Riflessioni di Amras la notte prima della battaglia, mentre culla il pupo e gli canta una ninna nanna elsenorita. Sei proprio un ranocchio, piccolino. Un minuscolo ranocchio rosa. Che fai, piagnucoli? Avverti anche tu la tensione di questa notte d'attesa? Ma no, non devi avere paura, ranocchietto! Diventerai grande e forte, e un giorno vedrai molte cose che noi adesso neanche ci immaginiamo, conoscerai l'estate e il mare e tutti i posti più belli del mondo! Avrai mille fidanzate, duemila bei ricordi, ti farai tremila bevute e non saprai mai nulla di tutte queste orribili faccende bensoniane. Sei nato nella neve, in questo schifo, rifiutato dai genitori e consacrato alle peggio divinità, ma il destino ti ha messo nelle mani di chi si prenderà cura di te. Ad ogni costo! Uh, ma che bel sorriso... che fai, adesso sputacchi? Bel ringraziamento, questa sputacchiata, per chi ha deciso di farsi ammazzare per te... sisi, musetto buffo, è proprio così! In fondo l'importante è che tu sopravviva, sarebbe uno sberleffo magnifico da fare a quegli Dei vomitevoli... hei, che sono questi rumoracci? piccolo ranocchio fetente! Ma si, hai ragione pure tu ad essere arrabbiato... Quanto a me non ho paura. Della morte sono due le cose che mi spaventavano: il buio e la solitudine. E adesso io so che invece di finire da sola in paradiso - o molto più probabilmente all'inferno - raggiungerò insieme a mio fratello Tir-na-nOg, la terra delle fate. Si... mica male come prospettiva! E non delle fatine imbroglione che portano le carte, no no, piccolo rospo, ma fate vere, le fate dell'isola dai prati verdi... dimenticavo che non hai mai visto un prato. Eh, ma c'è tempo, ranocchietto mio, c'è un sacco di tempo. Per te la vita è appena cominciata.