questa nuvola scura
che il cielo
avvolge compatta.

Rispondimi tu alta
montagna ed una musica
piana, remota, lontana
rimanda al mio canto
segreto e sommesso,

alle possenti promesse
nell'eco
delle note dolorose.