L'ambasceria di Petros Skouras e Aléxandros Chalkeòdulos presso il Re Nordro Malkson

Qui si narrano le vicessitudini dell'ambasceria deliota presso la corte nordra nell'inverno del 512.

Durante la prima settimana del mese di settembre del 512 p.f., in seguito a voci di scorribande del popolo nordro in villaggi costieri dei Temi del Nord, Petros Skouras e Aléxandros Chalkeòdulos, due funzionari di rango al servizio del Megas Sitophòros Grigòrios Chortasménos, decidono di incontrare due importanti e influenti mercanti elfici di Lankbow nel quartiere del porto di Surok, Dauramyn e Cyrelean Nedyan, noti per avere accesso a merci provenienti dalle lontane terre del Nord.

La richiesta dei messi delioti è di avere consigli e informazioni per contattare direttamente un Principe o possibilmente il Re in persona dei Nordri. I mercanti elfici, per ricambiare la generosità deliota, indirizzano i due burocrati ad un capitano che abitualmente ha contatti diretti col popolo Nordro, Taran Dyrseis. L'incontro avviene a bordo della sua galea, la "Settima Stella", alla fonda nel porto di Surok.

"Trecento Scudi Imperiali mi sembrano un prezzo ragionevole per le spese del viaggio" acconsente Taran, "ma vorrei assicurarmi che questo viaggio non sia l'ultimo della vita mia. e della vostra"
"Abbiamo dei doni per i Principi Nordri" provano a rassicurarlo i due messi.
"Ah, quelle casse che già occupano metà della mia stiva! E cosa contengono?"
"Beh" risponde Petros Skouras, "contengono le migliori mercanzie deliote: vini pregiati, spezie, stoffe raffinate, profumi. tutta merce degna di un Re!"
Taran Dyrseis scuote il capo e sospira.
"Questi doni sono un disastro. Sono quasi tutti doni da donne..." guarda in viso i suoi interlocutori con un mezzo sorriso, "o per Delioti magari... il vino, pregiato quanto volete, sì, ma se lo scolano in una sera... va bene per un nobile deliota, magari, non per dei Nordri. Stoffe, profumi... dubito che persino le loro mogli li apprezzerebbero. E soprattutto, soprattutto non c'è neanche un'arma, quella sì che gli piacerebbero! O qualche bella armatura, magari. Non contate sulla mia galea se intendete presentarvi con simili doni. Sarebbe un suicidio"
I messi delioti si lisciano la barbetta e si scambiano, preoccupati, un' occhiata d'intesa.
"Barbari che non sanno apprezzare queste merci difficilmente potranno capire cosa stiamo offrendo." dice tra i denti Aléxandros Chalkeòdulos.
"Le spezie" dice il Capitano, "alla fine vanno bene, sono sempre bene accette, ma ci vorrebbe accanto qualcosa di più prezioso, qualche coppa o qualche piatto in oro, in argento, qualche gioiello se intendete accattivarvi anche le simpatie delle loro donne."
"E che hanno da offrire, questi barbari, in cambio dei nostri tesori?" risponde piccato Aléxandros Chalkeòdulos, "i metalli preziosi costano!"
"Tutte le merci che saccheggiano alle loro prede, e poi pellicce di tutti i tipi, anche molto pregiate, pelli, avorio, giada, olio di pesce."
"Bah" scuotono entrambi il capo, dubbiosi, "ci vorrebbero anni di commercio con questa roba per pagare anche un solo carico di mercanzie deliote!"
"Dipende da come si organizzano i carichi: invece di gioelli metteci armature e ci state in pari"
Ad accordo concluso, i messi delioti domandano al Capitano come si possa comunicare con i Nordri e se ci sia bisogno di un interprete.
"Un minimo me la cavo" risponde il Capitano, "ma comunque non ci saranno problemi, perché con noi viaggerà un mio amico che conosce abbastanza bene la lingua dei Nordri"
A queste parole si avvicina un giovane deliota.
"Kostadinos Morihn, di Aulon, sarà un piacere aiutarvi"
Di fronte allo sguardo perplesso dei due messi, il Capitano li rassicura.
"Kostadinos è uno studioso, è già la terza volta che lo accompagno in terra norda"

La "Settima Stella" salpa da Surok il giorno 10 settembre 512 p.f..
Secondo gli avveduti consigli del Capitano, la stiva della nave è piena di sciabole abbulìte, scimitarre intagliate, piatti d'argento zedghastiani, spezie e stoffa, sia pure non molto pregiata.
Il mare è calmo e la navigazione procede tranquillamente, ravvivata soltanto da qualche conversazione.
"Una cosa importante vi raccomando" consiglia una sera durante la cena il Capitano ai due messi delioti, "qualsiasi cosa accada, non fate mai capire ai Nordri che avete paura"
I due messi sorridono: "abbiamo conosciuto le prigioni abbulìte... non ci faremo certo intimidire da questi barbari incivili".
Kostadinos li osserva un po' perplesso, mentre il Capitano Taras aggiunge: "io da parte mia farò il possibile per farvi arrivare direttamente al cospetto del Re, in modo tale che possiate dargli i vostri doni senza troppi problemi. A proposito" chiede sornione, versando ai suoi ospiti un'altra coppa di vino, "quelle scimitarre e quelle sciabole, le sapete anche usare?"
"Chi?"
"Voi"
I due messaggeri si guardano: "beh" risponde Aléxandros Chalkeòdulos per entrambi, "gli elfi di Lankbow dovranno sperare che non sia necessario".
Sorridono sornioni.
"E che c'entriamo noi elfi?" domanda il Capitano, senza però attendere una risposta. "Se incontriamo pirati lungo il viaggio penseremo a seminarli, non certo a combatterli. Non alludevo a questo tipo di imprevisti."
"Beh" interviene Petros Skouras per allentare la tensione, "il Megas Sitophoros tiene molto a questo accordo e si fida molto della vostra mediazione"
"Rimarrebbe molto deluso se ci dovesse capitare qualcosa in mare o in terra nordra" aggiunge Aléxandros Chalkeòdulos, "e non conviene a nessuno deluderlo. Non credete?"
Il Capitano beve un sorso di vino senza scomporsi.
"In mare non capiterà nulla" dice sicuro. "In terra nordra dipende ovviamente da voi. Se non sapete usare quelle scimitarre, o qualche altra arma, conducete i vostri affari nella maniera più adeguata alle vostre attitudini, e se c'è da piegarsi, piegatevi per tutto il resto. Spesso i Nordri amano capire di che pasta sono fatti i loro interlocutori, voi cercate di evitare tale evenienza... io da parte mia sono consapevole di trasportare due delioti e non due elsenoriti, per questo farò di tutto per farvi parlare con il Re e non con un Knat qualsiasi"
"Ci piegheremo, ci piegheremo, Capitano elfico" risponde bonario Petros Skouras. "Starà semmai al Nordro rendersi conto del vantaggio che gli offriamo e dei rischi a cui si espone mettendosi contro di noi"
"In ogni caso" aggiunge dopo una robusta sorsata Aléxandros Chalkeòdulos, "chi ci sfiderà a duello non sopravviverà alla fine dell'estate!"
Gli occhi dei Delioti si illuminano improvvisamente di una luce sinistra mentre poggiano le mani sulle daghe che portano alla cintura.
Il silenzio che segue queste parole è interrotto soltanto dall'acciarino di Kostadinos Morihn che si accende pigramente la pipa. Il Capitano lo guarda per un attimo, poi rivolge uno sguardo dubbioso e perplesso, quasi divertito, ai due ambasciatori delioti e alle loro daghe.
"Eravate i due più alti a disposizione per questo lavoro?" chiede poi, versando altro vino. "È un bene che non siano state scelte persone ancora più basse, spesso si spaventano di fronte ai Nordri"
I due, tra lo stizzito e il divertito, si scambiano un'occhiata, poi Aléxandros Chalkeòdulos risponde: "l'altezza nuoce ai marinai di solito, e i marinai alti hanno la triste abitudine di cadere dai ponti delle navi"
"Ecco" e la voce di Kostadinos si fa sentire per la prima volta, "se volete un consiglio, evitate di mettere in dubbio la loro abilità di marinai, quando possono sentirvi. È uno di quei casi in cui conviene tenere la bocca chiusa". Sorride ed espira lentamente una nuvoletta di fumo.
"Ci sappiamo fare, non temete" lo rassicura Petros Skouras, "Delos non ha bisogno di inimicarsi i Nordri e i Nordri, beh, faranno i loro conti. Sanno contare?"
"Hmm" Kostandinos lascia dissolvere il fumo, "direi di sì, anche se usano uno strano pallottoliere per aiutarsi. Il problema non è che sappiano contare o meno. il problema è che spesso non gli interessa del conto che esce fuori... sono, come dire, alquanto impulsivi"
"Beh, conosciamo i rischi, e pensiamo che se qualcuno coi Nordri ci tratta. e mi sembra che gli elfi lo facciano, evidentemente qualche conto per sé stessi lo sapranno pur fare"
Interviene di nuovo il Capitano.
"Ci trattiamo, sì, ma non penserete certo che quando trattiamo con loro siamo tranquilli come quando trattiamo con voi Delioti... o con i Greyhavenesi, o chiunque altro... Che cosa volete, con i Nordri, beh, tocca mettere in conto qualche imprevisto, a volte..."
"Voi avete avuto eseprienza di questi imprevisti? E come ve la siete cavata?"
Gli occhi dei Delioti sono vagamente insinuanti.
"Io personalmente no" risponde il Capitano, "ma un paio dei miei marinai sì. Uno è morto, l'altro, beh, diciamo che è finita pari... mah si sa, i marinai spesso litigano per poco", aggiunge con un sorriso.
"È il destino, Capitano!"
I due messi delioti, molto sicuri di sé, portano alle labbra le coppe di vino.

Il giorno 29 settembre 512 la "Settima Stella" arriva a destinazione, il villaggio di Skoffin.
"Siamo fortunati, Re Malkson è originario dell'End Horn, il che significa molti giorni di viaggio in meno" commenta Kostadinos, "non c'è bisogno di raggiungere Northside".
"E già qui il ghiaccio inizia ad essere un problema" aggiunge Taras.
Apparentemente la sede del Re Nordro è poco più di un villaggio di pescatori, le case sono di legno, coi tetti di paglia, e per le vie non lastricate scorrazzano animali da cortile.
Soltanto un edificio si staglia tra le casette, un palazzo su due piani in legno, dipinto di colori sgargianti, verde, rosso e oro e decorato con fregi che ricordano fattezze di Wyrm.
Il Capitano Taras, insieme a Kostadinos Mohrin, scorta i due ambasciatori delioti direttamente al palazzo, tra gli sguardi divertiti e curiosi dei popolani.
"Se siamo fortunati, già stasera potrete incontrare Re Malkson" li rassicura.

La sala dove gli ospiti vengono ricevuti è, più che una stanza del trono, un salone da banchetti. E di fatti è durante un banchetto che il Re Malkson acconsente di incontrare i messi delioti.
Il Re Nordro è un uomo imponente, con la barba e i capelli grigi, dimostra sui cinquant'anni ma mangia e beve con la voracità di un adolescente, ed è circondato da quelli che potrebbero essere i suoi familiari e da numeroso guerrieri, tutti armati. Lui stesso tiene al fianco una pesante spada a lama larga, con un'impugnatura scolpita con le fattezze di un Wyrm ed una grossa gemma incastonata come occhio della mostruosa creatura.
I doni recati dai messi vengono bene accetti e scompaiono velocemente, mentre le armi passano di mano in mano e soppesate con sguardo esperto e curioso.
"E le armature?" è Kostadinos a tradurre le domande che provengono dal Re e dal suo seguito, "niente armature?"
"Da Oriente provengono ottime armature di maglia e piastra introvabili persino a Greyhaven. Le porteremo nei nostri prossimi viaggi" risponde cauto Petros Skouras.
Il Re borbotta qualcosa, sorride e beve da un corno traboccante di birra.
A questo punto, rotto il ghiaccio e arrivate le prime pietanze di carne arrostita, inizia la trattativa commerciale vera e propria: gli ambasciatori delioti offrono un diritto di prelazione sulle merci nei porti dell'Impero, in particolare Barnea, in cambio di pace per le navi e le coste deliote.
Kostadinos appare un po' in difficoltà a tradurre concetti complessi come diritti di prelazione e simili nozioni tipicamente commerciali, e per farlo a volte utilizza lunghi giri di parole, a volte sembra tralasciare qualcosa. Il Re ascolta mangiando, e di tanto in tanto appare corrucciato, come se stentasse a capire, mentre alla sua destra e alla sua sinistra si levano mormorii di scontento.
"E fra sette anni, se tutto andrà a buon fine, vi sarà concesso un quartiere a Barnea per i vostri mercanti" aggiunge Petros Skouras.
"Sette anni?" scatta il Re quasi gridando, e sbatte un pugno sul tavolo,
"tra sette anni potrei essere morto! E poi che significa un quartiere, che ci faccio con un quartiere! Datemi terre piuttosto, delle terre per il mio popolo!"
Le contrattazioni avanzano faticosamente, mentre le pietanze si succedono con abbondanza. Agli arrosti di carne segue del pesce, tutto annaffiato da generosa birra nordra. L'idea di un Principato nordro in terra di Delos viene esclusa dagli ambasciatori. Il Re Nordro infine acconsente: "e sia, tra tre anni costruiremo un villaggio, ci direte voi dove"
"Non sono questi gli usi della nostra gente" lo contraddice improvvisamente Aléxandros Chalkeòdulos attirandosi gli sguardi inquieti di molti, "un quartiere nella nostra città favorirà i commerci meglio di un villaggio, e Delos è interessata ai commerci con i Nordri"
"Le nostre navi non hanno bisogno dei vostri porti, perché attraccano dove gli pare!" scatta in piedi uno dei figli del Re, "abbiamo navi capaci di risalire i vostri fiumi, di attraccarvi sotto casa senza che possiate fare niente per impedircelo"
Il Re gli rivolge un'occhiata e gli borbotta qualcosa a bassa voce. Il figlio si risiede e lo guarda torvo.
Nel mentre il Capitano Taras dice sottovoce ai delioti, nella loro lingua natìa: "loro non amano le grandi città, i quartieri, le mura. Preferiscono un villaggio e vi assicuro, per esperienza, che non sarete contenti di avere ciurme di Nordri ubriachi in giro per la città"
I Delioti sorridono accondiscendenti.
"In fondo per ora parlate giustamente, perché non potete rendervi conto di quanti vantaggi ci siano nella nostra proposta. Con il tempo comprenderete che il quartiere è meglio tanto per i delioti quanto per i Nordri"
"Allora dateceli entrambi!" esclama un altro dei figli del Re, anch'egli un gigante barbuto. "Dateceli entrambi e sapremo poi vedere noi cosa è meglio!"
Mormorii di approvazione.
La voce del Re si leva sui commensali, che tacciono.
"Dite che si vedrà tra tre anni, e allora tra tre anni si vedrà, se vorremo il quartiere bene, ma se anche allora preferiremo il villaggio, villaggio sarà"
I delioti si guardano, insicuri che la traduzione sia delle proposte che delle risposte nordre sia accurata.
"Cinque anni ci sembrano un tempo ragionevole" insiste Aléxandros Chalkeòdulos. "E voi vivrete ben più a lungo" aggiunge subito suadente il compagno.
Il re sbuffa un po' ma, nonostante le occhiate contrariate degli astanti, leva in alto il corno di birra ed annuisce.
"E sia. L'accordo è fatto"
I due delioti si scambiano un'occhiata allarmata, poi sussurrano all' orecchio del Capitano: "avremmo bisogno di legittime garanzie, come possiamo domandargliele?"
Il Capitano Taras scuote il capo. "Non usano trattati scritti, dovrete accontentarvi della loro parola. Se volete possiamo domandargli di firmare qualcosa, ma per loro non ha alcun valore"
A questo punto Kostadinos prende dalla sua borsa una pergamena e verga il testo dell'accordo direttamente facendosi un po' di spazio sulla tavola imbandita, tra gli sguardi incuriositi dei Nordri.
"Allora metto che tra cinque anni sceglieranno tra il quartiere e il villaggio?" domanda dopo qualche rigo, "questo il Re lo dà per scontato"
"Il Re dei Nordri, come tutti i Re, dà sempre le cose per scontate" risponde ammiccando Petros Skouras, "è il motivo per cui su sarakon c'è solo un Imperatore e una Repubblica"
"E che significa?" chiede Kostandinos, "a me importa solo che abbiate tutto ben chiaro voi, non posso scrivere una cosa per un'altra. L'accordo prevede la scelta, e io questo sto scrivendo"
"Lo apprendiamo adesso" risponde stizzito Aléxandros Chalkeòdulos.
"Se mi dite che devo chiarire questo punto ditemelo, e glie lo tradurrò"
"Va bene, va bene così. non complichiamo le cose" interviene Petros Skouras. "Piuttosto, prepariamo i sigilli!"
Così dicendo, i due delioti versano la ceralacca in calce all'accordo, e vi appongono il sigillo del Megas Sitophòros Grigòrios Chortasménos che, ci tengono a precisare, ha ricevuto pieni poteri dall'Imperatore. Il Re annuisce distrattamente, e a sua volta marca la pergamena con il suo anello.
"Brindiamo piuttosto" aggiunge Re Malkson. E stavolta viene portato un liquore fortissimo e dal profumo dolciastro. Al momento del brindisi molti dei commensali, tra cui uno dei figli, si alzano e se ne vanno sdegnati, borbottando nella loro lingua e riservando sguardi assassini ai due messi delioti.
Poco dopo, mentre il banchetto procede con musica e canti, i due delioti si avvicinano nuovamente a Kostadinos.
"Ah, se potete, avvertite in confidenza, senza dire che ve l'abbiamo detto noi - se credete - che Delos non tollererà intempranze nei suoi mari e ha i mezzi per impedirle. Se accadono, salta l'accordo. Niente villaggetto e tante brutte cose"
Kostadinos li osserva perplesso, poi annuisce e si avvicina al Re, rivolgendogli la parola con visibile imbarazzo.
"Ho dato la mia parola" risponde il Re corrucciato, "ma d'altra parte i pirati ci sono dappertutto, non posso certo garantire io per i pirati! Figuriamoci se chiedo al vostro. Imperatore, di garantire per i pirati delioti!"
"Basterà che i prigionieri rinneghino la vostra maestà" risponde subdolo Petros Skouras.
Il Re sbatte il pugno sul tavolo, ed il brusio nella sala cessa.
"Se catturerete un Nordro vivo, non mi interessa certo il suo destino. Fatelo pure a pezzi. Lo stesso faccio io con i pirati delioti"
"Bene" risponde Aléxandros Chalkeòdulos, "avrete le teste mozzate dei vostri fuorilegge in regalo"
"Tenetevele pure, non mi servono"
La risposta del re scatena grosse risate tra i commensali già ubriachi.
"Non è tanto facile catturare un Nordro vivo" sussurra il Capitano Taras quasi tra sé.

La "Settima Stella" è ripartita la settimana successiva, portando a bordo la preziosa pergamena. Io mi sono trattenuto per tutto l'inverno, come da accordi, presso la corte del Re Malkson, dove ho perfezionato la mia conoscenza della lingua e dei costumi di questo popolo. Confido di venire quanto prima a Greyhaven a riferirvene di persona a voi, Elrond.

Intanto vi porgo i miei più distinti omaggi e mi rimetto come sempre alla vostra benevolenza.

Flynnister Ashyd Thorpe