E' questa dunque la fine di tutto? ti chiedi, mentre il tuo corpo dilaniato cade a terra, nel dolore che non è più dolore, ma è ormai soltanto distacco e lontananza. È tutto qui? dov'è l'oblio? e la suprema conoscenza? e - oh cielo! - Eos? dove sta Eos, il mio unico Dio, a cui ho sacrificato tutta la vita?
Intorno soltanto ombre ovattate che ancora combattono, suoni lontani, il grigio dei ricordi che pian piano si dissolvono come sabbia soffiata via dal vento. E il freddo della solitudine, l'immobilità della morte.
Sono morto, pensi, sono morto e ancora sento l'odore di tutta la vita, il sale del mio sangue, il dolce solletico di lacrime non più trattenute, il vento - c'era vento prima? - il vento che spinge cenere sulla mia pelle.
Sono morto e sto affondando nella cenere, come un granello di sabbia nella clessidra del tempo, la nera schiena del tempo, insieme a moltissimi altri granelli inutili e stanchi come me. Precipito nel nulla, il mio corpo inerte rimasto impigliato in un mondo ancora rumoroso, dove il clangore delle spade e le grida di dolore ruotano intorno incredule, dove il pianto di qualcuno sta cercando di infondere calore ancora per qualche istante in quella vita che ormai se n'è andata per sempre.
Ma dove è andata questa vita? L'uomo che sono stato, l'uomo che ero, i miei sogni ed il mio rimorso, ora tutto svanisce davanti all'eterna risposta, e tutto quello che ho raccolto si perde nella notte.
Buio.
L'oblio.
Eccolo, l'oblio che aspettavo, l'oscurità.
In questa solitudine devastante la mia mente ancora tenta di formulare un nome, una domanda disperata, un grido che chiama l'origine di tutto: Eos! Perché mi hai abbandonato?
Silenzio.