Shuen, amore mio eterno,

il dolore e la vergogna mi stringono il cuore, mentre mi accingo a scriverti ancora una volta, forse per l'ultima volta….Cose terribili sono accadute, cose di cui io stesso, seppur indirettamente, mi sento e sono responsabile.
La devozione che incuto nei miei amici e l'infinito struggimento che la perdita di quell'oggetto, unico resto del mio passato, della mia identità, aveva generato in me hanno prodotto crudeli effetti, che mai mi sarei auspicato. Quando tu, amore mio, saprai quel che è successo e che la mia mano tremante, il mio cuore vigliacco non sono in grado qui di riferirti, il tuo disprezzo per me sarà incommensurabile; il sentimento, il desiderio che furono per me ragione di vita migreranno furenti e delusi dal tuo cuore e la solitudine vieppiù incendierà le mie vene. Addio, Shu, stella del mattino, astro fulgente del vespro, che le mie notti illuminasti, io, peccatore senza salvezza, mai più avrò il coraggio di guardare i tuoi occhi così puri……

Che gli Dei mi concedano di essere perdonato un giorno, di potermi riscattare di fronte a te, di mostrarti il mio lato più bello, che tanto ti restò celato.

Con amore immutato fino alla fine dei tempi.

Tuo Odysséas.

Data a Tuna nel Tema di Dyrrachion il venticinquesimo giorno del primo mese di autunno dell'anno imperiale 508.

Luran