Amras guarda il Saltimbanco che esce dalla tenda, si allontana dal Serpente e torna nel suo cantuccio, dove ripiega la sua coperta e la mette in ordine. Sistema le sue quattro cose senza dire niente. I suoi movimenti sono secchi e nervosi, ogni tanto lei mormora qualcosa sottovoce. Non degna il Serpente di uno sguardo. Riordinando prende in mano la sua spada, la sguaina, prende la pietra che usa per affilarla ed inizia a lavorarci. La pulisce diligentemente con un panno, saggia su un dito della mano che sia bene affilata, aspetta che esca una goccia di sangue e la porta alle labbra. il Serpente la guarda, poi si alza, fruga tra la sua roba e ne estrae una bella spada, dalla lama e dall'elsa decorate. "Buon'idea..." mormora, prende una scatoletta e comincia a spalmare la lama con una sostanza marroncina. Amras si incuriosisce e osserva la sostanza che il Serpente sta spalmando sulla spada. "che roba è?" "questo? E' un balsamo che usano i Nordri per le loro lame, evita che si arrugginiscano e che il sangue intacchi il ferro." Amras si avvicina con la sua spada al Serpente, osserva l'intruglio e poi si sofferma a guardare la spada di lui. "è bella: è solo un'arma da parata oppure la usi anche per combattere? Ti va di allenarti un po' con me?" "E' molto antica, apparteneva a mio padre, e a suo padre prima di lui... è stata fatta quando le armi da parata non eistevano" il Serpente sorride "... in effetti ho bisogno di sgranchirmi un po'... tu piuttosto, non sfogarti su di me!" Amras sorride, si alza in piedi e porge una mano al Serpente per aiutarlo a tirarsi su. La sua stretta è molto decisa. "Sono abituata a combattere senza fare male, stai tranquillo. E so distinguere te da tuo fratello... piuttosto, dimmi dove possiamo andare senza attirare troppo l'attenzione, che non sono in vena di dare spettacolo". Amras prende tra le sue cose un paio di guanti ai quali sono state tagliate le dita, se li infila in una piega del Tartan, e sorride: "chissà se ci riesco a combattere con questa palandrana..." "Vieni con me" il Serpente esce dalla tenda e porta Amras nel bosco, dopo 10-15 minuti di passeggiata i due sbucano in una radura. "Qui nessuno ci darà fastidio!" dice stringendosi la cinghia del tartan. Poi si china, raccoglie un bastone e lo tiene nella sinistra. "Normalmente uso un'ascia da lancio..." e sorride. "In guardia!" Amras è incuriosita dal fatto che il Serpente non utilizzi soltanto la spada, comunque si prepara a combattere. Infila i guanti, cerca di sistemare il tartan nel modo meno ingombrante possibile, e si mette in guardia. Al suo solito inizia lentamente, cercando di "prendere le misure" al Serpente, e solo dopo, se possibile d'improvviso, va al contrattacco. Fa comunque molta attenzione a non ferire il Serpente e a non fare colpi troppo pericolosi. Il serpente combatte con la spada nella destra ed il bastone nella sinistra. Anche lui comincia molto piano, ha un modo di combattere indubbiamente curioso, che si affida molto alle finte. Amras apprezza molto la novità, è divertente affrontare avversari con stili di combattimento sconosciuti. Riemerge il lei l'animo della cadetta attaccabrighe, vive lo scontro come un gioco, una sfida, e più il Serpente è bravo più lei è contenta. Si impegna molto, è concentrata e cerca di studiare i movimenti del fratello per capirne i meccanismi. Il suo umore migliora vistosamente nel giro di pochi scambi di colpi. "sei brava sorellina... ma combatti come quei froci dei cadetti di Amer! Sei prevedibile!" Amras ridacchia e annuisce: "io sono proprio una di quei froci cadetti di Achenar, se non lo sapevi!" Amras fa del suo meglio col Serpente, puntando soprattutto sulla velocità e sulla precisione della tecnica. Combatte in modo molto molto "amerita", per poi ogni tanto, all'improvviso, inventarsi qualcosa imparato altrove. "Ma brava la sorellina... quacosa l'ho imparata pure da loro... ma i maestri di spada ci sono in tutti i luoghi" il Serpente sembra divertirsi, ha uno stile meno sporco di quanto immaginassi, è discretamente veloce ed ha una buona tecnica. Ad un certo punto si ferma e scambia le armi tra le mani, impugnando la spada sulla sinistra ed il bastone sulla destra. "ora togliamo la ruggine anche da questo braccio..." Amras è stupita e molto contenta dello scontro, non si aspettava che il Serpente combattesse così bene. Adesso vedendolo impugnare la spada con l'altra mano si allontana di un passo, si tira su il tartan (che ormai le è un po' sceso) e sorride: "non credevo che tu fossi così bravo, sai usare anche la sinistra?" Dopodichè si rimette in guardia, senza attaccare troppo subito, per capire come combatta il Serpente con l'altra mano. "Un dono di famiglia credo... anche nostro fratello ci riesce... secondo me è solo un problema di abitudine... " Amras alza le spalle: " io non penso di esserne capace... ma fammi provare!" La ragazza prende la spada con la sinistra, ed è chiaramente impacciatissima, anche se la sua espressione è molto divertita. "Ora vacci piano, Liam! Non mi ci trovo proprio cosi'..." "non ci vado per niente. Così ti rompi solo il polso... e il gabbiano mi odierebbe per il resto della vita!" Amras sorride, fa un po' di movimenti con la mano sinistra e poi scuote il capo. "dovrei esercitarmi con un'arma piu' leggera, il mio polso sinistro è debole, non ce la faccio! ma per adesso...", e riprende la spada con la destra, con un ghigno aggressivo, "per adesso mi tolgo il gusto di farti a fettine!" E così dicendo riattacca il Serpente, allegramente. Continuate a combattere finché non siete stanchi. Vi fermate, il Serpente si sdraia sul prato. "Ah... ci voleva proprio... " Amras lascia cadere la spada, si sdraia vicino al Serpente, sull'erba soffice. Resta lì ferma qualche momento, poi si volta sul fianco e tocca la spada del Serpente, guardandola incuriosita. Poi il suo sguardo si posa sul Serpente stesso. Intanto si sfila i guanti e li poggia per terra lì accanto. "mi piace combattere così... e così tu sei stato anche ad Amer, nei tuoi viaggi... magari ad Achenar..." "si, volevo diventare lo spadaccino più abile del mondo.... e sono andato anche lì". Amras si tira un po' su e si illumina: "sei stato all'accademia di spada? Hai conosciuto Tahar Crahe? ... Quanto tempo fa ci sei andato?" "Non saranno passati più di 5 anni. Ma non sono restato lì. Ho pagato uno spocchioso maestro e mi sono allenato per conto mio. Sono stati proprio ridicoli, all'inizio non volevano allenarmi, davanti hai soldi hanno detto che il denaro non avrebbe comprato i loro servigi... ma davanti a tanto denaro, curiosamente, si sono fatti comprare... " Amras scuote il capo: "Strano, devi essere capitato male. D'altra parte attorno all'Accademia girano un sacco di maestri di spada, che non sono altro che vecchi cadetti che non hanno trovato niente di meglio da fare nella vita... c'è anche gentaglia. E io mi considero molto fortunata per avere avuto la possibilità di imparare a combattere con Tahar Crahe in persona..." Amras si appoggia di nuovo con la schiena a terra, il suo viso sembra distante. "Lo spadaccino deve essere umile... e lì di umiltà ne ho trovata poca" Amras comincia a ridere, prima sommessamente, poi sempre più forte, si volta a dare le spalle al Serpente e continua a ridere, arrotolata su se stessa. A vederla di dietro, il suo riso è molto strano, disordinato, è scossa come da tremiti, e continua a ridere. Sembra quasi le manchi il respiro. Il Serpente si alza e porge la mano ad Amras per aiutarla ad alzarsi. Amras si calma piano piano, si asciuga gli occhi e prende la mano del Serpente. Il suo viso è molto triste. "tu non sai niente di quelle persone", sussurra, a testa bassa. Dopodichè afferra la sua spada, che stava lì a terra, e i guanti, e si dirige verso l'accampamento. "Uffa, certo che sei proprio sorella di Sean. Io ho trovato gente spocchiosa là dentro. Gente che non voelva sporcarsi le mani con un barbaro... ma che ha cambiato idea appena il barbaro ha aperto i forzieri. Se tu hai incontrato gente migliore... buon per te. Ma perché devi reagire male?" Amras alza le spalle: "C'era gente migliore, si. Gente migliore. Forse eravamo dei ragazzini attaccabrighe che si divertivano a giocare con le armi... e ogni tanto ci facevamo male..." Dalla voce di Amras traspare molta tristezza, anche se lei cerca di nasconderlo. Continua a camminare verso l'accampamento, distratta. "ti sei calmata almeno?" Amras si volta verso il Serpente e lo guarda in viso. I suoi occhi sono un po' tristi, ma calmi. Annuisce, rallenta il passo, giocherella con l'impugnatura della spada. "Scusami. Tu non puoi sapere che cosa abbia significato per me quel periodo. E prima, mentre duellavo con te... mi hai ricordato molte cose felici, e alcune molto tristi" "non devi scusarti. I fratelli ci sono anche per questo, per farti ricordare le cose belle e per insultarti quando fai cazzate." Il Serpente sorride e mette un braccio attorno alle spalle di Amras "Vedi, per me è una novità avere qualcuno mio pari con cui parlare... sono cirocandato da marinai e pirati che mi seguono o per ammirazione o per paura o per proteggermi... e ho un fratellastro-spettro verso cui mi sentirò in debito per tutta la vita..." Amras lascia che il Serpente la circondi con il braccio, senza ritrarsi, si rilassa e annuisce. "perchè ti senti in debito con Sean? che cosa ha fatto per te?" "Mi ha sempre trattato da fratello... da fratello minore. Non mi ha solo salvato la pelle o protetto... si è anche fatto carico delle mie responsabilità in alcuni casi, subendo lui le conseguenze delle mie cazzate. E questo nonostante mio padre l'avesse privato di tutto... per darlo a me.... non so se è solo per il suo maledetto senso del dovere... il cuore di quell'assassino è così nero che non sono mai riuscito a capirci molto...." Amras ascolta interessata, stupita. "eri molto piccolo quando ti sei trovato al comando della nave, non è vero?" Amras fa una pausa. "Ma Sean ha uno spirito particolarmente protettivo verso i ragazzini. O almeno così ho sentito dire, che non sei l'ultimo di cui si sia preso cura" il Serpente sospira. "Mio fratello ha ragione... c'è gente che parla troppo..." Il serpente sorride "e spesso dice cazzate... non è un ragazzino, ma una ragazzina. Sai, nessuno mi toglierà mai dalla testa che lo abbia fatto per riprendersi quello che mio padre aveva gli aveva tolto... " Amras fa una faccia strana: "a cosa alludi?" Il Serpente le stringe la spalla con la mano sorridendo "a te sorellina. Mio padre gli tolse la sorella, metà della sua famiglia, e lui ne trovò un'altra, visto che di te non se ne sapeva più nulla". "Fu tuo padre a volerlo? A farci scendere dalla nave? E perchè lui rimase con voi?" "Io ero nato, nostra madre era malata e non gli serviva più. Fu l'Imperatore a convincerlo, lei non sarebbe sicuramente sopravvissuta... e probabilmente nemmeno tu... il tuo destino sarebbe stato lo stesso di Sean, un giocattolo per la ciurma... Se non fossi morta saresti diventata come tuo fratello... e se questo non è successo e se notra madre è viva... è grazie all'Imperatore." Amras si volta verso il Serpente e lo guarda in viso. "Ma non potevano far scendere a terra anche Sean? In fondo era solo un bambino, sarebbe dovuto restare con sua madre... e poi... e poi c'è qualcosa che non capisco: tuo padre ha preso ... nostra madre" Amras fa una pausa "l'ha presa soltanto perchè voleva un figlio da lei?" "in molti volevano nostra madre... E' ancora una bella donna, anche se piuttosto provata... trent'anni fa doveva essere stata splendida... Lui la voleva perché era bella, perché era la donna di Fay e perché io avessi delle origini importanti. I miei capelli sono come i tuoi... e come quelli di nostra madre." Amras tocca con la mano i capelli del Serpente, li avvicina ai suoi e annuisce. "Anche quelli di Sean erano così?" "i suoi erano più scuri" "come mai li ha perduti?" "boh! L'Imperatore ha detto che è una specie di malattia, una cosa che ti mangia i peli e non ricrescono più" Amras sorride, guarda un tatuaggio a caso sul braccio del Serpente, poi guarda per aria e sorride: "Senti, quanto fa male farsi un tatuaggio? ... credi che nostro... fratello sarebbe disposto a farmi un regalo, per farsi perdonare di tutto quello che mi ha combinato?" Il Serpente sorride: "Nostro fratello... per me e per te mangerebbe degli scorpioni vivi e dormirebbe su un letto di chiodi. Bestemmiando e maledicendoci, ma lo farebbe senza nemmeno pensarci. Preparati a qualche insulto... ma lo farà... e ne sarà contento... farsi scarabocchiare da qualcuno è un atto di stima... gli stai chiedendo di farti qualcosa che porterai con te per tutta la vita... il dolore... è fastidioso e quando si passa sulle ossa fa male, persino Sean che ha la mano molto leggera fa male. Mi chiedo come abbia sopportato quando gli hanno fatto quella cosa in testa...." "Gli chiedo di farmi qualcosa che porterò tutta la vita, si. Ma la cosa che credo che porterò davvero per tutta la vita è lui... sei te... è questa lingua che ancora fatico ad utilizzare. E' questo mondo, che fino a pochi mesi fa neanche esisteva, e che adesso mi si spalanca davanti, come se mi dicesse 'bentornata'..." "il destino è strano... e proprio il tuo ritorno sta contribuendo a dare serenità al nostro Clan" Amras sembra un po' stupita: "il mio ritorno? in che modo? a me sembra di aver fatto solo confusione..." "la confusione... anche questo ci ha aiutati...." Amras alza le spalle. "E quando Kay Fay sarà qui... che cosa succederà?" "Sarà riconosciuto Capo del Clan." "... capo del Clan... già..." Amras guarda la spianata sulla quale si stendono tutte le tende, tutta la gente che si sta muovendo, chi si alza, chi cerca qualcosa da mangiare. "Credo che sia giusto che io vada a parlare con Sean. Forse adesso riesco anche a non spaccargli la faccia" "Puoi anche provarci... ma ricorda che quel dannato ha le pelle dura e le mani pesanti... si è scusato e questo è già molto per lui... anche in condizioni normali. E queste per lui non sono condizioni normali. Cerca di capirlo... e non tirargli troppo la corda." Amras annuisce: "lo terrò presente, Liam. E grazie di tutto" Amras dà un bacio sulla guancia al Serpente e si allontana veloce nell'accampamento, alla ricerca del Saltimbanco. Lo trova nella tenda, intento ad ispezionare i suoi coltelli. Alza pigramente un occhio verso Amras, come per accertarsi della sua identità e poi torna a dedicarsi al suo lavoro. "Sean" dice lei, entrando, "voglio chiederti una cosa" Il saltimbanco non risponde Amras gli si avvicina, guardandolo dritto negli occhi. Intanto poggia la spada all'entrata della tenda, e lascia cadere i guanti lì vicino. "voglio che tu mi faccia un tatuaggio" "Tu? Non farmi ridere..." Amras annuisce, seria. "Voglio che tu copra i segni che il Lupo ha lasciato sul mio corpo". "Bastano i vestiti a coprirli. Sei una ragazzina piagnucolosa, un tatuaggio non è roba per te" "mettimi alla prova" "Dove devo fartelo" Amras lentamente si passa la mano sul petto, dalla spalla sinistra fino a giù, quasi all'inguine: "hai già visto quei segni, sai cosa voglio" "spogliati e sdraiati" il Saltimbanco comincia a riporre i suoi coltelli tranne uno Amras annuisce. Lascia cadere il tartan a terra, poi si sfila l'abito, che scivola ai suoi piedi. Non guarda Sean in viso, i capelli un po' in avanti le nascondono l'espressione del volto. Lei avanza di un passo fino alla stuoia del Saltimbanco, e si stende. il Saltimbanco resta seduto fissando il corpo di Amras, seguendola mentre si stende. Resta seduto, guardandola. Comincia a far scorrere un dito lungo la cicatrice. Amras non lo fissa in volto. Quando sente la mano del fratello su di lei chiude gli occhi e fa un respiro profondo: "Sai quello che provo. Disegnalo" il Saltimbanco smette di toccarla. Dopo un minuto Amras sente sfiorarsi da qualcosa di umido e caldo che le scivola lungo il torace, seguendo la cicatrice Amras apre nuovamente gli occhi, e osserva quello che il Saltimbanco sta facendo. E' tesa, ma molto controllata. Sta in silenzio, e adesso guarda Sean in viso. Il Saltimbanco sembra concentratissimo, ha un taglio sulla spalla sinistra, da cui scende del sangue. Ed è proprio col suo sangue che sta tracciando delle linee sul corpo di Amras La ragazza rimane immobile, silenziosa, e guarda Sean con timore e insieme abbandono. Socchiude le labbra, come se volesse dire qualcosa, ma poi tace. Il Saltimbanco resta in silenzio concentrato, continua a tracciare le sue linee che lentamente formano un albero, con radici contorte e inquietanti che partono dall'inguine di Amras, un fusto sottile e flessuoso da cui partono alcuni rami sottili con delicate foglioline all'estremità. Amras nota che la cictrice è interamente ricoperta dal disegno ma che il saltimbanco non si è comunque limitato ad un semplice lavoro di "copertura". Alla fine il Saltimbanco si alza e osserva il suo lavoro senza dir nulla. Poi si china tra la roba del serpente e prende uno specchio tondo che porge ad Amras. "sorella, sei una delle superifici migliori che mi siano capitate... domani all'alba cominciamo". Amras contempla il disegno per qualche momento, poi porge di nuovo lo specchio al Saltimbanco, come intimidita, ammirata. "d'accordo", dice, e si tira su a sedere, coprendosi adesso il seno con la mano, bene attenta a non toccare il disegno. "passami qualcosa da indossare..." poi esita, "si cancellerà tutto però..." "aspetta che si sia seccato.... e non lavarti. Con un po' di fortuna domani mattina qualcosa sarà rimasto" Amras annuisce e rimane ferma, aspettando che il sangue si secchi su di lei, prende la sua veste ma non la indossa, la tiene lì sulle ginocchia, in attesa. E intanto guarda il Saltimbanco, in silenzio. "Ti farà molto male, ti avverto" "Non è il dolore fisico che mi fa paura. Lo sopporterò" "Dovrai" Il saltimbanco nel frattempo ha preso una fischetta, ne rovescia parte del contenuto sulla ferita, il resto lo beve. Amras annuisce. "chi è che ti ha fatto il tatuaggio sul capo?" Lo sguardo del Saltimbanco prima si indurisce un po' ma poi si fa distante. Resta in silenzio per qualche secondo. "Una donna bella come una Dea, dalla pelle ambrata e dagli occhi verdi, che parlava una lingua incomprensibile, melodiosa e dal suono antico. Era una specie di strega... e sono stato piacevolemente in suo potere per alcuni giorni" Sean si concede uno dei suoi rari sorrisi, sempre con lo sguardo lontano, poi si porta una mano sulla testa. Dopo che ci siamo amati per un'ennesima volta, mi sono addormentato, al mio risveglio avevo questo, l'Oscurità.... e lei era svanita... " Amras ascolta incantata, poi tocca appena con un dito il sangue sul suo corpo, per sentire se si sia o meno seccato. E mormora, piano e in Greyhaven: "hai vissuto molto..." Il saltibnco alza le spalle e dice in greyhaven anche lui "Amras, io posso solo raccontarti di assassinii nell'ombra, di grandi orge con puttane esotiche o di verginelle sedotte... se vuoi delle storie migliori di posti lontani chiedi a Liam. Lui ha vissuto più di me, cercando in giro per il mondo i suoi maledetti maestri di scherma. E quello che ha visto, lo ha visto con occhi diversi." "mi vanno bene le tue" dice lei, in Elsenor, con voce pacata ma decisa. Con cautela inizia ad infilare la veste sul corpo dipinto, attenta a non strusciare. "perchè tu sei mio fratello, Sean, e quello che hai da dire io lo voglio ascoltare" "Anche il Serpente è tuo fratello, e tu somigli a lui più che a me." Amras annuisce. "Ho trascorso con lui un po' di tempo, e altro ce ne trascorrerò. E sentirò tutti i racconti che vorrà farmi, e se potrò ancora tirare di spada insieme a lui ne sarò felice" Si alza in piedi e prende il suo tartan, porgendolo a Sean. "Aiutami, per favore, non voglio muovermi troppo adesso" E poi aggiunge, quasi tra se e se: "curioso che ognuno di voi due mi dice che assomiglio all'altro" Il Saltimbanco aiuta Amras a mettere il Tartan e intanto dice: "Le mie scuse erano sincere. Avrei preferito che per te fosse una sorpresa. Comunque sia, comincia a pensare fin da ora cosa farai dopo. Se restere qui o tornare a Greyhaven" Amras sembra presa di sorpresa, rimane qualche secondo in silenzio, poi parla, misurando bene le parole. "Sicuramente dovrò tornare a fare rapporto al Conte di Lagos. In qualunque modo si risolva la nostra ricerca di suo... fratello, dovrò andare a riferirglielo. E poi, poi forse tornerò qui. Ma sai, io non sono brava a fare programmi per il futuro, seguirò il mio destino" Guarda Sean in viso, esita, poi continua: "...come ho sempre fatto, sia pure inconsapevolmente" "Ne riparleremo a tempo debito. Ora lasciami da solo."