Il Voivodato di Tepesti




Vanjar Karnstein


Estratti dal diario di Vanjar Karnstein

Breslau, 16 settembre ���.
Notte. Un'altra notte insonne, a logorarmi nel rimorso e nella perversione.
Un tuono mi ha destato d'improvviso ed ha interrotto uno dei rari sonni non popolati da visioni. Un sonno nero e pesante che mi ha regalato qualche attimo di oblio.
Ma ecco la veglia, mentre fuori infuria il temporale e le chiome degli alberi sbattono contro la mia finestra.
Rigirarmi invano tra le lenzuola agognando il riposo � una tortura noiosa. Meglio ingannare il tempo con una penna ed una candela, in attesa di essere tanto esausto da crollare, o di udire gli uccelli che si risvegliano al mattino.
Adoro l'alba.
No, il mio non � fanatismo religioso, n� con il mio mestiere e il mio passato potrei premettermi di spalancare troppo la bocca nel pronunciare il nome di Eos. L'alba mi piace per motivi assai pi� umani: spazza via le angosce che popolano le mie notti, cancella gli incubi. Quasi che gli incubi che mi tormentano fossero fatti della stessa sostanza di cui � fatto il mio nemico.
Ma l'alba � lontana, mi attende molto tempo a questo scrittoio, con il mio calamaio di metallo macchiato d'inchiostro e questa candela che si abbassa poco a poco davanti a me.
Sono in un luogo tranquillo, una bella stanza riparata dal vento, che mi ha messo a disposizione un vecchio amico. Istvan, ogni volta che mi trovo qui nel paese di Breslau, insiste sempre che io soggiorni da lui. E io lo faccio volentieri: la sua casa � calda ed accogliente, la sua compagnia piacevole. Non si lamenta mai il brav'uomo per aver perso il primogenito in un modo cos� triste, e non fa altro che ringraziarmi per avergli salvato la bella Katcka, la sua ultima figliola. Paradossale a volte quanto possa giovare un paio di salassi.
I movimenti degli umori del corpo umano mi hanno sempre affascinato.
Lo sgorgare rosso vivo del sangue nel suo viaggio per il corpo, portatore di energia e luce, ed il fluire lento ed uniforme del sangue scuro, che diffonde l'ombra dentro di noi. Da un lato, per i vasi di rosso fuoco, Eos infonde il suo marchio nella nostra carne. Ma al contempo l'ombra pure ci riempie di s�. E' per questo che siamo cos� sempre in bilico tra la luce e le ombre, perch� nella nostra stessa carne viaggiano umori contrastanti.
Come sempre � bene che io tenga le mie riflessioni nel privato del mio quaderno.
Mi chiedo quale dei due fluidi sia cos� bramato dai vampiri. Se essi desiderino dissetarsi della luce di Eos, che a loro manca, o se vogliano accrescere le tenebre dentro di loro. Oppure se, come noi mortali, sentano il bisogno di entrambe, luce e tenebre, e del loro costante attrito.
Il gallo canta! Pensavo che fosse pi� presto, credo che mi coricher� e spero di trovare un poco di riposo nel sonno.

Campagna di Goslar, 23 settembre�..
Un tempo il caldo conforto tra le braccia di una donna riusciva a darmi pace, almeno per una notte.
Non � la prima volta che capita che un contadino, che curo da un malanno o da vaghe paure, mi offra ospitalit� per la notte, allietata dalla compagnia di qualche servetta o di una figliola.
Ho onorato l'ospitalit� del brav'uomo che mi ha dato il tetto, stanotte, grato della compagnia che mi era stata offerta. Ma adesso che la dolce ragazza dorme beata, di nuovo i miei fantasmi sono tornati a perseguitarmi. Il ricordo di Aglaja, la mia antica sposa, non mi d� pace, tormentandomi con la consapevolezza ed il rimorso per essere stato la causa della sua morte. Rivedo i suoi capelli biondi sparsi sul cuscino, il viso sereno e quel pallore innaturale sulle sue gote. No, non era quella la mia Aglaja, non era gi� pi� lei! Eppure, nonostante io mi sforzi, non riesco a rievocarne le espressioni vivaci, gli occhi con cui mi guardava in vita, il battito del suo cuore mentre ci amavamo. Non ho pi� il ricordo della sua carne: Aglaja � rimasta per me soltanto come la statua di cera in cui la morte la tramut�, infine, nella sua piet�. Eppure l'ho amata!
Perch� non � suo il volto che vedo sovrapporsi ai tanti delle donne che in seguito ho conosciuto? Perch� ad ogni tremore non � la sua pelle quella che desidero sfiorare? No, che Eos mi protegga dai miei stessi pensieri.

Yavlastoch, 12 ottobre ��..
Qual � il sapore del fallimento? Oggi me lo sento in bocca, acre come il frutto del pesco avariato. Ho provato a sciacquarmelo via con una fiasca di Lacrime di Patriarca datami da un contadino, ma non se n�� andato.
Mentre stamattina provavo a salvare quell�infante, mi sono chiesto come sarei stato come padre. Se quel bimbo che Aglaja portava in grembo fosse giunto alla luce, in seguito avrei cambiato il mio comportamento? Oppure avrei commesso il medesimo errore, sacrificando alla mia stoltezza non una, ma due creature innocenti?
Oggi ho imparato qualcosa a proposito delle tumefazioni celebrali. Quando ho perforato il cranio di quell�infante per dare sfogo all�emorragia interna che lo stava congestionando, il sangue � uscito in un ruscelletto scuro e melmoso, segno che era gi� stagnante. Il malanno � spurgato lentamente, in seguito ha preso a sgorgare sangue chiaro e buono, allora ho tamponato la ferita. Non avevo molte speranze nella salvezza dell�infante, troppo piccolo di et� e debole per resistere ad un simile trattamento. Ed infatti, dopo quello che sembrava un primo tiepido miglioramento, il bimbo � spirato.
La madre diceva che il piccino le era scivolato dalle mani mentre lo stava cullando, tuttavia prima di perforare, ho notato il chiaro segno di un�acuminatezza sulla sua fronte. Io credo che la donna abbia mentito e che il bambino sia stato colpito al cranio da qualcosa di simile ad un martello. Non ho prove per dimostrare questo sospetto e il dolore della madre sembrava sincero. Tuttavia mi logoro nell�incertezza: possibile che una madre possa attentare alla vita del frutto del suo ventre?

Yavlastoch, 15 ottobre �..
Il secondo suicidio nell�arco di una settimana. La gente comincia a guardarmi con sospetto e non credo sia prudente restare ancora in questo villaggio.
Di solito c�� rispetto per chi esercita la mia professione, un rispetto misto al timore superstizioso davanti a chi maneggia la vita e la morte degli altri. Tuttavia quel che di solito mi ripara da briganti e assassini temo si stia rivoltando contro di me.
Borelja, quella graziosa ragazza che mi aveva ospitato tra le sue gambe le prime notti della mia permanenza qui a Yavlastoch, finge di non conoscermi e sembra quasi spaventata al pensiero che la gente sappia di quel che � accaduto tra noi. Forse teme di essere rimasta ingravidata, in tal caso la sua creaturina sarebbe considerata da molti maledetta da Eos.
Per tranquillizzarla le ho suggerito di prepararsi un infuso di radice di mandragora bollita in un tegame di rame e mischiata ad olio d�oliva per rafforzarne le propriet�. Non so se abbia seguito il mio consiglio, forse la diffidenza ha preso il sopravvento.
La gente nei paesi racconta di tutto. Un giorno io sono il buon medico che cauterizza le verruche e amministra rimedi contro il mal di fegato, il giorno seguente sono il Dhampir, il cacciatore di mostri. Dicono che il sangue di chi fa quel che faccio io non sia puro, che soltanto chi � contaminato dal Male possa sopravvivere alla lotta contro di esso.
Non sono pienamente fandonie.
La contaminazione tuttavia non risiede nel mio sangue, ma nella mia coscienza.
Il mio sangue � buono, per quanto possa essere buono quello di una madre bambina, senza un marito, che ha conosciuto l�amore tra i gitani. Se veramente la povera Marjlia sia stata rapita, come dicevano tra i denti le mie vecchie zie, o se sia fuggita per perdersi nel delirio dei profumi e delle danze zingaresche, non si sapr� mai. Io per� preferisco credere che mia madre abbia scelto la libert�. Cosa c�� di pi� bello della libert�, quando hai tredici anni e non conosci ancora il male che c�� nel mondo?
Pensare ai racconti sussurrati e arcigni delle mie zie adesso mi fa sorridere. � stata l�invidia ad accrescere lo sdegno che nutrivano per la loro sorella minore. Marjlia � morta sedicenne, ha conosciuto la fame ed aveva le unghie sporche di terra quando l�hanno seppellita. Eppure ha conosciuto la vita pi� di quelle zitelle coi capelli grigi che cadevano a ciocche sulle spalle magre. Loro mi hanno cresciuto senza affetto, ed avranno brontolato: �Van � proprio come sua madre, quando il sangue � marcio non c�� niente da fare� il giorno in cui anche io, ragazzetto, fuggii con gli zingari.
A proposito di fuggire. � ora che io vada a togliere la pastoia al mio mulo e a preparare il carretto. Il sole � gi� alto ed � bene che io mi metta in marcia subito, non vorrei che la sera mi trovasse ancora per la via.

Slovesck, 30 ottobre ���
Ho raccolto del Farfaro e nei prossimi giorni mi sono ripromesso di studiarlo con calma. La gente di qui lo chiama �il figlio prima del padre� per la sua caratteristica insolita di produrre prima i fiori e soltanto dopo le foglie. Cresce nei luoghi umidi, ai margini dei sentieri. In questo periodo si raccolgono solo le foglie, in quanto i fiori sono gi� appassiti e si trovano soltanto durante l�estate.
Una vecchia del posto, Madre Golenka, mi ha detto che per il decotto ci vogliono 30-40 granelli di foglie in un pentolo d�acqua, mentre l�infuso coi fiori, che purtroppo non potr� per il momento preparare, si fa con 10 granelli di fiori in mezzo pentolo d�acqua.
Il Farfaro � un antiasmatico, calmante della tosse, del mal di gola e delle bronchiti, ed � un espettorante molto potente.
Per il momento ho provato soltanto a fumarne le foglie ed effettivamente ne ho tratto giovamento, il respiro mi si � fatto pi� leggero.

Slovesck, 3 novembre ��.
Di nuovo l�incubo! Mi sono svegliato di soprassalto e il cuore mi batteva all�impazzata, ho provato a contarne i battiti per distrarmi e trovare un po� di calma, ma so che ormai non riuscir� pi� ad addormentarmi.
Dannata Lamja, non sei sazia del male che mi hai inflitto? Ancora torni, sensuale e malefica, a tormentare il mio sonno? Sto sudando, devo pensare ad altro, devo distrarmi. Eppure quel corpo di marmo, quel tepore innaturale rubato alla vita degli innocenti, quelle labbra scarlatte che mi sfiorano� come cancellare una simile visione?
L�illusione � mi ha amato? ha provato per me qualcosa di diverso dal semplice disprezzo del dominatore? ha sentito, anche solo per un attimo, nostalgia della sua vita mortale? � ecco che la lorda illusione si � imposessata di me un�altra volta, cos� come il desiderio della carne che non cerca pi� la sposa Aglaja, ma la corruttrice, Lamja.
Che Eos mi perdoni.

Campagna di Slovesck, 4 novembre ��.
Ho vagato di fattoria in fattoria come uno spirito senza requie. Ho somministrato rimedi e benedetto le porte di qualche casa, sigillandole con foglie di timo e aglio. So benissimo che non servir�, e che se veramente i timori di questi contadini sono fondati non basta qualche foglia sbriciolata a tenere lontano il Male.
Saranno loro ad aprire la porta, loro ad invitarlo ad entrare nelle loro case e nelle loro vite. Proprio come ho fatto io a suo tempo�
No, basta, non posso passare un�altra giornata a logorarmi per l�incubo che ho avuto. Le ombre appartengono alla notte e non al giorno, anche oggi se il cielo � cos� grigio e basso che sembra un�appendice della notte e non la manifestazione della gloria diurna di Eos.
In verit� c�� forse del compiacimento in questo mio indugiare nel ricordo del sogno. Devo attingere al mio odio per andare avanti e per non trasformarmi nel tiepido ciarlatano che sto a poco a poco diventando.
Sono mesi che non faccio altro che sigillare finestre, infilare aglio tra le labbra di cadaveri che non si risveglieranno mai, curare braccianti stitici o cittadini malati di emorroidi. Dove si sono nascosti i miei nemici? Giacciono al freddo delle loro cripte in attesa di sangue dolce da succhiare? Oppure come le zanzare, che soltanto d�estate hanno bisogno di nutrirsi, cos� loro attraversano periodi in cui non vanno a caccia di vittime?

Tebreniza, 15 novembre ��.
Mastro Goran mi ha rimediato finalmente l�anice stellato che cercavo. Me ne ha dato una sacchetta di frutti essiccati, la cui corteccia marroncina ha un odore molto caratteristico e che mi ha improfumato le mani. Anche adesso se le avvicino al viso lo riesco a sentire.
L�anice stellato � ottimo per purificare un organismo intossicato dai funghi venefici e da altre sostanze di quelle che producono lo spasmo dei muscoli. Ha di positivo il fatto che, a differenza della corteccia di cascara sagrada, si conserva a lungo senza perdere le sue virt� curative. Anche se capita raramente di averne bisogno, questo anice stellato pu� salvare la vita di qualche persona che incautamente abbia ingerito funghi o che sia stata attaccata dal tetano in seguito ad una ferita. Curioso come due mali di origine cos� differente possano trovare ristoro nel medesimo medicamento.
Stasera credo che mi recher� nella locanda di Myrcella Valenjova, ho nostalgia del suo arrosto di quaglia con le patate e del liquore di mela che sa fare suo marito.

Tebreniza, 15 novembre, a sera ��.
Forse sono ubriaco.
Tornando qui da Eva mi sono perso tra i vicoletti della citt�, le ombre mi sembravano ampie e fin troppo allettanti. Ad un certo punto, mentre passavo davanti ad un palazzo diroccato, ho sentito l�odore. Quell�odore di decomposizione, di fiori che marciscono nell�acqua per giorni e giorni, di vita che svanisce senza diventare vera morte. Mi � subito venuta la pelle d�oca ed ho sentito i peli delle braccia che mi si rizzavano. Quanto tempo era passato dall�ultima volta che lo avevo sentito?
Mi sono guardato attorno e non c�era nessuno intorno a me, soltanto ombre scure. Ero solo e disarmato, e sono stato assalito da un terrore cieco e irrazionale, pi� antico e animalesco di ogni mia conoscenza.
Ho allungato il passo ed ogni vicolo sembrava uguale al precedente, un labirinto insensato nel quale ho finito per perdermi completamente. Quando finalmente ho visto le luci di una taverna mi ci sono buttato dentro senza pensare. Luci, vita, ecco quello che prova chi non conosce le ragioni della sua paura quando finalmente ritrova l�umanit� perduta.
Non so calcolare il tempo che ho trascorso in quella taverna, ma l�idea di tornare ad affrontare le stradine di Tebreniza in cui mi ero perduto mi atterriva.
Una donna ad un tratto mi si � avvicinata, portava le vesti lucide dei gitani ed aveva gli occhi verdi come quelli di un gatto selvatico. Mi ha invitato senza complimenti a seguirla di fuori per appartarci in qualche angolo. Era bellissima e mi sono sentito soffocare dal terrore, mentre lei lussuriosa si passava la lingua sulle labbra vermiglie.
No, le ho detto con una voce che non era la mia, no. E poi le ho detto qualcosa di assurdo, insensato. Sono sposato, le ho detto, la mia sposa mi aspetta a casa e devo tornare da lei.
Delusa, la donna si � allontanata da me ed � tornata nei pressi del banco. Mi ha rivolto uno sguardo penetrante e immediatamente ho capito che aveva fiutato la mia menzogna e che sapeva pi� cose di me di quante io non ne sospettassi di lei. Una gitana, mi sono detto, non pu� essere dei loro. Eppure non capisco...
Ho la testa pesante e, adesso che sono tornato qui, nella stanza che la vecchia Eva mi ha affittato, mi sembra tutto vago come un sogno.
A ogni buon conto stanotte ho riservato un�attenzione particolare nella chiusura di porte e finestre, e domattina quando Eva verr� a risistemare il mio letto so gi� che criticher� la puzza di aglio che aleggia qui dentro.

Tebreniza, 16 novembre ��.
Eva non � passata. Dice che non si sente bene.
Subito mi sono preoccupato molto e sono sceso da lei, l�ho trovata ancora stesa nel suo letto, pallida e febbricitante.
Senza mostrarmi allarmato, ma anzi con l�aria pi� naturale possibile, le ho chiesto se avesse fatto strani sogni durante la notte, ed ha risposto di no, che non ricordava niente di insolito. La sua finestra era chiusa e tutto sembrava in ordine. Le ho chiesto di spogliarsi ed ho esaminato accuratamente la sua cute, sulla quale non erano presenti segni sospetti.
Il mio volto deve aver mostrato un sollievo troppo evidente, tanto che Eva, conoscendo la mia professione, mi ha rivolto uno sguardo intenso e mi ha chiesto se non ci fosse qualcosa di malvagio ad avermi spinto in citt�. Ho detto di no, che ero qui soltanto per comprare delle erbe medicinali, e che in fondo sono quasi soltanto un medico di campagna, poco altro.
Non so se mi abbia creduto, per� poi mi ha chiesto di portarle un simbolo di Eos e di mettere il sale nella serratura quando uscivo. Rimedi inutili, a parere mio, tuttavia l�ho accontentata.
Il suo malessere ha origine in un�infiammazione delle ghiandole della gola, che sono gonfie e dure al tatto. Ho preparato un decotto di foglie di Farfaro e glie l�ho somministrato, e per la febbre semi crudi di finocchio da masticare. Vedremo domani se sta meglio.

Tebreniza, 18 novembre ��.
I miei sospetti sono abbastanza precisi. Sono tornato di giorno in quei vicoli, e come gi� una volta mi capit� in passato, ai tempi di Braddok, la loro geografia mi sembrava variare con il mutarsi del mio stato d�animo.
Ho faticato a ritrovare quella bettola in cui la gitana dagli occhi felini aveva provato ad abbordarmi, e finalmente mi ci sono trovato davanti. L�insegna squalllida raffigurava uno strano animale con il busto e il capo di donna e al posto delle gambe il corpo di un animale, forse una cavalla, o un�asina. Ho trovato grottesca la raffigurazione e tutt�altro che invitante.
All�interno c�era il vecchio oste, che mi ha detto che no, era tutto normale, e anzi chi ero io per fare tutte quelle domande? Per� poi, quando gli ho chiesto con precisione di quella misteriosa donna, ha fatto una faccia scura ed � sembrato preoccupato.
Si � presentata come Mjrcal e dal suo accento e dal suo aspetto concordava per ritenerla di origini gitane. Ho chiesto all�oste se le avesse mai visto bere o mangiare qualcosa davanti a lui ed � sembrato incerto, non ricordava. Sicuramente ha pi� volte ordinato del cibo e bevande per lei e per i suoi frequenti corteggiatori.
Un episodio aveva colpito particolarmente la fantasia dell�oste. Quando una bambinetta mendicante, che gira di bettola in bettola vendendo rose selvatiche per qualche spicciolo, era entrata nel suo locale, la bella Mjrcal aveva fatto una faccia strana ed aveva risposto in malo modo al giovane che si era offerto di farle dono di qualche fiore. Ho chiesto all�oste se sapesse dove ella abita e mi ha detto che lo ignora, ma che tuttavia viene quasi ogni sera l� nel suo locale.
Stasera credo che mi recher� da quelle parti e prover� a seguirla, con la speranza che i miei sospetti non siano altro che illusioni. Tuttavia andr� preparato ad ogni evenienza.

Tebreniza, 20 novembre ��.
Eos, aiutami!
No, perch� dovresti aiutare un misero peccatore come me? In fondo chi altri sono io, se non colui che ha perduto la sua vita per seguire una chimera malvagia?
Dopo la scomparsa di Mjrcal continuo a girare per i vicoli e i miei timori si fanno sempre pi� lugubri. Ha fiutato il fatto che ero sulle sue tracce e ne ha approfittato per dileguarsi. Ma dopo aver ispezionato quella casa so che il mio istinto non si era sbagliato. Ella � una di loro, e si aggira chiss� dove per la citt�.
Tuttavia penso sia pi� probabile che sia lei a venire a cercare me � e sa dove trovarmi visto che non ho fatto le mie indagini in segreto ma anzi ho fatto in modo di lasciare tracce � piuttosto che io riesca a trovare lei.
So come ragionano quelle creature: orgogliose, competitive, con il gusto della sfida e il desiderio ferino di cacciare prede sempre pi� stimolanti. Non � presunzione la mia, ma so di costituire un giocattolo piuttosto divertente per un essere come quello, e voglio sfruttare il vantaggio che ho.
Ho abbandonato la pensione di Eva, non voglio esporla a pericoli inutili, e adesso soggiorno in una casa che ho preso a pigione. Sono da solo in tutto l�edificio e non nego che quando cala il tramonto sento la paura che mi stringe le viscere.
Ma sono preparato, Mjrcal non pu� nuocermi, nel mio territorio.
Sono passati troppi anni, ormai conosco il fascino bestiale che pu� esercitare una femmina di vampiro su un uomo vivente.
Ho imparato a resistere a certe seduzioni.
Adesso che siedo davanti alla finestra di questa stanza, al primo piano, guardo il sole che si abbassa sull�orizzonte e aspetto pazientemente.
Ricordo come fosse ieri quando, da ragazzo, giravo insieme a Maestro Barlow che mi insegnava la sua arte. Aglaja era una fanciulla meravigliosa, la sposa che avevo preso davanti a Eos e davanti agli Spiriti dei gitani, timida e pudica ma allo stesso tempo soave come una creatura del cielo. Il sole accarezzava il suo volto ancora fanciullesco e i suoi occhi azzurri.
Maestro Barlow diceva che non c�� Dhampir che non debba pagare un grave tributo di sangue per diventare il cacciatore spietato che dovr� essere se vuole sopravvivere. Io non gli credevo. Un tributo di sangue? Perch�? Se sto attento nulla mi potr� succedere di male.
Lamja fu il secondo vampiro che affrontai da solo.
Il primo era un ragazzo che trovai mentre giaceva in una cassapanca in un villaggio del sud. Era un animale impaurito pi� di me, solo uno schiavo di qualcuno pi� feroce che lo manovrava dall�ombra. Gli conficcai quel legno nel cuore, lui si agit�, si scosse ed il sangue sgorg� copiosamente dal suo petto e dalla sua bocca, ma parve persino ringraziarmi, nell�unico attimo di consapevolezza. Lo bruciai ed ebbi ragione del suo corpo cos� come si conviene, in modo che non torni mai pi�. Maestro Barlow mi sorvegliava a distanza e fu soddisfatto del mio operato.
Mesi dopo fu la volta di Lamja.
Chi ero io, se non un tracotante giovanotto frustrato per non essere riuscito ad impedire che la sua sposa perdesse il figlioletto che portava in grembo? Un medico da strapazzo, ecco quello che ero, un ciarlatano. Ma non era quella la mia missione, io ero un Dhampir, mi dissi, un cacciatore di vampiri.
Maestro Barlow ed io ci eravamo divisi, riteneva forse che io fossi in grado di affrontare da solo una creatura delle ombre.
Mai il mio Maestro ha commesso errore pi� grande.
Scesi in quella cripta con lo stesso rispetto con cui si entra in una chiesa. Sembrava che ovunque aleggiasse l�odore dolciastro e putrido di fiori marciti. Avevo una lanterna in mano e tutto l�occorrente per dare la pace eterna a quelle creature demoniache.
I miei passi echeggiavano sulla pietra finch� non arrivai in una grande stanza circolare, dove l�odore era intenso e quasi inebriante nella sua decadenza. Al centro c�era un letto, no, non una bara come spesso si racconta. C�era un letto soffice, con un lenzuolo bianco e ricamato. E sul letto la pi� bella creatura che io avessi mai visto.
Io ero l� per dare la caccia ai mostri, non ad angeli simili.
Rimasi l� inebetito a contemplare quei lineamenti perfetti e rosei, le labbra scarlatte che sembravano appena inumidite, i capelli neri sciolti e lucenti sul cuscino. La fanciulla non dimostrava pi� di quindici anni, indossava soltanto una leggera camicia bianca e la sua posa era quieta, sembrava che dormisse.
Non pu� essere lei, mi dissi, non � possibile.
Posai la cande��
Un rumore! Potrebbe essere quella Mjrcal, devo tenermi pronto, devo andare!

Tebreniza, 21 novembre ��.
Non riuscir� mai ad accettare il loro macabro senso dell�umorismo.

Tebreniza, 23 novembre ��.
Adesso che mi accingo a lasciare la citt�, mi affaccio alla finestra e guardo la pioggia cadere. Ho riordinato oggi pomeriggio le mie erbe medicinali, il calesse mi aspetta riparato dal carpentiere e domattina se il tempo me lo permetter� mi metto in viaggio verso Sdenka. Vorrei incontrarmi con Radek e mostrargli il biglietto che ho trovato. Tra l�altro ho anche preso le noci purgative che mi aveva chiesto, e sar� una buona occasione per portargliele. Mastro Goran mi ha dato delle indicazioni preziose su come utilizzare questo prezioso arbusto ed � bene che io le annoti per non rischiare di dimenticarle. La noce purgativa pu� essere anche velenosa, se non impiegata correttamente, tanto che i semi possono essere utilizzati come veleno per topi.
Le foglie e l�olio di semi possono essere utilizzate come cataplasmi e purganti. La radice sembra sia in grado di curare o lenire il male della lebbra. Bisogna stare attenti a non utilizzare i fiori a petalo gialli, che sono particolarmente nocivi e che possono invece servire per l�illuminazione, per preparare saponi e candele.
Ho anche preso da lui una sacchettina di radici di Rafano, che sono buone per combattere le infezioni e curano le infiammazioni della bocca e delle gengive. Purtroppo non c�erano foglie essiccate, mi sarebbero state utili per le infezioni delle vie urinarie.

Da cercare durante il viaggio:
  • Scrofularia: dovrebbe trovarsi nei pressi del bosco di Ierzul e mi sar� utile perch� cura le febbri malariche, gli eczemi pruriginosi, le piaghe e le ferite. Le radici servono per sedare la febbre e sono sempre utili.

  • Uva Ursina: per uso esclusivamente personale. Le foglie essiccate sono eccellenti da fumare e regalano un sonno piacevole e senza sogni. Si trovano in zone umide, in pianura� magari anche da queste parti.

  • Ginepro: per i reumatismi della vecchia Tesla (quasi finito)

  • Cimifuga: utile per facilitare il parto e come antidoto al morso dei serpenti velenosi e di insetti nocivi, possiede propriet� antispasmodiche e sedative. La radice legnosa disintossica il sangue e calma la febbre. Si trova nei boschi, con un po� di fortuna.

Bardejov, 5 dicembre ��..
� stata una giornata sfiancante, eppure non ho sonno.
Il connestabile del villaggio mi � venuto incontro gi� dalla strada, appena ha sentito le voci dei marmocchi che mi avevano visto sul sentiero tra i campi, in lontananza. Mi ha detto che suo padre stava molto male, il suo ventre era gonfio e ridondante di umori maligni. Il vecchio era debole tuttavia, ed applicargli un salasso avrebbe potuto risultargli fatale.
Subito gli ho domandato se bevesse molto e quando la risposta � stata affermativa ho sospettato che questi fosse afflitto dal diabete.
Frequente nella specie umana, il diabete � oltremodo sorprendente, per il fenomeno che in esso si effettua del disciogliersi in urine le carni e le membra dell�organismo. La genesi di questo morbo si opera lentamente e lungo tempo impiega nello sviluppo. Sviluppato che sia, abbrevia la vita dell�infermo e repentina sopravviene la morte, dopo una vita travagliosa e crucciata da spasmi.
La sete � inestinguibile e, sebbene si beva copiosamente, la quantit� delle urine � sempre superiore alle bevande ingerite: non v�� diabetico che possa esimersi tanto dal bere, come dall�urinare. I due fenomeni della sete e del bere si avvicendano, l�uno rinforzando l�altro".
Ho subito chiesto al connestabile di visionare un campione di urine di suo padre, e il loro colore verdognolo mi ha fatto pensare all�ittero.
L�olio di canfora � un buon rimedio per l�ittero, glie ne ho dunque prescritto una mestola due volte al giorno. Tuttavia la tumefazione del suo ventre gonfio era quel che mi preoccupava maggiormente. Temevo una forma tumorale che si nutrisse delle sue carni divorandole dall�interno.
Senza distendere il ventre non avrei potuto far nulla, n� rendermi conto della situazione. Gli ho dunque eseguito un clistere di cenere di carbone in acqua, al quale ne ho fatto seguire un altro, a breve distanza, di semi di lino in acqua d�orzo.
Non nego che la costante presenza del connestabile l� d�intorno mi metteva oltremodo a disagio, impedendomi di operare serenamente. So che se il vecchio muore, e non nego che di possibilit� ce ne sono, visto che le sue condizioni sono tutt�altro che buone, mi trover� in una situazione alquanto imbarazzante in questo villaggio.
Nel frattempo sono ospite in questa nobile dimora, ma il nervosismo mi impedisce di godere appieno degli agi che mi sono messi a disposizione.
Credo che mi fumer� le poche foglie di Uva Ursina che mi sono rimaste, spero che mi aiutino a riposare.

Bardejov, 5 dicembre, notte ��..
Mi sono venuti a chiamare nel mezzo della notte, il vecchio sembrava essere in deliquio.
Allarmato, sono sceso nella stanza del paziente e subito ho riconosciuto l�odore di fumi intestinali che vengono liberati, miasmi che abbandonano il corpo.
Ho ordinato che fossero spalancate le finestre, nonostante il vento freddo, e che mi venisse portato un canestro di cipolle. Era un rimedio estremo, ma era necessario che la purificazione avvenisse ad ogni modo. Una teoria del mio Maestro era che a livello del cervello il sangue venga filtrato e si venga cos� a creare uno spurgo, rappresentante ci� che di impuro il sangue contiene, e che, attraverso la lamina cribrosa, coli gi� dando origine alle lacrime. Un suffimigio di muscari cipollino e papavero per stimolare la lacrimazione � stato ci� che ho tentato.
Le lacrime non sono sgorgate copiose come speravo, segno che le impurit� del sangue erano troppo corpuscolari per liberarsi cos� facilmente, ma ho ottenuto ugualmente l�effetto che il vecchio sprofondasse in un sonno quieto.
Abbiamo chiuso nuovamente le finestre della sua stanza e aspettiamo adesso il mattino pregando che si svegli.
Tra le pagine di questo quaderno ho piegato il biglietto di quella femmina di vampiro, e mi torna continuamente tra le mani. Quella scrittura elegante e leggermente inclinata da un lato, la carta pregiata e il decoro sotto la firma di Mjrcal mi fanno pensare ad un essere meticoloso e quieto. Pericoloso perch� non si lascia trascinare dagli impulsi.
Dannata Lamja� come posso dimenticare?
Interruppi qualche giorno fa la narrazione di quel terribile momento nel quale mi condannai a questa vita, e condannai chi pi� amavo ad una dolorosa morte.
Forse questa notte � la notte giusta per riprendere il racconto, �perch� nulla rimanga spezzato�, come diceva Yuri il robivecchi di Breslau quando gli chiedevo come mai raccattasse anche tutte le cose vecchie e rotte.
I miei ricordi sono vecchi e rotti, come vecchio e rotto � il mio cuore.
Eppure, �perch� nulla rimanga spezzato�, continuo a raccontare la mia perdizione.
Rimasi al momento in cui vidi Lamja per la prima volta e a come ne rimasi incantato. La mano che stringeva il paletto di tasso mi sudava copiosamente, � un mostro, mi dicevo, � un mostro e la devo uccidere!
Ma non ne ebbi il coraggio.
Appoggiai la punta del paletto sul petto di quella meravigliosa creatura � cos� la vedevo, come un angelo! � la pelle candida si pieg� in una fossetta morbida che avrei desiderato baciare. No! non posso farlo!
Premetti un po� di pi�, lei apr� gli occhi e mi guard�.
Eos, che splendore.
I suoi occhi erano di un blu tanto scuro da sembrare nero, profondi come il cielo di notte e dissetanti. Sembrava spaventata, indifesa, ed io lasciai cadere a terra il legno ed arretrai di un passo.
�Vieni qui� mi disse lei, e la sua voce era carica di promesse che non si possono rifiutare.
�Come ti chiami?� mi chiese. Le dissi il mio nome.
�Io sono Lamja� disse a sua volta.
Ogni attimo di quel nostro primo incontro mi � rimasto scolpito nella memoria come nella pietra pi� dura. Ogni bacio, ogni carezza, ogni delirio di cieco piacere, ogni promessa sussurrata nella pazzia.
E Aglaja, la dolce sposa, dimenticata: dimenticato il suo volto puro, cancellato dagli occhi lussuriosi e insieme malinconici di Lamja. Cosa cercava in me? Perch� non mi ha ucciso subito, in quella notte di perdizione e sensualit�?
Eppure mi lasci� andare via incolume, tornai a casa, e dissi al mio Maestro che non l�avevo trovata, che non c�era nessuno tra quelle rovine, che non c�era nessuna cripta.
La notte seguente mi svegliai, Aglaja dormiva ignara accanto a me. Da quando aveva perduto il bambino non avevo pi� osato sfiorarla, e il solo pensiero di quel che era accaduto con Lamja mi riempiva di una stolta e bramosa eccitazione.
Un sassetto contro il vetro, un suono argentino ed innocuo, raggiunsi la finestra.
�Sono io, fammi entrare�
Una risatina furtiva, e la mia incantatrice era l� pronta per amarmi.
L�ho fatta entrare nella mia casa. Ho giaciuto con lei nella stanza accanto a quella in cui Aglaja dormiva, e Lamja era felice, allegra e mi guardava con occhi innocenti.
Poi si alz�, io ero ancora assetato di lei disperatamente, mi prese per mano e mi condusse nella mia stanza, dove la sposa innocente dormiva.
Si stese sul nostro letto, mi trasse a s�.
�Fammi la tua sposa� mi sussurr�. E per la prima volta io esitai.
Guardai il volto disteso e ignaro di Aglaja, poi quello avido e ardente di Lamja, la pelle nuda e rosea della donna che non era pi� viva, ma che pulsava di una vitalit� e di un calore spaventoso. Non seppi resistere e mi lasciai trascinare dal disperato desiderio di possedere quel corpo immortale, mi stesi su di lei e confusi al suo il mio grido di disperata esultanza.
Ma ecco che qualcosa si mosse al mio fianco, preso dalla frenesia non me ne accorsi subito, ma un calore diverso, pi� umile ma che pulsava simile al mio, umano, si era aggiunto all�innaturale umorosit� della mia perditrice. Era Aglaja che, nel sonno, si stringeva al mio corpo in un inconsapevole atto d�amore.
Quale uomo pu� descrivere un simile delirio? Cieco della mia vanit�, ardente di una passione inumana, giacqui con la vittima e con la sua carnefice in un unico letto nuziale, finch� non crollai esausto e persi i sensi fino al mattino.
Quando mi riebbi, che gi� i raggi del sole rischiaravano la stanza, di Lamja non v�era traccia. Aglaja dormiva quieta al mio fianco, sul volto inconsapevole si disegnava un sorriso distratto.
Per molte notti Lamja torn� da me, ancora e ancora, e ogni volta pi� intensa era la sua passione, pi� estrema la lascivia con cui mi seduceva. Nell'abisso del suo sguardo potevo leggere ogni volta una scintilla di rabbioso trionfo, e allo stesso tempo lo spettro di una straziante, angosciosa insoddisfazione.
Infine una notte, ansimante tra le frenesie dell�amore, trovai la forza di domandarglielo:
�mia signora, cosa ti rattrista?�
Gli occhi di lei si fecero cupi e gelidi come i recessi di un lago ghiacciato �Ho visto gli inverni inseguirsi attraverso le ere, mentre tu non eri che un pallido spettro in attesa di invadere le carni di tua madre... mi credi simile a te, mortale?� mi disse, in un sussurro. E poi aggiunse, �credi che le passioni che infiammano il tuo fragile petto possano mai trovare una corrispondenza in... me? A tal punto sei stolto, o stai filosofando?�
Rimasi fermo a contemplarla, improvvisamente consapevole della mia limitatezza. Ero stolto, ero pazzo, ero dannato e perduto per causa sua.
�Mi hai fatto� tuo schiavo� trovai il fiato di dirle, e non c�era recriminazione nelle mie parole, n� compiacimento, ma solo la semplice verit�.
Il viso di Lamja sembr� a poco a poco intenerirsi, e la sua voce, prima venata di minacciosa indignazione, torn� dolce e suadente.
�E allora sappi, mio sposo, che quegli inverni non sono serviti a scacciare dal mio petto, seppure avvinto nel crudele abbraccio della morte, tormenti troppo grandi e antichi perch� si possa dar loro una voce. Consola quest'anima intirizzita col tuo fioco calore, e non domandar oltre�
Il suo sguardo di Lamja ormai si fece vuoto di ogni ardore febbrile, e mi comunic� un insopportabile senso di desolazione... se mai ho avuto piet� di lei, � stato in questo momento che l'avvertii con maggiore intensit�.
�Come posso consolarti, mia� amata?� le chiesi, accarezzandole il bel viso con la mano.
�E' davvero questo, che desideri? Quanti hanno tentato, quanti hanno promesso...ma il destino in serbo per me non � mai mutato. E' davvero questo che desideri?�
E quando io, senza capire, ho risposto di s�, lei�
�Allora unisciti a me in un matrimonio di sangue, e che la notte ci sia da testimone!
Nulla potr� l'avvicendarsi delle stagioni, nulla l'incedere dei secoli! Congiungiti a me nell'eternit�, e accompagnami per mano fino alla fine dei tempi! Solo cos� potr� aver termine la mia tribolazione�
Il gelo si impossess� d�un tratto delle mie membra, mentre silenziosa si scatenava la lotta dentro di me. La mia strada si divaricava, un bivio dilaniante e netto, eterno nella sua separazione tra il giorno e la notte, tra la luce e le ombre senza fine.
"Il mio bacio sar� lo scrigno in cui il tuo respiro sar� preservato, il mio sangue sar� la linfa che doner� alle tue membra vita immortale!� continu� lei a parlarmi con una voce intensa e tanto ardente da sciogliere ogni mia resistenza, �il mio sposo, il mio amore, per sempre!"
Mi alzai in ginocchio sul letto sfatto, nudo e pallido tra le due donne, anch�esse scoperte e dalla pelle tanto candida da lasciar riflettere la luce della luna.
Posai il mio sguardo su Lamja, cos� bella e ferina, palpitante di una vita non sua, assetata di me e di ogni godimento. Ogni suo guizzo mi cagionava fremiti di inimmaginabile lascivia, la sua promessa mi avrebbe donato un piacere senza, fine nei secoli eterni.
Poi fu la volta di Aglaja, su di lei posai i miei occhi. La mia sposa davanti a Eos e agli Spiriti riposava aggomitolata sul fianco, quieta, dopo aver inconsapevolmente partecipato ad un�orgia maledetta.
La sua pelle era di un pallore mortale, le carni magre e i lineamenti esangui.
Ricordo distintamente che pensai che, se avessi dovuto dire da quell�immagine quale fosse la donna vivente e quale quella appartenente al mondo delle ombre, non avrei esitato: Aglaja era in fin di vita.
In me si risvegli� d�un tratto il medico, mi chinai su di lei, le presi il polso freddo. I suoi battiti erano distanti, deboli come un�eco che si addormenta piano piano e scompare.
Mi volsi verso Lamja, mentre al desiderio si univa un sordo terrore.
�Cosa le hai fatto?� domandai in un gemito.
Lamja sembr� per un attimo esitare, come colta da una subitanea morsa di vergogna e disperazione, dopodich� assunse un'espressione fiera e decisa.
�Uno sposo non pu� avere due consorti. Ti sei votato nel corpo e nello spirito a me dal momento in cui sei giunto a disturbare il mio riposo. Il Fato, Eos, la Tenebra, non importa chi, ti ha guidato fino a me. Questa casa, questa donna sono gli ultimi relitti di una vita che stai per abbandonare, per qualcosa di infinitamente pi� grande�
Improvvisamente seppi quel che le aveva fatto e l�orrore mi strinse in una morsa di ghiaccio. Mi ritrassi da lei di scatto, come da un serpente velenoso, e gridai: �no! dannata!�
Lei assunse un tono divertito e paziente, come se fosse stata di fronte ad un bambino confuso a cui dover ripetere un insegnamento elementare.
�Dannata? Io? Non vedevi forse? Non sentivi? Mi hai accolta tu nel tuo talamo, e ti sei abbandonato ai miei abbracci mentre lei, placida e ingenua, era immersa nel sonno. Ah, se solo sapesse! Ma le sue orecchie non udranno l'eco immonda della tua perversione! Non potevi non sapere...dunque perch� ora ti lamenti e mi additi? Il tempo ti aiuter� a dimenticare questa vergogna, non temere...abbandona ogni reticenza, ogni ipocrisia, e vieni a me!�
La ripugnanza spazz� via ogni brandello del cieco desiderio che mi aveva spinto tra le sue braccia. Sentii una morsa di ferro stringermi le viscere e la rabbia mi scosse tanto che non riuscii a non mordermi il labbro a sangue. Avvertii il sapore salato della linfa che mi distingueva da lei, sangue vero, mio, caldo e pulsante, non rubato ad innocenti, contro ogni legge di Eos e della natura, e mi venne da tossire.
�Vattene!� le gridai ricacciando indietro le lacrime, �vattene via e non tornare mai pi�! Ritiro il mio invito ad entrare in questa casa, esci da qui, te lo ordino!�
Il sorriso mor� sulle labbra di Lamja, lasciando il posto ad una smorfia di cieco furore, che le trasfigurava il volto in una maschera orrenda e terrificante.
�Tu OSI ripudiare me!?�
Mi alzai in piedi e gonfio d�ira afferrai uno sgabello qualsiasi, lo spaccai con violenza contro il muro e mi avvicinai a Lamja con il mio patetico legnetto scheggiato. Ero talmente impazzito di rabbia che non mi rendevo conto di quanto inutile fosse quell�arma, quanto disperato il mio tentativo di spaventarla.
Ma non importava, volevo allontanare da me quell�immagine, quel corpo ancora nudo e che qualche momento prima avevo trovato sensuale, e che adesso mi sembrava solo grottesco e gelido del ghiaccio della morte.
�Vattene Lamja�, la chiamai per nome, e fu l�ultima volta �ti ordino di uscire da questa casa e di non farvi pi� ritorno�
Lamja balz� all'indietro con una velocit� sovrumana, protendendo le mani contratte come artigli adunchi, e rugg� con voce spaventevole.
�L'amavi e sei venuto da me! L'amavi ed hai giocato con me! Tu, un miserabile mortale! Perch�!? I tormenti di un tempo tornano a stritolare il mio cuore, ma stavolta avr� la mia vendetta! L'avrei risparmiata, se tu fossi venuto con me... ma ora ella � perduta, la guarderai consumarsi notte dopo notte sino a che l'ultima stilla del suo sangue avr� appagato la mia sete! Ed ella torner�, dannata come lo sono io, a chieder conto a te, essere maledetto e spregevole, del tradimento che la condusse alla tomba! Addio!�
In un batter d'occhio la finestra si spalanc� e un vento fortissimo invase la stanza da letto. Lamja sembrava esser svanita, corsi come un pazzo alla finestra, in tempo per vedere un piccolo banco di nebbia rossastra scivolare rapido lungo i vicoli bui e sparire Rimasi fermo davanti all�aria della notte, a guardare quella nebbiolina vanire come un brutto sogno all�apparire dei primi raggi del sole.
Rimasto solo con Aglaja mi chinai su di lei, scuotendola. Ma era fredda, respirava piano.
Spostai i suoi capelli biondi, liberandole il collo, ed ecco quei due sottili taglietti, simili a punture di un ago, attraverso cui il Male era penetrato nella mia dolce sposa.
Derelitto chinai il capo davanti al destino e al mio peccato, e feci quello che bisognava fare. La sorte ignobile che avrei dovuto riservare a Lamja, fu quella che inflissi all�innocente mia sposa.
Le acque amare mi si aprirono davanti, ma non esiste dolcezza per me, sull�altra sponda di questa tenebra.