Monastero di Foucault, 10 novembre 507

Mia cara Alice,
come stai? Spero che tu stia bene e che tu mi scriva presto una tua lettera. Ho molta voglia di sentirti, tante cose da raccontarti.

Sono nel Monastero di Foucault, adesso, e qui non corro il rischio di venir costretta alle nozze che non voglio.
Mi sono rifugiata tra queste mura alcuni giorni orsono, dopo aver mandato una lettera a mio cugino Sablin e un'altra a quel poveretto del mio promesso sposo, Greg Hoffman.

Greg mi ha risposto con un biglietto piuttosto pacato, in cui dice che non vuole forzarmi a sposarlo e bla bla bla, e che troverà sicuramente un accomodamento per gli accordi economici legati alle nozze.
La preoccupazione di Greg riguarda principalmente la mia dote, e i diritti sulla Baronia di Nekkar, di cui contava di diventare il Feudatario. Di me, ovviamente, non glie ne importa nulla.

Mio cugino invece è furioso.
E' venuto qui ieri a parlarmi, soltanto stamattina è ripartito, ed ho tirato un sospiro di sollievo.
Era così imbestialito che tutti i monaci scappavano al sol vederlo, tremavano nell'incrociare il suo sguardo terribile.
Io conosco Sablin da che ero piccola, ed ho per certi versi sviluppato una immunità al suo carattere focoso. Non ho paura di lui, non mi faccio intimidire dai suoi modi bruschi e tempestosi. Gli so tener testa, insomma.
Però stavolta persino io, nonostante le infinite litigate che ho avuto con lui sin dall'infanzia, ero spaventata. Non avevo mai visto Sablin così adirato.

Mi ha detto cose terribili, minacciandomi in ogni modo.
Ha ammesso di aver spedito in guerra Dee per toglierlo di torno, e che quando ha saputo (perchè lo ha saputo!! E così adesso lo so anche io!! Siano ringraziati gli Dei!!) che sta bene e che sta tornando indenne, ha avuto persino la tentazione di rispedirlo da qualche altra parte a morire.
Mi ha detto che sono una ragazza di costumi immorali, che preferisco seguire la "immonda passione della carne", piuttosto che rispettare il lignaggio e le tradizioni della nostra famiglia e sposare chi è stato scelto per me.
Mi ha detto che se voglio perseverare nel mio ostinato rifiuto lui mi ritirerà ogni privilegio concessomi per nascita, mi toglierà la mia città, mi cancellerà il titolo.
Mi ha detto che se non voglio sposare Greg devo rinchiudermi in un Convento di Kayah e vivere in perenne castità, altrimenti mi ripudierà come cugina e mi abbandonerà alla mia sorte.
Mi ha detto, insomma, che stavolta non è disposto a tollerare la mia disubbedienza: lui non è più il mio cuginetto con cui giocavo da piccola, è il Duca di Amer. E io, come sua suddita, devo obbedirgli.

Cara Alice, puoi immaginare benissimo da sola come gli ho risposto. Come anche tu mi avresti consigliato, ne sono certa!

Gli ho detto che non ho intenzione di sposare Greg e che sono pronta, per vivere accanto all'uomo che amo, anche a rinunciare a tutti i titoli e i privilegi che mi spetterebbero per nascita.

Non so quanto Sablin stesse dicendo sul serio, riguardo alle sue minacce: sono un po' spaventata all'idea di quello che mi attende, una vita completamente diversa da quella a cui sono abituata.
Però allo stesso tempo sono eccitatissima, conto i giorni che mi separano dal ritorno di Dee con ansia. Perchè quando Dee tornerà, finalmente, sapremo cosa ci attende.

Adesso, mentre ti scrivo, guardo fuori dalla finestra, e intorno a me c'è un paesaggio magnifico, pieno di pace: alberi, colline disabitate, silenzio...
Il monastero in cui mi sono rifugiata è incantevole, sto ritrovando la tranquillità e la calma.
Adesso che Sablin è andato via, i monaci mi guardano con occhi timorosi e meravigliati, sono molto gentili con me e mi lasciano da sola per tutto il tempo che voglio.
Passo le ore a guardare il paesaggio, a pensare, ad aspettare Dee.

Mi immagino la nostra vita futura, come persone comuni, in qualche città, chissà dove, lontano dalla mia amata Amer...
E ho paura. Ti confesso che ho molta paura all'idea di dover rinunciare a tutto ciò che mi sembra oggi così naturale, così scontato, e che invece è soltanto un privilegio cui ho diritto per nascita, e a cui dovrò rinunciare.
Spero di trovare il coraggio di vivere la vita che mi attende, ma sono certa che vicino a Dee riuscirò a superare ogni privazione.

Non è la mancanza delle ricchezze, però, che mi spaventa di più. Mi fa paura l'idea di stare lontano dalla mia Amer. La mia meravigliosa Amer, che amo tanto da star male.
Non so se potremo vivere in questo Ducato, io e Dee, o quali saranno le condizioni che Sablin ci detterà per il nostro futuro.
Visto come era adirato temo che ci manderà via da qui.
E come farò io a vivere lontano da questa terra? Come farò?
Alice, proprio non lo so.

Adesso che è nato l'erede al trono, un fantolino di due mesi che strilla sempre, rosso rosso e bellissimo, sono anche triste all'idea di non poter più vedere il mio nipotino, il piccolo Romuald. E' così divertente giocare con le sue manine piccole piccole, vederlo che sorride, che sputacchia dappertutto... E' un angelo, quel bambino.

Cara Alice, bisogna proprio saper rinunciare a tante cose, se si vuole vivere liberamente... io sono felice di averti conosciuta, è pensando a te che ho trovato il coraggio di fare queste scelte così difficili: sei tu che mi hai fatto amare la libertà, che mi hai fatto comprendere quanto sia più importante quel che abbiamo nel cuore, di qualsiasi corona che potremmo avere sulla testa.

Spero che Adam stia bene, che a Vintenberg non abbia problemi ad impiegarsi come guardia civica, restandoti sempre vicino. Probabilmente la sua è l'ultima lettera di presentazione che potrò mai fare... tra poco sarò una persona come tutte le altre, e la mia parola, il mio sigillo, non varranno più di un fiore.
Spero che quel che ho fatto per lui sia sufficiente e che vi troviate bene, felici e contenti.
Posso perdere il titolo, gli onori, tutto quanto, ma non voglio perdere, e non perderò mai, i miei migliori amici.

Ti voglio bene, Alice, a presto!

Ashley