Estratti dal diario di Vanjar Karnstein - Aprile 655


Villaggio di Kostoviza, 6 aprile 655
Sono arrivato nel villaggio di Kostoviza a metà pomeriggio.
Lev mi aveva parlato di una ragazza affetta da un male inconsueto, una consunzione che la stava privando, nel giro di pochi giorni, di ogni vitalità.
Il mio amico era molto preoccupato per la paziente, Ilenya, una fanciulla di 16 anni che già aveva sofferto, in passato, di simili deperimenti. So bene quanto sia facile, per una donna, essere colpita da gravi mali nell'anima e nel corpo, e di come anche un minimo pretesto possa provocare severe conseguenze. Come potrei dimenticare la povera Tatjana, a Bardejov, che morì di emorragia durante il suo periodo lunare, solamente per causa dello spavento inflittole dal ritrovamento del corpo di suo padre...
Ebbene, sono arrivato in paese preparato a dover prestare le mie cure ad una fanciulla malata, e non sospettavo che mi sarei trovato coinvolto in una vicenda dalle tinte piuttosto fosche.
La fanciulla, due giorni fa, è svanita nel nulla.
Ho parlato con suo fratello, un boscaiolo che vive in una capanna qui ai margini del villaggio, che è l'ultima persona ad avere visto Ilenya. Il poveretto è distrutto dal dolore, la sorella era l'unica persona che avesse al mondo. La sua scomparsa appare innaturale perchè la fanciulla non era in grado di alzarsi dal letto, troppo debole per camminare. Deve essere stata rapita, così dice la gente del posto, oppure essere caduta vittima di qualcosa di maligno.
Tra quel che mi ha detto Lev e quel che ho ricavato dal fratello della ragazza, Ladimir, ho provato a ricostruire il filo di questa strana storia.
La ragazza era stata colta da consunzione e già tre anni prima aveva avuto una simile malattia, ma ne era uscita in perfetta salute. Il boscaiolo aveva all'epoca una innamorata, una certa Daisha, che morì proprio mentre si prendeva cura della fanciulla, e anzi proprio dopo la morte di lei la piccola Ilenya aveva cominciato a rifiorire. E una decina di giorni fa, questa inaspettata ricaduta.
A rendere più inquietante la vicenda, c'è da dire che i due fratelli sono orfani ormai da molti anni, e Ladimir ha cresciuto la piccola Ilenya quasi come una figlia. Hanno quasi quindici anni di differenza, vivevano isolati e non avevano molti contatti con la gente del villaggio. Il loro isolamento ho il sospetto che potesse essere gravato da ombre morbose, che insozzavano il rapporto fraterno con qualcosa di più sensuale. E mi fa riflettere il pensiero che l'unica persona che si sia mai frapposta tra i due, la povera Daisha, sia misteriosamente deceduta.
Ha smesso di piovere in questo momento, la terra deve essere fresca e l'alba ancora lontana. Mi chiedo se sia la mia naturale perversione quella che mi porta a vedere ombre di malignità anche dove alberga il più puro degli affetti e la più naturale delle disperazioni. Eppure il tarlo mi logora.

Villaggio di Kostoviza, 8 aprile 655
Se quel poveraccio sapesse che stamani all'alba mi sono recato sulla tomba di Daisha per dissotterrarla, penso che mi odierebbe. Eppure Eos mi è testimone che l'ho fatto solo per risparmiargli un inutile dispiacere.
La fanciulla giaceva nella naturale decomposizione delle carni. La posa abbandonata del corpo non lasciava dubbi sul fatto che la sepoltura non fosse stata prematura, nè era stata sostituita con altri. Era impossibile purtroppo determinare quale fosse stata la causa della sua morte, che comunque non deve essere stata violenta. A quanto dicono fu colta da un mancamento mentre era in casa ad accudire la fanciulla malata.
La povera Daisha non si è mai ridestata dal sonno eterno, eppure ho preferito posare sul suo corpo un ramo di mirto e rose selvatiche, e infilarle tra le labbra ormai scarnificate uno spicchio di aglio. Dopodichè l'ho riseppellita, ringraziando il fato per avermi privato dal triste obbligo di parlare con Ladimir. Se Daisha avesse mostrato segni di vampirismo, avrei dovuto rivelare a quel boscaiolo verità troppo dolorose, ed infine convincerlo a porre fine alla dannazione dell'anima della sua amata.
E' giusto che a dare la pace ad un non-morto sia proprio chi più gli era vicino in vita.
Ricordo le nocche delle mie mani esangui mentre conficcavo il palo di tasso nel petto di Aglaja.... acque amare, l'ultimo gesto d'amore. Nel mio caso, un amore non degno.

Villaggio di Kostoviza, 9 aprile 655
Di Ilenya ancora nessuna traccia.
Non aveva innamorati segreti o promessi sposi (e la mia sola domanda ha suscitato una reazione inorridita nel fratello, che ha negato con una veemenza immotivata), nessuno voleva farle del male ma tutti la ricordano come una ragazza solare e gentile.
Che sia in qualche modo coinvolto Ladimir, in queste due morti? In fondo le due donne a lui più legate sono entrambe state vittima di qualcosa di terribile... che potrebbe anche nascondersi dentro di lui. Tuttavia il suo dolore mi è parso sincero. Ed è un altro il mio sospetto, ben più minaccioso.
Ho chiesto in giro insistentemente, ma niente di strano nei paraggi... salvo qualcuno che dice che, nei giorni della malattia di Ilenya, i muli di Mastro Kolya erano inquieti, così come i cani di due o tre pastori nelle vicinanze del villaggio.
I miei sospetti sono difficili da far accettare a quel ragazzone di trent'anni attacato disperatamente alla sorella perduta.
Ha detto che la vuole trovare ad ogni costo, che contro ogni ragionevolezza spera ancora di trovarla in vita, che la salvera' e la riporterà a casa. Ed è col cuore gonfio di amarezza che gli ho suggerito invece di mettersi l'anima in pace e di pregare per la sua salvezza. So fin troppo bene che con ogni probabillità, qualora la ritrovasse, scoprirebbe che nel suo corpo alberga adesso qualcosa di profondamente malvagio, che lo stregherebbe e lo renderebbe suo schiavo, portandolo alla perdizione.
Tuttavia so bene che le mie sono parole gettate al vento, e che il boscaiolo seguirà il suo destino.
Povero ragazzo.