Giorni di una passata primavera,
di incantati profumi
ed i candidi sguardi
delle mie pure illusioni.

Tutto presto svanì
al battere d'un colpo,
come d'una notte
gli ultimi sogni.

Ma restarono lacrime
per questi boschi,
per i rivi sonori,
i miei ricordi
velati di suoni.

E' tornata per sempre
la tua bellissima amata,
colei
che piansero i tuoi occhi,
amabili e bugiardi,
sulle mie spalle
di gioie deserte.

Questo sole, queste fronde
e gli odori delle selve,
sono per me, per il mio muto
dolore?

Dea dei ruscelli, dei pascoli
selvaggi, carezza il mio cuore
d'esclusa, cullami ancora
sulle querce dei secoli
andati,

un oblio, un oblio delle note
del suo flauto felice
che grida feroce
dentro me come il vento
gelato di Ilmatar,

un oblio delle note
nelle tue limpide
sorgenti amorose.